Il testo descrive il percorso di teologia e spiritualita' della cappella Redemptoris Mater" del Palazzo Apostolico nella Citta' del Vaticano. "
La pietà mariana, oltre che con preghiere, si è sempre manifestata anche con immagini e i frati Servi di Maria non costituirono eccezione: fin dalle origini, nel dedicare le loro chiese a Maria, le ornavano con bellissime immagini della Vergine, esprimendo così il loro amore per la Madre di Dio. Questo modo di intendere la devozione mariana fu denominato «via pulchritudinis». “Splendore di bellezza” è una raccolta, dalle origini al XV secolo, di alcune tra le più belle immagini, che esistevano o esistono ancora, presenti nelle Chiese dei Servi di Maria. Esse permettono di contemplare Maria, l’immagine della bellezza assoluta.
Destinatari
Studiosi dell’arte; devoti di Maria.
Autore
MARIA CECILIA VISENTIN, delle Serve di Maria Riparatrici, ha conseguito il dottorato in Teologia (specializzazione in Mariologia) al Marianum di Roma. Insegna religione in un liceo a Milano e Storia della spiritualità e dell’arte cristiana all’ISSR di Vicenza. Con le EMP ha già pubblicato il volume Bibbia e arte. Collaboratrice di Avvenire, sr. M. Cecilia si dedica prevalentemente alla ricerca storico-iconografica e pubblica studi di carattere divulgativo sui tesori letterari, artistici e musicali della pietà mariana.
Il catalogo della mostra non è solamente un utile strumento per una lettura o rilettura delle opere proposte nella quarta edizione de I colori del sacro, ma anche una sorta di «approfondimento sul fuoco» attraverso le diverse esperienze della nostra vita. Nella parte generale sul fuoco si trova l’ampio saggio di Aldo Natale Terrin, docente di storia delle religioni all’Università di Urbino, su il simbolo del fuoco nelle religioni. Segue Stefano Zuffi, storico dell’arte con Il fuoco nella storia dell’arte. Alvise Zorzi, scrittore e giornalista, ha scritto un originale e colorato testo su Il fuoco / rosso di Tiziano; Raffaele Nigro, scrittore e giornalista affronta Il fuoco nella tradizione popolare. Guido Bertolaso, responsabile della protezione civile, affronta il tema Emergenza incendi. Franco La Cecla, docente di antropologia culturale sostiene che il fuoco ha perso la sua sacralità in un articolo “Fuoco tra scienza e mito”. Antonia Arslan, infine produce una bella prosa sul tema “L’incendio di Smirne”.
Destinatari
Chi desidera conservare un documento straordinario della Rassegna, ma anche quanti vogliono conoscere nuovi artisti e nuove espressioni artistiche.
Autore
Curatori: Massimo Maggio è responsabile editoriale del Messaggero di sant'Antonio Editrice. Andrea Nante è direttore del Museo diocesano di Padova. Laura Pisanello, caporedattore della rivista Madre.
Una raccolta di approfonditi contributi che mette in luce le radici profonde e plausibili del rapporto tra poverta' e bellezza. L'accostamento bellezza e poverta'" puo' suonare una provocazione, quasi una presa di distanza da quella realta' scomoda e inquietante che viene chiamata normalmente "poverta'". Al contrario il volume mette in luce le radici profonde e plausibili di una simile connessione, vale a dire una dimensione inedita della condizione umana la cui potenzialita' e pregnanza sfuggono spesso all'uomo di questo nostro tempo che, per un verso sembra "accecato" dal benessere e, dall'altro, prostrato da un incredibile disincanto. In questa ottica il tema della bellezza si fa trasversale: esso trova luogo sia nella coscienza del povero - come spinta e aspirazione - sia in quella dell'artista - come tormentoso limite della sua creazione. "
È la prima antologia fotografica di Antonia Pozzi.
Due sono state le passioni di Antonia Pozzi: in primis la poesia (per la quale è conosciuta), quindi la fotografia. I suoi scatti possono essere considerati poesie con la macchina fotografica e hanno pari valenza qualitativa delle produzioni letterarie.
Il saggio è strutturato come segue:
Biografia di Antonia Pozzi (a cura di Onorina Dino)
Saggio introduttivo (a cura di Ludovica Pellegatta)
70 foto in bianco e nero/color seppia con relative didascalie a destra; commenti, poesie, citazioni a sinistra.
Nascosto in prospettiva raccoglie 72 immagini scattate da Giovanni Chiaramonte tra il 1980 e il 1999 lungo la penisola delle figure che è l'Italia. Chiaramonte giunge alla rappresentazione del paesaggio e alla veduta urbana dopo un lungo periodo di riflessione teoretica maturata alla fine degli anni Settanta. La sequenza Paesaggio italiano, esposta allo Studio Marconi di Milano e pubblicata con la prefazione di Arturo Carlo Quintavalle nel 1983, segna l'inizio della lunga stagione della fotografia italiana dedicata al tema del luogo e che ha la prima manifestazione collettiva in Viaggio in Italia del gennaio 1984. Scena privilegiata di millenni di storia umana, l'Italia è stata plasmata dalle diverse civiltà dell'Occidente e per questo è l'unico spazio veramente contemporaneo, quello dove i diversi tempi delle diverse culture sono presenti nello stesso luogo, generando un'infinità di centri che nell'orizzonte della visione si pongono come punti di fuga significativi e duraturi. Nella fotografia di Chiaramonte ogni forma concreta, ogni figura visibile, ogni frammento architettonico che si staglia nel profilo della penisola è parte di un labirinto, è specchio di un enigma, è immagine di una prospettiva che lo sguardo deve contemplare assorto per scoprire dopo lenta osservazione la traccia di un senso, il segno di un amore nascosto eppure sempre attivo e presente.
La storia dice che, al di là della storia, gli uomini hanno sempre cercato il paradiso e che in questa ricerca gli uomini hanno visto un al di là anche della geografia. Da quando i primi cristiani hanno adottato la Bibbia degli ebrei, e con essa il racconto su Adamo ed Eva in paradiso, il giardino dell'Eden è diventato per loro l'idilliaco ambiente primordiale di tutta l'umanità. Con una narrazione allo stesso tempo coinvolgente e rigorosa, Alessandro Scafi accompagna il lettore in un viaggio intellettuale attraverso le mappe del paradiso compilate dalle origini del cristianesimo fino ai giorni nostri, esplorando le condizioni intellettuali che hanno reso possibile nel corso dei secoli la rappresentazione del giardino dell'Eden in una carta geografica. Il lettore può così apprezzare gli sforzi dei cartografi di ogni tempo per riuscire a rendere visibile un luogo geograficamente inaccessibile eppure pensato come reale - e distante nel tempo.
È facile parlare oggi di Parco. Ma quando è nato il Parco? Quali sono i suoi confini? Quali sono state le lotte portate avanti per salvaguardare un bene di tutti? Con questa pubblicazione si vogliono portare a conoscenza del lettore le fasi legislative che hanno portato, nel 1988, all'istituzione del Parco Regionale dell'Appia Antica. Specialmente in un periodo in cui la maggiore sensibilità dimostrata dai cittadini verso l'ambiente e il rispetto nei confronti del "verde" pubblico, rende più facile parlare di queste tematiche dell'Appia Antica.
Il volto pittorico della Roma tardo antica e medievale, raramente è giunto a noi intatto; più spesso si mostra frammentato o nascosto o perduto. E tuttavia di questo patrimonio, moltissime sono ancora le tracce visibili sulle pareti di chiese e monumenti della città o i brani di dipinti e mosaici staccati che si conservano nei musei e nei loro depositi. Nel caso di contesti pittorici perduti talora ne sopravvive la memoria visiva, grazie a copie antiche (acquarelli, disegni, incisioni) e fotografie storiche. L'Atlante, di cui si presenta qui il I volume, ricrea i nessi, anche se perduti, fra le pitture murali e il loro originario assetto all'interno degli edifici, presentando una serie di percorsi visivi sulla base di planimetrie e modelli digitali 3D. Si tratta di ricostruzioni grafiche studiate per far emergere mosaici e pitture in contesti architettonici compromessi o meno, ricollocare virtualmente i dipinti staccati, raccontare i palinsesti pittorici "sfogliandoli", visualizzare le decorazioni ormai perdute, ma documentate.
Questo libro è dedicato alla pittura a Roma nel IV e V secolo, in un periodo che prende avvio alla fine del mondo antico e si sviluppa con il progressivo affermarsi del Cristianesimo. Nel volume la pittura è analizzata da tre punti di osservazione diversi: la pittura monumentale, che vede l'avvento dei grandi programmi figurativi all'interno delle nuove basiliche cristiane; la pittura profana, che contempla le ultime testimonianze prodotte dal contesto pagano e la pittura funeraria, straordinario serbatoio di immagini nascosto nelle viscere della città. L'opera, volume I del Corpus della "Pittura medievale a Roma", vuole scrivere una storia della pittura romana tardo antica e paleocristiana, studiando e organizzando tutte le opere, quelle esistenti e quelle testimoniate, della città di Roma, in un ordine cronologico plausibile. Nel volume sono schedate le pitture murali, i mosaici, ancora esistenti in gran numero e spesso ancora visibili sui muri degli edifici sacri della città. Ma sono anche recuperate tutte le tracce che questo stesso patrimonio pittorico ha lasciato nella memoria storica, nel corso dei secoli: acquerelli, disegni, copie, antiche fotografie, descnzioni, che contribuiscono in maniera sorprendente a integrare la nostra conoscenza della pittura di questi secoli.
Il volume è dedicato alla cultura figurativa che si manifesta a Roma, a partire dalla metà dell'XI secolo (quando ancora permangono tracce del recente passato ottoniano) fino alla chiusura del XII secolo, arco cronologico segnato dalla Riforma Gregoriana. Alla profonda riorganizzazione della Chiesa di questi decenni si accompagna un'intensa produzione di immagini e programmi figurativi che rispecchiano tale "renovatio", intesa come recupero e rilettura del proprio passato paleocristiano; il periodo si chiude, alla fine del XII secolo, con una nuova penetrazione bizantina. L'opera, volume I del Corpus della "Pittura medievale a Roma", vuole scrivere una storia della pittura romana medievale, studiando e organizzando tutte le opere, quelle esistenti e quelle testimoniate, della città di Roma, in un ordine cronologico plausibile. Nel volume sono schedate le pitture murali, i mosaici, le icone, ancora esistenti in gran numero e spesso ancora visibili sul muri degli edifici sacri della città. Ma sono anche recuperate tutte le tracce che questo stesso patrimonio pittorico ha lasciato nella memoria storica, nel corso dei secoli: acquerelli, disegni, copie, antiche fotografie, descrizioni, che contribuiscono in maniera sorprendente a integrare la nostra conoscenza della pittura di questi secoli.