È la storia autobiografica di una donna che viene improvvisamente a con- tatto con la difficile realtà della malattia di Alzheimer.
Denis, la suocera dell’autrice, è affetta da questa malattia ed è incapace di badare a se stessa. Monica, allora, decide di prendersi cura di lei: sono ore di angoscia, notti in bianco, delusioni, sacrifici, per cercare di arginare la progressiva perdita di autonomia della suocera, per far fronte alle sue allucinazioni, ai suoi più diversi problemi, anche molto concreti.
In queste pagine l’autrice racconta la propria esperienza di «persona qualunque» a contatto giorno dopo giorno con la persona malata, facendo emergere il ruolo di sostegno che ha avuto la fede nel permetterle di fronteggiare una situazione per molti aspetti drammatica.
In particolare, famiglie con anziani e chi, a vario titolo, abbia a che fare con malati di Alzheimer: operatori sociali e sanitari.
Autrice
Monica follador vive a Venegazzù di Volpago del Montello (Treviso). È sposata e ha un figlio di dodici anni. Molto attiva come catechista e animatrice del Grest, nel tempo libero opera nel settore dell’ecologia. Da quindici anni ac- cudisce con dedizione e sofferenza – ma anche con tanta fantasia – la suocera affetta dal mor- bo di Alzheimer
Il 12 gennaio 2010, alle 16.53, un terremoto di 7 gradi Richter ha devastato la capitale di Haiti, Port-au-prince. Sotto le macerie sono morte oltre 200mila persone. Una delle peggiori catastrofi della storia, hanno affermato le Nazioni Unite.
E questo è solo l'ultimo dei tanti cataclismi - naturali ma soprattutto sociali e politici - che si sono abbattuti sull'isola nei suoi duecento anni di storia indipendente, trasformando la "perla nera dei Caraibi" nel Paese più povero dell'emisfero occidentale. Eppure Haiti non è solo il "cuore di tenebra" d'America. Negli ultimi tempi nuovi fermenti culturali, movimenti giovanili, microprogetti umanitari si stavano insinuando, a fatica, nelle pieghe della miseria secolare.
Questo libro non fa previsioni sul futuro, ma cerca di raccontare l'intircata realtà haitiana, la sua primordiale bellezza, la sua insaziabile crudeltà.
Prefazione di Fiammetta Cappellini
GLI AUTORI
Capuzzi Lucia, nata a Cagliari nel 1978, è giornalista. Dopo la laurea in Scienze Politiche ha svolto un dottorato di ricerca in Storia dei Partiti e dei Movimenti Politici a Urbino. Attualmente lavora alla Rai di Torino nella redazione del Tg Leonardo. Ha collaborato con le pagine degli esteri di Avvenire. E' specializzata in questioni latinoamericane. Su questo tema ha pubblicato La frontiera immaginata. Profilo politico e sociale dell'emigrazione italiana in Argentina nel secondo dopoguerra (Angeli, 2006).
Tra Cinquecento e Ottocento quale era il sistema del "welfare" per gli anziani? A quanti anni si era considerati vecchi? A che età ci si ritirava dal lavoro? Come sopravvivevano gli anziani? Che ruolo avevano nella loro vita le istituzioni di assistenza? Da questo tipo di interrogativi prende origine l'indagine di Angela Groppi sui rapporti tra vecchie e giovani generazioni nella Roma dei papi. Un'indagine storica che, in un tempo in cui lo Stato sociale è sotto assedio in nome del progressivo invecchiamento della popolazione, fornisce utili spunti al ripensamento delle politiche di welfare.
C’è stato un tempo in cui in Italia l’obiezione di coscienza al servizio militare non era ammessa. «Il 23 dicembre 1972 un piccolo drappello di giovani idealisti usciva dalle carceri militari, dopo aver imposto, con la propria sofferta testimonianza e il sostegno solidale di chi condivideva gli stessi ideali e la stessa lotta, il diritto a servire la patria in altro modo, cioè con il servizio civile a favore delle fasce più deboli della nostra società».
Nel tempo che vede la sospensione della leva obbligatoria e insieme il riaffiorare di una forte contestazione alla cultura della guerra, il volume racconta l’esperienza di un obiettore disposto a pagare di persona con la reclusione la coerenza ai propri ideali. Essa si propone quale messaggio-testimonianza ai giovani che manifestano nelle marce per la pace o nelle assemblee no-global, nonché a tutti i ragazzi e le ragazze che, in base alla nuova legge, si impegneranno volontariamente nel servizio civile nazionale.
Sommario
Presentazione (mons. G. Nervo). Introduzione. 1. Sul treno per L’Aquila. 2. Il rifiuto di indossare la divisa. 3. Da L’Aquila a forte Boccea: la prima volta in un carcere militare. 4. La prima obiezione di coscienza collettiva in Italia. 5. Processo all’obiettore. 6. «Ti sbatto a Gaeta». 7. Ritorno a Peschiera del Garda in attesa dell’approvazione della legge. 8. Il «fucile spezzato». 9. I miei compagni di viaggio.
Note sull'autore
Alberto Trevisan (1947), sposato con due figli, assistente sociale, risiede a Rubano (PD). È stato obiettore di coscienza quando la legislazione italiana non prevedeva ancora questa possibilità e rifiutarsi di indossare la divisa militare era reato. È tra i fondatori dell’Associazione per la pace e fa parte del Coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento. Ha partecipato a spedizioni umanitarie in luoghi di guerra (ex Iugoslavia, Palestina). L’impegno in favore della pace ha orientato anche il suo lavoro nell’amministrazione comunale. Si interessa di problemi di bioetica e ha operato nei servizi psichiatrici e sociali.
L'educazione di un soggetto con disabilità visiva richiede una conoscenza approfondita non solo del deficit, con le sue peculiarità e implicazioni specifiche, ma anche dei relativi bisogni, metodologie e ausili. A questa esigenza risponde il presente volume, che adotta un'ottica di tipo evolutivo, considerando quindi le tendenze di sviluppo di bambini e ragazzi non vedenti o ipovedenti, sia perché esse appaiono uniche della disabilità e non confrontabili con le tendenze normali in termini di presenza/assenza di determinate capacità o abilità sia perché tale prospettiva consente di assumere un atteggiamento propositivo, soprattutto dal punto di vista educativo. Il testo si compone di tre parti. Nella prima, "La teoria", vengono presentate le ricerche sullo sviluppo linguistico, motorio e delle abilità sociali. Per ciascuno di questi tre ambiti, la seconda parte, "La ricerca", riporta alcuni contributi sperimentali che evidenziano la possibilità di integrare attività educativa e obiettivi della ricerca applicata ai contesti della disabilità visiva. Infine la terza parte, "La pratica", dà forma più concreta e spendibile alle considerazioni teoriche proposte fornendo spunti utili agli operatori che lavorano quotidianamente con alunni non vedenti o ipovedenti.
Come tutte le età della vita, anche la vecchiaia rappresenta una svolta decisiva nell'esistenza di una persona: un periodo critico ma anche, come le pagine di questo libro dimostrano, una grande opportunità, se illuminata dalla fede cristiana.
L'autore invita a vivere in pienezza la terza e quarta età, cercando di mantenere una buona forma fisica e mentale e dando respiro a quell'interiorità forse rimasta troppe volte soffocata dagli impegni quotidiani.
Posso vivere la sera della mia esistenza come il tempo di una grande speranza, della speranza nella vita piena? Sì, ho tutta la Vita davanti a me!
Henri Bissonnier (1911-2004), sacerdote francese, è stato un pioniere nella pastorale degli ammalati e dei portatori di handicap, di cui fu cappellano. Professore in varie università europee e americane, ha ricoperto anche importanti incarichi internazionali. Tra le altre iniziative, ha sostenuto Marie-Hélène Mathieu nella fondazione dell'Office Chrétien des personnes Handicapées e della rivista «Ombres et Lumière». È autore di numerose opere, dedicate in particolare all'educazione cristiana delle persone colpite da handicap fisico, mentale o psichico.
Giorgia è una ragazza normale, come tante altre, con alle spalle una famiglia solida e molto unita. Studia, esce con agli amici, ha un fidanzato. Una sera decide di provare l’ecstasy, solo mezza pasticca, convinta che quella dose non possa farle male, ma è l’inizio di un calvario. Giorgia contrae l’epatite, rischia di morire, ed è costretta a un trapianto di fegato. La famiglia, gli amici, i medici le stanno vicino durante le sue sofferenze, fino al ritorno a una vita normale e alla scelta di impegnarsi per informare i più giovani sui rischi delle droghe. Una toccante vicenda narrata in prima persona da Giorgia e dai suoi familiari.
DESTINATARI
Un libro indirizzato soprattutto ai ragazzi, ma utile anche a genitori ed educatori.
GLI AUTORI
Giorgia Benusiglio è nata a Milano nel 1982, si è diplomata in lingue ed è prossima alla laurea in Scienze della Formazione Primaria all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel 1999 è stata miracolosamente salvata da un trapianto di fegato dopo aver assunto una piccola quantità di ecstasy. Ora, con il padre, si racconta nelle scuole perché altri possano evitare quello che è capitato a lei. Ospite di parecchi programmi televisivi e radiofonici, la sua storia è spunto di riflessione nel libro "Non sprecate" di Antonio Galdo, e nel 2008 è stata invitata ad inaugurare con la sua testimonianza il portale online del ministero della Gioventù, guidato da Giorgia Meloni.
Renzo Agasso, nato a San Bernardo di Carmagnola (Torino) nel 1953, sposato, tre figli, venti libri, ama raccontare le storie di uomini e donne “luci del mondo”, per farsi e per fare coraggio. Ha pubblicato con le Edizioni San Paolo: "Martinazzoli", "Muccioli", "Il caso Ambrosoli", "Storia di calcio e d’amore. Nel nome di Niccolò", "Elogio del somaro" (con don Antonio Mazzi), "Dominique Lapierre", "Il piombo e il silenzio" (con il figlio Domenico).
Don Fortunato Di Noto è da sempre impegnato a tutela dell'infanzia e dell'adolescenza. E' un pioniere nella lotta alla pedofilia ed è stato consulente tecnico in varie Procure italiane per delicate indagini sul fronte della criminalità pedopornografica e dello sfruttamento sessuale dei bambini. In questa "conversazione" con il giornalista Antonino D'Anna consegna al lettore il racconto della sua dedizione a una lotta che permetta ai bambini di crescere nella verità dell'affetto, per essere domani uomini sani di una società senza violenza.
Don Luigi Melesi racconta storie di chi sta in carcere e di chi mai ha pensato di entrarci.
Vallanzasca, le armi delle BR restituite al card. Martini, il suicidio di Cagliari, ma anche tanti volti sconosciuti di reclusi e secondini che compongono un mondo.
Il libro si declina lungo un’ampia serie di storie con protagonista (e/o narratore) don Luigi Melesi, raccontate con il piglio del narratore: passano in rassegna davanti al lettore una miriade di figure che vanno a comporre l’universo carcerario. Si incontrano così i carcerati rinchiusi su un traghetto che va a Pianosa, in mezzo ai turisti spaventati; uomini che hanno deciso di andare in carcere al posto di un loro amico che aveva quattro figli; i secondini, figure spesso denigrate; uomini e donne famosi come Vallanzasca, i vari brigatisti....
Ciascuna di queste persone è colta nell’intimo incontro con don Luigi Melesi, che svela l’umanità nascosta dietro le drammatiche vicende di ognuno.
Destinatari
Un libro per chiunque voglia conoscere vite ai margini, ma anche pagine della storia contemporanea.
Gli autori
Silvio Valota (Milano, 1949) è fondatore e amministratore della società di formazione Sphera S.r.l. di Milano (www.spheraformazione.it). Con Franco Angeli Edizioni, ha pubblicato Come migliorare la comunicazione in banca? e, sul tema della creatività, La testa e il cuore. Infine, nel 2009, Come litigare e vivere felici. Nel 2008, con Edizioni Pendragon, ha pubblicato il suo primo romanzo, La regola del colore. don luigi Melesi è stato ordinato sacerdote l’11 febbraio 1960. Ha vissuto la prima esperienza di contatto con il mondo del carcere con i ragazzi difficili del riformatorio Ferrante Aporti di Torino. Presso la casa di rieducazione di Arese ha poi operato come insegnante e catechista, rimanendo sette anni a contatto con i 250 ragazzi mandati dai tribunali minorili italiani. Dal 1978 è cappellano presso il carcere di San Vittore a Milano.
Questo libro è un viaggio nei penitenziari italiani che offre a chi legge la possibilità di capire qualcosa di più sulla questione carceraria.
Ascoltando le storie dei reclusi, si entra in contatto con uomini e donne in carne e ossa con i loro sentimenti, i loro bisogni, le loro contraddizioni. Persone che si portano dentro la sofferenza di aver generato violenza. Persone che, all’interno della struttura detentiva, devono però elaborare anche la sofferenza che il carcere fa loro subire. Una riflessione sulla pena, sulla giustizia, sul rapporto tra carcere e società va fatta a partire da questa consapevolezza.
«Le nostre prigioni sono la fotografia di una giustizia punitiva, luoghi dove è quasi impossibile il recupero della persona. Disinteressarsi a quanto avviene all’interno delle carceri significa gettare la spugna sulle fondamenta della nostra giustizia» (dalla Prefazione di Lidia Maggi).
Davide Pelanda è insegnante, giornalista free-lance presso numerose testate nazionali e piemontesi. Come saggista e scrittore ha al suo attivo cinque libri: Acqua (Emi, 2006); ‘A Munnezza ovvero la globalizzazione dei rifiuti (Sensibili alle Foglie, 2008, con prefazione di Maurizio Pallante); La Fede nel Piatto. Saperi e sapori del cibo dei poveri (Edizioni Paoline, 2008, scritto a quattro mani con Paola Bizzarri); La Chiesa e i rifiuti. Tra teologia e pastorale dell’immondizia (Effatà Editrice, 2009); Il Cavaliere dell’Arcobaleno (Ananke, 2009).
Le vediamo passeggiare ogni notte lungo le strade di periferia delle nostre città. Le chiamiamo prostitute. Ma di loro, dei loro sogni di ragazze, delle loro sofferenze, non sappiamo nulla. Diana ha scelto di raccontare la sua storia. Prefazione di Nek.