Il volume raccoglie i commenti che l'Autore scrive per la rubrica del settimanale "Il Mio Papa" alle Omelie che Papa Francesco pronuncia la mattina a Santa Marta. Commenti di cui non vi sarebbe davvero bisogno, data la grande attitudine giornalistica di Papa Bergoglio, tale da fare invidia a qualsiasi titolista di un importante giornale. Resta tuttavia l'esigenza di "personalizzare" la sua parola, di ricondurla al proprio contesto familiare, sociale, psicologico e culturale. Il richiamo più efficace è quello capace di creare un eco, un rimbalzo da persona a persona, un passaparola dello spirito. Una raccolta composta di brevi citazioni del Papa integrate non solo dal commento dell'autore, ma anche da immagini e didascalie che diano più concretezza al testo o riscoprano radici dimenticate. Il messaggio di un Papa è sempre universale. Il nostro orecchio, la nostra mente, e il nostro cuore lo riporta però alle situazioni che stiamo vivendo. Ed è naturale che sia così. Per parte sua l'Autore ha cercato di aiutare questo lavoro interiore: rendere soggettivo un richiamo universale affinché possa muovere l'attenzione di altre persone sulle gioie e i dolori di cui si è protagonisti e testimoni.
Maria di Màgdala, identificata talvolta con la peccatrice perdonata del Vangelo di Luca e altre volte con Maria di Betània, è una figura di luce e tenerezza. Guarita da Gesù da un male gravissimo, presente con la Madre e il discepolo amato ai piedi della croce, disperata nel trovare vuoto il sepolcro, è la prima a incontrare il Risorto nel giardino. Per prima testimonia e annuncia la Risurrezione. Fu lei a portare il gioioso messaggio della Pasqua: una donna che, nel suo amore appassionato per Cristo, diviene icona del discepolo che cerca con amore il suo Signore, che si sente da Lui chiamato, riconosciuto e inviato. Papa Francesco, che apre una nuova stagione nella Chiesa rispetto alla questione del femminile, ci racconta di questo meraviglioso esempio e modello per ogni donna nella Chiesa.
L'idea del libro nasce dall'incontro ideale dei bambini con Papa Francesco, un personaggio destinato a colpire la loro fantasia, qualcosa a metà tra il padre e il nonno buono, tra l'amico di famiglia e il super eroe. I bambini che parlano del Papa sono gli alunni del Circolo didattico don Lorenzo Milani di Randazzo un paesino alle pendici dell'Etna, di un'età che va dai sei ai dieci anni. Il loro pensiero riflette una realtà sociale difficile, ma ricca di umanità, lontana dal consumismo dilagante. E in tal modo ci offrono lo spaccato di un universo trascurato o addirittura ignorato dagli gli adulti, sempre indaffarati nelle beghe quotidiane. Ai loro occhi il Papa è un punto di riferimento irrinunciabile, col quale condividono i loro sogni e che, non a caso, viene definito un "incoraggiatore": un termine emblematico del ruolo che dovrebbero avere gli adulti nei confronti dei figli, evitando di trasmettere loro ansie e pessimismo. In questo piccolo libro, grande per i suoi contenuti umani e poetici, i bambini toccano ogni argomento, dal terrorismo, alla povertà, dal problema dell'immigrazione, a quelli connessi alla famiglia, sempre filtrati dall'innocenza infantile. E senza mai perdere di vista il gusto del gioco. In un clima di serenità, nella consapevolezza di aver trovato nel Papa un interlocutore, attento, sensibile e autorevole. Quindi, "Meno male che c'è Francesco"...
Queste pagine nascono dalla volontà di "accompagnare" il Messaggio del Papa per la 51a Giornata delle Comunicazioni Sociali. Il tema - Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo - è approfondito a più voci, partendo da prospettive e sensibilità diverse. Completa il testo una proposta di strumenti per l'uso pastorale del messaggio, con schede operative per genitori ed educatori. Sommario: Papa Francesco, "Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo"; Ivan Maffeis, "Introduzione". Commenti: Pier Cesare Rivoltella, "Mediare i media"; Adriano Fabris, "Logica dello spettacolo e «logica della "buona notizia"»"; Francesco Occhetta, "Post-verità o post-coscienza? Le responsabilità del giornalista"; Salvatore Natoli, "Incredibilità della fede e praticabilità del cristianesimo"; Giuseppe Lupo, "Narrare per attendere l'alba".
«Quattro anni di Bergoglio basterebbero per cambiare le cose.» Così, nel marzo 2013, un anonimo cardinale confidava a un amico giornalista le sue speranze per l'imminente conclave. Ora, a quattro anni di distanza, le parole di quel cardinale suonano più che mai profetiche. Dall'elezione al soglio pontificio, Bergoglio, Papa rivoluzionario, sta cambiando il volto della Chiesa. Una rivoluzione fatta di parole spiazzanti e controcorrente che spesso hanno fatto storcere il naso ai cosiddetti "benpensanti" e alle alte sfere ecclesiali, ma che hanno conquistato fedeli e non fedeli di tutto il mondo. E se di rivoluzionario si tratta, chi meglio di don Antonio Mazzi, da sempre "prete contro", può farsi portavoce di questo gesuita "venuto dalla fine del mondo", schierato dalla parte dei diseredati? Così, come ha già fatto ne Le parole di Papa Francesco che stanno cambiando il mondo, don Antonio ha messo uno accanto all'altro i discorsi del pontefice, e ne ha ricavato un nuovo dizionario - dalla A di allattamento alla V di visita a Milano, passando per voci importanti come famiglia, divorzio, figli -per raccontare insieme la visione dell'Uomo e della società d'oggi. Un linguaggio, quello di Francesco, che ha rimesso al centro della vita del cristiano gli esclusi, anche peccatori e non credenti. Come al centro della vita di don Mazzi, paladino degli emarginati, c'è sempre stata la difesa degli ultimi. Discorsi a braccio, dal profondo del cuore, quelli del Papa e quelli di don Mazzi, come due padri che parlano ai figli, due pastori che parlano ai fedeli. Due voci per l'annuncio del Vangelo di Cristo.
Il pontificato di Francesco ha comportato diverse novità sul piano linguistico, pastorale e dottrinale, suscitando per lo più simpatia, entusiasmo e consenso, ma anche, in misura notevolmente minore, attendismo, riserva e dissenso. Sul terreno etico, per esempio, non siamo di fronte a una «nuova morale», ma più propriamente a nuove accentuazioni prospettiche poste su contenuti non certo negati in passato, ma non adeguatamente sottolineati e valorizzati come avviene ora. Questo discernimento selettivo, che si rifà a consolidate pratiche ecclesiali, costituisce la singolarità e la novità del servizio che Francesco offre oggi alla Chiesa, coinvolgendo radicalmente la sua specifica responsabilità pastorale in una lettura autorevole sia del «nostro tempo», sia della realtà ecclesiale. In questo contesto la riflessione teologico-morale è ripetutamente invitata a modularsi secondo la specifica prospettiva proposta dal pontefice. Attraverso un'analisi delle motivazioni e delle argomentazioni, il libro si propone di cogliere gli orientamenti complessivi del pontificato «francescano» sullo specifico terreno della riflessione etica.
"In questo libro Giuseppe Pani approfondisce, dal punto di vista teologico- morale, alcuni temi dell'Esortazione apostolica di papa Francesco. Consapevole che non si comunica soltanto con le parole ma anche con le immagini, l'autore si serve di alcune suggestive opere d'arte antica e contemporanea per esprimere quanto pensa nella mente e sente nel cuore. I dipinti e gli affreschi che accompagnano la lettura del libro non sostituiscono la parola ma la approfondiscono, la amplificano, suscitando nuove emozioni, suggestioni e comprensioni. L'autore si serve di questa modalità espressiva per annunciare il Vangelo della famiglia, la buona e lieta novella della vita coniugale e familiare. Egli considera la famiglia un'opera d'arte capace di suscitare emozioni, sentimenti, di trasmettere valori umani e cristiani, di insegnare a vivere e ad amare, di aiutare a compiere scelte responsabili di vita, di rendere la vita delle persone bella e significativa; invita a percorrere la via della bellezza della vita coniugale e familiare." (Dalla Prefazione di Salvatore Cipressa)
È stato nella rosa dei "papabili" degli ultimi due conclavi. Honduregno, salesiano, arcivescovo di Tegucigalpa, il cardinal Oscar Rodriguez Maradiaga è uno degli uomini più vicini a Bergoglio, suo amico fraterno fin dai tempi della collaborazione nella Conferenza episcopale latino-americana. Il 13 aprile 2013 il Papa argentino lo ha messo a capo del primo "consiglio dei ministri" della storia della Chiesa: il gruppo dei nove cardinali da tutto il mondo che ha il compito di consigliarlo nel governo della cattolicità e di coadiuvarlo nella riforma della Curia romana. Nella lunga conversazione con Antonio Carriero racconta le sfide che il "Consiglio dei nove" ha dovuto affrontare in questi tre anni: la questione della trasparenza nella gestione del denaro in Vaticano, la riforma dello IOR, l'accorpamento dei dicasteri, l'obiettivo di una sinodalità concreta e non teorica, l'organizzazione di una Chiesa sempre meno romano-centrica e sempre più universale. Il racconto svela come si sta progressivamente attuando dall'interno il processo di riforma e le molteplici resistenze al cambiamento di coloro che, secondo Maradiaga, «non sono misericordiosi con Francesco». Inediti e avvincenti sono alcuni particolari sugli ultimi due conclavi, sulla rinuncia di Benedetto XVI, sull'elezione di Francesco e sul giorno in cui il Papa gli disse: «Oscar, ho bisogno del tuo aiuto». Nelle parole del cardinal Maradiaga si intravedono i passi lenti e faticosi di una Chiesa che vuole rinnovarsi nei gesti e nello stile, senza snaturare ih-suo messaggio: una "Chiesa in uscita", una "Chiesa povera per i poveri", una "Chiesa inquieta".
Il libro degli "Atti degli apostoli" letto da Papa Francesco. Un affresco della fisionomia della prima comunità cristiana, dell'itinerario di diffusione del messaggio di salvezza di Gesù risorto da Gerusalemme fino a Roma, delle persecuzioni, della missione evangelizzatrice di san Paolo. Una comunità reale e umanissima, con le sue debolezze e il suo dirompente bisogno di annunciare con coraggio la buona novella del vangelo. Un modello e uno stimolo che le parole del pontefice additano all'oggi della nostra vita ecclesiale.
Questo libro introduce alla visione francescana dell'ecologia che, per molti aspetti, può essere considerata come ispiratrice dell'enciclica Laudato si'. Analizza le attuali sfide etiche globali, mettendole in relazione con l'esperienza di Francesco d'Assisi e con la riflessione filosofica e teologica della tradizione francescana. Evidenzia la necessità di superare l'attuale cultura dello scarto. Francesco d'Assisi è universalmente riconosciuto come modello e fonte di ispirazione per tutti coloro che cercano di vivere in rapporto armonico con la natura, come esempio e referente per gli ambientalisti. Raccogliendo questo sentire comune, Giovanni Paolo II proclamò Francesco d'Assisi patrono dei cultori dell'ecologia nel 1979.
Nel luglio 2013, a poco più di tre mesi dall'elezione, un sobrio comunicato della Santa Sede annuncia la prima visita di papa Francesco fuori Roma. Il pontefice, «profondamente toccato» dal naufragio di un'imbarcazione che trasportava migranti provenienti dall'Africa, ultimo di una serie di analoghe tragedie, si reca a Lampedusa. Il significato e l'impatto simbolico dell'evento sono inequivocabili: Bergoglio si lascia interrogare e provocare in prima persona dal dramma dei migranti, che spesso diventa tragedia della «globalizzazione dell'indifferenza». Francesco indica con forza la necessità di una presa di coscienza e di una presa di posizione di fronte a un «segno dei tempi» che interpella con urgenza la Chiesa e la società. Questo fenomeno di portata e connessione mondiale, che prende forma nei distinti teatri principali del Mediterraneo, del confine tra Messico e Stati Uniti, della regione dei Grandi Laghi africani e del sud-est asiatico, viene richiamato insistentemente da Bergoglio. Nel suo insegnamento egli non distingue tra i migranti che sfuggono alla guerra e quelli che cercano di allontanarsi dalla povertà, ma ribadisce la connessione tra i grandi flussi migratori e quella che denuncia come «terza guerra mondiale a pezzi».