La verità è un concetto labile e sfuggente che coesiste con un essere umano emotivo e imperfetto, limitato nelle sue capacità conoscitive. L'avvento di internet, e soprattutto dei social network, ha facilitato l'accesso a una grande massa di informazioni senza mediazioni, e ha generato la pretesa che questa porta d'ingresso conducesse alla conoscenza, fino ad allora prerogativa delle élite. La rete però pare stia tradendo le aspettative di molti, producendo, più che un'intelligenza, una disinformazione pericolosa (e spesso strumentalizzata) e una grave radicalizzazione nell'opinione pubblica. E così, a colpi di paradossi e cortocircuiti, il World Economic Forum nel 2013 ha inserito la disinformazione come minaccia globale, e oggi molte di quelle minacce sembrano aver preso forma; e secondo l'autorevole Oxford Dictionary, «post-truth» è diventata la parola del 2016.
Si dice che i maghi non dovrebbero hai rivelare i loro segreti. Per fortuna, però, il "matemagico" Arthur Benjamin ignora questa regola e ci svela le illusioni e i misteri numerici che da secoli intrigano i matematici. Ma se nella magia il fascino sta nel non sapere dov'è il trucco, in questo libro succede l'opposto: la meraviglia nasce proprio nel momento in cui capiamo i segreti che si celano dietro i numeri. Utilizzando un'ampia e divertente serie di esempi - dalle palline di gelato al triangolo di tartaglia, dal poker alla serie di Fibonacci - Benjamin celebra la bellezza della matematica e ci mostra l'inaspettata e sorprendente magia di formule, equazioni e trigonometria.
Il cuore elettronico dei congegni ultramoderni che usiamo tutti i giorni - dal computer all'automobile, dagli elettrodomestici al cellulare -è governato da una teoria matematica, l'algebra booleana, che risale al XIX secolo. Ma in che modo un principio logico-scientifico (di una raffinatezza e un fascino straordinari) definito due secoli fa ha gettato le basi della tecnologia odierna, che somiglia più alla fantascienza che non alla storia della matematica? Paul Nahin accompagna il lettore nella vita del matematico di epoca vittoriana George Boole, e in quella di Claude Shannon, ingegnere e pioniere della teoria dell'informazione, e ci racconta come due uomini vissuti a cent'anni di distanza l'uno dall'altro siano diventati i padri fondatori dell'era digitale.
Quando propose la teoria eliocentrica, copernico diede il via a una delle più profonde rivoluzioni scientifiche della storia, un radicale cambio di prospettiva che ridefiniva il posto dell'uomo nell'universo. Secondo alcune recenti scoperte, però, questa visione potrebbe non essere corretta: a quanto pare abitiamo davvero un luogo speciale in un'epoca speciale, e siamo il risultato di una catena di eventi molto improbabile. Eppure il nostro è un piccolo pianeta in orbita attorno a una piccola stella, in una microscopica porzione dell'universo. Come risolvere questa apparente contraddizione? Secondo Caleb Scharf la risposta è nell'astrobiologia, giovane scienza che studia le potenziali forme di vita extraterrestri. In questo libro il lettore troverà idee alternative capaci di conciliare la rivoluzione copernicana e la nostra natura speciale, oltre a originali riflessioni sui temi fondamentali della vita.
Il principio di indeterminazione, il paradosso del gatto di Schrödinger, l'ipotesi degli universi paralleli: fin dai suoi esordi all'alba del novecento la meccanica quantistica ha mostrato il suo fascino ambiguo e sottile. Una disciplina apparentemente adatta solo alle aule universitarie e al laboratori di fisica ha invece saputo conquistare l'immaginario popolare, ritagliandosi uno spazio in ambiti culturali insospettabili. Riferimenti alla fisica dei quanti si trovano nelle opere di Miller e Updike, nelle riflessioni di Heidegger, ma anche nei Simpson e in "Futurama", in "Ritorno al futuro" e in "Sliding doors", nel linguaggio politico e addirittura in discussioni su birra e jazz e sulle etichette dei vini. Crease e Goldhaber regalano uno sguardo fresco e diverso alla storia della scienza, e ai modi (non sempre ortodossi) in cui la rivoluzione dei quanti è diventata popolare.
Negli ultimi anni discipline come l'antropologia e la genetica hanno percorso a ritroso la storia plurimillenaria di homo sapiens, fino a rintracciare e portare allo scoperto le radici profonde della nostra civiltà, dall'origine del pensiero simbolico a quella del linguaggio. Finora, però, ad eccezione del lavoro di Steven Mithen, Alan Lomax e pochi altri, la grande assente in questo quadro storico è stata la musica, che pure è un elemento fondamentale della cultura dell'uomo. Victor Grauer colma questa lacuna. "Musica dal profondo" è ad oggi uno degli studi più aggiornati e rigorosi di etnomusicologia, ma non solo; partendo dall'analisi delle tradizioni musicali di pigmei e boscimani (tracce ancora vive dei suoni prodotti dai nostri antenati centomila anni fa) è un libro capace di creare connessioni culturali profonde, e raccontare al lettore la storia prima della storia.
"Le idee audaci sono pedoni mossi in avanti su una scacchiera. Possono essere eliminate, ma possono anche dare inizio a un gioco vincente". Questa citazione di Goethe apre il libro di Michael Brooks e ne svela il senso profondo: un viaggio al confini dell'ignoto, attraverso undici intuizioni radicali incomprese e a volte osteggiate al loro esordio, ma che hanno plasmato il presente (e anche il futuro) della ricerca scientifica. L'atomo, il big bang, il DNA, le ricerche sulla coscienza, l'epigenetica, la fisica quantistica e molte altre ancora; sono tutte idee che hanno rivoluzionato la scienza e che continuano a porre nuove domande, suscitare sorprese e spingere l'immaginazione oltre il limite. Michael brooks racconta l'ostinata ricerca dei segreti dell'universo da parte degli scienziati che hanno accettato questa sfida, e ci conduce fino alle frontiere più estreme della comprensione del mondo che ci circonda.
Uno dei maggiori biologi viventi affronta le domande più ambiziose che l'uomo, unica specie animale capace di riflettere su di sé e sul senso della propria vita, si pone da sempre. Oggi, ci dice Edward Wilson, gli enormi progressi fatti dalla scienza ci offrono gli strumenti concettuali per inquadrare in un discorso credibile fenomeni come la religione, la fede in un'entità sovrannaturale, l'idea di una finalità e la presenza di altre forme di vita nell'universo. La spiegazione di tutti questi aspetti, che rimandano al più generale significato dell'esistenza umana, secondo Wilson risiede nella storia biologica ed evolutiva dell'uomo: quell'epopea, cominciata con i primi passi mossi da Homo Sapiens nell'Africa orientale duecentomila anni fa, in grado di gettare luce sul motivo per cui su questo pianeta esiste una specie come la nostra.
Nasciamo già con un profondo senso del bene e del male? O siamo dei piccoli egoisti che la società educa a diventare persone per bene? Paul Bloom sostiene che i bambini non sono "pagine bianche" senza principi morali, ma che ancora prima di parlare sono già in grado di giudicare le azioni degli altri, provare empatia e un rudimentale senso della giustizia. La moralità, insomma, è innata, anche se limitata. Descrivendo il comportamento di scimpanzé, psicopatici, estremisti religiosi e raccontando molti aneddoti, Bloom spiega il modo in cui, crescendo, siamo chiamati a superare questi limiti con l'aiuto della ragione e confrontandoci con il mondo attorno a noi. Questo libro, che spazia da Darwin ad Hannibal Lecter, regala una prospettiva radicalmente nuova sulla vita morale di bambini e adulti.
Per tutte le discipline che studiano il cervello umano la coscienza è la grande sfida ancora in corso, il territorio dove il rigore della scienza fa i conti con le pulsioni spirituali dell'uomo. In che modo, e soprattutto per quale motivo, entità fisiche quali siamo noi generano e provano sensazioni così impalpabili, così poco fisiche? Domande sfuggenti, come sfuggente è l'oggetto che si cerca di costringere in una risposta netta e definitiva. Tra le tante voci spicca quella di Nicholas Humphrey, che pone la coscienza in un'ottica darwiniana - si tratterebbe di un vantaggio evolutivo dell'uomo - e per capirne la magia non ha paura di scomodare una parola tabù per scienziati e psicologi: l'anima, il luogo in cui ognuno di noi vive e sperimenta la propria meravigliosa unicità.
Da vent'anni Jonathan Haidt, psicologo morale e filosofo, indaga i meccanismi profondi che regolano la nostra esistenza, fatta di scelte su cosa per noi è giusto o sbagliato, di valori che crediamo universali, di unioni e di laceranti divisioni, di giudizi e pregiudizi. L'obiettivo è rispondere a una domanda che riguarda il nostro stesso stare al mondo, dalla semplice quotidianità al massimi sistemi della politica e della religione: per quale motivo non riusciamo ad andare d'accordo, e anzi ci dividiamo così facilmente in gruppi, in tribù ognuna delle quali è convinta di essere nel giusto? il risultato è "menti tribali", un libro che propone una via alla convivenza e al dialogo, partendo dalla comprensione dei meccanismi biologici ancestrali da cui nasce la nostra ricerca del bene.
A partire dal progetto genoma umano e dalla nascita della Celera Genomics di Craig Venter, le scienze della vita ci avevano promesso cure miracolose e una rivoluzionaria comprensione dell'essere umano. Dov'è oggi quel mondo nuovo? In "Geni, cellule e cervelli" i coniugi Rose mettono in discussione il ricchissimo apparato di questa mastodontica biotecnoscienza, in cui la ricerca accademica ha incrociato pericolosamente gli interessi economici di Big Pharma e del comparto militare. Società biotech, spregiudicati venture capitalist, scienziati-imprenditori e brevetti commerciali, ma anche il bisogno sempre più impellente di liberare la ricerca scientifica dai rischi della sua mercificazione. Hilary e Steven Rose firmano uno dei libri più coraggiosi degli ultimi anni, una riflessione onesta e provocatoria sui delicati rapporti tra scienza e società civile.
"Science" l'ha definita la più importante scoperta scientifica del 2012, ma quella del bosone di Higgs è prima di tutto una bellissima storia, iniziata quando, nel 1964, il fisico teorico scozzese Peter Higgs ne ipotizzò l'esistenza, creando un enigma che è stato sciolto solo dopo quasi mezzo secolo. Un'avventura scientifica e umana che ha visto impegnati migliaia di scienziati e attrezzature all'avanguardia. Un'impresa ricca di umanità, come solo le narrazioni collettive possono essere. Il segno, infine, di una svolta epocale della ricerca, perché il bosone di Higgs promette davvero di essere "la particella alla fine dell'universo" (noto), il ponte verso nuove frontiere della scienza.