
Scritta nei primi anni del regno di Augusto, l'Eneide doveva essere, nelle aspettative dell'imperatore, non solo il racconto dell'avventuroso arrivo nel Lazio di Enea e la glorificazione della famiglia Giulia, discendente in linea diretta dall'eroe troiano, ma il poema nazionale romano, corrispettivo di quello che per i Greci erano l'Iliade e l'Odissea. Anche la vicenda di Enea, come quella di Ulisse, è la storia di un ritorno: il travagliato ritorno verso una terra considerata per tradizione l"'antica madre" dei fondatori di Troia ormai distrutta, l'Italia, dove fondare una nuova patria. E dopo furenti burrasche, dolorose perdite di compagni, tragici amori, una profetica discesa agli Inferi e sanguinose battaglie, l'Eneide si chiude con la promessa di una fusione di popoli e culture diverse, nel nome di una nuova civiltà comune. Alessandro Barchiesi inquadra nel saggio introduttivo i punti essenziali del discorso poetico virgiliano, presentato nella nuova traduzione di Riccardo Scarcia, che coniuga scorrevolezza e fedeltà al testo.
"Se non avete mai letto Orazio (65-8 a. C.), la sbalorditiva modernità di Roma e della civiltà classica non vi è stata ancora rivelata per quanto merita. I suoi versi raccontano le opere e i pensieri di una febbrile e raffinata società metropolitana di duemila anni fa, smascherandone satiricamente le vanità, le goffaggini e i vizi. A cominciare da quello stato d'animo di trafelata ansia che noi contemporanei definiamo 'stress': quell'accumulare obblighi mondani e inutili impegni, quel dannarsi per avere sempre di più che distolgono dalla virtù anziana per eccellenza, la giusta misura. Orazio sembra scrivere per gli 'emergenti' dei giorni nostri, per gli ammalati di potere, per le vittime delle mode. Non gli sfugge un solo vezzo, una sola debolezza: ma ha il pregio (rarissimo per un moralista) di non dispensare severi precetti, né ammaestramenti infallibili. Preferisce, sorridendo, descrivere i romani (incluso se stesso), e accompagnarli lunga i loro errori, piuttosto che maledirli da qualche pulpito presunto. A dimostrazione che la buona satira è il miglior antidoto conosciuto della cattiva retorica." (Michele Serra)
L'Omero pompier, il defilé statuario di Pausania, Medea eroina rashomonizzata, effetti di reale nelle lettere di Cicerone, l'horror filosofico di Seneca, coppie vip di Plutarco, le Confessioni di Agostino sul comodino di Moana Pozzi. Queste e cento altre scattanti letture propongono un esperimento sui Classici greci e latini: mettere gli Antichi in tensione continua con il Contemporaneo, attraverso uno stile critico fondato su accensioni figurative ed entusiasmo, incrociando sempre il letterario con il vissuto, la filologia del Novecento con i tic del mondo global. La batteria delle letture "elettriche" è preceduta da un saggio storico-sentimentale sul ruolo del Classico dagli anni Settanta a oggi.
Dall'ira di Achille ai funerali di Ettore: il primo e più famoso poema epico dell'umanità, che celebra eroi, battaglie, imprese valorose di un passato di smisurata e perduta grandezza. Ma non solo. L'Iliade è anche il poema dell'eterna contraddittorietà dell'uomo, il poema dell'inesorabilità del destino, il poema che più di tutti ha saputo legare la gloria alla morte, l'ira alla passione, l'immortalità alla fragilità umana.
Il testo della Storia di San Cipriano non e' stato tramandato nella sua interezza: la parte iniziale, rinvenuta e pubblicata solo nel 1982, viene qui per la prima volta ricongiunta a quella centrale, a stampa sin dalla meta' dell'Ottocento.
La letteratura classica nasconde alcune gemme che, per circostanze varie, non sono conosciute in maniera adeguata. In questo breve scritto, dedicato al commento di alcuni versi dell'"Odissea" sull'antro dove Odisseo nascose i ricchi doni dei Feaci, si trova la condensazione, nel minimo numero di parole, della sapienza simbolica dell'antichità classica. Quell'antro, spiega subito Porfirio, non si trova a Itaca né in alcun altro luogo. Quell'antro è geroglifico del mondo stesso, un'ostensione figurata della vita e della morte.
I bibliotecari alessandrini intitolarono al nome di Calliope - la Musa della poesia epica - il nono libro, l'ultimo, delle Storie di Erodoto. E ad essa paiono conformarsi l'argomento e il tono del libro. Strettamente legato al precedente, esso narra la fase terminale dell'epico scontro fra Persiani e Greci negli anni 480-479 a.C. Tre i nuclei principali del racconto: la battaglia di Platea; quella, avvenuta lo stesso giorno, di Micale; e infine la conquista di Sesto. Se intorno a questi avvenimenti si dipanano e si intersecano, come è tipico di Erodoto, continue digressioni - lunghi preparativi bellici, cataloghi di forze militari, narrazioni biografiche, descrizione di luoghi e aneddoti -, non v'è dubbio che l'attenzione dello storico si concentri sulla sequenza principale. Ecco che, scomparso Serse dalla scena, il libro si apre con l'occupazione e la devastazione di Atene da parte del generale Mardonio. Eppure, a questo tragico inizio fa seguito una memorabile riscossa: nonostante le invidie, i contrasti, le incomprensioni fra Ateniesi e Spartani - che culmineranno dopo quasi cinquant'anni nella Guerra del Peloponneso -, le due città rivali lottano qui insieme. Su richiesta della prostrata Atene, Sparta invia un grosso contingente comandato da Pausania. La tensione monta intollerabile per dieci giorni, mentre i due eserciti si fronteggiano. Poi, scoppia in combattimento furibondo, in cui i guerrieri si affrontano lontani e arcaici come eroi omerici e allo stesso tempo vicini e attuali come gli uomini più familiari. Con gli Ateniesi immobilizzati, tocca agli Spartani e ai Tegeati reggere l'urto. E i Persiani vengono alla fine sbaragliati. Collegando il trionfo di Platea al glorioso disastro delle Termopili all'inizio delle Guerre, Erodoto scrive: «Allora, secondo l'oracolo, fu pagata da Mardonio la pena dell'uccisione di Leonida, e Pausania, figlio di Cleom-broto, figlio di Anassandrida, riportò la vittoria più bella di tutte quelle che conosciamo». Battuti per mare e per terra, a Micale e più tardi a Sesto, i Persiani iniziano il ritiro definitivo. Poco prima, il crepuscolo viene annunciato dalla fosca vicenda di Serse invischiato nella passione per la moglie di suo fratello: quasi una novella di depravazione e violenza, a incorniciare il primo capolavoro della storiografia occidentale. Questa edizione integralmente rinnovata del nono libro contiene anche l'Indice dei nomi di tutte le Storie, la cui pubblicazione verrà completata nel 2008 con il settimo libro.
Indice - Sommario
Introduzione al Libro IX
Bibliografia
Abbreviazioni bibliografiche
Sommario del Libro IX
Tavola cronologica
Cartine
TESTO E TRADUZIONE
Sigla
Nota al testo del Libro IX
Il Libro IX delle Storie
Scoli
COMMENTO
Appendici
Indice generale dei nomi
In questo volume sono raccolte tutte le tragedie greche che la tradizione ci ha trasmesso intatte. I testi sono preceduti da un saggio di Guido Paduano, scritto appositamente per l'occasione, che illustra gli elementi fondamentali della rappresentazione tragica e i punti essenziali della poetica degli autori, Eschilo, Sofocle ed Euripide. Una bibliografia essenziale permette di districarsi nella sconfinata letteratura dedicata all'argomento e brevi riassunti aiutano il lettore a orientarsi rapidamente nelle trame del mito. Le traduzioni dei testi, moderne e rigorose, sono opera di insigni studiosi come, tra gli altri, Vincenzo Di Benedetto, Guido Paduano ed Enzo Mandruzzato, e corredate da note esplicative.
Il potere universale dell'eros in un dialogo affascinante. Una storia di appassionanti avventure d'innamorati, di gelosie e follia. Una serie di divertenti aneddoti sulla vita coniugale. Tre brevi testi poco conosciuti di Plutarco (Sull'amore, Racconti d'amore, Consigli agli sposi). Una visione inaspettatamente moderna e spregiudicata dell'amore e della donna.
I venti libri delle Etimologie o Origini sono una vera e propria enciclopedia che abbraccia tutto il campo dello scibile della Tarda Antichità: grammatica, retorica, matematica, medicina, diritto, scienze naturali, edilizia, agricoltura, nautica, arredamento, sport. Questa opera ha contributo, più di ogni altra, a diffondere la cultura classica tra i barbari favorendo l'incontro tra romanesimo e germanesimo. In questo volume il testo latino e la traduzione italiana a fronte sono preceduti da un'ampia introduzione con rassegna bibliografica e accompagnati da note a piè pagina che forniscono preziose informazioni sul contesto storico e culturale in cui l'opera è stata composta.