Chi è il sacerdote?
Il cardinal Müller ci aiuta a vedere nel sacerdote l’uomo di Dio che unisce ciò che è con ciò che fa.
«Chi è in basso (cioè chi cerca disperatamente dei sistemi per buttar via il tempo) deve vederti in alto, magari per qualche anno odiarti e disprezzarti e fuggirti e poi se Dio gli dà grazia pian piano cominciare a invidiarti; imitarti, superarti. […] La mira altissima, addirittura disumana (perfetti come il Padre!) e la pietà, la mansuetudine, i compromessi paterni, la tolleranza illimitata solo per chi è caduto e se ne rende conto e chiede perdono e vuol riprovare da capo a porre la mira altissima» (don Lorenzo Milani).
Riaffermando la dignità infinita che ogni sacerdote riceve da Dio, l’autore evidenzia la responsabilità e l’umiltà che essa comporta e delinea un quadro chiaro sull’origine, l’espressione, la natura e la forma del ministero sacerdotale, restituendo così al sacerdote il compito che gli è stato affidato dal Figlio di Dio: «Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato» (Lc 10,16).
Accurato nell’analisi storica e accessibile nella dimensione spirituale, questo libro costituisce un approccio positivo al ministero, offrendo al lettore anche spunti interessanti per delle osservazioni critiche.
In questi ultimi anni i sacerdoti della Chiesa cattolica sono stati sottoposti a indagini, critiche e denunce giuste ed ingiuste. Si vorrebbe capire perché e si vorrebbero fornire elementi di valutazione per il dibattito sul futuro del clero cattolico, e in particolare per la problematica del celibato, nel contesto del prossimo Sinodo sull'Amazzonia, ma non solo. Il libro del Cardinal Ouellet presenta una visione rinnovata che può non solo aiutare il discernimento della Chiesa in quest'ora della storia ma anche incoraggiare i sacerdoti a vivere con entusiasmo la loro vocazione.
Uno dei motivi che spingono oggi ad approfondire il tema del Presbiterato è dato dall'attuale carenza di sacerdoti, che ormai obbliga la Chiesa a trovare delle soluzioni a questo problema. Nel contesto di questi tentativi, uno dei temi che maggiormente attrae l'attenzione degli interessati è il celibato ecclesiastico. Il volume offre uno studio sul significato dato dal Vaticano II al termine "celibato ecclesiastico" e sulla ricchezza dei suoi contenuti. Partendo dalla Costituzione dogmatica sulla Liturgia Sacrosanctum Concilium - il primo documento conciliare -, l'Autore segue lo sviluppo che questo tema ha avuto nel Concilio soprattutto con la Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium e il Decreto Presbyterorum Ordinis, l'ultimo atto del Concilio che vi formula in modo organico il suo pensiero sul celibato ecclesiastico, con particolare riferimento al Presbiterato. L'autore sottolinea il grande merito che deve essere attribuito al Concilio Vaticano II nel collegare il celibato sacerdotale a tanti elementi teologici che normalmente vengono trascurati nei dibattiti tra gli interessati al tema, mentre sono essenziali per la retta comprensione del rapporto Presbiterato/celibato.
Questo libro è il frutto di un corso di esercizi spirituali che l'autore ha predicato ai sacerdoti, presso la Casa di Esercizi dei PP. Passionisti, a Roma. Un itinerario spirituale alla riscoperta della grandezza del dono del sacerdozio e delle inestimabili ricchezze che esso riversa su chi compie la scelta di essere sacerdote, non solo in virtù del sacramento ricevuto, ma anche e soprattutto con tutta l'esistenza trasfigurata da questo mistero. In una parola: desiderare di avere il Cuore di Maria per accogliere il Cuore sacerdotale di Gesù, farlo proprio e così essere pienamente suoi. Desiderare di essere secundum Cor Marine per essere pienamente secundum Cor Iesu.
Il testo presenta il costituirsi storico della figura del Consiglio dei Superiori nella struttura delle più significative istituzioni religiose - monastiche, ordini e congregazioni - per cogliere, dalle rispettive fonti legislative, il momento in cui tale Consiglio viene formalizzato con una configurazione giuridica precisa.
Le origini del monachesimo, come quelle della Chiesa, esercitano un fascino insostituibile non solo sugli ammiratori della vita monastica, ma su tutti i cristiani. È la primavera del monachesimo, la sua epoca idilliaca, carismatica, libera, spontanea. Tuttavia l'ammirazione dei grandi monaci delle origini spesso è accompagnata da una insufficiente conoscenza della loro vita, delle loro gesta, della loro spiritualità. García M. Colombàs colma proprio questa lacuna tracciando un quadro scientifico di figure come Antonio Pacomio, Simeone, Efrem, Basilio, Girolamo, Cassiano, Onorato e delle correnti monastiche di cui furono gli iniziatori. Scopriamo così che, già nel secolo, il monachesimo pre-benedettino aveva conosciuto un grande sviluppo istituzionale e spirituale.
Questo libro propone un corso di esercizi spirituali ideato a partire dalle attese manifestate da papa Francesco nella lettera per l'Anno della vita consacrata. La gioia, la capacità profetica, l'esperienza della comunione e l'attenzione per le periferie esistenziali riassumono le attese e i «sogni» del pontefice nei confronti dei religiosi. L'autore approfondisce queste aspettative e completa le meditazioni suggerendo alcuni testi biblici per orientare la preghiera.
Una summa che raccoglie le esortazioni di Papa Francesco ai sacerdoti nei primi cinque anni del suo pontificato, aggiornata ai discorsi pronunciati durante la giornata mondiale della Gioventù a fine gennaio 2019. Un vademecum di grande utilità soprattutto per i presbiteri, ma non solamente.
È stato detto che Maria di san Giuseppe - Salazar (1548-1603) è la prima grande scrittrice carmelitana dopo santa Teresa di Gesù, e non solo per motivi cronologici. In effetti, sarebbe difficile trovare un'interprete di Teresa più fedele e acuta, in particolare riguardo al suo insegnamento sulla vita religiosa. Nell'affrontare i temi del governo, della pratica dei voti e della formazione iniziale, sembra che prenda la parola per dare continuità all'insegnamento della santa Madre, che rischia altrimenti di essere dimenticato, male interpretato o deformato.
Come scrive Pietro Maria Fragnelli nella Presentazione, leggere questa testimonianza viva di don Vincenzo de Florio (o padre Vicente, come lo chiamano in Brasile) significa imbattersi in un inguaribile innamorato che, a novant’anni suonati, vuole ancora cantare la sua canzone d’amore. Una canzone appassionata, senza rimpianti o tristezze. Non canta “Com’è triste Venezia”, il celebre motivo tornato alla ribalta per la morte del suo cantore e poeta, il novantenne Charles Aznavour, ma viene a dire alle sue lettrici e ai suoi lettori: “Com’è triste la vita” quando si allontana il soffio dello Spirito, il solo che può liberare dalle illusorie sicurezze umane e culturali, il solo che può portare fuori dai confini falsamente rassicuranti dei guadagni e delle strutture. Per don Vincenzo la vita è triste se non ci si innamora dei poveri, siano essi zingari o homeless, detenuti o senzaterra, senza radici o senza fede. È triste la vita se non incontra il Cristo povero, che si identifica con i poveri cristi di ogni latitudine.
Sommario
Mi improvvisai scrittore (P.M. Fragnelli). Mi presento. Premessa. I. Il bambino rubato dagli Zingari. 1. Storia del bambino rubato dagli Zingari. 2. La periferia fa crescere. 3. Bambino com’era, rimase rubato! 4. Da maestro a discepolo. 5. Don Tonino, mio fratello vescovo. 6. Le periferie ti convertono. II. Servo in periferie altre. 7. Rientro imprevisto. 8. In periferia sino alla fine del mondo. 9. Vita condivisa con i prediletti. 10. Brasile: vita semplice, ma in schiavitù. 11. Obbligo di fermata. 12. Servo inutile.
Note sull'autore
Vincenzo De Florio, prete pugliese, è stato parroco in Brasile, cappellano di Sinti e Rom, vicario generale nella Diocesi di Castellaneta e volontario nella casa circondariale e di reclusione di Taranto. Ha pubblicato: Zingaro mio fratello (Paoline 1986), Mi basta che tu mi vuoi bene (Paoline 2012) e Se non diventerete come bambini (Pensa MultiMedia 2016).
Pietro Maria Fragnelli è vescovo di Trapani.
Non è facile capire la natura del vincolo che lega i religiosi al loro stato di vita se prima non viene colta a pieno la nozione di professione dei consigli evangelici e la loro funzione. In questo studio vengono proposti diversi elementi di riflessione sull'obbedienza religiosa, tenendo conto della sua dimensione cristocentrica, della valenza comunitaria, del significato di autorità al servizio dei consacrati e delle conseguenze degli atti di disobbedienza. Nell'intenzione di definire una configurazione credibile e condivisa del "consiglio evangelico dell'obbedienza", l'autore presenta l'obbedienza come un valore attraente in sé, che nulla toglie alla persona e alla sua libertà in Cristo. In questa prospettiva, le dimensioni antropologiche, giuridiche e sociologiche di una virtù essenziale per la vita consacrata trovano una loro armonizzazione - in particolare leggendo la normativa del canone 601 -, evidenziando il valore della dimensione comunitaria dell'esercizio dell'autorità, riconosciuta anche come volontaria adesione da parte dei religiosi.
Il volume riporta gli atti del Convegno di Pistoia (19-21 maggio 2017).