Da venticinque anni, a partire dalla Germania, si è diffusa nel mondo la phìlosophische praxis: un tentativo di valorizzare, con modalità nuove, la dimensione pratica che ogni filosofia ha da sempre implicato. Il movimento ha aperto prospettive, suscitato polemiche, prodotto iniziative. In occasione del III convegno mondiale, a Firenze nell'estate del 2008, alcuni dei maggiori protagonisti italiani hanno raccolto in questo volume collettivo la sintesi dei loro contributi di ricerca e di esperienza: per raccontare con chiarezza e concretezza (anche, in lingua inglese , ai colleghi stranieri) come da alcuni di loro sono state, negli ultimi dieci anni, capite e sperimentate la consulenza filosofìca e altre pratiche fìlosofiche.
Filosofo senza aver mai studiato i grandi pensatori del passato, allievo prediletto, e poi controverso, di Bertrand Russell, eremita in Norvegia, maestro elementare, architetto, avarissimo di scritti (un solo libro pubblicato in vita), Ludwig Wittgenstein è senza dubbio una delle figure intellettuali più singolari e affascinanti del Novecento.
Penetrare il suo pensiero è impresa ardua, che ha impegnato molti interpreti e critici. Ancora più ardua è la scommessa di spiegarne e chiarirne i rudimenti in un’introduzione di base comprensibile anche al lettore non specialistico. Una scommessa senz’altro vinta da Ray Monk in questa breve e puntuale ‘guida alla lettura’ del pensiero del grande filosofo austriaco.
Filosofo a sua volta, esperto di filosofia analitica e autore di quella che è diventata la biografia di riferimento su Wittgenstein, Monk riesce qui a conciliare il rigore filologico, proponendo e commentando in ordine cronologico brani rilevanti degli scritti di Wittgenstein, con il racconto di aneddoti gustosi e illuminanti tratti dalla movimentata, particolarissima vita del personaggio. In questo modo, acquistano risalto le linee fondamentali del percorso di Wittgenstein, partito da un’intuizione che andava decisamente controcorrente rispetto al dibattito a lui contemporaneo. La filosofia, egli affermava, non è una scienza, ma un’attività. Lungi dall’inseguirne le regole e le leggi assolute, lungi dal cercarne il linguaggio perfetto che la codifichi in modo incontrovertibile, la filosofia è un’esperienza di vita, che deve essere affrontata e compresa come si affronta e si comprende una persona, un brano musicale, una poesia.
Un approccio rivoluzionario, che la felice mano di Monk chiarisce e avvicina in questo eccezionale ‘faccia a faccia’ con una delle menti più interessanti e particolari del nostro tempo.
Ray Monk, professore di filosofia all’Università di Southampton, si occupa in particolare di filosofia della matematica, della storia della filosofia analitica, degli aspetti filosofici della scrittura biografica. Alla figura di Wittgenstein ha dedicato anche il libro Ludwig Wittgenstein. Il dovere del genio, apparso in traduzione italiana nel 2000.
Fantasma, ricordo, sogno, mito, romanzo. Tante sono le espressioni che definiscono l'immaginario dell'uomo o di una cultura. Individuale o collettivo, il concetto di immaginario è affrontato in modo ambivalente, sia come origine dei mali, sia come fonte di arricchimento. Mescolando diverse discipline - psicanalisi, letteratura, antropologia culturale, sociologia dei media - questo saggio propone un'analisi filosofica su ciò che ci allontana dall'immediato, che ci permette di pensare quando la ragione non basta più, offrendoci un nuovo orizzonte: l'immaginario.
È dai tempi delle parole di Platone sul ruolo dei poeti che l'arte è al centro dell'attenzione dei filosofi. Questa sistematica introduzione alla filosofia dell'arte considera le riflessioni che da Platone, Kant, Hegel, giungono fino ad Adorno, Heidegger, Gadamer e Goodman e s'interroga su quale valore e funzione abbia l'esperienza artistica per l'uomo. Il volume illustra i principali temi e concetti che hanno contribuito a definire nella storia l'espressione artistica e in particolare i confini di quel peculiare processo di comunicazione che ha luogo solo grazie all'arte. Georg Bertram risponde a quesiti centrali: che cos'è l'arte? quando vi è arte? qual è il valore dell'arte per l'uomo? E invita il lettore a partecipare con lui nella riflessione.
La parola "anima", nell'attraversare i più svariati sistemi di pensiero, genera una serie di equivoci in cui si nascondono vertiginose variazioni di significato. Percorrendole è possibile scorgere gli spostamenti di volumi di senso e le migrazioni linguistiche da cui dipendono le epoche storiche e gli scenari da esse dischiusi. L'analisi di Galimberti muove da Platone, che gioca l'anima su un doppio registro, coniugandola da un lato con la costruzione della ragione e il governo di sé, dall'altro con l'abisso della follia e la dissoluzione dell'individuo. Da allora in poi questi due registri non hanno cessato di condizionare la costruzione dei saperi.
Che rapporti abbiamo con le idee? Non siamo forse capaci di vivere, uccidere o morire per un'idea? Le nostre menti sono totalmente asservite alle idee consolidate? Non possiamo permettere alle idee di ridurci in schiavitù, ma possiamo resistere alle idee solo mediante altre idee. Nel quarto volume del suo Metodo, Morin considera la conoscenza dal punto di vista delle condizioni sociali e culturali che presiedono alla sua formazione, fornendo un'agile introduzione al mondo delle credenze e delle idee.
I greci ci hanno tramandato una cosa che non può essere completamente detta se non nella loro lingua: logos. Significa allo stesso tempo parola, argomentazione, giudizio, ordine e, in ultima analisi, logica. Attorno a questa articolazione si è cristallizzata quella che da allora chiamiamo la Ragione (occidentale). E con altrettanta evidenza si è fissato in noi il principio che fa coincidere l'atto del parlare con il dire e il dire con il dire qualcosa. Tutto il destino della parola si gioca a partire da questo elemento: la parola deve sempre mantenere una corrispondenza uno a uno con un concetto. «Chiediamoci: quali risorse della parola si sono perse, disdegnate o lasciate incolte? Quali riserve, quali giacimenti rinvenibili in altre culture abbiamo negligentemente lasciati inesplorati?»
Attraverso il dialogo con altri pensatori e la riflessione su concetti chiave della filosofia occidentale, Severino offre a tutti la sua visione del destino di gioia" che attende l'uomo. "
Con testo tedesco a fronte, il testo costituisce l'opera principale del filosofo e scienziato tedesco Johannes Nikolaus Tetens (1736-1807), e si articolano in quattordici indagini filosofico-psicologiche sull'anima umana e le sue funzioni.
Con questo testo, Bernhard Waldenfels intende offrire al pubblico una via d'accesso facilitata a quello che può essere considerato il suo monumentale sforzo rivolto, nel corso dell'ultimo ventennio, all'indagine del fenomeno dell'estraneo. Questa sorta di introduzione al suo pensiero può rivelarsi, pertanto, utile soprattutto al lettore italiano, il quale troverà in essa un agevole strumento per avvicinarsi e familiarizzare con l'avvincente prospettiva di una filosofia che considera l'estraneità non un momento meramente accessorio dell'esperienza, bensì il suo carattere costitutivo.
Fra i temi oggi al centro della filosofia politica e morale è la questione delle fonti della normatività. Durante il XX secolo, l'idea moderna che la validità di asserzioni e norme derivi dal loro soddisfare principi indipendenti da tutti i contesti locali e storici ha subito attacchi da due fronti: a partire dalla tesi della parzialità di ogni traduzione e a partire dalla tesi della costituzione intersoggettiva del soggetto. L'universalismo moderno è stato difeso da questi due attacchi in larga misura ripiegando su una linea a vario titolo definibile come proceduralista: universali le procedure scientifiche e della decisione normativa, culturalmente specifici i contenuti di cui queste procedure si riempiono. Ferrara tenta una strategia completamente diversa per mostrare come sia possibile trascendere la particolarità dei contesti senza violare le nostre intuizioni pluralistiche: una strategia centrata sull'universalismo esemplare del giudizio. Se per lungo tempo l'esemplarità è stata assegnata al dominio dell'estetica, questo libro esplora ambiti del nostro orizzonte filosofico in cui l'idea di esemplarità può essere di aiuto, soprattutto alcuni riconducibili alla politica. Ferrara delinea una concezione della validità esemplare pensata per i dilemmi contemporanei e la applica a temi filosofici che includono la ragione pubblica, i diritti umani, il male radicale, la sovranità, il repubblicanesimo, l'identità europea e la religione nella sfera pubblica.
Il saggio "Forma e contenuto2 riprende una serie di lezioni tenute da Schlick a Londra nel 1932, e può essere considerato la più organica esposizione della teoria della conoscenza elaborata dal filosofo in quegli anni. È un testo assai elegante e chiaro che pone l'accento fin dal titolo su una distinzione tipica della filosofìa neopositivistica: Schlick sostiene la tesi della radicale inconoscibilità e inesprimibìlità del contenuto intuitivamente esperibile e dell'impossibilità di cogliere la natura qualitativa delle cose. L'unica conoscenza effettivamente possibile è quella relativa ai rapporti strutturali tra i fenomeni offertaci dal sapere scientifico. Il libro è completato da due brevi scritti, di respiro più schiettamente speculativo, che danno conto di due aspetti molto importanti dell'empirismo logico: il primo, della polemica con l'interpretazione neokantiana e cassireriana della teoria della relatività; il secondo, della critica alla concezione husserliana e fenomenologica dell'apriori materiale e al bergsonismo.