Da Coppola a Martin Scorsese, da Steven Spielberg a George Lucas, dai fratelli Coen a Tarantino e Wes Anderson. Un percorso attraverso le trasformazioni, i protagonisti, i film - come "Taxi Driver", "Le iene," "La 25 ora", "Harry ti presento Sally", "Eyes Wide Shut", "Matrix" - che individua le questioni chiave del cinema americano contemporaneo, dalla fine degli anni Sessanta ai giorni nostri.
Quante cose ci sono in un film non pensate da noi lì per lì, ma in qualche caso nemmeno "sapute" o decise a tavolino, in corso d'opera, dallo sceneggiatore e dal regista. Col suo speciale mix di cultura, profondità e chiarezza, Rossella Valdrè ci accompagna in una rilettura approfondita e a volte spiazzante di alcuni recenti film più o meno famosi, ma tutti significativi per la loro ricchezza interna e per le esperienze che possono produrre in noi. Cinema e psicoanalisi sembrano fatti l'uno per l'altra e questo libro lo conferma in pieno. La novità, qui, risiede nell'accostare ed analizzare alcune pellicole contemporanee apparentemente distanti tra loro, che rivelano invece segrete contiguità e che contribuiscono a farci conoscere meglio la condizione umana di questi nostri anni così difficili da descrivere e da intendere. Il pensiero dell'autrice va in profondità in modo naturale e aiuta il lettore a proseguire il pensiero dopo l'impatto, non sempre semplice, con film di alta intensità, adatti ad una ulteriore riflessione.
"Questo è un libro sul cinema come abitualmente non se ne leggono, per la semplice ragione che non ne vengono scritti. Parte da lunghe conversazioni fra Tatti Sanguineti e uno dei personaggi forse meno noti, ma più singolari e influenti del cinema italiano nel periodo d'oro: Rodolfo Sonego, sceneggiatore di tutti i film maggiori di Alberto Sordi, dal 'Vedovo' a 'Una vita difficile' allo 'Scopone scientifico'. Ricostruisce, attraverso la rievocazione di volta in volta malinconica, sorridente, abrasiva, feroce di Sonego, molte delle vicende accadute in quell'immane circo le cui attrazioni erano la Mangano, la Lollo o Laura Antonelli, i cui domatori potevano chiamarsi Carlo Ponti o Federico Fellini, e il cui impresario occulto, ben nascosto dietro le quinte, era il suo primo censore: Giulio Andreotti. Lascia intendere come, di qualsiasi viaggio in Italia, una lunga sosta nel cervello di Alberto Sordi continui a essere una tappa estremamente formativa. Ma soprattutto, una battuta dopo l'altra, ci racconta un cinema molto diverso, e molto più sontuoso, di quello che vediamo in sala: una colossale fantasmagoria di aneddoti, chiacchiere a notte fonda in stadi decrescenti di lucidità, fantasticherie su film da fare, sceneggiature per film mai fatti, rulli perduti e fortunosamente ritrovati, scene tagliate e poi, miracolosamente, ricomparse."
In che modo vivere il cristianesimo? Per Michael Lonsdale, attore di fama internazionale, la domanda ha una risposta semplice: come amici di Gesù. Stare alla sua presenza ricolma di gioia e pace i giorni di questo attore ottantenne, noto anche per aver recitato in "Uomini di Dio", lo splendido film sui sette monaci uccisi in Algeria.C on disarmante genuinità Lonsdale racconta la propria esperienza cristiana, facendoci gustare la bellezza di una vita dedicata all'arte, una delle vie per incontrare l'Assoluto. Ha lavorato con Ermanno Olmi e Steven Spielberg, è stato Frère Luc nel film "Uomini di dio" sui monaci martiri di Tibhirine. Qui Michael Lonsdale racconta il suo cammino di fede.
In che modo l’evento della Croce si presenta oggi a noi, dopo secoli di interpretazioni? Quale volto di Dio si rivela nel Crocifisso? Otto avvincenti percorsi tra arte, cinema, filosofia e teologia accompagnano il lettore alla rivelazione della paradossale bellezza di Dio.
Come i dieci precedenti volumi (2004-2013), "Scegliere un film 2014" è uno strumento sia per genitori che vogliono scegliere un film da godere in famiglia, sia per chi organizza cineforum, soprattutto in contesti educativi (scuole, gruppi giovanili, associazioni...). Ma anche gli studiosi, i professionisti dell'audiovisivo e i semplici appassionati potranno trovare uno sguardo acuto, intelligente e originale per comprendere a fondo i film analizzati. Il volume raccoglie infatti i circa 190 titoli considerati più significativi fra quelli usciti da giugno 2011 a maggio 2012. Le recensioni, firmate da giovani e brillanti professionisti dei media (sceneggiatori, story editors, studiosi), privilegiano la componente narrativa: il tipo di storia raccontata, i personaggi e i valori di cui si fa portatrice, con una valutazione che tiene in primo piano le componenti etico-antropologiche del film. Per rendere la consultazione più rapida e immediata, a ogni film è stato attribuito un voto in stelline, da una a cinque. Il voto non è per cinefili, ma per un pubblico di persone "normali", ed è il frutto di un giudizio complessivo che tiene conto dei pregi estetici, ma soprattutto contenutistici.
"La figura del padre nella serialità televisiva" è il tema del Convegno che la Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce ha organizzato a Roma il 22 e 23 aprile del 2013, i cui atti sono raccolti in questo volume.Partendo dalla figura del padre si voleva riflettere su come persona, famiglia e società siano oggi rappresentate nelle serie televisive, che sembrano vivere una nuova età d'oro: hanno raggiunto grandi livelli di qualità tecnica, e grazie alla globalizzazione e a internet hanno moltiplicato la loro capacità di creare e modellare stili di vita, al punto che qualcuno ha indicato i loro autori come "i grandi narratori del XXI secolo". Il modello narrativo è quello tipico della serialità, usato fin dall'antichità nella letteratura popolare e da numerosi scrittori classici. L'uscita differita nel tempo dei vari capitoli e delle varie puntate possiede un grande fascino e offre ampie possibilità per lo sviluppo di trame, personaggi e temi. Ma può anche generare meccanismi perversi che diminuiscono l'unità e l'identità narrativa di questo tipo di prodotti d'intrattenimento, ormai fortemente condizionati dalla pubblicità e dall'audience.
Il rapporto tra le narrazioni cinematografiche e le forme, gli stili, le dinamiche della preghiera presenta da sempre più difficoltà che consonanze. Non sfugge a nessuno: l’occhio della cinepresa non coincide solamente con lo sguardo pudico del regista, è anche la finestra impolverata dello spettatore, quando non diventa il buco della serratura del moderno consumatore, che spia fra le pieghe, i conflitti, le gioie e le disperazioni dell’orante ripreso. Questo libro si propone come riflessione e sguardo circa il rapporto tra la settima arte e la preghiera, momento intimo, ma non privato, del rapporto tra Dio e l’uomo. Una meditazione articolata e profonda la cui lettura, almeno come speranza, comporta un ritrovato bisogno di andare al cinema con occhi nuovi. Per uscire di sala con la mente un po’ più fresca e la vita un po’ più animata da uno spirito di fiducia. Proprio come quel giorno sul Tabor.
L'AUTORE
Dario Cornati è docente dal 1991 di Teodicea, Ermeneutica ed Estetica. Dal 2000 assume l’insegnamento di Metafisica, di Antropologia e
di Fenomenologia della Religione presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano. Dall’ottobre 2003 è docente di Metafisica e di Antropologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Membro ufficiale del Centro di Studi blondeliani all’Istituto Giovanni Paolo II di Roma, nonché assistente spirituale della Famiglia Vincenziana e delle Conferenze vincenziane in Milano. Tra le sue pubblicazioni si ricordano: Ontologia dell’Assoluto affettivo. Linee di un’ontologia della vita di Dio e di un’antropologia dei legami (2010). Dario Edoardo Viganò è Direttore del Centro Televisivo Vaticano (CTV) e professore ordinario di Teologia della comunicazione presso la Pontificia Università Lateranense, dove è anche Direttore del Master in Digital Journalism (con Emilio Carelli). Insegna Linguaggi e mercati dell’audiovisivo alla LUISS “Guido Carli”. È stato, dal 2004 al 2013, Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, Direttore della «Rivista del Cinematografo» e Presidente della Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI. Tra i suoi libri si ricordano: Telecamere su San Pietro (2013), I film studies (2013, con E. De Blasio), Etica del cinema (2013), Il Vaticano II e la comunicazione (2013), La maschera del potere. Carisma e leadership nel cinema (2012), Chiesa e pubblicità. Storia e analisi degli spot 8x1000 (2011) e Dizionario della comunicazione (2009).
Scoprite come è stata architettata la battaglia per la Montagna Solitaria, come sono stati ideati i suoi eserciti e plasmati i suoi paesaggi attraverso i resoconti e i commenti dei membri dei team creativi da premio Oscar di 3Foot7, Weta Digital e Weta Workshop. Dalla Città del Lago a Dol Guldur, fino a Dale e a Collecorvo, ogni sezione è riccamente illustrata con disegni di creature, costumi, armature, oggetti di scena e ambienti selezionati dagli stessi artisti all'interno dell'immenso tesoro di opere d'arte generate per il film. Scritto da Daniel Falconer, senior concept designer, con prefazione del costumista Bob Buck e introduzione del concept art director nonché leggendario artista tolkeniano John Howe, questo quinto volume della serie "Lo Hobbit: Cronache dal set" è stato realizzato in stretta collaborazione con i principali componenti del team creativo della produzione, in modo da garantire un complemento al film più completo e fedele possibile.
La mela è una di quelle "incredibili mele e pere dipinte da Cézanne" che Woody Allen, in Manhattan, mette tra le dieci cose per le quali vale la pena di vivere. L'accendino è quello di Delitto per delitto: secondo gli esperti un Ronson, modello Adonis, personalizzato. A metterli assieme, la mela di Cézanne e l'accendino di Hitchcock, è stato Godard, in "Histoire(s) du cinema". E questo per dirci che sono ben pochi quelli che conservano memoria della mela di Cézanne in confronto a quanti ricordano l'accendino di Delitto per delitto. Da qui prende le mosse questo libro dedicato alle cose che vediamo nei film, e ai film come luoghi in cui gli oggetti quotidiani sono diventati, almeno nel nostro immaginario, quello che sono. Non solo di caffettiere, panchine e spremiagrumi si tratta, ma anche di una goccia di pioggia su una foglia, della fiamma di un fuoco acceso in riva al mare, di un fossile incastonato in una roccia... Antonio Costa si occupa dunque di ciò che "arreda" il mondo in cui si svolgono le storie, di ciò che sta attorno ai personaggi: delle cose con cui i personaggi entrano in contatto e delle cose che in vario modo entrano nella storia. E se ne occupa da vari punti di vista: narrativo, plastico, simbolico. Indaga cioè sul rapporto tra le cose e le forme cinematografiche: sul perché possiamo dimenticare certi particolari della trama dei film di Hitchcock, ma non dimenticheremo mai determinati oggetti degli stessi film: una chiave, un bicchiere di latte, un accendino...
Trentatre racconti che attraversano oltre un secolo per rendere omaggio al cinema, ai suoi sfarzi e deliri, ai suoi miti intramontabili, alle sue tentazioni e frustrazioni. Ciascuno è l'angolo di una immaginifica e infinita "cineteca di Babele". Una galleria di divi colti nei loro vezzi o fragilità, dietro la perfezione dell'immagine sullo schermo. L'Alberto Sordi di Mario Soldati, indolente, abitudinario, timorato di Dio e delle donne. O il Marlon Brando cui si rivolge Joyce Carol Oates in un'invettiva in versi da innamorata tradita: la spettatrice che da ragazzina ha saltato la scuola per vedere II selvaggio non può accettare che quell'uomo bellissimo abbia "soffocato la bellezza nel grasso". E poi storie che hanno per protagonisti quella folla di individui il cui nome compare al massimo nei titoli di coda: sceneggiatori, produttori, scenografi, maestranze e figuranti alle prese col frenetico lavorio che rimane sempre fuori dall'inquadratura ma può condurre a dare la vita per il cinema. Gli scrittori hanno cominciato presto a fare i conti con la settima arte, raccontandone le meraviglie e le insidie, il lato sfavillante e il lato oscuro, come oscura e misteriosa è la sala cinematografica. E se è vero che oggi il cinema sembra avviarsi verso una fruizione solitaria simile a quella della lettura e viviamo nel tempo in cui la finzione dilaga nella realtà, potremo sempre interrogarci insieme a Domenico Starnone su chi abbia deciso di abolire la magia della parola FINE.
Il libro getta uno sguardo dietro le quinte per descrivere l'incredibile lavoro di creazione di migliaia di costumi, armature, armi, accessori e allestimenti per l'adattamento del regista premio Oscar Peter Jackson dello Hobbit di J.R.R. Tolkien. Questo volume contiene moltissime immagini del set, fotografie e fotogrammi da Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato e Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug. Le star del film e i geni creativi autori di queste opere d'arte condividono storie e pensieri, e ci raccontano cosa si prova a creare, utilizzare e indossare questi preziosi oggetti della Terra di Mezzo. Prefazione di Ann Maskrey.