«Quale bellezza salverà il mondo?», si chiede Dostoevskij nell'Idiota. Attraversando la storia dell'estetica dalla sua concezione antica e testimoniandola nella nostra contemporaneità questo libro giunge alle conclusioni che furono di Charles Moeller in Saggezza greca e paradosso cristiano: la bellezza dell'arte su questa Terra è superata dalla bellezza dei santi, quindi dell'uomo, che di Dio è immagine. «La gloria di Dio è l'uomo vivente», aveva affermato prima di lui icasticamente sant'Ireneo. Il percorso del volume investe i campi artistici letterario, figurativo e quello filosofico sorpresi sotto la luce portata dall'avvenimento cristiano.
Frutto di un sapere antichissimo, l'enneagramma è stata una "mappa" utilizzata per secoli da maestri e guide spirituali, come è testimoniato da alcune confraternite sufi già sul finire del Medioevo. Nato per classificare la personalità in nove differenti caratteri psicologici, l'enneagramma può essere definito una "tipologia dinamica", poiché, nonostante riconosca una ricorsività nel comportamento umano, aiuta a individuare percorsi che guidano al pieno sviluppo della propria singolare personalità. Nell'Invito alla lettura Mariolina Ceriotti Migliarese spiega che l'enneagramma «può risultare utile se ci porta a essere curiosi di noi stessi, se ci mette in cammino, e se diventa parte di un percorso di maggiore conoscenza di sé e dell'altro; utile se ci suggerisce che il nostro carattere non è un punto di arrivo fisso e immodificabile, ma al contrario un punto di partenza». Apprezzata da teologi e psicologi in quanto tramite tra spiritualità e psicologia, questa classificazione può favorire la scoperta del "vero Io" e accompagnare verso una maturazione tanto umana quanto spirituale.
«Non ho mai tempo per pregare. Quando ho tempo, non ho voglia. E le poche volte che ho voglia e tempo, ho mal di testa». Per molti che si riconoscono in questa situazione, il libro può essere un aiuto per cercare Dio nella vita quotidiana, attraverso gli andirivieni, gli impegni e i contrattempi. Non soltanto «nonostante» tutte le cose da fare, ma proprio nel bel mezzo della confusione che caratterizza le nostre giornate. Don Carlo De Marchi presenta queste meditazioni rivedute e adattate a partire dalla serie podcast «Meditazioni in tangenziale - per chi vuole pregare un po' a partire dal Vangelo quando rimane imbottigliato sulla tangenziale». Per cominciare o ricominciare a pregare basta rivolgersi a Gesù in qualsiasi luogo, dicendo: «Credo fermamente che sei qui, che mi vedi e che mi ascolti...».
Nell'era dell'attesa ossessiva di un "like" che esalti l'ego, era nella quale l'"io" sembra neanche più intravedere il "tu", tutto diventa pressoché irrilevante se non viene confermato dallo "share", dalla certificazione di essere stati riconosciuti, osannati, acclamati... Ma è questo il vero successo? L'uomo lo raggiunge davvero se, inseguendolo e cercando la propria autocelebrazione, dimentica l'"altro da sé"? Paola Versari, con la sua esperienza di psicoterapeuta, quasi avesse in mano un pennello da artista, dipinge l'attuale, imperante cultura narcisistica, la quale, identificando il successo nella triade "celebrità-potere-denaro", finisce per costituire una mera illusione, un insidioso auto-inganno, piuttosto che il veicolo per il raggiungimento di un'autentica realizzazione esistenziale. Il pensiero del grande psichiatra austriaco V. E. Frankl - sopravvissuto ai campi di concentramento e che è stato capace di trovare un successo esistenziale nei luoghi di dolore - fa da traino a questo testo e aiuta a comprendere come solo dedicando la propria vita a un compito e all'incontro con l'altro sia possibile pervenire al successo autentico. Una tale consapevolezza, il riconoscere e il vivere il vero successo, aiutano a ribaltarne il senso comune. È unicamente il successo autentico che apre alla vita vera, a quella che appaga pienamente e regala attimi di felicità ineludibili, pregni di un significato che non conosce inganno.
«Per quanto mi riguarda non sono progressista ma neanche declinista. Il mondo è ancora fin troppo bello per me. Un lombrico non smette di stupirmi. E so che nessuna tecnologia mi permetterà mai di comprendere mia moglie, né di amarla di più. La mia resistenza al progressismo procede dal mio accogliere il mondo così com'è dato, con tutto il suo dramma. Non ho ancora imparato a costruire una casa, coltivare un orto, pensare come sant'Agostino, poetare come Dante, perché dovrei gettarmi su un casco con realtà aumentata? Non sono ancora abbastanza umano, perché dovrei cercare di diventare cyborg? Sarebbe, con la scusa di essere all'avanguardia, disertare il mio posto. Chi si meraviglia della nascita di un bambino è poco sensibile alla pubblicità dell'ultimo iPhone. Uno che sa ancora gridare per la nostra salvezza non è abbastanza credulone per votarsi all'intelligenza artificiale. A meno che l'intelligenza artificiale non l'aiuti a gridare di più e a stupirsi del lombrico». Novanta testi brillanti e profondi, in cui Fabrice Hadjadj si interroga sul futuro della nostra umanità sottoposta alla crescente influenza della tecnologia e del consumo. Rifiutando ogni discorso moralistico, attraverso il suo linguaggio festoso trasmette un'irresistibile gioia di vivere, mentre allo stesso tempo chiarisce le basi che ci permettono di rifondare la nostra relazione con l'economia e la politica.
«L’autore è riuscito a cucire un testo agile che osa porre al centro dell’attenzione del pubblico del secondo decennio del XXI secolo questo oggetto sconosciuto, l’affabilità. Personalmente ritengo il presente volume un testo rivoluzionario, non perché scopra qualcosa di nuovo, ma in quanto riscopre qualcosa di antico e di sempre vivo e valido, caratteristica, questa della ri-scoperta, propria di ogni rivoluzione che si rispetti»
Dall'Invito alla lettura di Andrea Monda
L’eleganza, la buona educazione e il sorriso sono, anche oggi, il miglior punto di partenza per tessere una rete di relazioni autentiche e profonde. In questo percorso Carlo De Marchi si appoggia a una ricca galleria di aneddoti letterari e all’esempio di alcuni «campioni» della gioia, come Tommaso Moro, il card. Newman e Josemaría Escrivá.
"Non basta più dire come una volta: «Dio si è fatto uomo affinché l'uomo diventi Dio» - occorre aggiungere che Dio si è fatto uomo perché l'uomo resti umano, e che essendo divinizzato, sia sempre più umano ancora". "L'ultima lezione del Verbo incarnato è stata di rifare gesti semplici e con ciò insegnare ai discepoli a non vedere più lui, ma a vedere ogni cosa in lui, e riconoscere la sua gloria ovunque affiori nel quotidiano".
Diritti o desideri? Diritti o poteri? Diritti o possibilità? Insomma, Diritti o distorti, cioè falsi diritti inventati per soddisfare i propri disegni o per scardinare una società ritenuta retrograda? Questi interrogativi riguardano i cosiddetti "nuovi diritti", che prendono sempre più piede e crescono anche di numero. Tra le novità sono, ai due estremi reciproci, il "diritto di morire" e, tanto per fare un esempio, il "diritto all'insulto" reclamato a gran voce dalle "curve" degli stadi delle domeniche calcistiche. In mezzo si collocano il diritto all'aborto, alle manipolazioni genetiche, ai mutamenti di genere, al matrimonio fra persone dello stesso sesso. Il titolo di questo libro non è un gioco di parole, ma un dilemma drammatico che investe la nostra vita personale, quella dei nascituri e di chi è stanco della vita e non necessariamente prossimo alla morte. Investe la società civile e la rete delle relazioni, che ne è lo scheletro, la religione e quindi la fede, ma anche l'ethos degli agnostici e degli atei, infine le ideologie residue e la politica, perché riguarda l'antropologia e dunque l'intera idea, il concetto, l'immagine, la visione, il significato dell'uomo sulla Terra. L'autore del Dizionario dell'Antilingua, traccia in queste pagine una visione potente della nuova Babele, dell'uomo che oggi esattamente come migliaia di anni fa sostituisce al Verbo la sua parola, all'Assoluto la sua finitezza, affermando sé stesso col tentativo di dare un nome nuovo a tutte le cose.
Paola Versari, psicologa e psicoterapeuta, sviluppa in queste pagine un'analisi dei falsi miti del nostro tempo, che fluttua tra esaltazioni dell'individualismo e derive nel relativismo. Si addentra così nella realtà, ora nel mondo luccicante dello spettacolo, della tv e della moda, avvicinandone i protagonisti, ora nelle strade e nella vita della sua città, Roma. Nell'incontro diretto anche con la gente più comune, l'autrice svela amorevolmente di ciascuno il vuoto interiore, che si cela sotto le maschere beffardamente sorridenti che la moderna società del l'apparire e del progresso si sforza ancora di imporre. Ma una volta scoperchiate le desolanti profondità dell'io, l'autrice si dà cura di offrire una risposta alla crisi contemporanea, che prima di essere economica, politica, sociale... è in radice crisi spirituale, umana, antropologica. Lo fa riproponendo il metodo della Logoterapia e mostrando la vita stessa del suo inventore, lo psicologo austriaco Viktor E. Frankl, noto in tutto il mondo per essere riuscito a superare positivamente la tragedia del campo di concentramento nazista, da cui scampò trovandosi solo, avendo perso tutti i famigliari a lui più cari.
La conoscenza è forse la più straordinaria avventura dell'uomo. Per questo "Sui banchi di scuola" è un libro controcorrente, certamente lontano dal disfattismo a cui siamo abituati. L'autore, un giovane insegnante ricco di entusiasmo (ma anche di esperienza), si lascia attraversare dalle "urgenze" dei giovani cercando per loro risposte profonde, non dettate dal "pensiero unico". Per Giovanni Fighera, la scuola non è solo un luogo di trasmissione di informazioni, ma una realtà in cui il ragazzo può scoprire i propri talenti per metterli al servizio di tutti. Perché ciò avvenga, però, è indispensabile che si rimetta al centro la persona e che si riscopra "come" e "che cosa" studiare.
È ancora possibile essere "padre" in Occidente, dopo 40 anni spesi a definirlo superfluo e a cancellarne la presenza (come nelle leggi sull'aborto), o a renderla facoltativa (in quelle sul matrimonio e l'educazione dei figli)? Secondo l'autore sì. Perché oltre al padre naturale, riconosciuto e bistrattato a seconda degli interessi del potere, è sempre presente in noi la forza psicologica del Padre, immagine archetipica, "risorsa personale cui l'essere umano da sempre si rivolge con il pensiero e il sentimento quando la sua libertà è in pericolo". La mancanza di libertà è per Claudio Risé all'origine della coazione a ripetere e quindi della malattia psichica, dalla quale l'energia di vita del Padre guarisce e libera. Egli è "il luogo dell'altrove" che aiuta il figlio a crescere in autonomia, donandogli un amore aperto al trascendente. "Un libro coraggioso", rileva il filosofo Pietro Barcellona nella Prefazione, "perché non solo propone la centralità della figura paterna nella formazione della persona libera da ogni coazione a ripetere, ma anche perché in controluce fornisce una diagnosi impietosa delle condizioni mentali, individuali e collettive della nostra epoca, ...in cui i giovani abitano una terra di nessuno dove non ci sono più leggi né princìpi perché è venuta meno la riferibilità dei comportamenti a modelli normativi umani maschili e femminili che possono strutturare processi di trasformazione oltre il puro stadio pulsionale".
Un'alterità costitutiva, essere una donna, un'alterità di appartenenza, essere ebree, è la traccia unificante di queste tre donne straordinarie che hanno segnato il percorso speculativo del secolo scorso. Un incrocio di tempi le pone di fronte al nazismo e all'orrore del male: su questo sfondo drammatico si innesta il loro discorso: per Hannah Arendt è la decostruzione di una filosofia separata dalla vita, dal legame sociale; per Simone Weil è l'inquieta e lirica ricerca di una trascendenza; per Edith Stein è la luminosa testimonianza della continuità originaria fra giudaismo e cattolicesimo. La loro opera è inscindibile dalla loro vita: il loro discorso si snoda nel simbolico del linguaggio, ma vibra della loro specificità femminile. È proprio al loro tratto di essere "altra" che Giuliana Kantzà fa riferimento; seguendo l'insegnamento di Jacques Lacan, individua la loro peculiarità di appartenenza sessuale: una donna è "non tutta" nel discorso, è, per struttura, contigua al godimento, aperta alle "vie del desiderio", pronta all'amore. Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein sono le voci alte di questa alterità femminile che conserva e trasmette l'irriducibile del desiderio: nella prima con la "natalità", "Puer nobis natus est", nella seconda con l'appassionata ricerca del bello, nella terza nella via della mistica. Voci che nella solitudine e nel silenzio dell'urlo contemporaneo fanno cenno alla donna, baluardo di un desiderio estraneo all'"avere".
Solo i "consumatori" della cultura - scrisse Gabriel Marcel nella prefazione all'edizione francese - potrebbero scambiare questo libro per un'ulteriore e ormai tardiva testimonianza sui campi di concentramento. C'è molto di più: avendo vissuto personalmente l'estrema abiezione dei Lager, l'autore insegna che se vivere è sofferenza, sopravvivere è trovare il senso di questa sofferenza. È questa l'esperienza che lo condusse alla scoperta della logoterapia, il trattamento psicoterapeutico che l'ha reso famoso in tutto il mondo. Frankl, credente e ottimista, che a sedici anni interessò Freud, il quale ne pubblicò un saggio sul Giornale internazionale di psicanalisi, con olfatto sano annusa il senso della vita anche là dove lo si nega, e invita a vincere nell'oggi, insieme con il relativismo ideologico assolutista, che è stato il "male del secolo XX", ogni cieco determinismo scientifico-naturale, difendendo la libertà umana in una splendida fenomenologia dell'amore. Di una felicità narrativa quasi insospettabile in uno psichiatra, il libro è stato tradotto in tutto il mondo (oltre 10 milioni di copie vendute) ed è stato dichiarato per quattro volte libro dell'anno dalle università degli Stati Uniti.
Non c’è, nella realtà, legge più forte dell’amore, come afferma Dante in uno dei versi più belli che siano mai stati scritti: «Amor che move il sole e l’altre stelle». L’autore si inoltra nel mistero dell’amore nel duplice percorso della sua manifestazione nella storia dell’umanità e nella sua storia individuale: in un suggestivo incrocio tra macrocosmo e microcosmo, l’opera da un lato esplora il cambiamento della cultura, della visione dell’uomo, del mistero, degli dèi, dell’aldilà, dell’amore stesso all’avvento di Cristo in mezzo a noi; dall’altro si confronta con alcune delle manifestazioni dell’amore nell’avventura umana, dal senso della nascita all’incontro con il maestro, alla scoperta del talento e della vocazione, all’amicizia, all’affettività e al matrimonio, alla paternità e maternità. Costante, in questo intreccio, è il dialogo dell’autore con la tradizione classica (da Omero a Platone, Cicerone, Orazio...) e cristiana (da san Paolo a Dante, Shakespeare, Lagervist, Faustina Kowalska...), con i giganti della modernità (Dostoevskij e Péguy, Mounier, Ungaretti, Saint-Exupéry, Montale, Testori...) e con il magistero della Chiesa.
Le innovazioni scientifiche che configurano la società contemporanea dischiudono all’uomo del XXI secolo una rete di possibilità eticamente arricchenti, senza precedenti nella storia della civiltà. E tuttavia, in un mondo sempre più tecnologizzato e in tumultuoso divenire, di relazioni liquide e fuggevoli, sembra che il sogno della libertà interiore sia ogni giorno più difficile, insidiato di continuo dalle seduzioni del conformismo e del relativismo.
In queste pagine Jutta Burggraf riflette sulla nozione di libertà e sulle questioni che ne conseguono alla luce della fede cristiana.
L’autrice sottolinea come la libertà sia apertura all’infinito e illustra in qual modo da essa dipenda la piena realizzazione della persona, o, al contrario, la sua «dissoluzione». Con un illuminante e vario campionario di consigli, guida alla ricerca della vera autonomia, a dispetto delle pressioni esterne o del giudizio altrui, delle ansie e degli insuccessi: attraverso un delicato ma profondo esame di coscienza il lettore affronta un itinerario alla riscoperta del proprio «sé», tornando certamente a scoprire la coincidenza tra la propria felicità e l’adesione alla chiamata paterna di Dio.
A oltre sessant’anni dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, trenta dalla Legge 194, cinque dall’entrata in vigore della Legge 40, e viste le recenti e scottanti discussioni sull’eutanasia e sul testamento biologico, la coscienza di ciascuno di noi si trova, di fatto, violentemente interpellata e «obbligata» a una riflessione meno distratta sul tema fondamentale della vita. In tre sole decadi oltre cinque milioni di concepiti sono stati soppressi legalmente con l’IGV e ora ci si chiede quanti anziani e malati gravi potranno essere soppressi, a breve, altrettanto legalmente con procedure eutanasiche...
«Non bastano le cifre dei sociologi, nude, crude e fredde», puntualizza in queste pagine mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita, «è la realtà che ci interpella... Domandiamoci: quanto tutto questo è conforme alla realtà vera, quella che Dio ha pensato e che Cristo ha voluto?».
A questa emergenza educativa, l’Associazione Difendere la Vita con Maria, che nel 2009 ha festeggiato il decennale, risponde tramite iniziative pubbliche e la realizzazione di volumi come questo, chiamando a confronto teologi, politici e legislatori, medici, sociologi e psicologi, esperti di diverse discipline e persone comuni, per una nuova coscienza personale e collettiva, nella convinzione che la rinascita dell’Occidente possa partire solo da un ritrovato amore verso sé stessi e verso la vita.
Nel testo vengono intervistati dieci esperti su altrettanti temi di bioetica o di morale naturale. Gli argomenti e i relativi autori sono i seguenti: Aborto – Carlo Casini (parlamentare europeo); Fecondazione artificiale – Don Stefano Teisa (docente universitario); Rapporti prematrimoniali e masturbazione – Padre Lino Ciccone (moralista); Contraccezione – Maria Grazia Vianello (docente universitario); Matrimonio e divorzio – Giacomo Samek Lodovici (docente universitario); Coppie di fatto – Mario Palmaro (docente universitario); Omosessualità – Roberto Marchesini (psicoterapeuta); Droga – Antonello Vanni (ricercatore); Eutanasia – Claudia Navarini (docente universitario); Legittima difesa e pena di morte – Giacomo Rocchi (magistrato).
Le domande, poste da Tommaso Scandroglio, mettono in luce i più diffusi luoghi comuni su questi temi: il concepito è già un essere umano? Perché la donna non può decidere della sua salute ricorrendo all’aborto? Se due ragazzi si amano, che male c’è ad avere rapporti sessuali prima del matrimonio? E se due persone non si amano più, perché non divorziare? L’affetto tra due omosessuali non è uguale a quello di due persone eterosessuali? Non è meglio decidere di morire piuttosto che soffrire, come Welby? La pena di morte è sempre sbagliata?
Osserva lo psicanalista Claudio Risé nella Prefazione: «Le false notizie sulla vita, e sulla morte, in questo libro riportate esattamente nelle domande fatte da Tommaso Scandroglio, e confutate con precisione e competenza dagli intervistati, sono il risultato della separazione dell’uomo dal Padre che è all’origine della vita, e dello smarrimento, che ne consegue, dell’esperienza dell’amore, e del dono di sé, come indispensabile nutrimento dell’intero percorso di vita, e delle relazioni che lo attraversano e fanno crescere».
Le risposte date dagli autori vogliono offrire al lettore facili motivazioni per smontare quelle «false notizie» così popolari. Il libro è quindi un vademecum di scorrevole lettura per avere sempre la risposta giusta al momento giusto.
L'amore si configura essenzialmente come dono, sebbene molti ne siano i nomi e proteiforme la fenomenologia. Il saggio di Tomás Melendo Granados -“ suddiviso in otto itinerari ricchi di risonanze sapienziali e poetiche - vuol essere guida a quella verità umana e cristiana che va dileguando nella coscienza contemporanea offuscata dal narcisismo di massa. Rifuggendo dai luoghi comuni e dalle dottrine convenzionali sull'argomento, l'autore guadagna anzitutto il radicamento ontologico dell'amore, ravvisandolo nell'atto con il quale si riconosce e si conferma nell'essere la persona amata, per trarne successivamente gli altri momenti costitutivi dell'amore: la ricerca del bene dell'amato, secondo un progetto di crescita spirituale per l'intera vita, e la reciproca donazione. Definite le coordinate spirituali, Melendo indaga le questioni fondamentali dell'amore umano: il problema della corrispondenza, il ruolo della volontà e dei sentimenti, la natura e i caratteri dell'identificazione amorosa, le relazioni tra amore e sessualità nell'à mbito specifico dell'amore coniugale. Nel capitolo conclusivo Melendo lascia emergere tutto il dinamismo effusivo dell'amore, che, trascendendo i limiti di spazio e tempo, diviene universale, cosmico, fino ad attingere l'Assoluto stesso, origine e ragione di ogni dilezione umana (pp. 192).
Nato nel 1951 a Medilla, enclave spagnola in terra d'Africa, Tomás Melendo Granados si è laureato in Scienze dell'educazione e in Filosofia presso l'Università di Navarra, completando gli studi a Roma e in Germania. E' ordinario di Metafisica e direttore degli Studi universitari sulla Famiglia nell'Università di Malaga. Fra le sue opere (oltre 40 libri) si segnalano: La fede e la formazione intelletuale, Ontologia degli opposti, Fecondazione in vitro e dignità umana, Metafisica, L'efficienza imprenditoriale, La dignità del lavoro umano.
Nell'attuale disgregazione etico-sociale, lo sfaldamento del soggetto e dei suoi legami assume rilievi senza precedenti. E' stato Sigmund Freud a intuire che a questa ferita si poteva rispondere solo a partire dalla domanda «Che cos'è un padre?». La psicoanalisi nacque e si sviluppò per difendere la funzione paterna, senza tuttavia fornire una lettura capace di superare il complesso edipico. Oltre e contro l'interpretazione junghiana, è spettato a Jacques Lacan (1901-1981) elaborare la dottrina freudiana, che, grazie a innovazioni teoriche determinanti, è atto efficace per la cura e riferimento inevitabile per leggere l'attuale disagio della civiltà. Così, la funzione paterna, intersecata da desiderio, Legge e godimento perde i connotati del padre veterotestamentario per assumere quelli del padre dell'amore. A presiedere questo passaggio è «La donna» a cui Lacan ha dato un fondamentale luogo di eccezione (pp. 232).
Giuliana Kantzà , psicoanalista, membro A.M.E. della Scuola lacaniana di psicoanalisi e dell'Associazione mondiale di psicoanalisi, ha insegnato al corso di Specializzazione in psicologia clinica all'Università statale di Milano. Docente all'Istituto freudiano di Milano, è autrice di: Althusser, il filosofo uxoricida; Passione dell'amore passione dell'odio; Come uccidono le donne.
Il vanitoso, l'aggressivo, il dongiovanni inguaribile, l'egocentrico, l'indifferente sono dei malati o dei peccatori? Detto altrimenti: la nevrosi, tratto saliente dell'uomo contemporaneo, deve trovare la sua soluzione nella religione o nella medicina? Sono alcuni dei temi affrontati in questo classico della divulgazione che costituisce un indispensabile punto di riferimento per quanti desiderino avere una visione chiara, sintetica ed equilibrata dei rapporti tra psicanalisi, confessione e direzione spirituale.
Lo stile scorrevole, comprensibile, e anche provocatorio, ne rende piacevole e immediata la lettura. La decisa e sistematica affermazione della dignità della persona nei confronti di ogni tentativo, ancora oggi imperante, di riduzionismo favorisce la condivisione e invita alla speranza. La lucida rassegna storica delle principali correnti psicologiche consente l'individuazione di luci e ombre, offre numerosi criteri di giudizio per conoscere le anime e conoscere sé stessi (pp. 160).
Nuova edizione curata da Massimo Bettetini che ha anche firmato la Postfazione.
Giambattista Torellò è nato a Barcellona nel 1920. Si è laureato in medicina a Madrid, specializzandosi in psichiatria. Nel 1948, dopo l'oridnazione sacerdotale, si è trasferito in Italia e si è laureato in teologia a Roma, nel 1950. E' vissuto a Palermo, Milano, Zurigo.
Per le Edizioni Ares ha pubblicato: Dalle mura di Gerico (1988), La famiglia: personaggi & interpreti (nuova edizione giugno 2007).
«Voglio una vita manipolata»: Vasco Rossi non lo ha mai detto, ma nella sua celebre canzone reclamava una libertà intesa come autodeterminazione individualista, «che se ne frega di tutto». E' questa in sintesi l'idea, oggi tanto più radicata, che ognuno sia l'artefice della propria fortuna e che la felicità e la libertà non siano una conquista, un cammino, una storia, come intese in passato, ma una soddisfazione immediata di un desiderio istintivo da raggiungere a ogni costo, per quanto momentaneo, scentrato, pretestuoso o perfino dispotico possa essere. Una tale concezione è frutto, spiega questo libro, del disconoscimento della legge naturale. Senza il riconoscimento nella realtà e nella stessa vita personale di un qualcosa che è dato, l'uomo contemporaneo non serve più l'ordine del mondo ma lo riplasma, manipolando la vita e la realtà , come dimostrano le modalità in auge della fecondazione artificiale, dell'aborto, dell'eutanasia e della promozione/consumo degli stupefacenti.
Come scrive il direttore di Avvenire Dino Boffo nella prefazione, queste «pagine gettano una luce impietosa su una serie di fenomeni degenerativi nel rapporto fra tecnica e vita; scaturiscono però da un positivo intento provocatorio, di messa in allerta delle coscienze. Ma anche da una pretesa in più; quella di condurre un'analisi di ampio respiro circa le cause di tale dissesto etico». Il risultato? Non è dimostrato che l'uomo si dia da solo la felicità ; più agevolmente, come recitava la canzone, può darsi «una vita piena di guai» (pp. 184)
Francesco Agnoli, collaboratore de Il Foglio e di Avvenire. Tra i suoi libri: Storia dell'aborto nel mondo e La fecondazione artificiale; Conoscere il Novecento; Controriforme. Antidoti al pensiero scientista e nichilista (scritto con A. Morresi).
Viviamo anni decisivi per quel che concerne la difesa della vita umana. Non possiamo più eludere il dovere di informarci pazientemente e correttamente su dinamiche legislative e sociali che toccano non solo Paesi a noi vicinissimi e nostri partner nell'Unione europea, ma inevitabilmente anche il nostro. Siamo chiamati tutti a serie prese di coscienza. Questo libro - composto col contributo di esperti internazionali dei diversi ambiti culturali coinvolti nel dibattito, da quello dell'assistenza ai malati al profilo giuridico e legislativo - vuol essere uno strumento pratico e rigorosamente aggiornato nella prospettiva di fornire un messaggio positivo sulla relazione terapeutica di fine vita. Praticare l'eutanasia non è infatti rendere omaggio alla libera volontà di una persona che chiede di essere aiutata a morire, ma sanzionare quello stato di abbandono morale e sociale che si avrebbe il dovere - sia da parte delle istituzioni sia da parte di tutti gli individui di buona volontà - di combattere strenuamente. Peraltro, sta diventando ormai palese che è del tutto fuorviante definire l'eutanasia alla stregua di un suicidio assistito. In Olanda, nell'estate del 2004, è stato elaborato e concordato nella Clinica Universitaria di Groningen un protocollo per la soppressione eutanasica di neonati e più in generale di minori; e questo sia nel caso in cui fossero malati terminali, ma anche nel caso in cui fossero colpiti da patologie non mortali, ma gravemente invalidanti. Una "china di morte" per arginare la quale il diritto è necessario, ma non basta: occorre attivare e potenziare quei vincoli di compassione, di solidarietà , di fraternità , che trovano le loro ragioni e le loro radici solo in un'etica profondamente umana e profondamente condivisa.
Prefazione di Francesco D'Agostino, presidente del Comitato nazionale per la bioetica.
Dallo squillo della sveglia sino alle telefonate che ormai ci inseguono sino in camera da letto, le nostre giornate sono dominate dallo stress. Nelle relazioni quotidiane interagiamo a passo di corsa. Il lavoro è un tunnel che sfianca. La vacanza non distende più. Rilassarsi equivale a tentare un'impresa chimerica. Miguel-Ángel Martí Garcí a, docente universitario di Filosofia, offre una semplice ed efficace ricetta per ritrovare la pace perduta. Per ritrovare sé stessi rivalutando e riscoprendo il proprio mondo interiore. La propria intimità. La propria autenticità (pp. 144).
Una riflessione antropologica e giuridica sulla festa nuziale, dimensione comunitaria del matrimonio congiunta a quella interpersonale propria dei coniugi. Attraverso un itinerario nei secoli l'autore - avvocato della romana Rota e docente di diritto canonico - presenta i diversi riti e gesti della tradizione veterotestamentaria e cristiana, non senza incursioni nel mondo pagano, fino al contrattualismo della concezione borghese dell'unione coniugale, sempre più proprio dell'età contemporanea (pp. 264).
Chiara d'Assisi e Caterina da Siena... Madre Elisabetta della SS. Eucaristia ed Edith Stein: volti del passato e testimoni del tempo presente. Giovanna della Croce offre un grande affresco del genio femminile, popolato delle figure di donna che hanno illuminato l'umanità alla luce della fede e della sapienza cristiana (pp. 152).
«La vicenda di una bambina vissuta poco più di tre mesi evoca tutto il dolore del mondo e della storia; lo sguardo contemplativo di "mamma e papà" sulla piccola dolce Maria Gabriella si incontra con il travaglio di pensieri, sentimenti, imprecazioni, eroismi e generosità di tutta l'umanità » (dalla Presentazione di Carlo Casini). (pp. 248).
Uno fra i più acuti pensatori contemporanei - amico e consigliere di Giovanni Paolo II - riflette sulla donna e ne offre un ritratto insieme teoretico e realistico, teologico e umanissimo. Il titolo è tratto da un verso del Paradiso dantesco (pp. 184).