"Typee. A peep at Polynesian life" è il romanzo d'esordio di Herman Melville, il quale si impose all'attenzione del pubblico e della critica. Fu da subito un caso letterario, e fino alla seconda metà del Novecento era considerato il suo capolavoro. Molto più di un affresco esotico e picaresco, "Typee" è un romanzo "vero" fino quasi a confondersi con la cronaca, è insieme opera biografica, inno alla natura, diario avventuroso e trattato antropologico. Si narrano le gesta realmente accadute al mozzo ventitreenne Herman Melville e al suo fedele amico Toby, che dopo oltre un anno e mezzo di navigazione sulla baleniera Acushnet decidono di disertare nel mezzo del Pacifico, sulle isole Marchesi, un paradiso terrestre di cui però conoscono pericoli e avversità: è un eden abitato da terribili tribù cannibali. In "Typee", l'avventura e il reportage, le sofferenze fisiche e il terrore dell'ignoto si svolgono sempre sullo sfondo dell'incontaminata società polinesiana, incorrotta, libera e felice, che Melville coglie durante il suo lento annientamento per mano della feroce e ipocrita colonizzazione occidentale.
"Ci vuole un poeta per rompere il silenzio e la disperazione, per dire l'indicibile verità. La Walker annuncia ciò che non ci è più concesso fare, ciò che non permetterà più che succeda". Howard Zinn. L'autrice de "Il colore viola" (1984), militante per i diritti civili, ci offre una testimonianza dai territori dell'orrore mo-derno, Ruanda, Congo Orientale e Striscia di Gaza, perché la carneficina abbia fine e la voce della libertà trovi ascolto.
"Lettere dalla terra" è una raccolta di lettere irriverenti che l'arcangelo Satana - esiliato da Dio sulla terra a causa dei suoi commenti impertinenti riguardo la creazione - scrive ai suoi compagni, gli arcangeli Gabriele e Michele. In "Lettere dalla terra" Mark Twain si prende gioco dell'uomo alle prese con la sua più grande invenzione, il Dio della Bibbia, illogico e geloso, il Padre distratto e cattivo che elargisce malattie e sciagure in quantità, e che pretende in cambio di essere venerato. Dietro la maschera di un Satana beffardo, bonariamente curioso e provocatoriamente ragionevole, è facile scorgere la personalità di Mark Twain, che smessi gli abiti universalmente noti dello scrittore per ragazzi, si cala nei panni del sottile osservatore delle ipocrisie e dei conformismi imposti dalla religione ai suoi poveri contemporanei, ridicolizzando il creazionismo e l'origine divina dell'universo. "Lettere dalla terra" è un'analisi ironica, dissacrante e distruttiva dei libri sacri e del comportamento religioso dell'uomo, e vi si scorge il Twain più sarcastico, solidamente scettico, geniale e irriverente di tutta la sua produzione postuma.
Un uomo è bloccato di notte sulla sua barca in un fiume, tra la nebbia. Ogni sforzo per spostarla è inutile. Il cuore gli batte in gola. Quasi lo soffoca. L'inquietudine e il mistero dominano la sua mente. Solo all'alba e all'ultima riga si scoprirà il perché.
Lui, lei e l'altro. Un giro di carte per prevedere la volontà di un destino inafferrabile. Paura, passione, senso di colpa. E fede, vita, morte. Lui, lei e l'altro.
L'anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l'ascesa di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell'Africa coloniale, la New York della "folla solitaria", le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale. Questo libro sembra riassumere in sé la disperazione del nostro secolo: è in realtà un'opera potentemente comica, in cui lo spettacolo dell'abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell'incubo.
Edito nel 1870, prima della presa di Porta Pia, il romanzo è un'opera fortemente anticlericale scritta dall'eroe dei due mondi dopo il fallimento dell'insurrezione romana del 1867. Il libro prende spunto dalla vicenda immaginaria di una popolana romana, Clelia, che un alto prelato vorrebbe concupire per descrivere la Roma papalina, una città - secondo il generale nella quale dominano l'oscurantismo, il despotismo e la turpitudine di preti e monsignori. Un racconto a tinte forti pubblicato per cercare di convincere la casa reale a completare l'unificazione d'Italia, anche se l'anticlericalismo che traspira da ogni pagina è vero e profondo in Garibaldi, come dimostra il suo testamento (pubblicato in appendice). Se la prima parte del racconto è di fantasia, la seconda è quasi un resoconto giornalistico degli avvenimenti del 1867, dall'attentato alla caserma Serristori il 22 ottobre che causò la morte di 23 zuavi pontifici, al sacrificio dei fratelli Cairoli fino all'occupazione di Monterotondo da parte dei volontari guidati dallo stesso Garibaldi e alla loro sconfitta, nella battaglia di Mentana, il 3 novembre. Un libro-testimonianza di uno dei massimi protagonisti del Risorgimento italiano e della nascita dell'Italia moderna.
L'economia galoppa. Si riduce la povertà. Crescono i consumi. Il futuro ha il volto fresco di donne e ragazzi che prendono in mano il loro destino. Ecco il Brasile ancora sconosciuto dei mille primati di una solida democrazia.
Era sempre stato considerato 'il paese del futuro', dai tempi dei coronéis esportatori di zucchero e caffè agli impetuosi ultimi anni Cinquanta del presidente Juscelino Kubitschek, della fondazione di Brasilia, della prima vittoria del Mondiale di calcio con Pelé e della nascita della bossa nova. Ma quel futuro non arrivava mai. Adesso, invece, il Brasile vive una nuova stagione, di stabilità politica democratica e di solido sviluppo economico, tra i maggiori del mondo. La nuova presidente della Repubblica, Dilma Rousseff, ha raccolto l'eredità del popolarissimo Lula e rilanciato la crescita e la 'lotta alla povertà'.
Questo libro è il racconto di un viaggio, denso di personaggi, fatti, dati e storie, attraverso un paese in cui, pur tra mille contraddizioni, si affermano nuovi, giovani attori della politica, dell'economia e della cultura. Più di cinquanta milioni di persone, negli ultimi anni, sono uscite dalla miseria e hanno migliorato radicalmente il loro tenore di vita. Cresce una nuova 'classe media', con un boom dei consumi di massa. San Paolo e Rio de Janeiro affrontano le sfide delle megalopoli. Aumentano gli investimenti internazionali, americani, cinesi, tedeschi, italiani. E le migliori imprese brasiliane, dall'agricoltura all'industria manifatturiera, dalla finanza all'energia, si muovono alla conquista dei mercati mondiali: sono i nuovi, e migliori, bandeirantes, sulle orme degli avventurosi esploratori che fondarono il più grande paese dell'America Latina. Sullo sfondo, si delinea anche il ruolo internazionale da protagonista di un Brasile che, in un mondo ormai multipolare, si è affrancato dagli Usa, dialoga con la Cina, l'Europa, l'India e l'Iran, fonda nuove relazioni con l'Africa. Dinamismo e intraprendenza. Attualità e ambiziosi programmi di cambiamento.
«Nella ricca produzione letteraria di Giorgio Tosi colpisce particolarmente la capacità di esprimersi in forme diverse, toccando pressoché tutti i "generi" più importanti. In tutte le sue opere si manifestano alcuni tratti inconfondibili della sua scrittura: lo stile asciutto e incisivo, la genuinità e la profondità del sentire, l'attitudine a colpire insieme l'intelligenza e il cuore del lettore, il dono di un modo di narrare suggestivo ed efficace. Detto questo, si deve riconoscere che questa sua ultima opera rappresenta davvero l'approdo più compiuto di una ormai lunga e feconda stagione di scrittore. Non soltanto perché in essa si mescolano e si integrano, con grande equilibrio, un po' tutti i "generi" letterari, ma perché il livello di maturità espressivo ora raggiunto segnala un vertice difficilmente uguagliabile. Non solo questo è il suo libro più riuscito, più compiuto, più "ispirato". Ma secondo me si tratta di un autentico gioiello, di un testo avvincente e commovente, capace di coinvolgere con uguale forza espressiva l'intelligenza e il cuore, palpitante di emozioni talora violente, carico di un pathos perfino struggente, e insieme ricco di annotazioni e giudizi di grande profondità».