Ciclicamente rispunta una teoria autoconsolatoria che sentenzia: il fascismo è finito in un preciso giorno di 79 anni fa. Per chi abbia familiarità con i tempi lunghi della storia, questa appare però, senza eccessivo sforzo mentale, come una sciocchezza. E basterebbe del resto la cronaca del settantennio che abbiamo alle spalle per convincersi della vacuità di una tale teoria. Lo riprova inoltre quotidianamente la cronaca, che certo non ci rallegra: tanto più che - come un secolo fa - non si tratta di una questione solo italiana. Del resto, tutte le principali forze politiche del Novecento, dai cattolici ai neoliberali, passando per i socialisti, vivono, uguali e diverse, e variamente denominate, nel nuovo secolo. La partita, a quanto pare, è ancora aperta.
"Il Nagorno Karabakh è ancora una volta un paese dell'Islam e riacquista il suo posto all'ombra della Mezzaluna" annunciava trionfante Recep Tayip Erdogan, mentre nella piccola enclave che è stata la culla della cultura armena, il popolo che per primo abbracciò il cristianesimo nel 301 e che fu sterminato nel 1915 dai turchi, si avviava a un nuovo esodo. Tre mesi prima, il presidente turco aveva riconvertito a moschea la Basilica di Santa Sofia a Istanbul in una riedizione della conquista di Costantinopoli del 1453. Intanto, la Turchia pianificava la costruzione di moschee in Europa più alte delle nostre chiese, a Strasburgo, a Colonia, ad Amsterdam. Perché "l'Europa sarà musulmana, se Allah vuole", come dichiarano i dirigenti del Partito per la giustizia e lo sviluppo di Erdogan, impegnato anche in una reislamizzazione della Turchia che fu laica tramite le scuole religiose, la censura intellettuale e la scristianizzazione di decine di luoghi di culto che risalgono ai tempi degli Apostoli.
Nei dibattiti sul cattolicesimo democratico e sulla Democrazia Cristiana, spesso il Dossetti politico riemerge quasi come una figura mitologica giudicata o in maniera polemica oppure enfatizzata positivamente. Studiare criticamente il Dossetti politico in quest'ora drammatica per la politica italiana è importante. Assistiamo all'emergere sempre più evidente di un'instabilità della vita politica del nostro Paese che probabilmente non ha pari nella storia nazionale. Sarebbe inutile affermare che se ci fossero uomini come Dossetti la situazione politica sarebbe migliore. A noi compete leggere fra le righe della storia di uomini come Dossetti per capire che non è sempre stato così e che un'alternativa è possibile. Il libro di Gumina ripercorre la parabola politica di Dossetti attraverso il recupero della sua tensione esistenziale e credente che genera uno sguardo critico per la lettura dell'odierno scenario. Così il volume si presenta come un'opportuna e urgente occasione per tornare a pensare alla luce di una delle figure più straordinarie, e oggi dimenticate, del cattolicesimo italiano.
Le immagini dei carri armati russi, che hanno invaso l'Ucraìna e che travolgono persone e cose sono così drammatiche da attirare tutta la nostra attenzione. Ma nel conflitto russo ucraino ci sono altri aspetti che vanno considerati tra i quali spicca quello della dimensione religiosa, legata in particolare alla tradizione cristiana maggioritaria, cioè l'ortodossia, con la quale si identifica il 71% dei russi e il 78% degli ucraini. In questo volume l'autore, partendo dalla cooperazione pragmatica tra il Patriarca di Mosca Vladimir Michajlovic Gundjaev (Cirillo I) e il Presidente Vladimir Vladimirovic Putin, entrambi nati a San Pietroburgo, esplora e illustra il modo in cui il "fattore R" (il fattore religione), come lo definisce Paolo Naso nella Prefazione stia condizionando non solo la drammatica evoluzione del conflitto ma anche le dinamiche del panorama geopolitiche di questo frangente storico. Il volume contiene anche una ricca documentazione che testimonia la pluralità delle voci delle confessioni e chiese cristiane che si stanno elevando e che stanno tentando di superare il fragore della guerra.
Tra il 6 e il 9 giugno in tutta Europa le urne saranno aperte per eleggere il nuovo Parlamento europeo. I partiti scaldano i motori: scelgono nomi, avanzano candidature, pensano tattiche. E i programmi? Il vento del nazionalismo e la diffusa resistenza a credere e battersi per una vera alternativa in quasi tutti i paesi membri rischiano di condurre a proposte di scarso respiro, timide nel-l'affrontare le sfide della doppia transizione, digitale e ambientale; ambigue, al meglio, nei confronti dei migranti; inadeguate a contrastare il nuovo disordine mondiale, le guerre e anche le tante ingiustizie ereditate. Di fronte a questo scenario il Forum Disuguaglianze e Diversità ha deciso con questo volume di scendere in campo. Non è una discesa nell'arena elettorale. È l'offerta di alcuni tratti dell'Unione europea che servirebbe alla giustizia sociale e ambientale, un contributo informativo e di confronto, un metro per giudicare - prima e dopo le elezioni - programmi, partiti, candidature ed eletti, una bussola per il monitoraggio civico delle azioni che l'Unione realizzerà nella prossima legislatura. L'Unione auspicata in questo libro è un luogo di promozione del welfare universale, non penalizzato dall'austerità; dove la conoscenza e i dati siano accessibili e a disposizione delle comunità; dove la trasformazione ecologica sia accelerata nell'interesse prima di tutto dei più vulnerabili per realizzare un modo più giusto di vita e di lavoro e dove politiche pubbliche e governo siano democratizzati. Un'Europa che prenda consapevolezza del proprio ruolo fondamentale nei processi migratori e che agisca come costruttore di cooperazione e pace.
La nostra vocazione sociale, una delle opere più rappresentative del pensiero di Giorgio La Pira, fu pubblicata per la prima volta nel 1945, frutto di riflessioni e considerazioni maturate negli anni precedenti.
Cristiano autentico, aderente all'Azione cattolica, protagonista di primo piano dell'impegno culturale e civile nel secondo dopoguerra italiano, La Pira fu un vero e proprio profeta di pace: il suo alfabeto di cittadinanza responsabile si compone di parole come dialogo interculturale, attenzione alla solidarietà e alla democrazia, recupero della politica come arte di costruire la pace, tutti temi attuali e che motivano la nuova edizione del volume. Nuove sensibilità, questioni rimaste irrisolte, sfide che interrogano il presente con eccezionale drammaticità, pongono ancora oggi sul tavolo, e con forza sempre crescente, l'urgenza di una consapevolezza partecipativa, di una vocazione all'impegno sociale e politico da parte di tutti gli uomini di buona volontà.
Dal 24 febbraio 2022 il mondo ha cominciato a correre a una velocità paragonabile a quella che in genere prelude alle grandi guerre. Sembra avverarsi la profezia di papa Francesco sulla "terza guerra mondiale a pezzi". Dal sanguinoso conflitto in Ucraina - scontro non troppo indiretto fra Stati Uniti e Russia - alla tensione crescente fra Washington e Pechino centrata su Taiwan, fino alla guerra fra Israele e Hamas che minaccia di incendiare l'intero Medio Oriente. Questo volume analizza in dettaglio la nuova guerra scoppiata tra Israele e Hamas a seguito dell'efferato attacco allo Stato ebraico del 7 ottobre, cui è seguita la devastante risposta a oggi in corso. Nell'ampia prima parte si dà conto dei molteplici attori più direttamente coinvolti: in primo luogo lo Stato ebraico e Hamas, ma anche il libanese Hizbullah e le formazioni della galassia jihadista che insistono sullo spazio israelo-palestinese, oltre che sui paesi adiacenti. In questa cornice si inseriscono alcuni articoli specificamente dedicati a Gaza e agli altri territori palestinesi, "radiografia" del contesto politico, umano e territoriale i cui annosi problemi minacciano di uscire ulteriormente acuiti dal nuovo scontro. La seconda parte allarga lo sguardo ai soggetti regionali che condividono a vario titolo ruoli, interessi e agende nell'incendiaria situazione mediorientale. In primo luogo Iran, Arabia Saudita, Egitto e Turchia, le cui strategie, i cui timori e le cui reazioni contribuiscono a determinare direzione e intensità del conflitto. Nella terza parte l'ottica si allarga ulteriormente alle potenze - Usa, Russia, Cina - protagoniste della "Guerra grande", frutto dell'erosione dell'egemonia statunitense. Processo in corso da tempo che negli ultimi due-tre anni sembra aver subito un'accelerazione e in cui il nuovo scontro israelo-palestinese, al netto delle irriducibili sue specificità, può essere inscritto.
Le grandi distopie immaginate da Orwell o da Huxley esprimevano la propria visione degli orrori del mondo solido-moderno abitato da produttori e soldati irreggimentati e ossessionati dall'ordine. Essi credevano nei sarti su misura, cioè nella possibilità di confezionare un futuro su ordinazione. Temevano gli errori di misurazione, i tagli scadenti o la corruzione dei sarti, ma non pensavano certo che le sartorie potessero fallire e scomparire. Le distopie del presente rappresentano un mondo in cui i sarti non ci sono più, in cui ci si crea da sé il proprio futuro che nessuno controlla, né vuole o sa controllare. In un mondo come questo non può che crescere lo scoramento e il disfattismo, l'incapacità di agire e la sensazione di essere condannati a soccombere. Eppure, secondo Bauman, questa è soltanto la descrizione di quello che stiamo vivendo. Non è vero che è «sempre la stessa storia»: il futuro non si deduce dal presente, il futuro non è un destino. Ancora una volta Zygmunt Bauman illumina, legge, interpreta e traduce ogni piega del tempo che viviamo.
Quale è il ruolo dei cattolici in politica? Quale la loro identità e la loro storia? Si può parlare di un movimento cattolico italiano in politica? È una domanda che, a seguito della caduta delle ideologie e del ciclone che ha portato in Italia al passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, torna spesso alla ribalta nel dibattito politico e culturale. Il dialogo tra Michele Marchi e Paolo Pombeni ripercorre la storia del cattolicesimo politico dal Risorgimento ad oggi soffermandosi in modo particolare sul "caso" italiano. È un movimento omogeneo o plurale? La presenza della sede pontificia in Italia ne ha condizionato l'evoluzione? Da Murri a Sturzo, da De Gasperi a Moro, da Andreotti a Fanfani, da De Mita a Prodi, il volume mette a fuoco tutti i più rilevanti snodi della storia contemporanea tra luci e ombre.
Un libro che per la prima volta ricostruisce le figure di Gerusalemme e Gaza nella Bibbia e nelle tradizioni rabbinica e islamica, per capire le radici culturali del conflitto israeliano-palestinese. Uno sguardo che si sofferma sui simboli e le credenze religiose - a partire dal concetto di Terra Santa - che agiscono sotto le decisioni politiche e gli eventi che lacerano la terra di Abramo: Israele e Palestina. Con l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 è messa in gioco l'esistenza stessa dello Stato di Israele da parte del fondamentalismo islamico e la convivenza tra i due popoli. Un testo per capire le ragioni religiose della più lunga guerra contemporanea, delineando le condizioni culturali - e teologiche - di possibili percorsi di pace e mutuo riconoscimento.
In un mondo interconnesso, percorso da una «guerra mondiale a pezzi» e dominato da prospettive apocalittiche, qual è il compito della Chiesa? Che cosa caratterizza, in particolare, i gesti e le parole di Francesco? Quali sono le radici della «diplomazia della misericordia»? E come si concilia la volontà di mediazione con l'energica denuncia dei mali di oggi? A dieci anni dall'elezione di Jorge Mario Bergoglio, Antonio Spadaro ne rilegge l'approccio geopolitico da più prospettive. Innanzitutto la visione, di cui mette in luce i punti fondamentali, attingendo ai numerosi riferimenti culturali e intellettuali del pontefice. Ricostruisce quindi la «mappa» dell'azione di Francesco, attraverso i viaggi apostolici, gli eventi sinodali e la politica internazionale della Santa Sede. Ne emerge un'analisi dei traguardi raggiunti e delle sfide aperte: l'impegno per un nuovo umanesimo in Europa e per porre fine ai conflitti e alla tragedia dei migranti, proponendo un'alternativa credibile al capitalismo finanziario speculativo; l'avvicinamento alla Cina e il dialogo con l'Islam; l'esperienza della prima pandemia globale nell'era digitale; l'attenzione a territori dalle forti contraddizioni politiche ed ecologiche, come l'Amazzonia; i passi avanti nei rapporti con il Medio Oriente e le visite in paesi quali il Kazakistan e il Bahrein, luoghi di incontro e crocevia multietnici, «laboratori» di una Chiesa piccola ma viva.
L'avventura più avvincente del nostro continente: far scaturire dal basso il potere «divino» a lungo incarnato da re e imperatori. Lunga, cruenta, imperfetta, mai scontata. La democrazia moderna ha percorso un lungo e tormentato cammino: si è ispirata ai principi della democrazia ateniese e della Repubblica romana, si è risvegliata da un lungo sonno con il movimento medievale dei Comuni, si è giovata del dissenso delle chiese protestanti, si è rinvigorita con il parlamentarismo e liberalismo inglesi. Ha poi attraversato l'Atlantico, rimbalzando a Parigi nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789. Il pur debole costituzionalismo piemontese ne tenne accesa la fiaccola, facendola sopravvivere alle crisi susseguitesi da metà '800 fino al naufragio della Grande guerra, e all'affermarsi delle esperienze populiste e marxiste. Dopo la catastrofe del 1945, la democrazia ha conosciuto ulteriori sviluppi, affiancati da nuove conquiste (diritti individuali, welfare). Questo libro ne traccia l'itinerario storico attraverso i luoghi iconici delle nostre libertà.