Nel 1848 la rivoluzione cominciò a Palermo e si diffuse subito in tutta Europa. Folle enormi si radunarono in nome della democrazia e dell'indipendenza nazionale in un flusso inarrestabile che cancellò, in pochi mesi, l'ordine politico che reggeva il continente dalla sconfitta di Napoleone. Alcuni governanti si arresero subito, altri combatterono aspramente, ma ovunque si fecero strada nuovi politici, nuove convinzioni e nuove speranze, portando a cambiamenti significativi e duraturi che continuano a plasmare il nostro mondo: il ruolo delle donne nella società, la fine della schiavitù, il diritto al lavoro, l'indipendenza nazionale e l'emancipazione degli ebrei. Christopher Clark, il grande storico autore del bestseller mondiale "I sonnambuli", descrive il 1848 come la «camera di collisione al centro del XIX secolo». Frutto di una ricerca meticolosa, elegantemente scritto e ricco di descrizioni di figure carismatiche, questo libro offre una nuova interpretazione del 1848. Clark, infatti, evoca questo incredibile fermento di idee nuove, ma anche la serie sempre più spietata ed efficace di contrattacchi lanciati dagli antichi regimi. Nonostante la sconfitta, gli esuli diffusero le idee del 1848 in tutto il mondo e dalle macerie emerse un'Europa nuova e molto diversa.
La Storia dell'Italia contemporanea si apre con il primo dei quattro volumi dedicati al profilo politico delle vicende italiane degli ultimi due secoli nello scenario internazionale. Dopo l'Introduzione di Andrea Ciampani all'intera opera, nella prima parte del volume Roberto Balzani affronta i processi di maturazione, spesso difformi e competitivi, delle aspirazioni nazionali e delle richieste liberal-costituzionali, elaborati nel susseguirsi di accelerazioni e pause che segnarono gli Stati italiani nel quadro europeo. Il loro sovrapporsi, per effetto di scelte politiche e militari e di eventi accidentali, portò infine a misurare il confronto sulla modernizzazione liberale nella Penisola sul metro dell'esperienza piemontese. Nella seconda parte, Carlo M. Fiorentino segue l'evoluzione dei percorsi avviati alla fine del biennio 1848-1849, richiamando le disillusioni riformiste e le proposte di un impossibile ritorno al passato, pure presenti in vari Stati italiani a fronte della via europea all'unità nazionale perseguita da Cavour. Dopo la proclamazione del Regno d'Italia, il giovane Stato unitario si consolidò affrontando problemi di equilibrio interno e di dissidenza sociale, trasferendo la capitale da Torino a Firenze e combattendo la guerra per il Veneto.