Gustavo Zagrebelsky e Francesco Pallante argomentano per il rinnovamento di una democrazia partecipata contro le modifiche della Costituzione di cui si vorrebbero cambiare ben 47 articoli (oltre un terzo del totale) - e contro la legge elettorale. Oltre alle critiche di merito (contraddizioni, errori concettuali, complicazione del sistema), vengono messe in evidenza le forzature procedurali che hanno connotato il percorso di approvazione delle due leggi. Ne emerge un quadro tutt'altro che rassicurante: le nuove regole del gioco politico risultano essere, a giudizio degli autori, sempre più un'imposizione unilaterale basata su rapporti di forza incostituzionali leggi approvate in tutta fretta e al costo di qualunque forzatura. Il libro si chiude offrendo al lettore il confronto, articolo per articolo, del testo della Costituzione vigente con quello che scaturirebbe dalla riforma. Ciò allo scopo di offrire al t cittadino una chiara visione d'insieme del nuovo dettato costituzionale.
Prefazione di Marco Travaglio.
Questa inchiesta si propone di dissolvere le ombre che avvolgono il più importante mistero della storia repubblicana, l'assassinio di Aldo Moro. Per cogliere quell'"evidenza invisibile" segnalata da Leonardo Sciascia già nell'agosto del 1978, Paolo Cucchiarelli ci offre una ricostruzione inedita del caso Moro, fondata sull'analisi dei tanti indizi materiali che raccontano un'altra storia rispetto a quella narrata dai protagonisti della vicenda: le BR, innanzitutto, ma anche i rappresentanti dello Stato, a tutti i livelli e di ogni fazione politica. Pochi e apparentemente insignificanti granelli di sabbia depositati sui vestiti che lo statista indossava il giorno della sua morte conducono il lettore verso la definizione di una trama complessa, ma in grado di demolire il castello di bugie e contraddizioni che negli anni ha reso impossibile l'accertamento della verità, fuori e dentro le aule dei tribunali. Ciò che fino a oggi sembrava incomprensibile o caotico - le allusioni delle lettere di Moro dalla "prigione del popolo", il comportamento paradossale dei suoi carcerieri, le oscillazioni dei politici...
Il fuoco di questo volume riguarda il ruolo del cattolicesimo e della Chiesa nello scenario italiano degli ultimi anni, caratterizzato da grande instabilità politica, da molte emergenze sociali (crisi economica, immigrazione, insicurezza) e da un dibattito pubblico assai acceso sui temi della famiglia, della vita, della bioetica, del pluralismo religioso. Anche se più dispersa e disseminata di un tempo, la presenza cattolica è oggetto di grande interesse. Quanto l'Italia ha ancora bisogno dei cattolici (di una cultura ritenuta inclusiva e costruttiva) per superare la crisi morale ed economica che sta vivendo? Perché il mondo cattolico non riesce a riversare in campo politico le grandi risorse civiche che manifesta nel volontariato? Come valutare il protagonismo della Chiesa italiana nella sfera pubblica, teso a promuovere e difendere i valori "cari" ai cattolici? E che cosa sta cambiando con papa Francesco?
Qual è l'idea di Europa di Matteo Renzi? Attraverso gli scritti e i discorsi raccolti in questo libro, il segretario del Pd e Presidente del Consiglio delinea progressivamente la sua risposta. Politica fiscale, vincoli di bilancio, rilancio necessario degli investimenti, emergenza migranti, tendenze alla disgregazione, minacce allo Stato di diritto: in una stagione difficile per l'Unione, Renzi chiarisce il suo punto di vista su questioni che chiamano in causa l'identità stessa dell'Europa. Rispettare le regole per cambiarle, recuperare la solidarietà per risolvere i problemi comuni, andare oltre il rigore per un'Europa della crescita e del lavoro. Riscoprire i valori fondanti dell'Unione perché la paura e le divisioni non abbiano il sopravvento. Una visione che potrebbe restituire all'Italia un ruolo centrale in Europa.
Gianni Cervetti è un universitario nella Milano del dopoguerra che sogna di fare il medico. Ben presto però la sua passione politica lo avvicina al PCI e nel 1956 viene inviato a Mosca per studiare da quadro del partito. Sono anni decisivi tanto per la sua formazione politica e intellettuale quanto per la sua vita personale; qui comincia il lungo percorso che lo porterà a diventare, nei decenni, un grande conoscitore di cose, ambienti e personaggi russi. Nel 1961 torna a Milano e continua il suo impegno nel partito fino ad approdare nel 1975 alla segreteria nazionale con Berlinguer. In una ricostruzione vivida dei fatti salienti della sua epoca, Gianni Cervetti non solo ci restituisce il clima politico di quegli anni di speranze e disillusioni, ma ci offre personalissirni ritratti umani e aneddoti sui suoi protagonisti: da Giorgio Napolitano a Bettino Craxi, da Concetto Marchesi a Luigi Longo, Emilio Sereni, Giancarlo Pajetta, Emanuele Macaluso e molti altri.
"La Repubblica grigia" intende studiare la moralità nella Ricostruzione italiana (dal 1943-45 al 1953-55 e, in qualche caso, al 1958) attraverso l'impegno per l'educazione alla democrazia svolto dai cattolici in forme diverse. Si ricostruiscono, dunque, le iniziative di educazione popolare, di educazione dei tecnici, di educazione sociale, di educazione dei poveri, attraverso l'opera di personaggi con ruoli diversi, da Gonella a Colonnetti, da Moro a Nosengo, da La Pira e Lazzari a don Milani. Una storia che è anche un esempio di disciplinamento sociale. Il "grigio" indica un sentimento democratico umile e sereno, non retorico, in cui i diritti si intrecciano ai doveri, allo spirito di servizio. Il volume esplora un passaggio storico cruciale per la storia d'Italia: dalla Resistenza agli anni Cinquanta, la charitas cristiana si misurò, per la prima volta (almeno su scala di massa), con la scelta per la democrazia, innervando percorsi educativi e formativi differenti, ma tutti rivolti agli uomini e alle donne di ogni classe sociale. Non mancarono opportunismi e clientelismi: vi fu tuttavia, in modo preminente, una grande passione educativa democratica e sociale.
Il progetto europeo è duramente scosso nei suoi fondamenti ideali, nelle sue politiche, nelle sue istituzioni. Conati neonazionalistici, rozzi tentativi di ristabilire barriere ai confini, arroccamenti retorici nelle presunte vecchie identità - ecco quello che sotto le bandiere dell'euroscetticismo e del populismo si diffonde nei paesi dell'Unione. In questo contesto, Giorgio Napolitano continua instancabilmente a riportare il dibattito alla radice delle ragioni di un europeismo convinto. Se è importante riconoscere le difficoltà attuali del progetto europeo, infatti, non si deve cadere nella tentazione di farne tabula rasa né di cedere al catastrofismo. "Se davvero la prova suprema di vocazione e visione politica la si dà, la si dà ritentando ogni volta l'impossibile. Ebbene, quello di un'Europa sempre più unita è precisamente l'impossibile che dobbiamo ritentare con tutte le nostre forze. E se si pensa al mondo che cambia e ribolle attorno a noi, viene spontaneo chiedersi: Europa, se non ora, quando?" Il Presidente emerito raccoglie in questo volume quattro ampi interventi pubblici in diverse sedi in cui scandisce le tappe della costruzione europea, suggerendone le nuove motivazioni dettate dal cambiamento mondiale. Apre la raccolta un'introduzione in cui Napolitano ripercorre il suo cammino da posizioni distanti dall'adesione italiana al processo di integrazione a una graduale, piena identificazione con la prospettiva dell'unità dell'Europa.
Se l'Italia è una Repubblica fondata sulla bellezza, come è stato recentemente proposto in Parlamento, non c'è dubbio che l'abitudine al bello - e a un patrimonio artistico e culturale che non ha eguali nel mondo - sia il vero elemento unificante degli italiani, e come tale si rifletta nel testo della Costituzione promulgata nel 1948. Michele Ainis e Vittorio Sgarbi compongono un inedito commento letterario e illustrato alla nostra Costituzione in sedici capitoli, uno per ciascuno dei dodici princìpi fondamentali e dei quattro titoli in cui s'articola la prima parte della Carta. Un incontro che rivela la bellezza di un documento a cui contribuirono intellettuali come Croce, Marchesi, Calamandrei, capaci di esprimere, nel rigore della forma, un'altissima sensibilità letteraria. Questo "paesaggio umano e naturale", che affiora tra gli articoli e i commi della Costituzione, esprime nella forma più riuscita la corrispondenza tra il diritto e i cittadini: noi stessi, posti davanti allo specchio della legge, potremmo riconoscervi molto della nostra eredità, e scoprirci più ricchi di quanto immaginiamo. Alla bellezza del testo della Carta, testimoniata dalla sua longevità, questo libro affianca un tesoro di riferimenti, assonanze, simmetrie, tratti dalle diverse arti e ispirati ai princìpi costituzionali: suggerimenti di lettura che illuminano la vitalità e l'attualità del testo della Costituzione, un monumento da preservare come parte del nostro immenso patrimonio culturale.
Si approfondirà ancora il baratro fra i principî della Carta fondamentale e le pratiche di governo? Nella Costituzione troviamo scritti la sovranità popolare, il diritto al lavoro, alla salute, alla cultura, il precetto di orientare l'economia e la proprietà secondo il principio supremo dell'utilità sociale (cioè del bene comune). Troviamo un orizzonte dei diritti dei cittadini, non ancora pienamente attuato, per cui possiamo dire con Calamandrei che «lo Stato siamo noi». Lo Stato, non i governi. Perché i governi hanno fatto il contrario: hanno smontato lo Stato, ridotto lo spazio dei diritti, svenduto le proprietà pubbliche, anteposto il profitto delle imprese al pubblico interesse. Dobbiamo essere con lo Stato in nome della Costituzione, anche contro i governi che non la rispettino e vogliano, anzi, distorcerla con improprie manovre. Dobbiamo misurare i drammi dell'economia sul metro della Costituzione, cercarvi soluzioni rivolte al bene comune, principio supremo che informa ogni sua parola.
L'idea di socialismo aveva animato grandi conquiste sociali e politiche. Aveva mostrato che lottare è giusto, che cambiare è possibile. Poi le tragedie del comunismo l'avevano offuscata, e il benessere del capitalismo aveva surclassato le sue più rosee aspettative. Lo scenario del capitalismo contemporaneo ci ha bruscamente risvegliati dalle nostre confortevoli illusioni. La realtà del mondo neoliberista è fatta di stridente disuguaglianza economica, sfacciato sfruttamento del lavoro, illimitata precarizzazione delle esistenze. In queste pagine Axel Honneth, uno dei maggiori filosofi contemporanei, erede principale della prestigiosa Scuola di Francoforte, torna a fare i conti con l'idea di socialismo restituendocene una lettura nitida e coraggiosa, rigorosa e attualissima. Honneth la libera anzitutto dai suoi retaggi ottocenteschi, dai suoi legami con un mondo industriale tramontato, dai suoi debiti verso una mitologia della storia fatta di leggi infallibili e infondato ottimismo. E la cala nel nostro mondo, la mette a confronto con la complessità del nostro tempo, la fa dialogare con le leggi di un mercato che non demonizza ma anzi indica come inedito vettore di emancipazione. Soprattutto, Axel Honneth riporta l'idea di socialismo al suo nocciolo più antico e più urgente, quello di una libertà che si realizza nell'appartenenza e nel riconoscimento di tutti e di ciascuno. In una parola, il nocciolo di una libertà che fa rima con solidarietà.
Ha fatto sembrare i politici tradizionali dei matusalemme. Ha schiacciato e spedito nel reparto delle anticaglie i tentativi di nuovo centrodestra destinati a diventare flop. Ha annichilito gli avversari parlando in modo chiaro e concreto. Tutto nel volgere di pochi mesi, con un succedersi di blitz, di guerre lampo senza paragoni in Italia. "Sono in estasi davanti alla sua energia" ha detto di lui Marine Le Pen. "È un uomo estremamente coraggioso e può andare al governo." L'avanzata fulminea di Matteo Salvini ha sorpreso tutti, eppure la sua storia con la Lega è cominciata quando era ancora un ragazzino, nella Milano degli anni Ottanta. È una storia profondamente intrecciata alla scoperta di una politica fatta tra la gente e per la gente, a partire dai chilometri in bicicletta per attaccare i manifesti elettorali, passando per i microfoni di Radio Padania e il Parlamento europeo, fino alla nomina a segretario federale della Lega, che lo ha fatto diventare uno dei personaggi chiave della scena politica italiana.