Enrico Berlinguer (1922-1984) fu tra i protagonisti più autorevoli dell'Italia repubblicana, quando la politica si faceva tramite lo studio e la cultura, l'elaborazione intellettuale e una proposta di pedagogia civile. Dell'interprete della parabola del comunismo italiano in questo volume si indagano aspetti molteplici: lo "stato" degli studi storici, il contesto europeo e internazionale, i rapporti con la politica e la società, l'immagine attraverso il cinema e la televisione, le rappresentazioni e i luoghi di memoria. La ricerca documentaria si confronta pertanto con le fonti audiovisive e memoriali, le auto-rappresentazioni e le diverse narrazioni, con attenzione alle sollecitazioni di una "storia pubblica" del tempo presente.
La storia e le memorie della nostra Repubblica necessitano di narrazioni e linguaggi capaci di coinvolgere cittadini di diverse generazioni nella riappropriazione di un percorso comune. Aldo Moro (1916-1978) fu tra i protagonisti più autorevoli e discussi, un leader e uno statista che faceva politica attraverso la cultura, nello sviluppo di una consapevole pedagogia civile. All'iniziale concentrazione sul "caso Moro" e sulla sua morte violenta al culmine della stagione terroristica, sta seguendo una riconsiderazione della sua figura complessiva, che permette di evidenziare le connessioni molteplici tra la biografia politica e morale dello statista pugliese e le vicende dell'Italia repubblicana. I contributi compresi nel volume contemplano piani diversi: la conoscenza dei risultati più accreditati degli studi storici con l'attenzione ad alcuni degli snodi più problematici ed attuali di questa "storia", nonché ai linguaggi tramite cui la figura di Moro - uomo e intellettuale, leader politico e statista - è entrata nell'immaginario repubblicano (tramite la televisione e il cinema, le inchieste parlamentari e le indagini processuali, la toponomastica urbana e le rappresentazioni simbolico-rituali).
Per comprendere le trasformazioni della democrazia e il mutevole rapporto tra poteri pubblici e cittadini, sempre più centrali sono divenuti il ruolo e la figura del presidente della Repubblica. In un'ottica di storia comparativa e transnazionale, i contributi raccolti in questo volume cercano di definire le peculiarità dei sistemi politici, e al contempo di cogliere similitudini e assonanze tra i diversi modelli repubblicani (parlamentare, presidenziale o semi-presidenziale), con una particolare attenzione sia alle presidenze "di garanzia" (Italia e Germania), sia a quelle "governanti" (Francia, Stati Uniti e paesi latinoamericani come il Cile). Attraverso inedite fonti d'archivio e innovativi percorsi di ricerca, vengono analizzati lo stile e i linguaggi presidenziali: retoriche, simboli, rituali, le rappresentazioni dello Stato, l'uso pubblico delle narrazioni storiche nel rapporto con i media, e soprattutto con i cittadini, nel quadro di quella "pedagogia civile" promossa dai presidenti della Repubblica, in cui si coniugano storia e memoria pubblica, civismo e cittadinanza.
La crisi degli anni Novanta ha segnato una profonda cesura tra la storia e le memorie del Paese, al punto da offuscare il racconto di tutta la vicenda repubblicana, a partire dal suo momento fondativo. Guardando agli anni dell'età costituente, possiamo ripercorrere quei passaggi (culture politiche e istituzionali, esperienze e orizzonti di aspettativa) che nel 1946 permisero il "miracolo" della nascita della Repubblica e la costruzione della democrazia italiana: in questo contesto il referendum istituzionale del 2-3 giugno fu il punto di svolta che chiuse la transizione dopo la fine della dittatura fascista. Se all'indomani del conflitto bellico si riproposero le fratture del Paese sul piano sociale ed economico (Nord e Sud, città e campagna, contadini e proprietari, operai e ceti medi), la consultazione popolare rappresentò l'effettivo "momento repubblicano" nella storia dell'Italia unita e nel suo accesso al novero delle democrazie europee.
Nel volume ci si interroga su come la fondazione, le memorie e il "vissuto" della Repubblica siano entrati nelle narrazioni e nei linguaggi pubblici dell'Italia democratica, e si ripropone il tema dello sviluppo incompiuto del processo di nazionalizzazione e di acquisizione di un senso di cittadinanza. Nel "farsi" della nazione repubblicana e di una possibile imagerie, vengono analizzate le narrazioni discorsiva e iconografica, audio-visiva e canora, mediatica e digitale, simbolica e rituale (in una reciprocità di sguardi tra Italia e Germania), confrontando le declinazioni di idee diverse di Repubblica. In un Paese attanagliato da "memorie divise" si indagano alcune tra le principali manifestazioni del "sentimento repubblicano" dal 1946 ad oggi.
Si ricostruisce il contesto storico-politico e giuridico-normativo in cui, tra 1943 e 1946, emerse l'opzione di una consultazione popolare per sciogliere il dilemma istituzionale. Si muove dai "numeri", ovvero da una rielaborazione statistica e da un'inedita rappresentazione dei risultati del 2-3 giugno 1946. Con l'ausilio delle nuove tecnologie e della cartografia dinamica si delineano i contorni di una nuova geografia delle preferenze per la Repubblica e la Monarchia. Emergono la presenza di un "Nord monarchico" e di un "Sud repubblicano", le correlazioni col voto costituente e il rapporto tra centri e periferie. Arricchito da un ampio corredo di tabelle, grafici e cartogrammi - macro-aree, regioni, province, comuni -, il volume prefigura ulteriori analisi delle consultazioni popolari all'origine dell'Italia repubblicana.
Il volume è il primo di una trilogia sull'Italia repubblicana dal 1946 a oggi, che ha l'obiettivo di riflettere su alcuni dei principali nodi della sua storia. Gli approcci interdisciplinari e lo stile narrativo di scrittura sono pensati anche per i cittadini che abbiano interesse verso la storia, il presente e il futuro della democrazia italiana. Questo primo volume abbraccia i cruciali vent'anni d'avvio dell'esperienza storica della Repubblica, dal 1946 al 1966. Si indagano i nodi della transizione, i passaggi istituzionali, gli scenari internazionali, le relazioni di genere, le rivoluzioni nei costumi e nei consumi e il ruolo della musica nella dimensione di massa. Furono tutti elementi originari capaci di caratterizzare, indirizzare e anche condizionare l'intero percorso repubblicano.
Un agile e innovativo strumento realizzato dai migliori studiosi italiani per rispondere alla crescente richiesta di conoscere la storia delle nostre regioni. Lo spazio regionale emiliano-romagnolo è spesso indicato come uno dei 'laboratori' più significativi nei processi di modernizzazione e di civilizzazione. Come spazio di governo il territorio è andato formandosi nel corso dei secoli e precisandosi solo nell'Italia unita e repubblicana, quando l'identità regionale ha assunto un carattere definito, senza che la comune sfera politico-amministrativa abbia annullato le molteplici espressioni delle tradizioni civiche e culturali.