
Perché santa Rita, donna di un piccolo paese umbro nascosto tra i monti, vissuta all'ombra del marito e poi di un convento nella prima metà del Quattrocento, è diventata così famosa? Lucetta Scaraffia risponde a questa domanda ricostruendo la storia della "santa degli impossibili" (come i devoti la chiamano per la grande potenza miracolosa) e soprattutto seguendo le tracce della sua strana ed eccezionale fortuna, a partire dal 1457, anno in cui compaiono le prime prove della devozione al suo corpo miracoloso, fino agli ultimi due secoli, quando Rita da Cascia, proclamata santa all'inizio del Novecento, diventa la protettrice delle donne delle città industriali. Nel condurre l'indagine, l'autrice intreccia i dati più strettamente religiosi con quelli sociali e culturali, come i conflitti tra città capoluogo e castelli del contado, le relazioni tra Cascia e lo Stato pontificio, l'intreccio tra i modelli cristiani di santità e la religiosità legata alla terra e ai culti femminili primitivi. Ne esce un ritratto inedito non solo della santa, ma di un modo di vivere il rapporto con il sacro. La grandissima e imprevista fortuna di santa Rita presso i devoti è legata, ci dice Lucetta Scaraffia, proprio agli elementi di ambiguità di questa peculiare figura: moglie obbediente e che sa soffrire in silenzio, Rita possiede anche una specie di onnipotenza magica, solo superficialmente cristianizzata e profondamente connessa all'atmosfera stregata dei suoi monti rocciosi.
Come artista ho il dovere di andare dove nessuno ancora", scrive Giovanni Allevi, e la sua vita e la sua arte sono lo specchio di queste parole: dagli esordi davanti ai "cinque di Napoli" fino alle folle che oggi lo accolgono nei tour mondiali. Questo libro è il racconto, per parole e immagini, di una straordinaria avventura artistica e umana, che ci conduce nel cuore della storia e della filosofia di Allevi. Da New York a Tokyo e da Londra a Pechino, e tra i teatri e gli scenari più mozzafiato d'Italia, si snoda un percorso che corre su un doppio binario: da una parte immagini eccezionali di concerti, backstage, viaggi e testimonianze esclusive dell'infanzia e della formazione dell'artista; dall'altra una narrazione autobiografica che si arricchisce di aneddoti e riflessioni, racconti inediti e spartiti, appunti filosofici e di composizione, senza dimenticare il "pupazzetto", protagonista di tanti autografi... Un tesoro di ricordi e di pensiero che l'innovatore Allevi apre per noi "portandoci con sé" in un mondo creativo che, attraverso gli anni e le sfide musicali affrontate e vinte, continua a incantarci e a farci sognare.
In questo libro, frutto di lunghe conversazioni e di un'appassionata immersione nei ricordi di tutta una vita, il regista Jean Renoir è riuscito a raccontare, con lo stile rapido e ironico e insieme con la delicatezza che saranno poi la cifra del cinema di Truffaut, la storia di suo padre, fissandone per sempre, come solo un grande pittore avrebbe saputo fare, i gesti e i pensieri più quotidiani e segreti. Ma chi era veramente Pierre-Auguste Renoir? Quell'uomo semplice, sbrigativo, che nell'aspetto "aveva qualcosa di un vecchio arabo e molto di un contadino francese", che non poteva fare niente che non gli piacesse, che odiava sopra ogni cosa il progresso e aveva per la donna un culto incondizionato, restava per suo figlio un mistero. Un mistero che queste pagine non cercano di svelare ma solo di commentare: "Potrei scrivere dieci, cento libri sul mistero Renoir e non riuscirei a venirne a capo".
Si può imparare a disegnare - cioè a rappresentare il mondo come l'occhio lo vede - con un libro? John Ruskin, uno dei più dotati disegnatori di tutti i tempi, nonché uno dei massimi critici e teorici dell'arte, risponde senza esitare: sì. E per dimostrarlo scrive, fra il 1856 e il 1857, "Elementi di disegno". Da allora innumerevoli studenti, dilettanti e artisti di fama hanno letto questo manuale con pari ammirazione, e se l'autore proclamò di avervi trasfuso il metodo di Leonardo, Monet non esitò ad affermare, a quanto si dice, che nove decimi dell'impalcatura teorica dell'Impressionismo erano contenuti nelle sue pagine. Pagine che, presentandosi sotto forma di lettere a uno studente, prendono le mosse dagli "esercizi preliminari" - senza trascurare gli aspetti più pratici (che tipo di pennini da disegno comprare, come stendere le ombreggiature in modo perfettamente uniforme) - per poi affrontare il "disegno dal vero". Ruskin spiega, ammonisce, incoraggia, ha sempre in serbo il consiglio giusto, e anticipa con intuito infallibile il sorgere delle difficoltà, in un crescendo di complessità cui si accompagnano, grazie agli esercizi, i progressi dello studente-lettore. Finché il maestro giudica sia il momento di introdurlo ai segreti del colore - per dominarli, avverte, non basterebbe l'intera vita -, cui farà seguito l'ultima tappa dell'apprendistato: quella dedicata alla "composizione".
In occasione della ventesima edizione, “il FARINOTTI” non è stato semplicemente aggiornato, ma è stato anche ampiamente rivisto. Perché? Per aggiornare il giudizio su titoli che oggi sono stati rivalutati come di culto, pur non apparendo come folgorazioni ai tempi dell’uscita; per ridimensionare l’eco di popolarità di quei film che invece non hanno più spettatori. E, soprattutto, perché un giudizio che intenda coniugare il rigore del critico e la preferenza del pubblico è necessariamente soggetto a revisioni e mutamenti di prospettiva. Questo cerca di fare da vent’anni con passione e attenzione “il FARINOTTI”: oltre 35.000 titoli (tutti quelli distribuiti in Italia), quasi 2.700 pagine, costantemente aggiornato grazie alla collaborazione con il sito «Mymovies». Un dizionario che spazia su tutte le epoche e tutti i generi, e che non manca di sottolineare la rinascita del cinema italiano, dimostrata dalla candidatura di ben tre registi (Garrone, Moretti e Sorrentino) all’ultimo festival di Cannes. Questa edizione è aggiornata con le schede di tutti i film presentati alla 72ª Mostra del cinema di Venezia.
Questo volume presenta le due raccolte complete d’incisioni che Giovanni Battista Piranesi ha dedicato a Roma. Le tavole sono corredate da schede nelle quali l’autore fa il punto non sui rapporti tra Piranesi e l’architettura e l’archeologia del Settecento a Roma, ormai ben noti, ma tra questo grande incisore-architetto e la pittura, soprattutto vedutistica, del suo tempo. Le fonti documentarie attestano non solo i suoi studi di prospettiva, ma anche quelli presso Giovanni Battista Tiepolo in un temporaneo ritorno a Venezia (1745-1747) . Ma, al di là di questo, le vedute di Roma «secondo Piranesi» costituirono il veicolo ufficiale di conoscenza internazionale della Città Eterna, fino all’avvento della fotografia ottocentesca. La dimensione di cui l’architetto-incisore investe i monumenti romani è quella «eroica» della Storia che i viaggiatori colti e sensibili (come Goethe) vedevano presente ovunque, a testimoniare da una parte una irripetibile grandezza, dall’altra un degrado fisico e morale che non trovava argine negli estremi bagliori del prestigio della corte pontificia. Una città invasa dall’eterna luce del favore degli dèi, ma anche dalle gravi ombre degli uomini, che l’incisore esprime con la sicurezza di chi è abituato ad andare oltre la prospettiva, cavando dalle morsure degli acidi sulle lastre e degli inchiostri sui fogli di carta effetti di bianco abbacinante, neri, violetti, azzurrini, grigi, bruni vellutati e profondi, sì da gareggiare e da sollecitare, quasi, il confronto con la pittura vedutistica del Panini e da ampliare la propria sfera sensibile alle visioni arcadiche dell’Orizzonte, di Andrea Locatelli, di Paolo Anesi e al pericolante «paradiso» pastorale di Fragonard e Hubert Robert, il tutto sul filo di una liricità musicale quasi parallela ai versi di Metastasio.
Le due raccolte complete di incisioni che Giovanni Battista Piranesi ha dedicato a Roma
Dalla santità di San Pietro alla maestà dei palazzi dei potenti, dalle imponenti rovine dell’impero agli scorci delle chiese: le vedute di Giovanni Battista Piranesi rappresentarono, fino all’avvento della fotografia ottocentesca, il veicolo ufficiale di conoscenza internazionale dell’immagine della Città Eterna.
«Una città invasa dall’eterna luce del favore degli dèi, ma anche dalle grevi ombre degli uomini, che l’incisore veneziano esprime con la fantasia del “capriccio” e con la sicurezza di chi è abituato ad andare oltre la prospettiva, cavando dalle morsure degli acidi sulle lastre e dagli inchiostri sui fogli di carta, effetti di bianco abbacinante, neri, violetti, azzurrini, grigi, bruni vellutati e profondi.»
Maurizio Marini
Il presente volume contiene i contributi della Giornata di Studi del 23 marzo 2015 dedicati alla spiegazione e illustrazione dell’arte nelle Chiese. Essi sono firmati dalle esperte d’arte Raffaella Giuliani, Anna Di Benedetto, Cinzia Batani, Grazia Maria Fachechi e Roberta Filippi. Scopo dell’opera è – come riporta il curatore nella Premessa – realizzare la ripresa di un dialogo culturale con le guide turistiche della città, «proponendo percorsi di formazione e incontri di confronto comune sulle tematiche dell’arte cristiana a Roma». Il volume è corredato di immagini.
Famosa in Europa per lo splendore della corte e della nobiltà, per la ricchezza delle opere d'arte, la bellezza del golfo e dei suoi dintorni, e l'importanza delle zone archeologiche, la città diviene nel Settecento una delle tappe fondamentali del grand tour. Gli aristocratici stranieri e, più tardi, i ricchi borghesi saranno i principali acquirenti e, talvolta, i committenti di questo genere di pittura, che con i suoi colori netti e brillanti costituiva un immediato e accattivante riferimento ideale al soggiorno nella capitale partenopea. Grande rilievo assumono anche le immagini dei dintorni, delle isole, delle rovine archeologiche, delle feste, dei costumi dei suoi abitanti e, soprattutto, delle eruzioni del Vesuvio, fenomeni di grande interesse e di sinistra bellezza che esaltavano la fantasia dei visitatori.
Scoprite la storia della fotografia, dalle sue origini negli anni venti dell'ottocento fino al fenomeno globale della fotografia digitale nel ventunesimo secolo.
Un libro riccamente illustrato, una splendida strenna natalizia dal contenuto originale e sorprendente. Un libro per chi ama l'arte ma anche per chi vuole riflettere in modo originale sui valori spirituali della festa del Natale.
L'arte del XX secolo raccontata in prima persona da Gillo Dorfles: l'idea di raccogliere in un unico volume tutta la sua vasta produzione critica offre l'occasione per indagare pittura e scultura contemporanee alla luce della chiarezza e della partecipazione con le quali egli ha saputo penetrare nella personalità di ogni singolo artista.
Curata da Luigi Sansone, questa ampia raccolta di scritti prende le mosse dal 1930, quando il giovane Dorfles inizia un'assidua collaborazione con "L'Italia Letteraria" e "Le Arti Plastiche" recensendo le mostre milanesi e romane; attraversa gli anni Cinquanta e Sessanta - ricchi di fermenti artistici che lo vedono acuto osservatore sulle prestigiose pagine di "Domus" e "Metro" - per approdare ai nostri giorni. Gli artisti e le loro opere vengono così approfonditi grazie all'ottica competente di un grande critico.