Che cosa è l'opera d'arte? Cosa si rivela in essa? Qual è la relazione fra l'opera d'arte e l'artista? Lettere, discorsi, saggi: sono qui per la prima volta raccolte le riflessioni di Romano Guardini intorno all'esperienza artistica, dagli anni giovanili alla maturità. Il confronto è con le opere d'arte classiche e contemporanee, dall'arte medievale a Rembrandt, da Van Gogh all'astrattismo. Proprio perché senza scopo, «l'opera d'arte è escatologica: proietta il mondo al di là, verso qualcosa che verrà». Chi fruisce di essa sperimenta una trasformazione interiore: è chiamato «a diventare un'opera d'arte vivente davanti a Dio». Quella di Guardini è una estetica del concreto artistico, che vive delle polarità uomo-mondo, mondo-Dio, uomo-Dio: le polarità dell'esistenza.
Come guarire da ogni malanno, come sconfiggere il malocchio, come trovare un buon marito, come scoprire il ladro che vi ha derubato, come far fortuna col lotto… Questi e tantissimi altri “rimedi”, sono il frutto di una lunga ricerca di Giggi Zanazzo tra le tradizioni popolari romane, trascritte dalla viva voce degli anziani. Lo scenario di fondo è la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, quando Roma – ormai capitale d’Italia – già si era inoltrata in una intensa modernizzazione che aveva come contraltare la perdita di antichissime tradizioni popolari. Oggi la ristampa di queste divertenti pagine va oltre il piacere di un tuffo nel folklore romano, ed assume anche il valore di una preziosa guida alla conoscenza della cultura popolare e della più caratteristica prosa in romanesco.
Le raccolte scelte per questa antologia sono successive al 1906, anno fondamentale nella vita, nella poetica e nell'opera di Rilke; un panorama suggestivo dell'opera di uno dei maggiori poeti tedeschi del Novecento dove l'idea di solitudine si combina con misticismo, gioco, artificio e sensualità.
Platero, minuto, peloso, soave, è un asino che ha l'acciaio dentro, acciaio e argento di luna fusi insieme. Juan Ramón, suo compagno di viaggio, è un poeta, uno dei grandi poeti spagnoli. L'uomo e l'asino, muovendo da Moguer attraverso la campagna dell'Andalusia, lambita dal palpitante oceano, camminano fianco a fianco. È un magico viaggio, restituito in centotrentotto istanti che toccano il cuore, tanti sono i brevi capitoli che compongono questa elegia andalusa di rara bellezza, dove una natura potente si intreccia con i paesaggi dell'anima.
A duecento anni dalla nascita, la figura di monsignor Paolo de Sanctis (1816-1907) emerge integra dalle carte d'archivio e dai documenti materiali, temprata dai tempi difficili in cui trascorse la sua lunga, feconda esistenza. Nato a Rigatti, in Diocesi di Rieti, fu a lungo Rettore del Seminario più antico del mondo cattolico durante i decenni segnati dalla nascita travagliata del Regno d'Italia. Quando ormai si preparava a dedicarsi agli amati studi storici, papa Leone XIII lo elesse vescovo della Diocesi di Poggio Mirteto, che resse per otto anni prima di riturarsi a Roma presso la basilica di San Giovanni in Laterano, onorato dal titolo di Arcivescovo di Sardica.
Negli anni a cavallo fra Otto e Novecento, quando in Austria e in Germania si diffonde la filosofia nietzscheana del linguaggio, e tanto Kafka con Descrizione di una battaglia quanto Hofmannsthal con il Lord Chandos rendono testimonianza della crisi, il giovane Rilke non sembra avvertire il problema della non-corrispondenza fra parola e cosa. Dotato di un infallibile istinto musicale e di una straordinaria abilità nel dominare la lingua, vive i suoi inizi di poeta nella convinzione di possedere la capacità di piegare qualsiasi soggetto alle leggi del metro e della rima. La lirica giovanile è segnata da una soggettività prepotente, da un io che celebra il proprio mondo interiore, gli stati d'animo, le impressioni, e la propria maestria. Passato per i successi del Libro d'ore e del primo Libro delle immagini, Rilke si accorge però, con fatica e sofferenza, che per garantire qualità e durata alla sua poesia deve riconoscere un valore autonomo al mondo fenomenico. Comincia così, intorno al 1903-1904, la ricerca formale e filosofica che porterà alle Nuove poesie e di lì, attraverso una crisi di molti anni, alle Elegie duinesi, ai Sonetti a Orfeo e alla lirica della maturità, le grandi raccolte comprese nella presente edizione.
Tenuti in maniera discontinua ma frequente, i diari di Albertini sono raggruppabili in quattro nuclei fondamentali. Il primo comprende gli anni 1907-9 e 1913-14, dove prevale l'impegno di direttore del "Corriere", a contatto quotidiano con i problemi della macchina del giornale e in relazione con politici e scrittori (memorabile, ad esempio, il ritratto di D'Annunzio a corto di soldi); il secondo (1915-16) è quello della guerra, nella quale Albertini giocò un ruolo importante di sostenitore di Cadorna; il terzo è il dopoguerra (1919-20), dove è rilevante soprattutto il diario della Conferenza politica di Washington, dove Albertini si recò come membro della delegazione italiana; il quarto (1922-1923) è la cronaca dell'avvento del fascismo.