La "Tempesta" di Giorgione ha rappresentato il più discussso emigma nella storia dell'arte, con oltre cinquanta differenti interpretazioni principalmente basate su antiche fonti letterarie che sono state confrontate in modo poco convincente - con pochissimi elementi del dipinto. La Teogonia di Esiodo, ben conosciuta Venezia quando fu fatto il dipinto, li spiega più o meno tutti - animati e inanimati - avendo l'artista tradotto alla lettera le parole del poeta in immagini visuali.
È stato tutto un sogno? L'autore, nato nel 1948, prima militante e poi dirigente FIOM dalla gioventù alla pensione, mette a confronto il mondo del lavoro degli anni '70 con la realtà attuale in un pamphlet che non fa sconti. La strada che ha condotto il sindacato più forte d'Europa all'attuale sconfitta è ripercorsa attraverso gli snodi della storia sociale e sindacale degli ultimi quarant'anni, molti dei quali vissuti in prima persona da Cremaschi. Lo scopo è dichiaratamente di parte: individuare la via per la quale il lavoro, i cui diritti durano poco come la vita delle farfalle, possa risalire la china, assieme a un paese precipitato nella rassegnazione alla disuguaglianza e allo smantellamento della democrazia. Il testo non indica un programma ma insiste sulla indispensabile condizione affinché tale risalita si realizzi: la totale emancipazione dal pensiero e dai modelli sociali dominanti fin dagli anni '80.
Il libro di Giorgio Groppo, focalizzandosi in particolare sul tema della pace e del magistero sociale di Papa Montini, è un contributo a una maggiore conoscenza e consapevolezza di quanto importante sia stato il contributo di Paolo VI. Un Papa la cui figura ancora attende pienamente di essere adeguatamente illuminata
Paolo VI, che Francesco ha voluto all’onore degli altari, è conosciuto come il papa intellettuale, il pontefice che concluse il Concilio, l’uomo di chiesa confrontatosi drammaticamente con la modernità.
Spesso, però, un altro tratto di Montini passa sottaciuto: egli fu il primo papa viaggiatore tra i popoli, pellegrino – come lui stesso si definì – di pace e carità. La Terra Santa che vide nascere, morire e risorgere Cristo; l’India dei poveri e delle religioni, l’Onu dei potenti del mondo a New York. E ancora:
Fatima, Turchia, Colombia, Ginevra, Uganda, Filippine, Samoa, Australia.
È una sorta di nuova mappa del Vangelo in cui il magistero montiniano si è trasformato in gesti eloquenti: lo storico abbraccio con il patriarca ortodosso Atenagora; l’affetto popolare dei tantissimi non cristiani a Mumbai; l’accorato appello «mai più la guerra» al Palazzo di Vetro; la visita alla bidonville di Manila; l’appello missionario a tutti i cristiani alle Samoa, una delle tante «periferie» che Paolo VI ha fatto entrare nella chiesa a pieno titolo grazie alla sua presenza. Attraverso resoconti dell’epoca e testimonianze inedite di protagonisti, gli autori ci fanno vivere in presa diretta questi viaggi che hanno ridisegnato la geografia del cattolicesimo. Facendo diventare la chiesa veramente «cattolica», cioè globale.
«Paolo VI ha guidato la chiesa in un momento decisivo della storia»
Luis Antonio G. Tagle, cardinale di Manila
Se dico legge, molto probabilmente tu pensi subito a una legge scritta, farraginosa e complicata. Qui non parlo di queste leggi, ma delle leggi morali, cioè di tutti quei tipi di giudizi sapienziali che mettono ordine nel nostro agire.
Le leggi morali sono leggi di libertà: ci emancipano dal mero determinismo delle leggi bio-fisiche e metafisiche, non si pongono a noi come queste ultime, cioè come ineluttabile necessità, ma essendo giudizi della ragione illuminano conoscitivamente la nostra intelligenza ed essendo doverose inclinano la nostra volontà verso la scelta retta. Educano così la volontà a superare il timore, la soggezione o la costrizione. Ed essendo ordinamenti sapienziali ci notificano l’amabilità del fine e quindi ci educano alla virtù, in particolare all’amore di carità.
Che rapporto c’è tra tutte quelle realtà che noi chiamiamo legge? E tra tutte queste e la sapienza? Perché più insisti sulla legalità e più aumentano gli abusi e il disagio sociale? Un altro paradosso moderno sembra essere costituito dalla moltiplicazione delle dichiarazioni solenni dei diritti umani e contemporaneamente dalla più palese e planetaria violazione di essi: come si è reso possibile? La legge, o meglio la sovrapproduzione legislativa diventa fonte di anarchia? Perché nella tradizione che fa capo all’evangelista Giovanni non si parla mai di legge, e sempre in termini di “comandamento nuovo”? In cosa consiste questa novità?
Molti sono convinti che la carità sia il fare l’elemosina, oppure consista nell’altruismo o nella solidarietà.
Per sapere davvero cos’è la carità, occorre andare alle fonti: alla rivelazione biblica. Scopriamo così che essa è anzitutto l’identità stessa di Dio: Dio è amore (1 Gv 4,8), letteralmente agape. Essa è poi l’amore con cui Dio ci ama e che rende noi capaci di amare lui e il prossimo: Poiché io ho amato voi, anche voi amatevi gli uni gli altri (Gv 15,12). Donando a noi la carità, Dio ci fa partecipi della sua stessa potenza di amore, elevando la nostra volontà e rendendo noi capaci di amare realmente nel modo in cui lui ama.
Vivere questa virtù teologale, con le sue manifestazioni di gioia, benevolenza, elemosina, servizio e apostolato, sembra quindi l’unico modo ragionevole di corrispondere a quell’amore così grande che abbiamo ricevuto.
L’aspetto originale di queste pagine è tentare di fondare la teologia morale sulla teologia dogmatica: la virtù della carità sulla teologia trinitaria e delle missioni divine, e presentare la sequela di Cristo come divinizzazione della persona umana.
Con questo libro Giorgio Agamben conclude il progetto Homo sacer che, iniziato nel 1995, ha segnato una nuova direzione nel pensiero contemporaneo. Dopo le indagini archeologiche degli otto volumi precedenti, qui si rielaborano e si definiscono le idee e i concetti che hanno guidato nel corso di quasi venti anni la ricerca in un territorio inesplorato, le cui frontiere coincidono con un nuovo uso dei corpi, della tecnica, del paesaggio. Al concetto di azione, che siamo abituati da secoli a collocare al centro della politica, si sostituisce così quello di uso, che rimanda non a un soggetto, ma a una forma-di-vita; ai concetti di lavoro e di produzione, si sostituisce quello di inoperosità - che non significa inerzia, ma un'attività che disattiva e apre a un nuovo uso le opere dell'economia, del diritto, dell'arte e della religione; al concetto di un potere costituente, attraverso il quale, a partire dalla rivoluzione francese, siamo abituati a pensare i grandi cambiamenti politici, si sostituisce quello di una potenza destituente, che non si lascia mai riassorbire in un potere costituito. E, ogni volta, nel tentativo di definire, al di là di ogni biografia, che cosa sia una forma-di-vita, l'analisi dei concetti si intreccia puntualmente con l'evocazione della vita di alcuni personaggi decisivi del pensiero contemporaneo.
I percorsi della filosofia del lavoro sono complessi, ma anche avvincenti. L'obbiettivo di questo libro è di seguire alcuni filoni ed autori in modo elastico e non esaustivo, per servire da traccia ad un corso di filosofia del lavoro, flessibile e integrabile con ulteriori contributi, sulla falsariga di quella qui proposta. Vi sono contenuti alcuni snodi dilemmatici della storia del lavoro, mantenendo sottotraccia un'indagine antropologica che contrappone un'analisi dualista, del mondo e dell'essere umano (che spesso si risolve in monismo, piatto ed elementare), ad una concezione unitaria, ma complessa e articolata, della realtà e della persona (che taluni definiscono con il termine: duale). In modo però, che sia più il lettore ad analizzare e trarne le conseguenze. Il lettore si deve preparare al fatto che inevitabilmente, dato il tema trattato, l'analisi antropologica ed etica del lavoro si incrocia con altre discipline che lo tematizzano: sociologia, economia, religione, letteratura, storia, teologia, tecnica. Si tratta di un tema interdisciplinare e vario, ma credo che - alla fine - proprio questo agevoli e arricchisca l'interesse di chi vuole addentrarsi in tale composito e articolato paesaggio.
Nella storia della spiritualità cattolica si è, finora, parlato di una'"scuola spagnola" e di una "scuola francese». Il libro individua una "scuola italiana", tra Ottocento e Novecento, e ne ricostruisce la storia, che parte dalla figura di Antonio Rosmini, passa atttraverso la tradizione filippina di Alfonso Capecelatro e Giulio Bevilacqua, e culmina in Giovanni Battista Montini (Paolo VI). Aspetti caratterizzanti di tale "scuola" sono» da una parte, l'idea di una riforma della Chiesa dall'interno e, dall'altra, l'opposizione ad ogni religione politica.
Ernesto è un sessantenne. Da poco ha perso la moglie, il grande amore della sua vita. Gli sono rimasti due figli, entrambi sposati, e due nipoti. Ernesto è un romanziere di successo. Ma ciò che gli è capitato è definitivo, inammissibile, gli ha tolto il gusto della scrittura, la voglia di raccontare gli altri, le altre vite. Segue le vicende dei figli e dei nipoti, così complicate e vorticose come tutte le esistenze di oggi, ma qualcosa di insanabile se ne sta annidato dentro di lui. Una brace. Fino a quando Ernesto conosce un'amica di sua nuora. Una donna giovane e sensuale che inaspettatamente riaccende in lui un senso delle cose che fino a quel momento si era assopito. Capita, è in fondo solo uno dei mutamenti dello stare al mondo. Ma qui c'è qualcosa di più. C'è uno scrittore che si è impedito di scrivere, un uomo che si è impedito di amare. L l'amore torna a bussare alla porta, buttando all'aria ogni impedimento. Come gestire allora l'opposizione fra il ricordo e l'onda della vita che conosce soltanto il presente?
Direttamente collegato a "Un ragazzo valdese", questo nuovo volume della coppia Piera Egidi Bouchard e Giorgio Bouchard ripercorre la parte della vita di Giorgio successiva alla firma dell'Intesa tra le chiese valdesi e metodiste e lo stato.