Matteo Ricci (Macerata 1552-Pechino 1610), esperto nelle scienze, come nelle lettere, sinologo, cartografo e matematico, dopo essere ordinato sacerdote nella compagnia di Gesù in India, nel 1582 parte per una missione verso Macao. Uomo onnisciente e profondo conoscitore del Rinascimento europeo, favorisce la relazione tra le due civiltà più importanti della storia del tempo: l'Europa cristiana, impregnata di Umanesimo e di Rinascimento, e la Cina, sotto la Dinastia dei Ming. Porta avanti con tenacia questo incontro di culture, che si estende, in particolare, a temi di astronomia, costumi, governo, principi etici e verità rivelata. Prefazione di Luigi Lacchè. Postfazione di Dario Grandoni.
Nella Brianza di metà ‘800, una compagnia di giovani si riunisce mossa dal desiderio di fare vita comune e vivere la fede con uno spirito nuovo. Umili contadini, falegnami, calzolai, si ritrovano per pregare la sera, fare gite nei boschi vicino al paese, o spingersi più lontano con qualche pellegrinaggio.
Sono ben visti dalla popolazione, che li loda per il loro comportamento virtuoso e li chiama “Frati”, ma non da alcuni preti, che li ritengono insubordinati e presuntosi: pur di far terminare quest’esperienza, li denunciano al governo austriaco come membri di una società segreta. Le porte del carcere si aprono.
Questo libro ripercorre le vicende della Compagnia dei Frati di Bovisio, inserendole nel contesto economico, sociale, religioso e politico della Brianza della Restaurazione. Sul promotore della Compagnia, il Beato “padre” Luigi Monti, si è scritto molto, ma i suoi anni giovanili e quest’esperienza comunitaria sono finora rimasti poco esplorati: è il momento di valorizzarla.
Quarta di copertina
«…si presentò la gendarmeria alla locale autorità ecclesiastica (giacché presso il governo austriaco valeva più questa che quella del Capo Comune) e, saputo dove e quando tenevamo le nostre riunioni, giunse inaspettata al nostro ricovero intimandoci l’arresto in massa.
[…] Corse la voce in paese che menavano via i frati ed allora la gente corse con forche e bastoni per impedire tale sfratto, gridando che si dovevano condur via i ladri e colpevoli e non i galantuomini».
Biografia dell'autore
Olmo Guagnetti (1995) è laureato in Scienze Storiche all’Università degli Studi di Milano, e specializzato in Storia Medievale. Ha lavorato presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, nell’ambito del public engagement e dei progetti europei. Ora è Communication & Dissemination Officer presso Airi – Associazione Italiana per la Ricerca Industriale, lavorando a progetti europei e nazionali per l’innovazione industriale sostenibile.
Simile a un dio mi sembra quell'uomo che siede davanti a te, e da vicino ti ascolta mentre tu parli con dolcezza e con incanto sorridi. E questo fa sobbalzare il mio cuore nel petto. Se appena ti vedo, subito non posso più parlare, la lingua si spezza, un fuoco leggero sotto la pelle mi corre, nulla vedo con gli occhi e le orecchie mi rombano, un sudore freddo mi pervade, un tremore tutta mi scuote: sono più verde dell'erba; e poco lontana mi sento dall'essere morta. Ma tutto si può sopportare... Saffo (fr. 31 V.) Arrivano da un passato remotissimo e sono giunti fino a noi sopravvivendo a catastrofi storiche immani, quali la fine della civiltà antica e i secoli bui del medioevo. Sono i classici della tradizione greca e latina, autentiche pietre miliari della cultura occidentale come la conosciamo oggi, opere che hanno plasmato la nostra immaginazione per millenni. Con l'usata maestria, Piero Boitani si affida al piacere del proprio gusto personale e sceglie fior da fiore per indurci a godere del fascino intatto e della radiosa forza di suggestione dei capolavori antichi. Un viaggio da vertigine, accompagnato da un ricco corredo di immagini, che muove dalla Grecia dell'epica omerica di Achille e Ulisse, della tragedia e dell'invenzione della storia, per approdare poi a Roma, al suo prezioso lascito letterario reso eterno da opere come l'Eneide di Virgilio e le Metamorfosi di Ovidio. Marco Aurelio esortava a «vivere con gli dèi», adattando sé stessi alla sorte assegnata. Sulle orme dell'imperatore filosofo, si potrebbe dire «vivi con i classici!» e la vita ti parrà lieve.
Il rapido sviluppo della Cina avvenuto negli ultimi decenni ha avuto effetti significativi su molti fronti, dalle relazioni internazionali alla tecnologia, dal commercio alla salute globale, dal mondo accademico al cambiamento climatico. Tuttavia, la Repubblica popolare continua ad avere un potere limitato a livello internazionale, mentre la sua crescita economica suscita forte preoccupazione nella società civile occidentale. Con uno stile chiaro e accessibile, il volume esamina le implicazioni internazionali dell'ascesa della Cina e le sfide che pone sia all'ordine liberale occidentale sponsorizzato dagli Stati Uniti sia agli stessi leader comunisti cinesi; offre così gli strumenti per comprendere il tumulto politico e mediatico che la circonda, le cause di questa situazione e le sue possibili evoluzioni future. Il Paese del Dragone sta senz'altro contribuendo alla formazione di un ordine mondiale multipolare, ma è necessario riflettere anche sulle difficoltà del mondo occidentale nel gestire questo nuovo scenario.
Ogni volta che la politica italiana affronta tematiche sensibili a proposito dell'etica personale, familiare, sociale e a proposito della cultura nel nostro Paese, il dialogo con la Chiesa cattolica è inevitabile e indispensabile. Ma l'Italia, da questo punto di vista, è un caso davvero unico: essa ospita, nel cuore della sua capitale, un piccolo Stato di enorme importanza internazionale: la Città del Vaticano e il Sommo Pontefice, che è il punto di riferimento per milioni di cattolici. Questo libro, opera di uno dei più esperti giornalisti italiani nel campo della politica e delle istituzioni, racconta al lettore le svolte, in certi momenti drammatiche, di questo impegnativo rapporto. Il rispetto, il dialogo, l'aperta collaborazione per il bene comune non sono venuti mai meno, ma non tutti i Governi, non tutti i Parlamenti e non tutti gli inquilini del Quirinale hanno avuto sempre lo stesso tipo di confronto. E alcune stagioni sono state particolarmente difficili: i referendum sul divorzio e sull'aborto, gli anni del terrorismo, il dibattito sulla famiglia, sull'immigrazione, sulle grandi scelte morali. Una storia affascinante, che ci riguarda tutti e che continua ancora oggi, perché il rapporto tra le due sponde del Tevere è parte integrante della storia della Repubblica.
Sono trascorsi quarant'anni da quando il figlio del fabbro di Dovia ha mosso i primi passi in politica; quasi venti da quando ha impugnato lo scettro del potere; poche settimane da quando ha annunciato agli italiani che il destino batte l'ora della guerra. Proprio adesso, alla fine di giugno del 1940, quel destino offre al Duce un segno, forse un presagio: Italo Balbo, il condottiero della Milizia, il maresciallo dell'aria celebre in tutto il mondo, viene abbattuto in volo dal fuoco amico. Ma non c'è più tempo per volgersi indietro. Affinché la Storia metta in scena l'immane tragedia della guerra, ciascuno deve interpretare la sua parte. Come il generale Mario Roatta, feroce pianificatore di rappresaglie e capo di un esercito spaventosamente impreparato. Come Galeazzo Ciano, ossessionato dall'idea di dominare il Mediterraneo; Edda, pronta a unirsi alla Croce rossa per avere la sua prima linea; Clara Petacci, che stringe tra le braccia un uomo sempre più simile a un fantasma; Amerigo Dùmini, l'assassino di Matteotti, che ha prosperato ricattando quel fantasma. Come una generazione intera di soldati tra cui l'alpino Mario Rigoni Stern, arruolatosi volontario, che nel gelo del fronte russo apre gli occhi sulla natura del dramma a cui partecipa, o il maggiore Paolo Caccia Dominioni, che deve guidare il suo reparto nelle sabbie della tragica battaglia di El Alamein; e una generazione intera di gerarchi tra cui Dino Grandi, sempre più insofferenti verso il Duce. E infine c'è lui, Benito Mussolini, ancora convinto di poter bilanciare in Europa le brame conquistatrici di Hitler ma in realtà pronto a scodinzolare al fianco della tigre tedesca come un patetico sciacallo. A questo quarto pannello della sua epopea letteraria e civile Scurati affida il gigantesco affresco dell'Italia fascista sui fronti del secondo conflitto mondiale, degli errori, degli orrori e dell'eroismo ancora possibile per uomini e donne reduci da vent'anni di dittatura. E tratteggia il ritratto al nero di un uomo di fronte al destino che ha plasmato per sé e per un'intera nazione, solo all'incrocio tra il parallelo del crepuscolo e un meridiano di sangue.
Nel 1848 la rivoluzione cominciò a Palermo e si diffuse subito in tutta Europa. Folle enormi si radunarono in nome della democrazia e dell'indipendenza nazionale in un flusso inarrestabile che cancellò, in pochi mesi, l'ordine politico che reggeva il continente dalla sconfitta di Napoleone. Alcuni governanti si arresero subito, altri combatterono aspramente, ma ovunque si fecero strada nuovi politici, nuove convinzioni e nuove speranze, portando a cambiamenti significativi e duraturi che continuano a plasmare il nostro mondo: il ruolo delle donne nella società, la fine della schiavitù, il diritto al lavoro, l'indipendenza nazionale e l'emancipazione degli ebrei. Christopher Clark, il grande storico autore del bestseller mondiale "I sonnambuli", descrive il 1848 come la «camera di collisione al centro del XIX secolo». Frutto di una ricerca meticolosa, elegantemente scritto e ricco di descrizioni di figure carismatiche, questo libro offre una nuova interpretazione del 1848. Clark, infatti, evoca questo incredibile fermento di idee nuove, ma anche la serie sempre più spietata ed efficace di contrattacchi lanciati dagli antichi regimi. Nonostante la sconfitta, gli esuli diffusero le idee del 1848 in tutto il mondo e dalle macerie emerse un'Europa nuova e molto diversa.
Che cosa sappiamo di Sparta? Città guerriera, popolata di eroi programmati per combattere a difesa della patria senza temere la morte. Società dove il singolo non conta di fronte alla comunità. Sparta è la pólis severa che senza pietà elimina i bambini imperfetti e sottopone i superstiti a un addestramento durissimo. Soprattutto, Sparta è l'antitesi di Atene: se questa è la culla della democrazia, della filosofia, della poesia, della libertà, Sparta è la roccaforte dell'oligarchia, città senza cultura, austera ed essenziale. Ma è davvero così? Questo libro prova ad andare oltre lo stereotipo. Scopriremo che la vulgata sulla soppressione dei bambini è probabilmente un falso; che l'educazione spartana non era poi così diversa dall'educazione impartita ai ragazzi nelle altre città di Grecia; che vivere a Sparta non significava votarsi solo alla guerra e all'addestramento militare; che in città si apprezzavano motti di spirito, musica, feste; che le donne avevano più libertà e più diritti rispetto alle altre donne greche. Insomma, scopriremo perché la città «amabile» e «divina» - per citare Omero - ha lasciato segni indelebili nella storia e nella cultura del mondo greco.
In molti scritti sulla Resistenza sono indicati come autori di attacchi ai tedeschi o vittime dei loro rastrellamenti 'i partigiani', senza altra specificazione. Ma in gran parte dei casi si trattò di partigiani comunisti, la cui connotazione politica in seguito è rimasta spesso sotto traccia. Nel dopoguerra fu il loro stesso partito a inglobarli nella sua visione della guerra di Liberazione come 'guerra di popolo' combattuta da un ampio fronte antifascista quasi indifferenziato. E questo è accaduto ancora di più dopo il crollo dell'URSS, quando la forte impronta comunista sulla lotta armata antitedesca apparve una macchia capace di cancellarne i meriti. Questo non è un libro di semplice rivendicazione di quei meriti. Ne illustra alcuni, tra cui soprattutto la creazione dal nulla del nucleo essenziale dell'?esercito partigiano', le Brigate Garibaldi, opera di pochi militanti, capaci però di attrarre tanti volontari disposti a battersi contro i nazifascisti. Accanto alle loro imprese ne vanno però considerati anche i limiti, riconducibili agli obiettivi politici del loro gruppo dirigente, deciso ad attribuirgli, nonostante il loro carattere guerrigliero, compiti di un vero esercito regolare capace di presidiare vaste 'zone libere'. Ma dopo le dure prove dell'ultimo inverno di guerra, le formazioni comuniste diedero il principale contributo alla liberazione delle città del Nord prima dell'arrivo degli Alleati, importante obiettivo simbolico condiviso da tutte le forze della Resistenza. Un libro né encomiastico, né denigratorio, dove predominano i chiaroscuri, quanto mai presenti nella storia della transizione italiana verso la democrazia.
Un'analisi dell'evoluzione non soltanto dell'atteggiamento dei giornali cattolici verso la fondazione del PPI (che gradualmente aderirono anch'essi all'idea di una partecipazione dei cattolici alla politica), ma anche dell'impatto che la progettualità di Sturzo ebbe su questa stampa: la tradizione politica cattolica andava innovata nelle sue forme per adattarsi ai tempi, ma senza compromettere la sostanza etico-religiosa. Una parte pur minoritaria della stampa cattolica di orientamento liberale conservatore si rese conto delle radici profonde della riflessione. Importante è stato il nesso storico fra società politica (lo Stato) e società religiosa (la Chiesa), dalla cui dialettica può risultare lo spazio di esistenza della società civile.
24 marzo del 1944, Seconda guerra mondiale, in un paesino della Polonia, Markowa, viene uccisa una intera famiglia: padre, madre, sei bambini e un piccolo ancora nel grembo della mamma. Nove persone soppresse in pochi minuti, “colpevoli”, secondo i nazisti tedeschi, di avere dato ospitalità a otto ebrei, che vengono massacrati con loro. È la storia della famiglia Ulma, giusti tra le nazioni e beati per la Chiesa. Sono stati riconosciuti tutti “martiri”, compresi i bambini e, per la prima volta nella storia, anche il nascituro. Un gesto, il loro, compiuto per amore, come quello del Buon Samaritano del Vangelo.
Con le scoperte portoghesi del XV secolo, il mondo atlantico si trasforma, progressivamente, nel luogo in cui Europa, Africa e America s'incontrano e costruiscono le loro relazioni asimmetriche. Questa convergenza senza precedenti dà origine a diversi fenomeni: il colonialismo, lo sviluppo economico e commerciale, ma anche significative migrazioni, volontarie o forzate, e la formazione di scambi inediti. L'Atlantico diventa così uno spazio unico di circolazione, di commerci e interazioni, sia pacifiche che violente. Questo libro offre un quadro completo delle trasformazioni avvenute nel mondo atlantico nei quattro secoli successivi alle scoperte portoghesi, fino ai movimenti rivoluzionari della fine del XVIII secolo, e illustra il formarsi e l'evolversi di una nuova identità.