Il contrastante successo nei secoli di Mantegna viene ricostruito attraverso episodi concreti, volti a mettere in luce lo stretto legame fra il pittore e gli scrittori, dai suoi contemporanei ai nostri contemporanei. La ricerca procede tra accumuli eruditi, parentesi didattiche, divagazioni divertite, affondi polemici, mentre ogni epoca scopre un Mantegna diverso e il libro, di pagina in pagina, di nota in nota, si trasforma in un portolano su come si fa la storia dell'arte oggi.
Costituente, deputato, ministro, sette volte presidente del Consiglio, senatore a vita, Giulio Andreotti (1919-2013) ha attraversato tutta la storia dell'Italia repubblicana, nonostante accuse, scandali, processi. La sua straordinaria longevità politica ne ha fatto il simbolo non solo della Democrazia cristiana ma della stessa «Repubblica dei partiti» che ha retto per un cinquantennio il nostro Paese. Questo volume, partendo dalle carte del suo archivio personale, prova a storicizzarne la figura, ricostruendone la formazione nella Fuci con le iniziali simpatie «radicali», il rapporto con Alcide De Gasperi dalla Resistenza alla presidenza del Consiglio, l'adesione alla Dc e la lotta tra le sue correnti, l'azione da ministro (alle Finanze, alla Difesa, all'Industria), le relazioni con il Vaticano e le amministrazioni americane, sino alla contestazione del '68. Sostenitore di una Dc unita e perno del sistema politico, garante della collocazione occidentale ed europeista dell'Italia, Andreotti ha saputo ancorare l'opinione pubblica moderata al suo partito, sancendo, anche durante la «strategia della tensione», la sua imprescindibilità come rappresentante di una parte importante del Paese.
“UNA STORIA, DOVE, COME IN UNA LINGUA COMUNE, OGNI GENERAZIONE LASCIA DELLE TRACCE E, AL CONTEMPO, PUÒ RITROVARSI IN ESSE E IN QUELLE EREDITATE DALLE GENERAZIONI PRECEDENTI.”
Una cronologia che copre centocinquanta anni di storia d’Italia, dal 1861 ai nostri giorni, e che diventa storia dei nostri padri e delle nostre radici, tutte da scoprire. Questo primo volume va dall’Unità alla fine della seconda guerra mondiale e prende in considerazione, non solo le vicende politiche, economiche e istituzionali, ma anche aspetti della storia sociale e culturale. Una piccola storia d’Italia in date che si propone di lasciar intravedere la complessità e la pluralità dei vissuti cui la stringata elencazione rimanda. Di qui, l’ampio spazio lasciato a documenti e testimonianze ma, di qui, anche le righe bianche poste a conclusione di ciascun anno. Spazi vuoti che vogliono invitare a iscrivere le tracce di una propria autobiografia plurigenerazionale all’interno della storia comune a tutti gli italiani.
Vladimir Putin è di origine veneta. Una sera, in incognito, è andato a trovare i parenti nei pressi di Vicenza. Vedendolo aggirarsi nell'ombra, qualcuno lo ha scambiato per un redivivo Cecco Beppe, imperatore d'Austria e re d'Ungheria. Nel 2012, un complotto contro l'identità di Trieste ha usato come cavalli di troia... Bruce Springsteen & the E Street Band. A Brunico, in Alto Adige, c'è un monumento all'alpino che ha subito più attentati dell'ambasciata americana a Beirut. Nel 2014, secondo la tv russa, il Veneto si è separato dall'Italia. Si fa presto a dire "Nordest". Meno semplice è capire come mai, in queste terre, ogni fenomeno sia estremo. In questo reportage ibrido e mutante, preparato in due anni di viaggi e discussioni, Wu Ming 1 azzarda una risposta: c'entra la Grande guerra. Qui erano i confini con l'Austria; qui si combatté la guerra e morirono centinaia di migliaia di uomini; qui le cicatrici pulsano forte. Il centenario del conflitto richiama fantasmi e memorie rimosse. Sfilano in ordine sparso i disertori, i decimati, i condannati per "rivolta in faccia al nemico". Marciano gli alpini e gli Schützen tirolesi. Passa di corsa, inseguito da una folla inferocita, il generale Luigi Cadorna. Cent'anni a Nordest racconta queste e altre storie, per dirci che il Nordest è un osservatorio privilegiato, dal quale vediamo meglio l'Italia e noi stessi.
La più moderna e ampia storia della Rivoluzione: una vivace narrazione condotta secondo i metodi della nuova storiografia francese. Collocata in un ampio arco storico, la Rivoluzione viene articolata nelle diverse rivoluzioni che i vari ceti sociali condussero al suo interno. E assume una nuova fisionomia: il Terrore passa in secondo piano rispetto all'Assemblea Costituente e al Direttorio; Marat e Robespierre cedono il passo ai protagonisti del nuovo corso "borghese". François Furet (1927-1997) è stato direttore del Centro di ricerche storiche all'Ecole Pratique des Hautes Etudes. Denis Richet (1927-1989), dopo aver insegnato alla Sorbona e all'Università di Tours, è stato Directeur d'études all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi.
La nuova edizione, aggiornata con un testo finale, di un'opera di grande successo, lettura preferita di molte generazioni. Giuliano Procacci (Assisi, 1926) ha insegnato Storia contemporanea all'Università di Roma La Sapienza.
Così lontano e così vicino, l'Ottocento è il teatro di tutto ciò che oggi conosciamo. È il 1815 e Napoleone viene sconfitto a Waterloo, in una battaglia terrificante. Le grandi monarchie tentano di ripristinare un ordine perduto. Tutta la prima metà del secolo è all'insegna delle rivoluzioni e dei sogni di indipendenza. La libertà dallo "straniero" viene cantata dai poeti e dal melodramma almeno quanto l'amore, come parte di un diffuso e rinnovato sentire. È il 1848 e il manifesto di Karl Marx entra nel cuore delle contraddizioni del capitalismo. Con Balzac, Zola, Flaubert il romanzo realistico assume la sua forma più matura. L'Ottocento è anche il secolo dell'invenzione della fotografia e del cinema: una folla di immagini che trasforma i modi di conoscere e ricordare. Non c'è aspetto della vita quotidiana che non sia stravolto dalla tecnica e dall'industria: in medicina, nei trasporti, nell'ingegneria, nelle scienze naturali. Un secolo che elabora il mito del Progresso ma che ci lascia anche in eredità l'idea dello Sfinimento, della caduta dei valori e della morte di Dio.
Il dizionario affianca alle voci storiche (su personaggi maggiori e minori, momenti politicamente e militarmente decisivi, istituzioni politiche ed economico-sociali, centri di cultura e di propaganda, periodici, entità diplomatiche) voci sociologiche e antropologiche per studiare i concetti chiave, i simboli liturgici, gli slogan, le pratiche diffuse, la mentalità del fascismo.
In edizione latino-italiana, l'opera storica più significativa del monaco cassinese formatosi alla corte dei Longobardi. Nel 774 d.C. cade la vittoria di Carlo Magno sui Longobardi: con questa data si chiude la storia dei Longobardi come popolo autonomo e sovrano, e il regno longobardo passa ai Carolingi. Cambia così la storia del mondo occidentale. Tra le sue opere più celebri, l'Historia Langobardorum di Paolo Diacono, storico illustre dell'Italia altomedievale, si inserisce nel filone della storiografia a indirizzo nazionale non romano. L'opera, che giunge fino alla fine del regno longobardo con la morte di Liutprando (744), annovera tra le fonti: tradizioni, saghe e canti popolari, relazioni di viaggiatori, osservazioni personali, luoghi veduti, avvenimenti di cui è stato testimone, epitaffi di Droctulfo a Ravenna, di Cedoaldo a Roma, di Ansprando a Pavia e opere di scrittori latini: Naturalis historia di Plinio, Eneide di Virgilio, Metamorfosi di Ovidio, Epitome di Giustino, Storia di Sesto Aurelio Vittore (sec. IV d. C.), commentario di Servio a Virgilio; prefazione al Digesto.
"Tempi Spazi Istituzioni" è il primo volume di un'opera di quattro che si pone come obiettivo quello di affrontare un periodo lungo dieci secoli, illustrando le interferenze e le interazioni fra la storia delle espressioni artistiche e la storia sociale, politica e culturale e quelle che potremmo chiamare le storie strutturali (storia del territorio, dell'economia...). Questo volume fornisce un quadro cronologico, spaziale e istituzionale della produzione e della fruizione artistica del Medioevo.