Sono passati quasi dieci anni da "Un angelo tra i capelli", tradotto in oltre venti lingue nel quale Lorna si presentava ai suoi lettori annunciando la missione affidatale: ricordare al mondo che non siamo soli perché abbiamo tutti un angelo custode che veglia su ciascuno di noi. Oggi Lorna sente che è giunto il momento di approfondire con la delicatezza, la sensibilità e la sincerità tipiche della sua scrittura, temi e argomenti che finora aveva solo accennato. Così, aprendo il cuore al racconto toccante dell'incontro con il marito Joe, scomparso nel 2000, Lorna ci parla del ruolo che gli angeli hanno nelle nostre vite e si sofferma in particolare su quello dei nostri cari, anime del Paradiso a cui è permesso di farci brevi visite, e su come possiamo interagire con loro. Non solo. Forte di tutte le esperienze vissute sin da quando era bambina, Lorna ci parla dei suoi incontri con l'Arcangelo Michele, con l'Angelo Elia, soprattutto ci spiega come possiamo avvicinare Dio e gli angeli con la preghiera, come possono aiutarci e cosa chiedono. Perché sono intorno a noi e possono soccorrerci in ogni istante: basta avere la forza e la purezza d'animo per riconoscerli e, ovviamente, saper ascoltare le loro parole.
I risultati raggiunti da Raffaele Guariniello nei processi sulle morti alla ThyssenKrupp e sul caso Eternit hanno segnato uno straordinario passo in avanti nella sicurezza sul lavoro. Sono solo i due capitoli più recenti della carriera in magistratura, dedicata principalmente alla salute dei cittadini e dei lavoratori, che Guariniello rievoca in questo libro tanto sconvolgente quanto importante. Il racconto di episodi clamorosi - dalla prima intuizione di un decesso per amianto all'incontro con un Pantani già "dopato" molti anni prima della tragica fine; al sopralluogo alla Thyssen la notte stessa del rogo - si alterna alle lucide riflessioni sui princìpi di diritto e di umanità che lo hanno condotto a scontrarsi con i poteri forti in nome di una missione: quella di porre la salute cittadino al di sopra di qualsiasi altro interesse.
Quando nel 1826 l'esploratore Alexander Gordon Laing arrivò a Timbuctù, primo europeo a mettervi piede, scopri che la capitale del Mali era da secoli il cuore intellettuale dell'Africa subsahariana, un luogo di straordinaria ricchezza culturale nel quale era fiorito un tesoro inestimabile di testi religiosi, di algebra, fisica, medicina, giurisprudenza, botanica, geografia, astronomia, persino di educazione sessuale. Testi preziosi anche perché vergati con varietà di stili calligrafici, di inchiostri e colori. È questo immenso patrimonio di manoscritti - recuperati rocambolescamente in tutta l'Africa da Abdel Kader Haidara, archivista e bibliotecario - che improvvisamente, nel 2012, si ritrova minacciato dall'avanzata della jihad. I fondamentalisti prendono Timbuctù, impongono la Sharia, distruggono le vestigia degli antichi templi e diventa chiaro che anche i manoscritti saranno dati alle fiamme. Per salvarli Abdel Kader recluta un manipolo di coraggiosi bibliofili e organizza un'incredibile operazione alla Monuments Men: oltre 350.000 manoscritti vengono nascosti in casse e bauli, portati al sicuro su carretti trainati da muli, contrabbandati oltre i posti di blocco. E quando a Timbuctù arrivano i militari francesi, nel gennaio 2013, la gran parte del tesoro è in salvo. "La biblioteca segreta di Timbuctù" è una storia vera, che si legge come un romanzo e che afferma il valore della cultura come unico baluardo possibile contro la barbarie del fondamentalismo.
La scoperta della musica davanti alla porta (chiusa) della cameretta del fratello maggiore; i primi concerti, ai matrimoni, con il professore di latino; il cabaret con i Trettré nella Napoli fervida degli anni Settanta, quella della Smorfia di Massimo Troisi, quando ancora era uno studente di architettura (ma cos'è l'architettura se non musica congelata, diceva Goethe). E poi l'incontro con Gino Paoli, il primo Sanremo nel 1986 sotto la neve con Zucchero, il "pronti-partenza-via" con Elio e le Storie Tese dieci anni dopo, la partecipazione ad Amici di Maria De Filippi, fino all'hashtag diventato virale nei giorni del Festival 2016, #usciteVessicchio. Ma dal giorno in cui una goccia d'olio si stacca da una pizza mangiata fortunosamente in macchina e cade beffarda sui suoi pantaloni, Peppe Vessicchio ha iniziato a domandarsi se la musica fosse tutta lì. O se piuttosto non fosse giunto il momento di smontare il giocattolo per capirne il meccanismo; per realizzare fino a che punto può arrivare il suo potere benefico; per verificare se, considerato che le mucche del Wisconsin producono più latte ascoltando Mozart, tutti gli organismi viventi reagiscono positivamente quando gli armonici si combinano in modo naturale. Musica armonico-naturale, appunto. Questa è la forma che insegue Vessicchio. Questa è la base dei suoi esperimenti sulla terra, sul vino, e di quelli appena cominciati sugli uomini. "La musica fa crescere ¡pomodori", nato dalle conversazioni con Angelo Carotenuto, è un saggio pop autobiografico sul talento, sulla passione e la capacità di trasferirla, sulla cura, sugli effetti straordinari; dell'armonia nelle nostre vite.
«Vedere un essere umano che realizza un sogno è una cosa meravigliosa. Come andare sulla Luna o scoprire l'America: questo è il motivo per cui noi siamo qui.» Sono parole di Tamara Lunger, la giovane e fortissima alpinista altoatesina che nel febbraio 2016 ha tentato con Simone Moro la vetta del Nanga Parbat in invernale. Lui l'ha raggiunta, mentre lei, a soli 70 metri dalla cima, ha rinunciato. Stava male e ha ascoltato la "voce interiore" che le diceva di scendere, con la consapevolezza che, se invece fosse andata oltre per amor di gloria, avrebbe poi avuto bisogno d'aiuto per scendere, magari mettendo in pericolo i compagni di cordata. Ma chi è questa donna capace di imprese finora tentate solo da uomini? Che cosa la spinge a sfide estreme? In questo libro Tamara si racconta parlando dell'impresa del Nanga, ma scavando molto anche nel proprio mondo e dentro di sé. Ne scaturisce una personalità dirompente che, cresciuta a profondo contatto con la Natura, abituata fin da piccola a mettersi alla prova nello sport, coltiva la passione per l'alpinismo come un modo per trovare se stessa. Certo, essere una donna in un ambiente finora quasi solo esclusivamente maschile ha un prezzo: al campo base bisogna farsi valere, dimostrare che si è capaci di sforzi "da uomini" e magari anche tenere a bada alpinisti «che sembrano marinai appena scesi da una nave»... Ma Tamara, forse anche grazie a un pizzico di follia davanti ai pericoli, vive l'alpinismo come un modo per migliorarsi costantemente, essere in armonia con il cosmo. Per lei la sfida in montagna ha infatti anche qualcosa di spirituale, la avvicina a Dio. E le dona la felicità.
Quanto realmente conosciamo le persone che amiamo? Mi sono reso conto, ultimamente, che una delle persone più importanti della mia vita custodiva pensieri, parole, vissuti, storie a me inedite. Dopo diversi tentativi mancati, sono riuscito a convincere mia madre che, a cinquantacinque anni, fosse arrivato il momento di imparare a scrivere e leggere gli sms e le mail; tuttavia più le parlo e più la osservo interagire con questi strumenti virtuali, più, forse, mi rendo conto che alla base di questo suo sforzo ci siano solo un grande desiderio di dialogo e un’ulteriore dimostrazione d’amore che una madre compie per adattarsi ed entrare in contatto con i propri figli. Questo scambio di messaggi, questo nostro tenderci la mano ci ha consentito di raccontarci e ricostruire la trama delle nostre storie, tra gioie e dolori. Ho ripercorso insieme a lei la perdita di mio padre, sofferenza che oggi mi aiuta a vivere da protagonista la mia vita, con un sorriso autentico e un’estrema gratitudine verso il cielo.
Quella di Moro per il Nanga Parbat è una folgorazione, una scintilla scoccata sulle pagine dei libri che Simone leggeva da ragazzino, dove si narravano le imprese straordinarie di alpinisti come Albert Mummery, Hermann Buhl e Reinhold Messner che su quella montagna avevano lasciato una traccia e in certi casi, tragicamente, anche la vita. Con il tempo la scintilla si è ravvivata fino a diventare una passione travolgente, un amore vero e proprio per una cima maestosa che, nel tempo, aveva continuato a respingere molti alpinisti. Nell'estate del 2003 finalmente Moro può toccarne con mano le pareti e il suo tentativo di raggiungerne la vetta fallisce. Ma non è affatto la fine del sogno, anzi è solo l'inizio di un corteggiamento paziente, durato tredici anni, che l'autore racconta in questo libro. Tredici anni e tre tentativi invernali fatti di imprevisti, sorprese, nuove vie e nuove cordate, valanghe e bufere di neve, crepacci, grotte di ghiaccio, venti a 200 chilometri orari e cieli limpidi... Ma soprattutto fatti di scalate compiute un passo dopo l'altro, con la tenacia che serve a non mollare e con il rispetto costante per la montagna, la natura e i limiti dell'uomo.
Un capolavoro assoluto come la Gioconda non è solo un quadro da ammirare affascinati dagli occhi che sembrano vivi e dalla magia del sorriso. In realtà è un viaggio nella mente e nelle emozioni di Leonardo. È una porta che si spalanca su un luogo e su un'epoca indimenticabili: Firenze (ma anche Milano, Roma, Mantova, Urbino) e il Rinascimento. Già dall'Ottocento e fino a oggi, è stato detto e scritto moltissimo su Leonardo e su Monna Lisa, un artista e un ritratto su cui si ha sempre l'impressione di non sapere abbastanza. Per andare a conoscere entrambi e svelarne l'eterno fascino, Alberto Angela ha scelto una chiave completamente nuova: lascia che sia la Gioconda a "raccontarci" Leonardo, il genio che l'ha potuta pensare e realizzare. Partendo da ogni dettaglio del quadro e ricostruendo le circostanze in cui Leonardo lo dipinse, scopriamo così che il volto della Gioconda, levigatissimo dallo sfumato, non ha ciglia né sopracciglia (un dettaglio importante nella storia narrata in queste pagine). O che il suo vestito ha molto da dirci sulla moda del tempo, ma anche sulle abitudini e sull'economia della Firenze di inizio Cinquecento. O, ancora, che le sue mani non sarebbero state possibili senza approfonditi e sorprendenti studi di anatomia. O che il segreto del paesaggio va ricercato nel nuovo tipo di prospettiva "aerea", ideato da Leonardo. La Gioconda può raccontarci queste e molte altre cose sul suo autore.
"E adesso sotto con il resto." Terminava così il primo libro di Alex Zanardi, del 2003. Allora sembrava una boutade perché Alex, dopo il terribile incidente automobilistico del Lausitzring in Germania, era sopravvissuto contro le previsioni di tutti (gli avevano persino dato l'estrema unzionel) e aveva perso le gambe. Già, il resto. Ma quale resto? Al suo posto, molti si sarebbero "accontentati" di essere ancora a questo mondo. Invece, Alex si è inventato una nuova vita che, se possibile, è più elettrizzante della prima. Lo ha fatto grazie al suo spirito, un prodigioso, indefinibile cocktail di serenità e ironia, forza incrollabile e voglia di divertirsi. II tutto annaffiato da una straordinaria dose di umiltà. In queste pagine si scoprono, episodio dopo episodio, tutte queste doti che infondono in chi legge entusiasmo e speranza. Qualche esempio? Alex riesce a costruirsi una nuova carriera sportiva semplicemente perché... si ferma all'autogrill. Vede per puro caso una handbike legata sul tetto di un'automobile e via... E ancora: affrontando I'lronman delle Hawaii, la gara di triathlon più sfiancante del mondo, sostiene - con un'onestà oltre ogni limite - di essere "avvantaggiato" perché la maratona è più pesante per chi ha le gambe. "Volevo solo pedalare" ripercorre tredici anni di vita eccezionale, raccontata come se si trattasse della normalità, ma affrontata sempre con il sorriso sulle labbra e la passione nel cuore.
Venerdì 6 marzo 2015, Spanish Fork, Utah. Jennifer, venticinque anni, è appena stata a cena da suo padre e sta tornando a casa quando perde il controllo dell'auto. La macchina sbanda, finisce capovolta nel fiume, Jennifer muore sul colpo. Il mattino successivo l'agente Tyler Beddoes è da poco giunto sul luogo dell'incidente con la sua squadra quando improvvisamente una voce di donna richiama la sua attenzione tra le lamiere. La voce non può certo essere quella di Jennifer, ma non può essere neppure quella della sua piccola Lily, di soli diciotto mesi, miracolosa mente illesa e sospesa a testa in giù al buio, a pochi centimetri dall'acqua fredda del fiume. Da questo episodio di cronaca che ha colpito e commosso l'America partono Ptolemy Tompkins (che per primo ha raccontato la straordinaria vicenda di Eben Alexander, protagonista e autore di "Milioni di farfalle") e Tyler Beddoes per costruire una vera e propria inchiesta sugli angeli, tanto emozionante quanto documentata e ricca di testimonianze. Cosa sono davvero? È corretto attribuire loro sembianze e caratte-ristiche umane? Si manifestano esclusivamente alla vista o la loro presenza può essere percepita anche attraverso gli altri sensi? Sono solo presenze benefiche o esistono anche i demoni? E ha senso parlare di angeli custodi?
"Infinito è il numero degli stolti" scrisse un traduttore dell'"Ecclesiaste" fraintendendo il testo originale. E dimostrando di essere lui stesso uno stolto. Fu poi Einstein che, nel riprendere il medesimo concetto, affermò: "Due cose sono infinite, l'universo e la stupidità umana, ma sull'universo ho ancora dei dubbi". C'è dunque un punto su cui il pensiero religioso e quello scientifico concordano: come dimostra l'esperienza quotidiana di ciascuno di noi, la stupidità - ovvero l'incapacità di interpretare lucidamente la realtà, e di reagire in maniera adeguata alle diverse evenienze - è comunissima e pervade ogni ambito, dalla filosofia alla finanza, dall'amore alla pubblicità. Per difendersi da questo pericoloso fenomeno, occorre riconoscerlo tempestivamente e saperlo classificare. Ecco perché Piergiorgio Odifreddi ci offre questo utilissimo dizionario (talvolta necessariamente alquanto impertinente) in cui, con logica sempre stringente, smaschera molte fra le più fastidiose manifestazioni di stupidità. Spaziando tra scienza, cultura, attualità e vita di ogni giorno, ci parla di medicina e vaccini, rilegge autori classici da Dante a Sartre, ci mette in guardia dalle assurdità del politically correct e ci insegna a prendere le distanze da ciarlatani e fattucchiere (ma anche dai banchieri).
"Siamo soli nell'universo?" è una domanda che lascia un senso di vertigine a chiunque. Amedeo Balbi, nato all'alba degli anni '70, se la pone fin da quando era bambino. All'epoca erano tanti gli stimoli che potevano suscitare questo genere di curiosità in una mente giovane ed entusiasta: il ricordo recente della corsa allo spazio culminata con lo sbarco sulla Luna nel 1969, ma anche la serie Spazio 1999 del '76, Guerre stellari del '77, Goldrake del '78.... Oggi, a distanza di quarant'anni, Balbi è un astrofisico e, quando ammira il cielo stellato con stupore immutato, si pone sempre la medesima domanda. Che cosa potrebbe dire a quel ragazzino degli anni '70 per non deluderlo? Non c'è ancora una risposta definitiva: sì o no. Però, la scienza ha fatto formidabili balzi in avanti e oggi abbiamo molti elementi nuovi per orientarci in quel luogo pieno di mistero e meraviglia che è l'universo. Questo libro è un volo emozionante, con qualche deviazione tra filosofia e storia della scienza, alla scoperta di queste ultime acquisizioni: fra le altre cose, Balbi ci dà un'idea realistica - e da far scoppiare la testa! - delle distanze siderali, ci spiega in quali particolari condizioni possa fiorire la vita (magari finora non l'abbiamo cercata al posto giusto!) e ci elettrizza facendoci seguire le sonde nello spazio e rivelandoci l'esistenza di un numero incommensurabile di pianeti extrasolari.
Da Parigi a Bruxelles, i terroristi, inneggiando ad Allah, hanno seminato morte e paura negli ultimi mesi, ma qual è la reazione dei tanti musulmani che vivono oggi in Europa? A risponderci in questo libro è la voce, fermissima e dolce, di Chaimaa Fatihi, una ragazza di 23 anni, nata in Marocco e cresciuta in provincia di Mantova, studentessa di Legge. Cittadina italiana di seconda generazione, musulmana, fiera di essere parte integrante della nostra società nonostante abbia spesso dovuto fare i conti con i pregiudizi contro la religione islamica. La stessa ragazza che, all'indomani della strage al Bataclan, ha scritto una lettera aperta ai terroristi che è stata ripresa in prima pagina da "la Repubblica" e poi da diverse altre testate. Ebbene, verso i terroristi, i musulmani come Chaimaa provano orrore e si sentono in prima linea per combatterli, unendosi in un formidabile esercito di coraggio e non violenza. Chi uccide non è un vero fedele dell'Islam - una religione basata sui valori della pace e della gentilezza -, ma un efferato criminale. Leggendo la storia di Chaimaa, scopriamo come abbia raggiunto l'obiettivo dell'integrazione senza rinnegare la propria cultura d'origine e, allo stesso tempo, capiamo quanto in comune ci sia fra lei e una sua coetanea di famiglia da sempre italiana.
Sedersi al bar di Traversetolo per giocare una mano di scopone scientifico con il vecchio Tito, detto "Il Migliore", è impresa che richiede coraggio, nervi d'acciaio e talento. Anche per chi è abituato a sfide sportive di altissimo livello. Ma il solo talento basta per conquistare grandi vittorie? O piuttosto è necessario un capo che spinga i propri uomini oltre i loro limiti, che abbia il carisma per farsi seguire, che sappia tutelare e valorizzare il lavoro del gruppo, gestire le sconfitte e le vittorie? E soprattutto: capi si nasce o si diventa? È questa la domanda centrale dalla quale muove Gian Paolo Montali per analizzare i meccanismi di leadership con il suo stile unico, nello stesso tempo profondo e ironico, semplice e ricco di riferimenti e aneddoti. E, facendo ricorso alla sua straordinaria esperienza di uomo di sport e di azienda (cinque Scudetti, sedici coppe, un Mondiale, due campionati europei e un argento alle Olimpiadi in venticinque anni di pallavolo, prima di sedere nel Consiglio di Amministrazione della Juventus ed essere Direttore generale della Roma), svela i suoi segreti, introduce concetti innovativi come quelli di impollinazione e contaminazione, smentisce tanti luoghi comuni che vorrebbero il buon capo autoritario e tutto d'un pezzo, o che "squadra che vince non si tocca".
"Un uomo guida nella notte: ha quasi quarant'anni, è in fuga e si sente braccato. Non è dove dovrebbe essere, a qualche decina di chilometri di distanza, nella sala parto di una clinica. Una donna dà alla luce un bambino: è stata lasciata sola, ma sa di non potersi lamentare. Lei ha responsabilità ancora più gravi." Comincia come un thriller dei sentimenti "Chi ama non sa", il primo romanzo di Gianna Schelotto, brillante prova d'autore per una profonda conoscitrice delle relazioni umane. Un bambino non cercato né desiderato arriva a sconvolgere la vita di Luca e Alice, due single immaturi come li si sarebbe definiti un tempo, i quali però, anziché sposarsi e intraprendere un'esistenza (forse) infelice, decidono di sperimentare un'altra via, un modo diverso di interpretare la famiglia. La loro scelta, all'inizio, va a turbare tutti gli equilibri fra parenti, stanando un padre rimasto assente per qualche decina d'anni, suscitando dubbi e sospetti in una zia, evocando fantasmi dalla memoria di una madre. Ma l'amore non si distrugge, semplicemente muta forma. E infatti il giorno del battesimo... In questo romanzo Gianna Schelotto costruisce una trama corale e movimentata, cesella le emozioni e accompagna i personaggi in un percorso di crescita: ne nasce così una storia illuminante sull'evoluzione dei legami familiari nella nostra epoca. Una storia che racchiude in sé un messaggio prezioso: tutti possiamo imboccare nuove strade per la felicità.
La vita è divisa in due da una linea d'ombra. Succede a tutti di varcarla. Nasciamo dal calore di un amore, se siamo fortunati cresciamo sostenuti dai genitori e da altri affetti, se lo siamo ancora di più queste relazioni continuano a darci sicurezza anche nell'età adulta. Ma, prima o poi, arrivano i lutti, le certezze si polverizzano, i legami si sciolgono. E, da un giorno all'altro, passiamo dall'essere figli al non esserlo più, ci ritroviamo orfani al mondo, soli nell'universo. È successo anche ad Anna Cherubini che, in un periodo relativamente breve, ha perso un fratello, poi la madre e infine il padre. Si è familiarizzata con la parola "morte". E, messa spalle al muro da queste vicissitudini, ha avvertito fortissima l'esigenza di abbandonarsi ai ricordi. Ne è nato un memoir potente ed emozionante che racconta di un padre funzionario del Vaticano, testardo e ruvido ma innamorato dell'arte e della lirica, di una madre che aveva le sue fragilità eppure era capace di sacrifici che oggi le donne non sanno più fare, di un fratello che voleva volare e purtroppo si è perso nel cielo, di un altro fratello che si perse a piazza San Pietro ma ora canta e salta negli stadi, delle anziane e particolari zie, della Bellezza della musica e di quella di Roma.
L’Isis stringe l’Occidente nella morsa del terrore. È ormai una banalità dirlo; quel che non è banale è comprendere che genere di fenomeno sia e, di conseguenza, come potremmo contrastarlo o almeno contenerlo. Dopo aver studiato approfonditamente le vite e i profili degli autori di tutti gli attentati in Nord America e in Europa, da quello della metropolitana di Londra ai fatti recenti di Parigi, Alessandro Orsini, uno dei massimi esperti in materia, ci offre una visione lucidissima e destinata a rovesciare molte idee consolidate. Parte da una tesi sconvolgente: l’Isis è l’organizzazione terroristica più fortunata al mondo. Perché? Quanto a forza militare, non è in grado di competere con l’Occidente. Eppure è potuta diventare man mano più temuta e pericolosa perché le potenze che avrebbero dovuto combatterla sono venute a trovarsi in una sorta di paralisi, dovuta alla paura o a miopi giochi di equilibrio politico. L’altro grande punto di forza dell’Isis è il fenomeno, sempre più pervasivo, della radicalizzazione: come può accadere che tanti giovani, di diversa estrazione, in Medio Oriente e nel ricco Occidente, si trasformino in inafferrabili, sanguinari soldati della Jihad? Illuminandoci i loro oscuri percorsi biografici, svelandoci i veri volti di individui come i fratelli Kouachi che hanno massacrato la redazione di «Charlie Ebdo», Orsini ci permette di entrare negli schemi mentali che muovono l’Isis. Solo così possiamo tentare di dare una risposta alle domande che più ci turbano: dobbiamo avere paura? ci sono dei modi per placare l’ondata terroristica? l’Occidente e il suo benessere saranno inesorabilmente spazzati via?
Se dovessimo raccontare la Storia dell'umanità utilizzando dieci immagini, una di queste sarebbe certamente la Basilica di San Pietro: non solo è un luogo simbolo della cristianità, ma rappresenta la suprema sintesi di duemila anni di arte e scienza, creatività e potere. È un'immagine per noi talmente familiare che spesso non ci domandiamo nemmeno quali papi e artisti l'abbiano voluta, progettata e costruita, né come sia diventata quell'incredibile scrigno di capolavori che, nella sua magnificenza, ogni anno torna ad affascinare sette milioni di visitatori. Eppure seguire l'evoluzione di San Pietro nel tempo, come ci dimostra Alberto Angela in questo libro che abbina illustrazioni a un racconto, è un viaggio senza pari nella Storia che svela anche vicende poco note e curiosità inedite. Tutto comincia nel I secolo d.C. quando l'apostolo Pietro viene crocifisso a testa in giù sul Vaticanum: qui c'era il circo di Nerone e, accanto, si stava sviluppando una vasta necropoli che sarebbe rimasta sepolta per secoli prima di tornare alla luce nel 1939. Come fu possibile? Nel IV secolo Costantino decise di costruire una grande basilica sul luogo del martirio di Pietro e... interrò la necropoli: nasceva così la chiesa più importante della cristianità, ricca di tesori e teatro per secoli di ogni genere di eventi come l'incoronazione di Carlo Magno.
Piero era sicuro di diventare un maestro di musica, Ignazio cantava con passione ma di certo non pensava al successo, Gianluca cantava solo per se stesso, perché lo faceva stare bene. Insomma, la musica era nel futuro di tutti ma nessuno dei tre avrebbe mai immaginato che il 25 aprile 2009 il destino avrebbe bussato alla porta facendo "nascere" Il Volo, che in pochissimi anni ha raggiunto fama internazionale e i primi posti in classifica in Italia e nel mondo. Dopo aver trionfato a Sanremo 2015 e conquistato l'America, Piero, Ignazio e Gianluca aprono il diario dei ricordi più personali e privati e ci portano nei loro luoghi del cuore intrecciando le voci, complici e divertite, per svelarci come è cominciato tutto. Chi erano e cosa facevano prima di arrivare in tv a "Ti lascio una canzone" e dare vita al Volo? Come hanno scoperto l'amore per la musica? Ma Piero, Ignazio e Gianluca ci raccontano anche della loro vita di oggi tra concerti in giro per il mondo, aneddoti di backstage e sale di registrazione, tra viaggi infiniti con l'Italia sempre nel cuore e i progetti di domani... e di quella volta in cui, a Miami, hanno rischiato di diventare un duo... "Un'avventura straordinaria" è il primo libro ufficiale del Volo, una storia di passione e impegno, il viaggio di tre ragazzi partiti dalla provincia e arrivati tutto d'un fiato sul tetto del mondo. Perché nessun luogo è lontano quando hai talento e la forza di inseguire i tuoi sogni.
Tutto ebbe inizio con un cambiamento epocale: il trasloco di Brignano all'ultimo piano di un palazzo che ne conta più di venti. Da lì Enrico, scrutando l'infinito, si sentì invaso dal desiderio di conoscere. D'altro canto, solo poco prima ai li mortacci dei facchini rumeni, carichi di casse di libri, non aveva forse risposto: "Fatti non foste a viver come brutti ma per seguir virtute e canoscenza"? Ecco, quindi, che sbocciarono in lui mille domande. Da dove si origina il tutto? Ma è nato prima l'uovo o la gallina? Dio c'è e non si vede, o ce fa e non ci sente? Come siamo diventati sette miliardi e duecentonovantaquattro milioni di persone? E, soprattutto, dove stiamo andando? In "Ci siamo evoluti bene" Brignano si cimenta a rispondere alle grandi domande che l'uomo si pone dalla notte dei tempi, ripercorrendo la storia della nostra specie dalle pitture rupestri agli smartphone, dall'invenzione del fuoco allo sbarco sulla Luna, dal baratto di mammuth alla speculazione finanziaria. Ne nasce un flusso di riflessioni esilaranti, e insieme un po'serie, su di noi e sul mondo che ci circonda.