L'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti sembra aver colto di sorpresa studiosi e osservatori: per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, a vincere le elezioni è un candidato che declina il suo messaggio facendo leva su populismo, nazionalismo e isolazionismo. In un contesto internazionale di globalizzazione e interdipendenza, l'eventuale ripiegamento su se stessi degli Stati Uniti rischia di aprire prospettive inedite, tanto sul piano politico quanto su quello economico-commerciale. Cosa ci aspetta? Che ne sarà dell'eredità di Obama in settori quali la sanità, i diritti civili, la politica economica? Quale l'impatto sulle relazioni tra Stati Uniti, Europa e Russia? Come si muoveranno gli USA nel complicato puzzle mediorientale, tra Siria, Israele, Arabia Saudita e Iran? Dopo le dure dichiarazioni fatte in campagna elettorale nei confronti della Cina e la promessa di costruire un muro al confine con il Messico, cosa succederà in Asia e in America Latina? Infine, cosa ne sarà dei trattati commerciali o dello storico accordo sul clima di Parigi? Le analisi contenute nel presente volume si propongono di rispondere a questi interrogativi, delineando i possibili scenari sull'evoluzione della leadership americana nel mondo e sulle conseguenti implicazioni per i più importanti contesti geopolitici.
Il 3 gennaio 1947 il presidente del Consiglio De Gasperi partiva per lo storico viaggio negli Stati Uniti in cui furono poste le basi dello schieramento ?occidentale? dell?Italia. Da parte americana il nostro era considerato solo un Paese sconfitto nella recente guerra, non certo un possibile protagonista della politica internazionale, ma De Gasperi riuscì ugualmente, vincendo molte resistenze da entrambe le parti, a fare accettare il suo disegno. Nel rapido evolversi della situazione mondiale, questa scelta rimarrà l?asse portante della politica estera italiana nel dopoguerra. Due anni dopo, De Gasperi volle e riuscì a portare nell?Alleanza Atlantica l?Italia, esclusa nell?iniziale impostazione del presidente degli Stati Uniti Truman; mancò però di valutare la posizione necessariamente subordinata cui il nostro Paese sarebbe stato destinato nel patto. Queste cruciali vicende vengono ricostruite sulla base di una scrupolosa e ampiamente citata documentazione, in parte inedita, come le carte personali di Eisenhower e Truman scoperte dall?autore ad Abilene (Kansas) e Independence (Missouri), e dei fascicoli custoditi negli archivi britannici e italiani.
Relazioni internazionali è un testo agile, ma denso sul piano analitico, che espone sinteticamente le caratteristiche del contesto internazionale del XXI secolo. L’autore, uno dei più importanti teorici di relazioni internazionali, presenta in un’ottica multicentrica gli attori che collaborano o collidono con gli stati-nazione nel panorama planetario attuale, analizzando quei processi che, a causa delle dinamiche di globalizzazione, presentano ricadute sostanziali sulla vita di sistemi sociali in apparenza non direttamente colpiti da eventi come conflitti, azioni terroristiche, flussi commerciali, rispetto dei diritti umani.
La riforma di cui questo paese ha davvero bisogno è quella digitale. Solo infrastrutturando il paese con banda ultra larga e digitale nelle scuole e nei servizi, l'Italia tornerà a correre. La nostra democrazia ha tuttavia bisogno di ritrovare i suoi equilibri, alterati da un ventennio anomalo e da una profonda crisi economico-sociale che, in ultima istanza, è crisi di spirito, di cultura. Oggi la politica - per quanto capace di fare scelte intelligenti - è sempre più lontana dalle persone. È di fondamentale importanza ridurre questo distacco e le forze politiche e sociali - per quanto bisognose di rinnovamento - hanno un compito importante davanti a loro, che è quello di riaffermare ciò che Tocqueville chiamava "il potere collettivo degli individui". In questo senso, questa è la vera riforma di cui l'Italia ha bisogno, oltre al digitale. E, solo allora, avremo una nuova Costituzione.
La battaglia tra Islam e capitalismo è un pamphlet pubblicato in Egitto nel 1952, a pochi mesi dal colpo di Stato che avrebbe visto salire al potere il colonnello Nasser. La prima parte dell'opera rappresenta un esplicito j'accuse contro le forze politiche responsabili, secondo l'autore, della crisi economica e delle sperequazioni sociali imperanti nel paese durante il secondo dopoguerra. Nella seconda parte, Qutb delinea i tratti essenziali di un sistema sociale, economico e politico che dipinge come alternativo e migliore rispetto al capitalismo e al comunismo: "la "terza via" dell'Islam".
Il caso delle relazioni tra la Santa Sede e l’Ungheria si rivela emblematico, perché malgrado le vicissitudini nella Storia e le variazioni dei regimi politici, Santa Sede e Ungheria – eccetto il periodo sovietico – affermarono sempre la loro comune volontà di cooperare per il bene comune, ciascuna nella sfera di propria competenza, in un clima di fiducia, stima e fattiva collaborazione. Dopo la fine dell'impero Austro-Ungarico, Santa Sede e Ungheria decisero di mantenere e sviluppare le loro relazioni in un contesto decisamente nuovo. Sin dal 1920 e fino al 1945, quando il Nunzio apostolico fu espulso, scopriamo l'intensa attività della Chiesa cattolica e in particolare quella della Santa Sede e dei suoi Rappresentanti, non soltanto al servizio della vita interna della Chiesa e delle sue comunità, ma anche in favore dell'intera società ungherese, in particolare durante la Seconda guerra mondiale, grazie ad una coraggiosa e proficua "diplomazia umanitaria". Questo volume porta delle conoscenze nuove, grazie ad una approfondita ricerca archivistica, e apre inedite prospettive di ricerche, tanto immenso si rivela il campo delle relazioni diplomatiche.
Nell'Ottocento la sinistra viveva la speranza, la fede nel progresso, la convinzione di dominare le leggi della storia, l'orgoglio di saper combattere lotte giuste e vittoriose. Nel Novecento il panorama cambia radicalmente. La sinistra incarna ormai lo spirito del dubbio, la constatazione che la storia è imprevedibile, la consapevolezza che i totalitarismi possono nascere e rinascere in ogni istante. Essere di sinistra significa ormai abbandonare le speranze false e ideologiche; essere di sinistra significa essere critici, sapersi esporre senza finzioni alla dura prova della realtà, tenere gli occhi bene aperti davanti alla catastrofe. Essere di sinistra diventa sinonimo di essere malinconici. Enzo Traverso rianima quella galassia in tutte le sue sfaccettature; riattraversa il pensiero dei mostri sacri della sinistra, Marx, Lenin, Trockij, Benjamin, Bensaïd; si immerge nel cinema di Theo Angelopoulos e Ken Loach; analizza i murales messicani di Diego Rivera e la statuaria dei regimi sovietici; attinge alla cartellonistica politica e ai ritornelli della propaganda lontana e recente. E riemerge dal suo viaggio dando di quella malinconia di sinistra una nuova lettura, facendone uno stile di pensiero e una forma di vita, uno sguardo che rinuncia a piangere il passato perduto per disporsi a costruire un futuro diverso.
Il dramma del popolo siriano non è soltanto racchiuso nella guerra devastante che dal 2011 ha ucciso migliaia di persone e distrutto gran parte del paese, ma si risolve soprattutto nell’esilio: il trauma della privazione e del distacco forzato dalla propria terra che si realizza anche nell’impossibilità di essere libero in patria. Il titolo esalta il carattere essenzialmente “politico” della condizione dell’esule – cominciato ben prima del 2011 e articolatosi attraverso vie di fuga e resistenza al regime degli Asad. Attraverso l’unione di competenze diverse, mutuate da un’esperienza diretta della Siria, comune a tutti gli autori di questo libro, il volume ha l’ambizione di proporre una sintesi dell’intreccio delle varie crisi politiche – nazionali, regionali e internazionali – oggi rappresentate dal dramma del conflitto siriano
"La politica è passione, è comunità, è un investimento nella generazione futura. Il viaggio è un investimento in felicità. Se adesso mi facessero una radiografia al cuore, probabilmente scoprirebbero che le vene seguono l'itinerario di questo viaggio." Sono queste le parole scelte dall'onorevole Di Battista per raccontare la sua grande avventura politica premiata da oltre un milione di seguaci su Facebook, centinaia di migliaia di visualizzazioni per ogni filmato, migliaia di persone in ogni piazza d'Italia. Di Battista ha sbaragliato tutti quanti conquistando un posto di primo piano nel direttorio del Movimento 5 Stelle e oggi racconta in un libro la sua versione dei fatti, dentro e fuori il movimento.
"La democrazia si è formata quando si è passati, dalla convinzione che tutti sono uguali per certi aspetti, all'idea che tutti sono uguali per tutti gli aspetti (siccome tutti sono parimenti liberi, tutti si credono assolutamente uguali); per contro, l'oligarchia ha tratto origine dal fatto che, dall'essere alcuni diversi per un certo aspetto, credono di esserlo per ogni aspetto (poiché certi sono disuguali nella ricchezza, sono convinti di esserlo in ogni senso). Ecco allora che gli uni, ritenendosi uguali, si arrogano il diritto di partecipare in ugual misura a tutti i beni; e invece gli altri, convinti della loro diversità, pretendono per sé sempre di più, essendo appunto quel "di più" il segno di questa diversità." E quel che scrive Aristotele all'inizio del Libro V. La "Politica" di Aristotele nasce come "guida completa per capi politici e per cittadini attivi", ma ben presto il lettore si accorge che ad Aristotele non interessa una semplice analisi scientifica delle forme di governo, bensì la domanda, già posta nell'Etica Nicomachea: "Qual è il sommo bene per l'uomo?". E appunto di competenza dello studio della politica affrontare tale problema etico. La Fondazione Valla dedica alla nuova grande serie della "Democrazia in Grecia" sei volumi, dei quali questo è il secondo. Essa costituirà a più vasta antologia del pensiero greco sulle forme di governo dalle origini all’età ellenistica. Curata dai maggiori esperti internazionali del campo, la collezione costituirà un contributo fondamentale alla storia della civiltà politica dell’occidente.