"Storie nascoste" testimonia la ricerca dei fili e delle tracce di storie che chiedono di essere studiate e raccontate. Non storie occultate, ma remote, cadute nell'oblio del tempo e che la paziente ricerca dello storico attende di riportare alla luce. "Storie nascoste" è l'omaggio che una piccola comunità di studiose e studiosi di generazioni, interessi, sensibilità diverse rende a Paolo Simoncelli. I diversi contributi che spaziano lungo tutta la modernità restituiscono in qualche misura la gamma degli interessi con cui lo storico romano ha esplorato il passato e di cui è testimonianza la sua ricca produzione. Ne vien fuori un mosaico complesso che spazia con la solida bussola del metodo storico dalla politica alla letteratura, dalla Firenze del Cinquecento alla Roma risorgimentale; dalla Francia in rivoluzione alla Normale di Pisa; popolato di nomi a cui è facile dare un volto, da Machiavelli a Cantimori, da Pontormo a Sironi, fino a quella folla indistinta, ognuno con una propria vita, dei fuoriusciti repubblicani fiorentini. "Storie nascoste" è la nostalgia di un percorso comune nel passato e la curiosità per un futuro da scoprire.
Nel periodo compreso tra i due conflitti mondiali i Paesi dell'Europa centro-orientale presentano situazioni particolarmente complesse sul piano politico-religioso: la maggior parte di questi Stati, nati al termine della Grande Guerra, hanno confini politici artificiali e popolazioni non omogenee da un punto di vista etnico. In diversi di questi Paesi le classi politiche di maggioranza adottano programmi intesi alla laicizzazione della società e alla separazione della Chiesa dallo Stato e, non volendo rinunciare al controllo sulla Chiesa stessa, offrono sostegno alle tendenze riformistiche all'interno della Chiesa cattolica o all'idea di una Chiesa nazionale per rafforzare e completare l'edificio del nuovo stato nazionale. Di grande interesse è, in questo contesto, l'analisi delle politiche adottate dalla Santa Sede, dalle gerarchie cattoliche locali e dai fedeli laici nel difficile confronto con il potere statale. Il presente volume intende offrire, nei saggi qui editi - di Roberto de Mattei, Roberto Morozzo della Rocca, Massimo de Leonardis, Matteo Luigi Napolitano, Francesca Romana Lenzi, Katrin Boeckh, Jure Kristo, Massimiliano Valente, Emilia Hrabovec e L'uboslav Hromjàk - un'occasione di riflessione sugli aspetti generali delle problematiche accennate e su alcuni casi specifici, anche sulla base dei documenti conservati negli archivi vaticani relativi al pontificato di Pio XI.
Il passaggio dal V al IV secolo appare come un'epoca di trasformazione che coinvolge in maniera particolare Atene. Lo stesso Aristofane, non senza la sua consueta esagerazione comica, riconosce in questo periodo un aumento della cura degli Ateniesi verso la gestione del patrimonio, individuando nell'ordinata gestione dei beni dell'oikos in vista di un loro pronto utilizzo il compito precipuo dell'oikonomia, non a caso uno dei temi affrontati nel I libro. Le crescenti difficoltà finanziarie conosciute dalle poleis nel corso del IV secolo favorirono poi l'estensione di questa nuova attenzione per gli aspetti finanziari dalla sfera privata a quella pubblica. L'oikonomos, che in età classica era colui che gestiva il proprio patrimonio, in epoca ellenistica divenne il funzionario preposto alle finanze statali. Lo slittamento semantico dal livello dell'oikos a quello della polis si può osservare anche nel termine dioikesis, che sotto il profilo etimologico richiama la sfera domestica, ma a partire dal IV secolo passa a indicare invece l'amministrazione finanziaria della città o del regno. Gli Economici attribuiti ad Aristotele si pongono quindi in un'epoca di transizione, in cui è ancora forte il modello dell'oikos e della sua gestione patrimoniale, ma che già recepisce l'importanza delle nuove istituzioni finanziarie.