«Quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti». È Paolo di Tarso, nella celeberrima Prima Lettera ai Corinzi, a fare la diagnosi sui "folli di Dio" e, quindi, sulla "follia di Dio". Appare conseguente, infatti, che, se Dio chiede di essere seguito dai folli, è Egli stesso un folle. Subito, però, va definito il significato del termine. Fin dagli albori, la Chiesa li ha chiamati "folli in Cristo". Strani personaggi che si mostravano bizzarri, autolesionisti, pazzi, per ricondurre gli uomini alla "follia della Croce", per essere eco della parola di Dio non con un linguaggio sapiente, ma con l'efficacia dell'esempio, con lo smascheramento dei difetti umani, con l'ironia verso atteggiamenti, pensieri e azioni che si pretendevano sensati o devoti, ma che in realtà lasciavano grande spazio alla doppiezza. Dagli eremiti del deserto dei primi secoli cristiani, passando per gli asceti del Medioevo tormentati dall'ossessione per il peccato e il demonio, fino ai mistici delle epoche recenti, lo psichiatra Vittorino Andreoli si addentra nell'analisi di questa "strana follia" attraverso un excursus storico-letterario di grande fascino, fondato sulle fonti più accreditate. La domanda provocatoria che attraversa tutto il libro è: ma allora si può parlare di un Dio insensato? Chissà? ...si interroga l'autore, forse quest'antica sana follia è una demenza lucida di cui questi nostri tempi barbari hanno assoluto bisogno. Perché occorre perdersi per ritrovarsi. E la follia cristiana ci dà una lezione di rigore e leggerezza, ci insegna a capire che dietro un gesto bizzarro può nascondersi un tesoro di straordinaria saggezza.
Se a trucidare i cristiani è Nerone, o Galerio, o Diocleziano, figure da sempre "maledette", ci sta tutto, come si dice. Ma quando il persecutore si chiama Marco Aurelio, uno spirito fra i più alti dell'antichità (i "Pensieri" sono ancora un best-seller), allora è diverso. Siamo nel giallo,;nel mistero. Eppure gli storici ce lo dicono chiaro, e le fonti idem. Sqtto il penultimo degli Antonini si registra una serie di repressioni sanguinose dei cristiani che se per violenza non hanno niente da "invidiare" alle altre persecuzioni romane, in più va loro ascritto il primato della durata complessiva: ben 15 anni, dal 165 al 180. Come ha potuto l'imperatore filosofo, l'autore di un "diario spirituale" per certi versi così affine al cristianesimo, rendersi responsabile di quelle stragi e di quel sangue? È un paradosso, un enigma. Questo libro cerca di spiegarlo, mettendo a confronto il "carnefice" e le vittime, Marco Aurelio e i suoi martiri. In una serie di medaglioni che attorniano un più dettagliato ritratto: in cerchio le morti eroiche dei caduti per la fede, al centro il percorso umano, filosofico e politico di Marco Aurelio. Per capire cosa è veramente successo, e perché.
San Filippo Neri e l'Oratorio di Napoli, un rapporto complicato e affascinante. Attraverso lo studio dei documenti originali e dei testi più significativi, questo libro racconta la nascita e la vita dell'Oratorio di Napoli, tracciando le fila ,di un'intricata vicenda che ha visto contrapporsi fin dall'inizio le idee del Santo fondatore e quelle dei suoi confratelli. La storia dell'Oratorio partenopeo, la diatriba sulla sua autonomia rispetto alla Casa di Roma, la ricerca di una regola di vita comune alle case filippine, sono le tappe di una vicenda che si è protratta fino alla soppressione degli ordini e delle corporazioni religiose operata dai Savoia nel 1866, e di cui rimangono ancora testimonianze come la chiesa barocca dei girolamini.
Il presente Compendio, sia pur in termini concisi, si propone di offrire un quadro sintetico ed il più dettagliato possibile dell'argomento, troppo spesso affrontato in maniera rapida e superficiale, stuzzicando la lettura attraverso tematiche generalmente abbandonate o frutto di una elaborazione prolissa e per soli "addetti ai lavori". Di particolare rilevanza le tavole sinottiche di riepilogo che tentano di riassumere in forma schematica i temi della trattazione.
Una biografia essenziale del ":Papa Buono":, un invito a proseguire e ad approfondire la conoscenza di una figura fondamentale del Ventesimo secolo. Abbondante l'apparato fotografico.
L'autore ricostruisce la vicenda dei primi cinquant'anni del movimento pentecostale in Italia dall'arrivo dei primi italiani, migranti di ritorno dagli Stati Uniti, fino alle durissime persecuzioni patite dai pentecostali durante il fascismo anche a causa della famigerata circolare Buffarini Guidi che segnò una sistematica e violenta discriminazione. Gli effetti di quella circolare ministeriale si protrassero incredibilmente anche nel primo decennio della Repubblica italiana, dimostrando di essere più forti degli stessi diritti sanciti dalla Costituzione. Una vicenda grave e dolorosa nella quale emergono storie e figure di una resistenza religiosa esemplare che affronta aggressioni fisiche, arresti, carcerazioni e confino senza perdere la fede in una possibile e desiderata convivenza pacifica. Con una prefazione di Walter J. Hollenweger, professore di Teologia nell'Università di Birmingham.
Lia Cerrito, Missionaria del Vangelo, ha incarnato il carisma vocazionale dell'Istituto ed è stata una donna ed una testimone dalla proteiforme attività, piena di idee, di progetti da realizzare e di tanti realizzati, ricca di fantasia, capace di sognare ma al tempo stesso di essere straordinariamente aderente alla vita di ogni giorno, calata del tutto nel mondo, pur non appartenendo al mondo. Le sue giornate erano intense, materialmente e spiritualmente, come stanno a testimoniare i suoi scritti editi ed inediti, le sue agende, i suoi appunti. Lia Cerrito ha espresso in pieno nella Chiesa del XX secolo il "genio femminile": lo aveva come dono, così come aveva come dono la "cultura del progetto", quel guardare sempre avanti con ottimismo, nonostante le tante difficoltà oggettive che ogni progetto si portava dietro, perché continuamente proiettata sul mistero Pasquale. Era al contempo una donna semplice, affascinata dal messaggio di Francesco d'Assisi, conquistata dalla "povertà evangelica" su cui tornerà molto spesso nei suoi scritti come riflessione personale e come riflessione da donare agli altri. Qui si presentano sinteticamente le vicende di una consacrata che ha vissuto nel secolo la sua esperienza vocazionale e che ha fatto della Parola il suo centro assoluto e indiscusso.
I cardinali che si raccontano in questo libro sono l'esempio della Chiesa di Francesco che va dalle periferie esistenziali per realizzare il progetto del Signor. Sono uomini che mettono al primo posto gli scarti di questa società sempre più liquida, seguendo l'esempio del Santo Padre.
La storia del dossier Viganò, e di tutto quello che ne è seguito, per me è cominciata un mattino di fine luglio. Un amico mi telefonò, chiedendomi se avessi letto un articolo, su un sito paravaticano, legatissimo alla Segreteria di Stato, sulla vicenda d McCarrick, il cardinale accusato dalla giustizia laica di abusi su un minore, molti anni fa; e di conseguenza punito dal Vaticano, che gli ha tolto la berretta cardinalizia, e lo ha mandato a fare vita ritirata, preghiera e penitenza. Dopo anni in cui aveva viaggiato, a destra e sinistra a fare l’ambasciatore non ufficiale. Non l’avevo letto; l’amico mi anticipò: ti chiamerà mons. Viganò, è indignato per le allusioni che si fanno ai due nunzi che l’hanno preceduto, e che sono morti, e non possono più parlare; e per quelle verso Benedetto XVI, che McCarrick l’aveva punito. Carlo Maria Viganò l’avevo incontrato qualche volta, in eventi sociali; una conoscenza, niente di più. L’amico mi disse che mons. Viganò seguiva Stilum Curiae, e gli sembrava che potessi essere la persona adatta, per la libertà con cui tratto le cose di Chiesa, per fare un’intervista. Perché no? Risposi. E in effetti un paio di giorni più tardi mi chiamò l’ex Nunzio negli Usa....
Un guizzo di pazzia attraversa la vita di Francesco di Assisi. La sua pazzia inquieta i contemporanei e anche noi. Inquietante è soprattutto il suo desiderio di oltrepassare, disarmato, le linee crociate per chiedere ospitalità ad al-Malik, il saggio e cortese Sultano d'Egitto. Ma Francesco non ottiene la conversione di al-Malik, né la corona del martirio. Questo esito inconcludente disorienta i suoi biografi: c'è forse una perfezione differente dal martirio? Orientando l'analisi sul significato attribuito all'evento dai testimoni diretti e dagli interpreti delle epoche successive, è l'antropologia dell'ospite disposto a lasciarsi trasformare dall'accoglienza altrui che l'autore intende verificare nell'esperienza di Damietta. Francesco non si reca in visita al Sultano per cambiare l'altro, ma per cambiare se stesso. È questa, dunque, la novità dell'evento di Damietta? È questa la novità di questo "pazzo per Dio"?
Due sono i protagonisti di questo libro: il cardinale castigliano Gil Albornoz e l’Italia, in cui il cardinale fu inviato dai papi di Avignone dal 1353 al 1367.
In quegli anni Albornoz assunse il ruolo di indiscusso protagonista nella storia politica e militare e seppe riorganizzare profondamente lo Stato della Chiesa, tanto che nella tradizione storiografica ne è considerato il secondo fondatore, dopo Innocenzo III.
L’autore non propone una biografia tradizionale d’impianto cronologico, bensì indaga gli ambiti nei quali si svolse la missione di Albornoz per tentare una sintesi, che consenta di comprendere meglio i cambiamenti nella storia d’Italia. Sia sotto il profilo politico, nella costante ostilità verso i Visconti di Milano, sia per l’aspetto militare, nell’urgenza di una Penisola invasa dalle truppe mercenarie europee, o nella riconfigurazione dei poteri all’interno dello Stato della Chiesa, l’attività di Albornoz fu vigorosa.
Se il suo ruolo di legato dei papi avignonesi si poneva sul solco di una tradizione che percorre tutto il Trecento, è indubbio però che la sua forte personalità e la sua personale visione sulla realtà italiana seppero dar vita ad assetti e soluzioni innovative.
Il libro indaga luci e ombre di questa vicenda, talora complicata dai difficili rapporti fra Albornoz e i papi di Avignone, e valorizza al contempo il ricco lascito ereditario del cardinale: il Collegio di Spagna di Bologna, istituito dal cardinale nel suo testamento, è infatti il più antico collegio universitario italiano che abbia conosciuto una vita ininterrotta fino ad oggi.
Francesco Pirani
è ricercatore in Storia medievale all’Università di Macerata. Si occupa di storia istituzionale, in particolare della civiltà comunale e signorile, e rivolge al contempo i suoi interessi alle strutture politiche dello Stato della Chiesa. Tra le sue pubblicazioni: Tiranni e città nello Stato della Chiesa. «Informatio super statu provincie Marchie Anconitane» (1341), 2012.
La produzione plurisecolare di documenti pontifici relativi alle migrazioni non è certo miserrima. Tuttavia, questa ricca produzione è per molti versi dispersa tra varie sedi e vari filoni di interesse, difficilmente reperibile e soprattutto difficilmente sintetizzabile. Questo volume offre un sintesi analitica e accurata della documentazione della Chiesa relativa all'emigrazione, attingendo da Giovanni Paolo II, Benedetto XV e Francesco I, i maggiori documenti sul problema, da Leone XIII a Giovanni Paolo I, i materiali diffusi dal Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti istituito nel 1970 e rifuso nel 2016 nel nuovo Dicastero vaticano per il Servizio dello sviluppo umano integrale...