Gli eventi riportati dalle cronache internazionali evidenziano il fermento culturale, sociale e politico che esiste oggi nei Paesi a maggioranza musulmana. Questi accadimenti nascono da tensioni politiche e socio-economiche e da dialettiche culturali che, da un lato, hanno delle specificità nazionali, e, dall’altro, una natura precipua ma transnazionale. Essa si può spiegare attraverso il consenso che larghi strati delle popolazioni musulmane accordano a figure di autorità, istituzioni sociali o sistemi normativi e concettuali tradizionali che sono sopravvissuti nel corso dei secoli, adattandosi e rimodellandosi in base alle mutate condizioni storiche. Dalla coscienza della complessità di questi apporti prende le mosse questo libro, che vuole mettere a fuoco la pluralità che sostanzia il concetto stesso di «autorità». Le direttrici sottese dalla riflessione sono, quindi, necessariamente due: quella dell’eterogeneità, sia essa intesa in senso cronologico o geografico; e quella della continuità, che ha permesso la persistenza di categorie di pensiero, istituzioni e strutture sociali che hanno dato forme per certi versi simili alle civiltà del Vicino e Medio Oriente, al subcontinente indiano, ma anche, al di là di queste, a parte dell’Africa subsahariana e alle isole del sudest asiatico.
Quando l'allora presidente americano Barack Obama si recò in visita al Cairo nel 2009, nel pronunciare un discorso rivolto ai musulmani di tutto il mondo replicò un errore compiuto da un'infinità di politici prima di lui: dare per scontata l'esistenza di un'unica comunità musulmana globale. Tuttavia, come Cemil Aydin dimostra in quest'originale ricostruzione, ritenere che un miliardo e mezzo di musulmani costituisca un'unica entità politico-religiosa comporta un grave fraintendimento storico. Come nacque questa convinzione e perché è così diffusa? "L'idea di mondo musulmano" individua le origini intellettuali di una nozione errata e ne spiega la persistente fascinazione esercitata sia sui musulmani sia sui non musulmani. Concepita come antitesi alla civiltà cristiana occidentale, l'idea di mondo musulmano comparve verso la fine del XIX secolo, allorché gli imperi europei dominavano su gran parte di quelle popolazioni. Fin dall'inizio alla sua base vi furono le teorie della supremazia bianca, ma gli stessi musulmani contribuirono alla sua definizione. Aydin evidenzia il ruolo giocato dagli intellettuali musulmani nell'immaginare e delineare una società panislamica idealizzata, che confutasse le tesi dell'inferiorità razziale e di civiltà rispetto all'Occidente. Dopo aver svolto un ruolo fondamentale nella politica del Califfato ottomano, questa concezione sopravvisse alla decolonizzazione e alla Guerra Fredda, acquisendo un rinnovato vigore alla fine del XX secolo. L'idea di mondo musulmano, centrale sia per le ideologie islamofobe sia per quelle panislamiche, continua a stringere l'immaginario globale in una morsa che sarà necessario allentare, al fine di avviare un confronto più proficuo riguardo alla politica del mondo e delle società contemporanee.
Come è: nata la comunità: islamica? Come si è: evoluta nel tempo? Quali sono i doveri essenziali del buon musulmano? Come si svolge la vita nella comunità: dei fedeli? L’:islam costituisce una comunità: peculiare: questo volume ne ripercorre la genesi, i caratteri, le tradizioni e la missione. In appendice, un utile glossario per orientarsi nelle ":parole dell'islam":.
Chi sono oggi i musulmani? In che cosa si differenzia la loro tradizione religiosa rispetto a quella cristiana? Nel ripercorrere la storia, i principi del credo, i precetti del culto, sino alle forme e alle correnti del pensiero religioso islamico, il libro fa emergere le contraddizioni di un universo tutt'altro che monolitico. Un universo assai diversificato a seconda delle aree geografiche, oggi diviso tra modernizzazione e radicalismo, ma destinato a giocare un ruolo di primaria importanza.
L’espansione dei musulmani nel Mediterraneo occidentale ebbe una notevole influenza anche per la storia italiana nel Medioevo. Oltre a conquistare la Sicilia, essi infatti federo sentire la loro presenza in gran parte del mezzogiorno e in alcune zone del resto della penisola. Oltre alle descrizioni degli effetti immediati di guerre e incursioni, il libro esamina che cosa comportava avere vicini di questo tipo, che cosa si conosceva dell’altro e le caratteristiche dei rapporti in tempo di pace.
La tradizione di raccogliere le parole dei saggi nella cultura persiana ha una storia lunga che risale al periodo antecedente l’arrivo dell’Islam in Iran, ed è continuata anche dopo. Il presente testo contiene una larga parte dell’insegnamento di Gesù come viene ancor oggi trasmesso nelle fonti islamiche che trattano argomenti come la Ragione, la Fede, la moralità, le giuste azioni e le rivelazioni di Dio Onnipotente a Gesù.
Il presente libro è stato originariamente scritto in lingua araba, e successivamente tradotto in lingua Persiana ed Armena.
Hasan Hanafi è uno dei maggiori filosofi arabo-musulmani del Novecento, ma le sue opere sono scarsamente tradotte nelle principali lingue europee. Questo libro vuol porre riparo almeno parzialmente a tale lacuna, presentando al lettore italiano una breve ma significativa silloge di articoli che lumeggiano la sostanza della sua riflessione, profondamente innovativa nel mondo arabo-musulmano e intrinsecamente rivoluzionaria. In essa l’uomo acquista dalla trascendenza di Dio la piena libertà di essere agente e attivamente impegnato nella lotta per la giustizia e l’emancipazione in questo mondo terreno, senza proiettare la speranza del riscatto in un improbabile aldilà paradisiaco. In tale prospettiva, è evidente come nulla davvero della teologia della liberazione di Hanafi sia rimasto in al-Qaeda e nell’isis e in tutte quelle organizzazioni che agitano l’Islam come mistificazione religiosa di intenzioni umane-troppo-umane, piuttosto che come una forza ideologica progressista che cambia lo stato di cose presente.
Questo saggio divulgativo si propone di offrire al lettore gli strumenti essenziali-per orientarsi tra i sempre più frequenti riferimenti alla sharı‘a, la legge sacra dell’islam, presenti quasi quotidianamente nelle cronache e nell’attualità, quando si parla di integrazione degli immigrati, di politica internazionale, di terrorismo o di finanza. Il testo fornisce la definizione dei termini tecnici fondamentali utilizzati dagli esperti del fiqh, la scienza giuridica dell’islam, e ricostruisce i rapporti della shar-ı‘a con la legge dello Stato e gli usi locali. Considera inoltre alcune delle questioni intorno a cui ruota il dibattito contemporaneo: i rapporti tra donna e uomo,
la sanzione penale, i diritti e le libertà fondamentali. Infine individua le diverse dimensioni del discorso sulla normatività islamica: locale, statale, internazionale e globale.
ROBERTA ALUFFI tiene corsi di diritto islamico e diritto dei Paesi arabi all’Università di Torino e alla Facoltà Teologica di Lugano. Le sue ricerche si focalizzano sul diritto di famiglia, l’integrazione dei musulmani in Italia e i problemi di traduzione giuridica. È autrice di Il diritto islamico, in S. Ferrari (a cura di), Introduzione al diritto comparato delle religioni (Il Mulino, 2008).
Il presente volume si propone di esaminare l’impatto della religione e della cultura musulmane sul modo di intendere e vivere il matrimonio e la famiglia in Italia e in Europa.
"La leadership di Maometto" mette in evidenza le caratteristiche della leadership esercitata dal Profeta dell'Islam e offre molti spunti per conoscere la sua saggezza. John Adair intreccia il racconto della vita di Maometto con aspetti della cultura beduina, l'esercizio della leadership nelle tribù e gli antichi proverbi, per fornire delle indicazioni chiave ai leader e agli aspiranti tali. In questo libro, l'autore espone questo ideale di leadership e i tratti essenziali di un leader, come il coraggio, l'integrità, la saggezza pratica, l'autorità morale e l'umiltà.
Questo numero di Limes si concentra, come suggerisce il titolo, sulla presenza islamica in Europa. Un universo estremamente variegato di cui vengono analizzati casi nazionali e locali specifici, per evidenziarne caratteristiche, risorse e problematicità in una fase di profondo ripensamento del multiculturalismo e dei modelli d'integrazione e convivenza storicamente perseguiti nel Vecchio Continente. Germania, Francia, Inghilterra, Polonia e, ovviamente, Italia sono alcuni dei contesti presi in esame in questa panoramica dell'islam continentale. La prima parte - "Migrazioni, terrorismo, identità: le (non) strategie europee" - si focalizza sui metodi, più o meno vaghi, adottati dai paesi europei per affrontare un insieme di fenomeni complessi, come quelli migratorio e terroristico appunto, e le loro conseguenze strutturali. La seconda parte - "Come (non) conviviamo con i musulmani nelle città europee" - analizza invece nel dettaglio alcuni casi locali, italiani ed europei, per carpire la natura del rapporto tra comunità islamiche e realtà urbane in cui dimorano. Nella terza parte - "Strategie degli Stati musulmani e dei jihadisti" - vi è un capovolgimento di prospettiva, incentrato su alcuni esempi tra i paesi di provenienza delle comunità musulmane del continente europeo e sulle componenti più radicali dell'islam politico.
"Quando apparve in prima edizione nell'ormai lontanissimo 1961, questo libro rappresentava una pietra miliare. La critica storiografica sul Sufismo, o mistica islamica, era ancora relativamente poco sviluppata, a parte alcuni grandi autori come Louis Massignon, e soprattutto non godeva della vasta circolazione libraria di cui gode oggi. Ho letto il libro di Gardet e Anawati più volte e ancora oggi costituisce, per alcuni aspetti, un testo di riferimento utile, che dà informazioni meditate, che affronta la materia in modo non superficiale, ma direi quasi teoretico. Un testo che viene qui proposto al lettore italiano in un'edizione riveduta e aggiornata nei riferimenti bibliografici." (Dal testo introduttivo di Massimo Campanini)