Giovanni Crisostomo (349-407), le parole e il suo pensiero su cui pone l’accento nelle sue omelie e nelle sue lettere, toccano facilmente il cuore del lettore.
In queste meditazioni, tratte dai suoi scritti, Giovanni mostra tutta la sua vicinanza a tutti i fratelli nelle loro diverse povertà e fragilità e nelle quali possiamo facilmente riconoscere le nostre a molti secoli di distanza.
Opera capitale del pensiero occidentale, il "De civitate Dei" di Agostino è stato scritto tra 413 e 426 d.C, per difendere il cristianesimo contro il paganesimo e per indicare la via della salvezza dell'uomo. Questo cofanetto presenta per la prima volta un monumento della fede e della filosofia in formato tascabile di altissimo livello scientifico. Tradotto e commentato da uno dei massimi studiosi di Agostino, il teologo gesuita Domenico Marafioti, il testo si presenta particolarmente adatto per un pubblico universitario ma non necessariamente di soli specialisti.
Che cosa è il tempo, e che cosa l'eternità? Il tempo si estende per sempre? Si ripete all'infinito o si orienta verso un termine ultimo? Filosofia greca, Ebraismo e Cristianesimo a confronto. Questa monografia esamina in modo chiaro e conciso, ma rigoroso e articolato, le concezioni di tempo ed eternità nella filosofia greca, nella Bibbia e nella Patristica. Mostra come i Cristiani criticassero la nozione stoica di ripetizione infinita di evi in cui rivivono le stesse persone compiendo gli stessi atti, in quanto opposta al progresso morale, e ponessero invece l'eternità metafisica platonica alla fine del tempo storico, come luogo di retribuzione e partecipazione all'eternità divina.
I luoghi domestici svolgono un ruolo importante nell'organizzazione, nella crescita e nello sviluppo istituzionale del cristianesimo delle origini e proprio la distinzione tra spazi pubblici e privati viene adottata nei testi antichi per riconoscere l'insegnamento della retta dottrina e delimitare la diffusione delle pratiche eretiche. Le lettere pastorali di Paolo a Timoteo e Tito, il ritratto che Ireneo di Lione tratteggia del suo avversario Marco e le lettere di Ignazio di Antiochia classificano gli antagonisti come frequentatori di luoghi segreti in cui si svolgono pratiche nascoste e sregolate e associano loro tutti i vizi che conducono alla distruzione della polis. Viceversa, le assemblee in cui si pratica il corretto insegnamento sono anche aperte alla vista e dispiegano le virtù di un ordine sociale armonioso. Nell'intento di approfondire la geografia sociale e umana del cristianesimo delle origini, il saggio intende contribuire alla discussione sulla distinzione tra pubblico e privato nell'antichità greco-romana, facendo emergere la relazione tra la produzione sociale dello spazio e la rappresentazione del vero e del falso insegnamento.
Da uno degli autori più fecondi dei primi secoli cristiani, un'opera di grande originalità e ricchezza. La composizione del Commentario a Matteo si colloca nel periodo compreso tra il 244 e il 249, nell'ultima stagione della vita che Origene trascorse nella città di Cesarea di Palestina. Eusebio parla di venticinque tomi origeniani sul Vangelo di Matteo; di questi, la tradizione testuale ne ha trasmessi soltanto otto in versione greca comprendenti il commento da Mt 13, 36 a 22, 33. Opera della maturità, di grande originalità, ricchezza e complessità, portata a compimento al termine di una vita spesa nella riflessione, nel commento e nell'insegnamento della Parola, si colloca nell'ambito dell'attività didattica origeniana. Il tomo è il terzo di 4 volumi ed è dedicato alla traduzione dei libri 14 e 15.
Gregorio, di nobile stirpe, quella degli Arsacidi, figlio di guerriero, è un convinto testimone della fede cristiana durante la persecuzione di Diocleziano. Egli è vittima di tutta una serie di torture dalle quali esce vittorioso, e con lui l'intera Armenia e le regioni circostanti. Proprio di queste regioni è il grande evangelizzatore e vescovo, grazie alla sua parola e la sua tenacia nella fede.
L’archeologia cristiana è quel settore della scienza che studia le testimonianze dei primi tempi del cristianesimo, concentrandosi sul patrimonio storico determinato dall’evento della fede in Cristo: edifici di culto, monasteri, catacombe, fonti letterarie e quanto contribuisce a conoscere la vita di una communitas che ha vissuto all’insegna del cristianesimo. L’intreccio tra queste testimonianze permette di cogliere una sinergia i cui risvolti denotano orizzonti ampi in ordine alla cultura e a quanto concerne una più attenta conoscenza del passato. Inoltre, la conoscenza di quei dati permette di cogliere elementi specifici che testimoniano una presenza, un pensiero e, spesso, un adattamento di elementi di fede allo specifico contesto locale, evidenziando d’altronde la continuità di linguaggi che certificano modalità di manifestazioni della fede.
Il Pontificium Institutum Altioris Latinitatis ha patrocinato la presente opera nella collana Flumina ex Fontibus: il flumen della cultura classica e cristiana è costituito dalla conoscenza della storia e dei documenti che la certificano; sono queste le fontes cui è doveroso attingere perché l’orizzonte in cui si sviluppa e cresce il patrimonio culturale dell’umanità non dimentichi ciò che sta all’origine o che costituisce l’asse portante di una continuità che talora si interrompe.
La "Lettera dottrinale valentiniana" fu scritta in greco attorno alla metà del II secolo dopo Cristo, ma è giunta a noi tramite Epifanio di Salamina che l'ha riportata nel suo Panarion. Essa rappresenta un vero e proprio caso: è stata fin qui quasi completamente trascurata, pur costituendo uno dei rari documenti in lingua originale relativi allo gnosticismo antico. Lo studio di Giuliano Chiapparini ricostruisce le vicende di questa lettera, ne indaga le caratteristiche e ne analizza i contenuti così da motivare la sua valorizzazione. La lettera si presenta come una rivelazione esoterica di una dottrina gnostica valentiniana molto peculiare. L'anonimo autore illustra con precisione le 'modalità' della manifestazione del sommo dio, riorientando per i propri scopi una terminologia e un bagaglio concettuale derivati dal contesto medioplatonico e soprattutto dagli scritti neotestamentari, in particolare quelli di estrazione paolina. Propone, quindi, una rilettura della dottrina di Valentino, uno dei più noti maestri gnostici del tempo, caratterizzata, pur in un contesto protologico di natura dualistica, dalla tendenza a intendere il divino sommo in maniera molto compatta; in questo modo prende le distanze da altre interpretazioni diffuse fra i seguaci di Tolomeo, continuatore di Valentino, che sembravano inopportunamente accentuare l'ipostatizzazione delle differenti 'modalità' con cui il divino si è voluto mostrare 'senza veli'.
Questo dramma in versi di Michele Di Martino, concepito con la consulenza teologica dei carmelitani Antonio M. Sicari e Fabio Silvestri, vuole offrire al lettore un'ulteriore e originale opportunità di conoscenza di Teresa d'Avila. Nel contesto scenico la protagonista ha un interlocutore diverso fino alla sesta dimora del castello: con ognuno di essi parla degli ostacoli per il suo cammino e in ogni stanza, insieme a loro, trova la "chiave" per il passaggio successivo, fino ad arrivare al centro del castello, dove l'interlocutore è il Signore, il volto di Dio che si rivela.
Liber, quem auctor in usura discipulorum conscripsit, singulis narrationibus collocutores inducit qui, curo linguam Latinam adhibeant perpolitam, vivam, fluentem, non modo tirones grammatica facile erudiunt, sed eos quoque, qui iato validas adepti sint sermonis cognitiones, ad altiores provehunt dicendi gradus, duna multa sermocinando proferunt de potioribus monumentis per saecula asservatis, quae Romae sunt, una curo viis quibus Quirites, eximii ipsarum exstructores, utebantur ad imperii regiones et provincias petendas. Agilis rerum descriptarum sfilus, qui sermo Latinus vere hodiemus dici potest, una cum docto ipsarum contextu, alumnis, in iisdem legendis, partim vero suadet maiorem ingenii communionem, ut ita dicam, inter peculiarem Urbis naturam, qua vivunt
quaque litterarum studiis dant operam, partim autem per archaeologicorum ruderum vestigia, hic descripta, eos aptis notitiis comitatur ad inquirenda aedificia, sacras aedes, loca memoratu digna, quae ad hominum vitam sive privatam, sive publicam, aut ad cultum humanitatis olim spectarunt et, quadam ex parte, hodie quoque spectant, minime, praeterea, neglectis exquisitioribus artium operibus, aut rebus notae alicuius, quae praeclaram Romae historiam informant ab eius ortu usque ad nostram aetatem.
Hoc modo, aduilescentes vel diligentem linguae subtilitatem discunt, vel argumenta varium genus, vel technicas ipsas definitiones quae, e. g., ad architecturam pertinent necnon ad lexicon sculptorum et pictorum, quorum fabriles rerum appellationes raro leguntur rariusque explicantur in operibus ab antiquis scriptoribus exaratis. His omnibus additur accurata scribendi facilitas qua singulae sententiae effictae sunt una cum frequentibus verborum quorundam interpretationibus, Italico sermone propositis, quas auctor inter sententiarum membra opportune inseruit, id est, post voces singulas, aut peculiares ab eo electas locutiones intellectu difficiliores, accentibus quoque adiunctis, quibus non pauca vocabula muniuntur, quotienscumque eorum pronuntiatus magis arduus legentibus videri potest.
Ideo, haec scriptorum collectanea, cum antiquis tum recentioribus fontibus innixa, sibi proponunt ut non modo Lyceorum alumni, sed etiam Athenaeorum auditores, funditus percipiant quanti momenti sit praeterita novisse, ad praesentia, quae vivendo experiuntur, subtilius interpretanda, siquidem litterarum Latinarum hereditatem, cum Romanorurn historia coniunctam, ad ipsorum necessitates traducere etiamnunc haud exigui lucri sit.
M.P.
Studio sul "De Trinitate" di Ilario di Poities: col suo carattere speculativo e il suo ampio respiro teologico, il testo dimostra quanto Ilario sapesse sollevarsi al di sopra della polemica per una ricerca volta all'approfondimento delle verità della fede e per una risposta il più possibile esauriente al problema religioso del suo tempo.
La preghiera cristiana per eccellenza, nell'ormai classico commento del grande scrittore alessandrino. L'alessandrino Origene è uno dei più originali Padri della Chiesa di lingua greca. Tra i suoi numerosissimi scritti figura anche il celebre Commento al Padre Nostro, nel quel l'Autore si propone di "considerare quanta potenza racchiuda la preghiera suggerita dal Signore", come egli stesso dichiara programmaticamente nell'incipit. Un testo nel quale Origene dispiega tutta la sua finissima sapienza esegetica e manifesta il suo pensiero. In particolare trova piena espressione il suo ottimismo pastorale che prevede la salvezza finale di tutti: "Il peccatore, infatti, dovunque si trovi, è terra in cui in qualche modo si trasformerà se non si pente; chi invece fa la volontà di Dio e non trasgredisce le spirituali leggi di salvezza, è cielo".