Centinaia di incontri dedicati a introdurre i giovani alla lettura di alcuni capolavori della letteratura cristiana e non, uno scambio continuo di conoscenze ed esperienze per capire, appassionarsi, condividere: su questo si reggeva la missione educativa condotta da don Fabio Baroncini nell’alveo degli insegnamenti di don Luigi Giussani. Sullo slancio di quanto lo stesso Giussani aveva fatto con il volume Le mie letture, questo libro raccoglie e sintetizza le introduzioni alla lettura con cui don Fabio faceva nascere nei ragazzi non solo una passione letteraria ma anche un metodo conoscitivo. Abelardo, Manzoni, Claudel, Dostoevskij, Lagerkvist, Bardy, Péguy, Martindale, Eliot e Dante sono alcuni degli autori scelti per introdurre le proprie riflessioni, per generare un dibattito con i giovani e trovare quelle pietre di paragone tra l’arte letteraria e le proprie esperienze di vita: una ricerca continua, originale e sempre viva perché alimentata dalla passione per la conoscenza e da un infaticabile impegno educativo.
"Sulle tracce di Cristo" è un documento in presa diretta del pellegrinaggio guidato nel settembre 1986 da don Luigi Giussani nel suo primo e unico viaggio nella terra di Gesù. Appunti di viaggio e di cronaca la cui attualità resta intatta mediante la lezione che Giussani ha dato ai suoi compagni, ponendosi, come sempre nella sua predicazione, da uomo davanti all'annuncio di Cristo. Durante il viaggio don Giussani ascolta e commenta il Vangelo, affronta l'indomita originalità dell'ebraismo, riporta l'attenzione sull'evento unico del cristianesimo come fatto accaduto in un determinato luogo e in un certo periodo storico e trasporta il senso di quell'evento nella contemporaneità mostrando lo spazio che deve e può avere nel tempo presente. In questa nuova edizione - arricchita di una nuova prefazione del cardinale Pierbattista Pizzaballa, dal 2020 patriarca di Gerusalemme dei Latini - le meditazioni e conversazioni con don Luigi Giussani assumono il valore di preziose testimonianze per l'oggi, uno strumento unico per risalire al cuore della fede e del cristianesimo.
"Vivere senza paura nell'età dell'incertezza significa poter fare esperienza di una speranza senza 'sconti', una speranza 'tangibile' anche nell'abisso della paura." Un intenso dialogo fra tre grandi personalità religiose e filosofiche - Julián Carrón, Charles Taylor e Rowan Williams - è l'occasione preziosa per tornare a parlare del nostro presente, un periodo storico caratterizzato da profondi mutamenti che generano in tutti noi timori e riflessioni. Dal momento che il mondo in cui viviamo ci pone quotidianamente di fronte all'incertezza, è doveroso provare a trovare delle risposte e chiedersi come si possa vivere con pienezza nell'età secolare. Questo dialogo propone quindi un percorso in grado di fornire punti di vista e prospettive differenti, una riflessione sui valori umani e sullo spazio che possono avere nella realtà attuale, sul senso della fede nella contemporaneità, sul desiderio, sulla libertà e il modo di viverla, sull'amicizia, per trovare infine un cammino comune, qualificato dall'incontro con l'altro pur nelle divergenze. Un'appassionata riflessione sul senso della vita, un messaggio per tutti coloro che intendono restituire valore alle relazioni umane, per provare a vivere il reale senza paura.
Luigi Giussani (1922-2005) aveva una personalità dirompente, la sua testimonianza di fede è stata ed è tuttora straordinariamente contagiosa e ricca di frutti, ma non si renderebbe adeguatamente conto di essa e della sua peculiare fecondità di risultati se ci si dimenticasse che nella sua proposta generativa di affinità e di popolo si esprime una genialità di pensiero. Gli esiti di molte sue riflessioni in ambito teologico, filosofico e pedagogico hanno infatti un marcato carattere di originalità e hanno profondamente, seppure a volte sotterraneamente, influenzato la cultura contemporanea. Egli è stato e ha voluto essere con tutte le sue forze un educatore, consapevole che dall'educazione dipende la fioritura di ogni essere umano e l'assetto dell'intera società. Dalla viva esperienza sul campo, dal suo personale e instancabile coinvolgimento con migliaia di giovani e di adulti, hanno preso forma le intuizioni portanti di un pensiero pedagogico "corrispondente all'umano", che non si lascia confinare in un tempo storico determinato, ma si offre con intatta pertinenza e forza di provocazione al nostro presente. Il Centenario della nascita è stata una circostanza propizia per illuminare ulteriormente il pensiero di Luigi Giussani, la sua originalità e le sue ancora largamente inesplorate virtualità. Il presente volume - il terzo dei tre progettati in occasione del Centenario, rispettivamente dedicati al suo pensiero teologico, filosofico e pedagogico-sociale - curato da Carmine Di Martino, raccoglie testi di pedagogisti, sociologi, economisti e giuristi dell'attuale panorama culturale italiano e internazionale.
"Il senso religioso" è il primo volume del PerCorso, nel quale Giussani riassume il suo itinerario di pensiero e di esperienza. Il libro identifica nel senso religioso l'essenza stessa della razionalità e la radice della coscienza umana. Il senso religioso si colloca secondo l'autore a livello dell'esperienza elementare di ciascun uomo, là dove l'io si pone domande sul significato della vita, della realtà, di tutto ciò che accade. È la realtà, infatti, che mette in moto gli interrogativi ultimi sul significato esauriente dell'esistenza. Il contenuto del senso religioso coincide con queste domande e con qualunque risposta a queste stesse domande. Monsignor Giussani guida il lettore alla scoperta di quel senso originale di dipendenza che è l'evidenza più grande e suggestiva per l'uomo di tutti i tempi. Nell'ultimo capitolo del libro Giussani introduce l'ipotesi della rivelazione, che cioè il Mistero ignoto prenda l'iniziativa e si faccia conoscere incontrando l'uomo. Il cristianesimo ha a che fare con il senso religioso proprio perché si propone come risposta imprevedibile, eppure pienamente ragionevole, al desiderio dell'uomo di vivere scoprendo e amando il proprio destino. Con la prefazione di Papa Bergoglio.
Luigi Giussani aveva una personalità dirompente, la sua testimonianza di fede è stata ed è tuttora straordinariamente contagiosa e ricca di frutti, ma non si renderebbe adeguatamente conto di essa e della sua peculiare fecondità di risultati se ci si dimenticasse che nella sua proposta generativa di affinità e di popolo si esprime una genialità di pensiero. Gli esiti di molte sue riflessioni in ambito teologico, filosofico e pedagogico hanno infatti un marcato carattere di originalità e hanno profondamente, seppure a volte sotterraneamente, influenzato la cultura contemporanea. Talune intuizioni e categorie, cui quelle riflessioni hanno dato luogo, sono state ampiamente riprese, fino al punto di entrare a far parte del patrimonio comune, come per esempio quella di avvenimento, assunta sotto il profilo teologico come definizione dell'essenza del cristianesimo. Il Centenario della nascita è un'occasione propizia per illuminare ulteriormente il carattere sorgivo e la consistenza del pensiero di Luigi Giussani, la sua originalità e le sue ancora largamente inesplorate virtualità. Il presente volume - il primo dei tre progettati in vista del Centenario, rispettivamente dedicati al suo pensiero teologico, filosofico e pedagogico-sociale -, curato da Carmine Di Martino, raccoglie contributi di teologi, studiosi ed esponenti di spicco del cristianesimo contemporaneo.
Novembre 2010. A Pompei collassa uno degli edifici più celebri, la Schola Armaturarum. La notizia fa il giro del mondo, i media denunciano lo stato di incuria in cui versa il fiore all'occhiello del patrimonio archeologico del nostro Paese. Un episodio drammatico, che però segna una svolta. Da allora, grazie ad anni di intenso lavoro, a Pompei c'è stato un cambiamento netto che ha permesso di mettere in sicurezza la maggior parte delle rovine e riprendere gli interventi di scavo che hanno portato alla luce gli affreschi con l'immagine di Leda e il cigno, gli splendidi mosaici della casa di Orione, il Termopolio e altri incredibili ritrovamenti di quello che Chateaubriand definiva "il più meraviglioso museo della Terra". In questo volume Massimo Osanna - direttore del parco archeologico dal 2016 al 2020 - presenta al grande pubblico i tesori di Pompei e al contempo ci restituisce "il presente di duemila anni fa", facendoci scoprire attraverso reperti e oggetti d'uso la vita quotidiana dei pompeiani fino al momento fatale dell'eruzione del vulcano nel 79 d.C. Un racconto sorprendente, in cui le parole sono accompagnate da immagini inedite, capaci di farci rivivere il tempo di Pompei che si scopre per molti versi così simile al nostro.
L'amore per i libri ha sempre superato ogni ostacolo, la passione per la lettura non si arresta nemmeno di fronte alle prove più ardue; basti pensare alle vicende dei volumi costretti alla clandestinità, come le opere di Solzenicyn fotocopiate in segreto negli uffici del Cremlino o le copie della Fattoria degli animali di George Orwell conservate in un nascondiglio a Berlino Est. Attraverso un caleidoscopio di citazioni, aneddoti e ritratti di personaggi indimenticabili, Martin Latham ci racconta la storia della nostra ossessione per i libri, in tutte le sue infinite sfumature. Dalla penombra di antiche grotte in Cina alle bancarelle di Parigi, da Brooklyn a Francoforte, ci conduce tra bibliofili folli, monaci medievali, rockstar, minatori, carpentieri e calzolai, uomini politici e generali - tutti accomunati dalla passione libresca. Ci invita a scoprire il fascino dei marginalia, le note a margine manoscritte che per secoli hanno fatto dannare i bibliotecari; o quegli album composti di citazioni ritagliate noti come commonplace books; o ancora i chapbooks, gli antenati dei moderni libri tascabili, ritenuti prodotti dozzinali eppure tanto amati da Blake, Dickens, Stevenson e Shakespeare. Ci parla dei comfort books, i «libri di consolazione», quelli che possiedono il potere di portarci in luoghi migliori, tanto che scovarne uno «è, come quando ci si innamora, un'esperienza indimenticabile». E ci ricorda che Napoleone portava sempre in battaglia la sua copia dei "Dolori del giovane Werther". Storia culturale, memoir autobiografico, zibaldone di curiosità, ma soprattutto sincera lettera d'amore al libro in quanto oggetto meraviglioso e immortale, questo volume fascinoso e divertente racconta la storia di un libraio particolare, di tanti lettori e di molti, moltissimi libri. Se amate perdervi tra gli scaffali di una libreria, questo è il testo che fa per voi.
C'è stato un tempo in cui il diktat del capitale conosceva dei limiti. Si arrestava ai cancelli della fabbrica: oltre, la vita scorreva in forme che non si lasciavano imbrigliare nell'orizzonte limitato della logica di produzione e dello scambio di merci. Quel tempo è ormai lontano. Oggi, alla società basata sull'economia di mercato si è sostituita una società di mercato e basta. Viviamo in un mondo «a capitalismo integrale e mercificazione sconfinata». Il che, è chiaro, coinvolge anche la sfera dell'affettività e dell'erotismo. Il globalitarismo al potere - nuovo totalitarismo glamour onniavvolgente - ci vuole precari e omologati, neutri anche in amore. Novelli Don Giovanni, figura emblematica dell'instabilità amorosa e dell'isolazionismo sentimentale. Le relazioni solide, basate su progetti di vita condivisi e una visione dell'amore come forza eterna, cedono il passo a forme consumistiche di rapporto: incontri fugaci e privi di conseguenze, legami occasionali facili tanto da instaurare quanto da spezzare, sesso virtualizzato e rapporti online. Dalla precarizzazione erotica e sentimentale alla femminizzazione del maschio, dal nuovo femminismo postmoderno alla crisi della famiglia, dalla gendercrazia al trionfo del neutro indifferenziato unisex, Diego Fusaro accompagna il lettore attraverso i temi principali di una riflessione che ci coinvolge tutti, in quanto esseri eminentemente amorosi. E se a cadere sono addirittura i fondamenti più intimi del rapporto interpersonale, cosa può esserne della struttura sociale che ci accoglie, della nostra «famiglia allargata»? Il filosofo Diego Fusaro ci invita a riflettere sul nuovo ordine amoroso globalizzato e deregolamentato. Per scoprire che il laissez-faire del liberismo economico e di quello sentimentale sono - paradossalmente - due facce della stessa medaglia.
La vicenda di padre Puglisi rappresenta un momento cruciale della vita del nostro paese: dalla sua parrocchia nella periferia di Palermo, il prete di Brancaccio si oppose senza compromessi allo strapotere della mafia che condizionava tutta la città. Per questo fu assassinato il 15 settembre 1993 dallo stesso clan responsabile degli omicidi di Falcone e Borsellino e delle bombe di Roma, Firenze e Milano. La Chiesa lo ha dichiarato beato, riconoscendo in lui il primo martire della criminalità organizzata, ed è stato proprio il suo esempio a ispirare le successive prese di posizione contro ogni genere di mafia, che sono culminate con la scomunica da parte di papa Francesco. Questo libro, frutto di quindici anni di conoscenza personale e ricco di testimonianze, disegna un ritratto concreto e intenso di padre Puglisi: dallo spessore umano e spirituale al carisma di educatore, fino alla passione per il riscatto sociale degli emarginati. A venticinque anni dalla morte, per i laici padre Puglisi rimane un esempio sulla strada della legalità e dei diritti civili. Per i credenti, è il profeta di una Chiesa che - come ha chiesto papa Francesco - deve essere un'alternativa d'amore, povera e per i poveri.
Paolo Borsellino è uno dei simboli della lotta alla mafia e dell'impegno civile. Eppure, per la sua dedizione assoluta al lavoro, e per il suo carattere schivo, furono rarissimi i suoi interventi scritti, nonostante l'intensa attività oratoria, e la personalità complessa e umanissima. Per la prima volta sono presentati in volume gli scritti privati e gli appunti di Borsellino, dimenticati per troppo tempo e invece fondamentali per comprenderne il pensiero. Una raccolta di riflessioni che toccano argomenti ancora attuali: carcere duro, riforma della giustizia, divisione delle carriere, lotta alla droga, intercettazioni e pentiti e, soprattutto, la pericolosa convergenza di interessi fra le mafie e alcuni settori dello Stato. Ma anche scritti più personali - come la durissima commemorazione dell'amico Giovanni Falcone - che ci restituiscono tutta la forza, la sensibilità e il coraggio di un grande magistrato. Presentazione di Manfredi Borsellino. Prefazione di Antonio Ingroia.
Per la prima volta in traduzione italiana, un'importante raccolta di testi rivelatori del pensiero e della poetica della grande scrittrice americana: il ruolo di chi scrive, il difficile rapporto con il sé, la poetica del grottesco americano e la complessa e travagliata convivenza con la fede. Il ritratto inedito dell'autrice di una delle più importanti e originali opere nel panorama letterario americano.
Verona, piazza Dante. Sotto il monumento all’Alighieri quattro pensionati si incontrano ogni giorno: sempre lo stesso bar, sempre lo stesso tavolino, sempre lo stesso caffè. Guardano la vita che scorre davanti ai loro occhi, seguono i passi veloci delle persone che attraversano la piazza e sembrano sempre di corsa, sempre in ritardo. Per loro invece il tempo è come se non esistesse: giunti al termine della loro vita lavorativa sono finalmente liberi. Ma contemporaneamente sentono di allontanarsi ogni giorno dalla realtà che li circonda, fatta di violenza, ingiustizia, odio e rassegnazione, che non riconoscono e non sentono più loro. Così, attraverso i racconti, cominciano una lenta fuga nello spazio della fantasia: qui possono tessere delle storie che parlino di loro stessi e di un vecchio mondo dove vincono il bene, il coraggio e la speranza. Un mondo che ormai sembra non esistere più. Usando le narrazioni di questi quattro amici, Vittorino Andreoli ci porta a interrogarci sulle fasi della vita, sul presente e sul futuro, sulla nostra società e soprattutto sul ruolo dell’uomo nella storia.
Il periodo raccontato in questo volume, dal 1789 al 1831, è breve ma denso di avvenimenti. Poco più di quarant’anni che segnano in maniera indelebile il destino dell’Europa: la Francia assurge al ruolo di protagonista dei nuovi equilibri, e anche la storia del nostro Paese si fa più a Parigi che non a Torino, Roma o Napoli. E, al centro di questo momento, quello che Montanelli definisce “il balletto che Napoleone impose al nostro Paese, facendone e disfacendone gli Stati, fondendoli, dividendoli, trasformandoli da Principati in Repubbliche e da Repubbliche in Regni”. Proprio da qui parte il cammino che condurrà finalmente l’Italia – ultima tra le nazioni europee – a essere Stato unitario nel 1861. I disordini francesi, l’impresa di Bonaparte, la Repubblica Cisalpina e il confronto con l’Austria, la tragica Rivoluzione napoletana del 1799, il rappel à l’ordre del Congresso di Vienna, i timidi moti del 1821, l’inizio della grande trama mazziniana verso una Repubblica democratica, le lotte dei carbonari: vicende intricate delle quali l’autore riannoda per noi le fila. E ancora la ricostruzione e l’analisi dei fermenti sociali, economici, culturali, con personaggi del calibro di Foscolo, Leopardi, Manzoni, Rossini. Montanelli ci presenta con equanimità ammirevole un passaggio cruciale della storia italiana, da “uomo che conserva integra la religione del Risorgimento, senza che questo impedisca di vederne e farne vedere i limiti. E ce ne € 13,00 furono, purtroppo”.
Il problema del senso della tecnica è una delle costanti della ricerca filosofica di Emanule Severino. La civiltà della tecnica, che incarna e realizza la vera anima dell'occidente, ha esteso oggi il suo dominio al mondo intero. Questo libro, scritto alla fine degli anni Settanta, prende le mosse da temi come la guerra fredda, il socialismo reale, il terrorismo, l'evoluzione del partito comunista e la presenza della Chiesa nella società italiana, per risalire da un lato alle "radici della violenza" (che affondano nel pensiero greco), e per giungere sul versante opposto a delineare gli sviluppi futuri della storia e della politica.
La caduta dell’Impero Romano è stato un processo lento e complicato, iniziato – ben prima del sacco di Roma – con l’avvicinarsi ai confini di quelle stesse tribù che avevano invaso la Cina, e proseguito attraverso gli anni di Costantino e Teodosio. Comincia così per l’Italia un lungo periodo oscuro: le città vengono abbandonate, eserciti barbari percorrono il Paese depredandolo, devastandolo e seminando terrore. Fino al fatidico Anno Mille si susseguono secoli di ferro e di sangue, di lutti e di invasioni. È il momento più difficile da raccontare nella storia italiana: le fonti sono poche e insicure, e gli avvenimenti “di casa nostra” non si possono isolare da quelli del resto d’Europa; come dicono gli autori: “Forse mai il nostro continente è stato così unito e interdipendente come in quest’epoca afflitta da mancanza di strade e di mezzi di trasporto e di comunicazione”. Indro Montanelli e Roberto Gervaso ci presentano i ritratti dei protagonisti nei quali cogliere i segni del costume, della civiltà e del suo evolvere: Attila, Alarico, Odoacre, Galla Placidia, Gregorio il Grande, Carlomagno e gli Ottoni, i Santi, i Padri e i riformatori della Chiesa. Il passaggio dall’Impero ai Comuni, la società feudale, il rapporto città-campagna, lo scontro tra la nobiltà guerriera legata alla terra e la nascente borghesia urbana: questi gli elementi del grande mosaico che ci ritroviamo a osservare, e il risultato è uno strumento d’informazione chiaro e al contempo una lettura appassionante.
Tra il 1000 e il 1250 si assiste in Italia a una rinascita politica, culturale e spirituale: le città si ripopolano, si intensificano i commerci e le comunicazioni, la poesia in volgare muove i primi passi, si rinnovano gli ordini monastici. In questi due secoli e mezzo si decide in una certa misura il destino del Paese, e si consuma quello che gli autori definiscono “il suo aborto come Stato nazionale”. Il nuovo millennio vede difatti l’affermarsi di entità capaci di influenzare fortemente il panorama italiano: i Comuni. Diversi per sviluppo, organizzazione, fisionomia e tradizioni, questi organismi locali si costituiscono in vere e proprie città-stato, garantendo un forte sviluppo locale ma al contempo accendendo conflitti che hanno a lungo impedito un percorso verso l’unità. Intanto, alle lotte intestine tra Genova e Pisa, Amalfi e Venezia, Firenze e Siena, si uniscono guerre epocali quali le Crociate, e scontri ideologici come il grande scisma. Conflitti, cambiamenti e rivoluzioni animati da grandi personalità, che già annunciano il periodo d’oro del Rinascimento: Federico Barbarossa e Tommaso d’Aquino, Arnaldo da Brescia e Francesco d’Assisi, Federico II di Svevia e Domenico di Guzmán. L’Italia dei Comuni è un’opera intensa, coinvolgente, che incarna perfettamente l’ideale dei suoi autori “che i fatti vadano raccontati, perché nessuno è obbligato a saperli o a ricordarli, e che i loro protagonisti siano soprattutto gli uomini, i loro caratteri, le loro passioni, i loro interessi”.
Dalla morte di Federico II (1250) alla scoperta dell’America (1492), si apre l’epoca probabilmente più splendida del nostro passato: il Rinascimento. Personaggi straordinari si affacciano sul palcoscenico della storia: Lorenzo il Magnifico, Bonifacio VIII, Cristoforo Colombo e Gian Galeazzo Visconti. E ancora Dante, Petrarca, Boccaccio, Botticelli… Intanto l’ascesa dei grandi casati – i Medici, i Visconti, gli Este – trasforma i Comuni in Signorie, accentuando le divisioni territoriali che, già in questi secoli d’oro, preparano la miseria delle epoche successive. Per dirla con le parole di Montanelli, “ciò che fece lì per lì la grandezza dell’Italia ne propiziò anche la decadenza”. Finché la conquista di Costantinopoli del 1453 e le scoperte geografiche di fine secolo non hanno mutato gli equilibri europei, cambiando definitivamente il destino del mondo e in certa misura condannando l’Italia a subirne le conseguenze. Di questa storia, fatta da piccoli Stati in costante conflitto, gli autori seguono magistralmente le grandi linee dello sviluppo civile del nostro popolo, l’evoluzione del suo costume, del suo pensiero, della sua arte: le palestre in cui gli italiani sfogarono le loro energie, “dispensate dall’impegno di costruire una Nazione e uno Stato”. Ne nasce così un racconto scorrevole e vigoroso, volutamente distante dai canoni di quella storiografia ufficiale e accademica da sempre lontana dal grande pubblico.
Con la fine delle invasioni barbariche e l’inizio dell’era comunale, l’Italia aveva ritrovato un ruolo da protagonista nella storia europea, sia sul piano politico sia su quello economico e culturale. Gli ultimi anni del Quattrocento, però, cambiano nuovamente gli equilibri continentali: la calata di Carlo VIII nel 1494 segna la fine dell’effimera libertà italiana. La nostra storia torna così a essere un riflesso di quella altrui, e per ricostruirla gli autori sono costretti a rintracciarne le fila nelle vicende di Francia, Spagna, Germania. Un panorama europeo sul quale soffia il vento della Riforma; nel 1517 Lutero espone le proprie novantacinque Tesi, ma il clima di rinnovamento culturale e spirituale che ne deriva non giunge fino a noi: l’Italia subisce il contraccolpo della Controriforma, e per secoli si trova sprofondata in un oscurantismo senza precedenti. A campeggiare tra le pagine di questo volume sono dunque le grandi figure che fecero la rivoluzione – Lutero, Calvino, Huss, Wycliff, Zuinglio – ai quali si affiancano i protagonisti dello straordinario tramonto italiano: Ariosto, Tasso, Mantegna, Galileo Galilei, Savonarola e Giordano Bruno, sul cui rogo – nel 1600 – si chiude la narrazione. Il risultato è, come sempre, una storia affascinante, che malgrado racconti un periodo drammatico non rinuncia a una vena di ironia. Come ha scritto Montanelli: “Non siamo mai stati tanto seri come nello scrivere queste giocosità”.
La mia mente s’interroga sul senso dell’uomo.
Su questi temi occorre soltanto fare silenzio
interrompendo anche lo scorrere delle parole che,
di fronte al mistero, sono inutile rumore.
Vittorino Andreoli
Dal silenzioso nulla, secondo il testo biblico, Dio creò il cosmo: un sistema in equilibrio, nel quale regnava l’armonia. Poi plasmò l’uomo che, a immagine e somiglianza di Dio, rimodellò il creato rendendolo un insieme di rumori, smog, movimento caotico e disordine: quel “mondo civilizzato” che sempre più schiaccia la natura. Ma se qualcuno si ribellasse a tutto ciò? Un uomo incapace di sopportare gli orrori della civiltà, che sogna di allontanarsi dai suoi simili per immergersi nel silenzio, è convito che esistano ancora frammenti di Eden che possono salvare il genere umano. Si mette così alla ricerca di una terra vergine, anteriore alla nascita di ogni cosa, dove la natura domini ancora incontaminata. Il luogo ideale per una seconda genesi, in cui la mano umana possa ripetere l’opera divina e tutto venga nuovamente alla luce in sette giorni, restituito alla perfezione originale. In questa sorprendente prova letteraria, Vittorino Andreoli ci fa riscoprire l’avventura della creazione vista e interpretata nella contemporaneità: una rinascita di ogni cosa che è prima di tutto la rifondazione di noi stessi.
Caterina, la nonna che con il proprio fastidio per fascisti, comunisti e democristiani ha rappresentato il primo esempio di un revisionismo non fazioso; l’amore di Gianna, l’orgogliosa figlia di un fascista rapata a zero per la vendetta dei “vincitori”; i corpi dei partigiani fucilati e dei fascisti impiccati. E ancora i personaggi più influenti di tutta una stagione politica e giornalistica: Giulio De Benedetti, Eugenio Scalfari, Claudio Rinaldi, Junio Valerio Borghese, Almirante dagli occhi magnetici e il doppio Fortebraccio dell’“Unità”. Il revisionista è un formidabile ritratto, affollato di esseri umani, del nostro Paese dal dopoguerra a oggi. Ed è anche il racconto autobiografico dell’avventura umana e intellettuale di Pansa, alla ricerca di verità dimenticate o scomode. Il più controverso tra i giornalisti italiani ci racconta la sua vita e la nostra Storia, viste con gli occhi di chi ha saputo mantenersi sempre fedele ai fatti e lontano dalle ideologie politiche di ogni colore.
Che i diari di Montanelli siano un’opera a sé, diversa
dalla sua attività giornalistica, letteraria e storica,
mi sembra dimostrato dalla modesta importanza
che gli avvenimenti politici hanno in queste pagine.
Nel diario parlò anzitutto di se stesso.
Sergio Romano
“Milano, 2 giugno. È la festa della Repubblica. Io la celebro ricevendo nelle gambe quattro pallottole di rivoltella, calibro 9. Me le sparano alle 10.10, appena uscito dall’albergo Manin, alle spalle. Aggrappandomi all’inferriata dei giardini pubblici, penso: ‘Devo morire in piedi!’. Questo pensiero stupido, retaggio sicuramente del Ventennio, è forse quello che mi salva: cadendo, avrei probabilmente preso l’ultima scarica nell’addome.” Indro Montanelli ci restituisce il racconto di vent’anni di storia del nostro Paese, vissuti da protagonista e analizzati con sguardo schierato ma sempre onesto, dalla prima linea del fronte civile. Un memoriale in cui sopra gli avvenimenti risaltano le persone: amici e nemici ritratti prima di tutto come uomini, senza falsi buonismi o censure. Il risultato è un affascinante affresco d’Italia, osservata e giudicata con quella dissacrante ironia che l’autore non risparmia neppure a se stesso.
L'importanza di uno sviluppo ecosostenibile si sta facendo sempre più evidente. Abbattere le emissioni, utilizzare le energie rinnovabili, acquisire abitudini a basso impatto sono priorità ormai entrate nell'agenda politica mondiale e nella coscienza comune. Tuttavia l'acquisto "verde" rimane, in molti casi, un miraggio: è più dannoso per l'ambiente stappare una bottiglia di vino arrivata dalla Francia via terra o dalla Spagna via mare? Su ogni oggetto che compriamo è nascosto un prezzo aggiuntivo: quello che pagano il pianeta e la nostra salute. Costi che ci è impossibile valutare correttamente, perché manca un'informazione trasparente e ancor più una nuova abitudine all'acquisto. Abbiamo bisogno di programmare la nostra mente per reagire ai problemi ambientali come davanti a un pericolo. Daniel Goleman, massimo esperto di intelligenza e delle sue varietà, ci spiega come svilupparla verso il suo prossimo gradino evolutivo: la cura per l'ambiente. Il pensiero ecologico, da affinare come specie, è indispensabile per affrontare sfide troppo complesse per i singoli. Perché l'uomo è un animale con una nicchia ecologica particolare da salvaguardare: la Terra.
Questo libro piacevolissimo esplora una delle
domande più affascinanti e cruciali della fisica
fondamentale: perché la matematica è così
efficace nel descrivere la natura?
David Gross, premio Nobel per la Fisica 2004
La matematica è un prodotto dell’ingegno umano o una sua scoperta? E se si tratta di invenzione, come può rispecchiare così bene le regole di funzionamento del mondo? Su queste domande gli studiosi riflettono da sempre: da Pitagora a Einstein, fino ai giorni nostri. Più le nostre conoscenze scientifiche si sviluppano e più ci rendiamo conto che formule elaborate dalla ricerca pura, anche molto prima che se ne intravedesse un uso pratico, descrivono con precisione le leggi dell’universo. La matematica sembra essere addirittura in anticipo sulle altre scienze: onnipresente e onnisciente. Qual è il mistero di tanta “irragionevole efficacia”? Mario Livio ripercorre con vivace curiosità le avventure, i pensieri e gli accesi dibattiti delle grandi menti del passato: geni che non a caso furono insieme matematici e mistici, astronomi, fisici, sociologi e alchimisti. Secoli di interrogativi, conclude l’autore, ci hanno regalato almeno una certezza: se Dio esiste, di sicuro è un matematico integralista.
Il Signore mi ha rivelato esser suo
volere che io fossi un pazzo nel mondo:
questa è la scienza alla quale Dio
vuole che ci dedichiamo.
Francesco d’Assisi
Esiste un rapporto tra follia e santità? Un santo è per molti un esempio: ha vissuto nell’imitazione di Gesù, ha operato miracoli e ora siede nei cieli avendo raggiunto la perfezione umana; niente sembrerebbe più distante dal folle, il cui comportamento non è certo un modello, e che per secoli è stato considerato un posseduto dal demonio. Eppure i santi seguono una vita per molti aspetti folle: rifiutano i beni terreni, mortificano il proprio corpo e accettano il dolore come un dono. E, al contempo, la concezione medica e sociale di pazzia è mutata nel tempo, chiarendo quanto essa dipenda anche dalla cultura dominante. Non è allora possibile che il malato di mente sia incompatibile più con la vita terrena che non con il regno dei cieli? Andreoli fa un viaggio tra i santi per leggerli alla luce della follia, così come viene intesa oggi, fondendo le proprie competenze di psichiatra e al contempo la forte impronta culturale che da sempre contraddistingue i suoi studi, e rileggendo così l’uomo e il santo in maniera originale e inaspettata.
“Perché non mi hai ancora chiamato?” “Mi ami?”
“Ti manco?” “È tutto il giorno che ti cerco.”
“Pensi ancora a lei?” “Non stai mai con me.”
“Alla fine, lo sai, faccio tutto quello che vuoi tu.”
Sono tante le donne di ogni età a rivolgersi al loro uomo con parole come queste, le parole della dipendenza amorosa. Perché? Perché questa martellante richiesta di conferme? Perché niente conta se lui non c’è? Perché confondere ancora la passione con l’appartenenza? Che senso ha questo attaccamento così rischioso e autodistruttivo che induce gli uomini alla fuga e impone inutili rinunce alla propria autonomia? Nel nostro tempo una donna può finalmente vivere in prima persona senza affidare la sua esistenza a qualcun altro e amare, semplicemente, rimanendo se stessa, senza ansia di controllo, né immotivate gelosie.
In un dialogo immaginario con una giovane amica, Marina Valcarenghi analizza un comportamento ancora molto diffuso soprattutto nelle giovani generazioni, che riconsegna le donne al secolo scorso e le condanna alla particolare infelicità di chi non è capace di vivere nel proprio tempo. Perché l’amore oggi, come scrive l’autrice in uno dei passaggi più toccanti di questa illuminante conversazione, non può che essere un privilegio delle persone libere.
“Lo psichiatra del dolore conosce il proprio dolore e lo offre nell’incontro con il matto. La terapia diventa una condivisione della sofferenza: quella dello psichiatra e quella del suo malato.”
Vittorino Andreoli
C’è chi si crede il priore di un antico monastero in Beozia e parla di Dio e dell’uomo; c’è un ladro omicida che sostiene che solo il furto conferisca un senso alla sua dignità di emarginato; c’è un ricco che rinnega il suo status sociale perché lo considera alla stregua di un crimine...
In questa raccolta di racconti intensi e coraggiosi, oscillanti tra finzione e realtà, tra invenzione ed esperienze vissute, Vittorino Andreoli ci conduce a tu per tu con la sofferenza della pazzia e con quel mondo – personale e misterioso, ma ricco di spunti di profonda umanità – che ogni matto elabora e che è sempre desideroso di raccontare purché trovi qualcuno, come lo psichiatra senza nome che tesse il filo di queste storie, pronto ad ascoltarlo.
Un viaggio inquietante e commovente alla costante ricerca del labile confine tra follia e normalità, ammesso e non concesso che quest’ultima esista.
Tutti i saggi introduttivi di Sossio Giametta alle opere del filosofo tedesco. Il pensiero di Nietzsche è esplosivo, come dinamite ha fatto saltare certezze e stabilità, e ha aperto interrogativi drammatici, ancora privi di risposta. I saggi di Sossio Giametta mostrano in che modo Nietzsche persegua, attraverso uno scetticismo profondo e sconvolgente, l'ideale dell'indipendenza umana e l'educazione di sé e degli altri alla grandezza, rivestendo di alta poesia la multiforme tragedia del vivere; ma anche in che modo egli, sotterraneamente sospinto dalle correnti dell'epoca, per combattere la decadenza nel suo aspetto morboso-estetizzante sviluppi l'altra sua faccia, quella della violenza, accelerando la crisi involutiva della civiltà cristiano-europea giunta al tramonto.
La scienza intimidisce molte persone: chi a scuola non riusciva a digerirla, chi si sente impreparato ad affrontare questioni complicate, chi pensa che le "certezze scientifiche" riducano la realtà a qualcosa di freddo e limitato. Con "Il canone della scienza", Natalie Angier riesce a convincere i lettori del contrario. E lo fa attraverso le voci di scienziati, docenti e divulgatori che raccontano il loro lavoro. Un allegro carosello attraverso le maggiori discipline scientifiche: fisica, chimica, biologia, geologia e astronomia. Il Premio Pulitzer propone un viaggio in tutto ciò che intorno a noi e dentro di noi è "scienza", dall'effetto dell'elettricità statica sui capelli alla visione della Via Lattea in una notte serena, fino alla guerra quotidiana contro i batteri che provocano le carie. Un libro dove la scienza esiste per ciò che è realmente: il tentativo di comprendere più a fondo il mondo intorno a noi.
Gli elzeviri che Elémire Zolla pubblicò sul "Corriere della Sera" e altre testate nazionali tra gli anni Sessanta e la fine del Novecento, oggi selezionati da Grazia Marchiano e raccolti per la prima volta in volume, fanno rivivere le conoscenze e le intuizioni geniali di un maestro del nostro tempo e offrono una chiave attualissima d'ingresso dietro le quinte della commedia umana. Miti fasulli, inganni e mistificazioni dei quali il potere costituito si nutre divorando se stesso e le sue prede. Zolla lacera la superficie della realtà visibile - vicende storielle, intrecci mitici, dogmi e credenze di Occidente e Oriente - e ne mette a nudo i veri despoti e registi, gli arcani del potere.