Meister Eckhart (1260-1328) porta a compimento quella sintesi tra filosofia greca ed esperienza evangelica che costituisce forse l'espressione più alta della spiritualità cristiana. I Sermoni, con i quali ha inizio la lingua letteraria tedesca, contengono l'essenziale del suo insegnamento. L'opera raccoglie 104 sermoni, costituendosi come fonte di approfondimento spirituale e, al contempo, di conoscenza filosofica. Come infatti viene precisato nell'ampia introduzione di Marco Vannini, uno dei massimi esperti di Eckhart in Italia, non si può nettamente distinguere nell'insegnamento del religioso tedesco tra mistica e filosofia: l'inizio della fede è qui anche l'inizio della sapienza.
Tutte le opere di Teresa - da quelle più autobiografiche, come Libro della mia vita, a quelle più spirituali, come Il castello interiore, fino alle piccole poesie a carattere mistico o quelle esuberanti per alcune feste comunitarie - sono qui raccolte. Il lettore ha così la possibilità di immergersi nel suo universo spirituale fino a comprendere esperienze eccezionali nella vita del cristiano. A tal fine risulta di fondamentale importanza l'ampia introduzione. Dall'insieme delle sue opere emerge con chiarezza non solo il suo amore vivissimo per il Signore Gesù, ma anche quello per la storia, la cultura e la femminilità, da lei caldamente difesa dalle prevaricazioni (maschili) ecclesiastiche. Edizione integrale delle opere. Il Cammino di perfezione è presentato nelle due versioni: come uscito dalla penna di Teresa (codice dell'Escorial) e dopo gli interventi dei diversi censori.
Il Cantico spirituale, composto nel 1584 a Granada per le carmelitane del Monastero di S. Giuseppe, è l'opera maestra della letteratura religiosa di tutti i tempi. Ispirato al Cantico dei cantici, descrive il cammino dell'anima ("sposa") alla ricerca dello "sposo", Gesù Cristo. Ogni strofa di cui il testo è composto (40 in totale) è seguita da un commento spirituale, volto a chiarirne i significati e le implicazioni. Questa edizione del testo, corredata da un'approfondita introduzione, permette al lettore di apprezzare tale peculiare commistione di poesia e teologia. Nel descrivere questo cammino, il pensiero mistico di Giovanni della Croce raggiunge il suo vertice.
L'antologia - composta da scritti eterogenei (sermoni, conferenze, appunti di lezioni, lettere etc.) presentati in ordine cronologico - ripercorre l'avvicinamento di Bonhoeffer alla Parola, caratterizzando il suo "diventar cristiano". Tale cambiamento, percepito nettamente e descritto dallo stesso Bonhoeffer, costituirà il fondamento di quella resistenza, sia ecclesiale sia personale, che caratterizzerà l'opposizione al Terzo Reich. Attraverso la lettura di questi testi emerge, supportata da profonde ragioni teologiche e cristologiche, l'obbedienza alla Parola come unica possibilità di un cammino autenticamente cristiano sia per i singoli sia per la Chiesa.
Il saggio intende proporre un'antologia di sermoni tratti dall'opera omiletica di Ildegarda, organizzata a partire dal fil rouge delle parabole. La traduzione si sforza di restituire l'andamento originale dell'esegesi allegorica, condotta quasi parola per parola. Un linguaggio e uno stile non immediatamente consonanti con la spiritualità contemporanea, ma che, se letti con gli opportuni strumenti, possono aprire squarci su una lettura profonda del Vangelo, in cui "sotto traccia" traspaiono i caratteri più noti della penna di Ildegarda: la dimensione cosmica della natura, la capacità di scandagliare l'animo umano, una propensione all'introspezione che, non invano, può essere identificata come dotata di un carisma profondamente "femminile".
Figliola (Dcerka) di Jan Hus, un trattato di spiritualità tardomedievale (1412-1414) per la prima volta in traduzione italiana dal ceco. È un'ammonizione indirizzata a una comunità di pie donne praghesi che vivevano vicino alla cappella di Betlemme. Nel volume oltre a Figliola sono raccolte alcune lettere dal carcere di Costanza, interessanti spunti per la riflessione ecclesiologica, storica e spirituale. Jan Hus (1371ca-1415) fu teologo e riformatore religioso boemo. Le sue critiche alla Chiesa, in particolare alla vendita delle indulgenze, oltre che l'uso del ceco per la pastorale, gli procurarono un enorme seguito, ma anche la condanna al rogo per eresia durante il Concilio di Costanza (1415).
Pubblicato a Lione nel 1693 per mostrare alle donne, alle quali l'opera è principalmente dedicata, che è possibile liberarsi dagli stereotipi dell'ignoranza e competere con gli uomini nell'utilizzo del metodo filosofico e del sapere accademico, il trattato è diviso in tre parti (libertà, scienza e autorità). Attraverso il continuo rimando alla Bibbia e alla tradizione patristica e teologica, l'autrice incita le lettrici a prendere consapevolezza di sé, a studiare, ad aiutarsi vicendevolmente, scegliendo autonomamente il proprio stile di vita. L'opera denuncia con chiarezza e audacia gli stereotipi che ingabbiavano le donne nella Francia del Seicento. In italiano esistono solo due contributi su Gabrielle Suchon, ma nessuna traduzione dei suoi lavori; rapidamente dimenticata e riscoperta negli anni '70, è di estrema attualità per la Women history.
Articolata in tre fasi ("leggere la realtà", "decidersi nella realtà" e "essere nella realtà"), l'antologia ripercorre l'esistenza teologica dell'autore e, oltre a offrire una testimonianza dello stile bonhoefferiano, anticipa temi approfonditi nel lavoro più sistematico. In ogni fase vi è un evento di rottura stravolgente, paragonato al crollo di un fondamento e percepito come il trovarsi senza il terreno sotto i piedi. Si tratta di un'espressione di immediato impatto esistenziale, che richiama l'esigenza di servire il presente, rimanendo fedeli alla terra, con i piedi piantati saldamente nel proprio tempo: l'unico modo per servire Dio e rispondere responsabilmente alla storia.
Taisija, badessa del monastero di leušino e Elizaveta feodorvna, gran principessa, appartenente alla famiglia dello zar, due personalità molto diverse, sia per ambiente culturale e religioso sia per sensibilità umana, ma accomunate dall'accoglienza coraggiosa del comandamento evangelico dell’amore per Dio e per il prossimo. Il libro riunisce la lettera a una novizia di taisija – opera letteraria in cui la forma epistolare ben rappresenta la profonda intimità tra la monaca anziana e la giovane – e antologia di lettere effettivamente inviate da Elizaveta ai suoi corrispondenti in varie parti di Europa.
La Scala del divino amore è un breve trattato spirituale anonimo scritto in occitano nel XIV secolo nel Sud della Francia. È articolato intorno alla dottrina dei cinque sensi spirituali, che viene ripensata a partire dall’incontro con la tradizione della poesia trobadorica.
Si tratta di uno scritto latino della metà del XIII secolo.
L’opera nasce come trattato didattico-catechetico indirizzato
ai novizi dell’ordine francescano, a cui apparteneva Davide; quello che emerge come elemento di particolare attenzione
- e modernità! - dalla penna dell’autore non è soprattutto la dicotomia tra esteriore e interiore (il tema aveva allora una
lunga tradizione alle spalle) ma quello della possibilità di una composizione, quindi un’armonizzazione dell’interiorità con l’esteriorità, che cessa di essere estromessa o demonizzata ma deve essere riordinata all’interno di un equilibrato progetto
di vita. Ne consegue l’analisi di vizi e virtù e la ricerca di una regola di vita (i destinatari sono appunto i novizi!) fondata sull’interiorizzazione della Parola e al tempo stesso su una capacità di introspezione di sé priva di barriere e lontana da modelli assolutizzati. Diversi sono a questo proposito i consigli “pratici”, basati su sensatezza e capacità di ascolto prima che su un asettico rigore, che costellano le pagine del testo, rendendole spesso molto colorite e gravide di vitalità. Da ultimo, si osserva, in una fase di assestamento e codi ca del “proprium” dell’ordine francescano, il tentativo da parte di Davide di tenere insieme aspetti della regola benedettina (soprattutto il silenzio, l’umiltà
e l’ascolto del superiore) con la novità degli ordini mendicanti e di quello minore in particolare: la considerazione “buona” del mondo, l’uscita verso gli altri, la valorizzazione del creato.
Il Libro di santa Maria è il capolavoro della mariologia di Lullo ed è un originale esempio della "nuova" letteratura del francescano, il quale, dopo aver scritto dei romanzi "tradizionali", sfrutta le sue capacità di narratore per scrivere un'opera interamente dedicata alla Vergine. Il libro non è, infatti, un vero e proprio mariale né tantomeno un trattato teologico, ma una trattazione di argomenti relativi a Maria, sviluppati con la fluidità del testo narrativo e la passione della preghiera cristiana, così da conseguire la singolare capacità di parlare con semplicità al cuore dei fedeli senza rinunciare a profondità dottrinale e teologica.
Uniti nel proporre un cristianesimo rinnovato, Lutero ed Erasmo appaiono in questo volume impegnati nell'offrire all'uomo, angosciato davanti alla fine imminente, solide basi cristiane di consolazione e di fiducia. I due teologi mettono a nudo le preoccupazioni, lo smarrimento, ma anche la speranza e la fiducia incrollabile in Cristo, da loro stessi avvertiti nel disporsi a «varcare l'ultima soglia». Con linguaggi diversi - più pastorale quello di Lutero, più filosofico-teologico quello di Erasmo - entrambi additano all'uomo in fin di vita l'icona del Redentore crocifisso, vincitore della morte, e quella incoraggiante della «comunione degli angeli e dei santi», partecipi nel suggerire l'unica vera fonte di beatitudine nell'ora finale: l'incrollabile fiducia nella misericordia del Padre, da chiedere con insistenza nella preghiera.
Nell’opera poetica I sette modi di amare Dio, scritta in dialetto brabantino (una forma di medio olandese) nella prima metà del XIII secolo, Beatrice di Nazareth, monaca cistercense e mistica, condensa la propria esperienza di Dio, tracciando un percorso che riassuma la forma più alta e perfetta di unione tra Dio e l’uomo
– l’amore –, studiandone l’essenza, i mezzi, gli stimoli, il rapporto intrattenuto con la vita della fedele. I sette “modi”, come altrettanti gradini, costituiscono un cammino unitario dell’anima, la quale, provando l’esperienza d’amore, comprende al tempo stesso che essa si può realizzare per l’uomo solo se è riconosciuta come proveniente da Dio e a lui orientata. La Vita di Beatrice è un’opera scritta in latino da un anonimo cistercense pochi anni dopo la morte della monaca (1268). Essa, seppure basata sugli schemi tradizionali dell’agiografia (e in particolare sulle Vite di sante mistiche), si riferisce a un’effettiva autobiografia spirituale scritta da Beatrice stessa in volgare (non pervenutaci), a cui si attiene fedelmente e di cui lascia emergere i tratti di originalità. La Vita presenta ricorsivamente i temi propri della spiritualità di Beatrice: l’amore come desiderio insaziabile; la ricerca dell’umiltà e della spoliazione di sé; la follia della mente e lo sconquasso del corpo come esito dell’incontro estatico con l’amore di Dio.
L'AUTRICE
Nata nell’anno 1200 in una famiglia di grande religiosità, Beatrice si unì in giovanissima età a un beghinaggio, per poi entrare in un monastero cistercense e passare rapidamente dal grado di oblata a quello di monaca. Di lei viene raccontata la straordinaria memoria, l’applicazione nello studio, la capacità
di scrivere, la conoscenza nel latino e la dimestichezza con i trattati teologici, da Agostino al XII secolo. Nel 1237 divenne badessa nel monastero di Nazareth, fondato l’anno prima dal padre, dove trascorse tutto il resto della vita, fino alla morte (29 agosto 1268).
IL CURATORE
Franco Paris è ricercatore di Lingua e Letteratura nederlandese presso L’Università “L’Orientale” di Napoli; tra i suoi ambiti di ricerca ha sviluppato lo studio di problematiche legate alla traduzione, sia riguardo alla riflessione teorica che al mestiere del traduttore letterario. Per le Paoline ha curato la traduzione di Jan van Ruusbroec, Specchio dell’eterna beatitudine (Letture cristiane del secondo millennio, 1994).
La leggenda di santa Chiara vergine è il racconto agiografico di Chiara di Assisi, un breve testo suddiviso in due parti: dalla nascita alla morte; i miracoli dopo la morte e la canonizzazione. Nei primi capitoli, vengono messi in luce alcuni elementi che, tipici del racconto agiografico, tuttavia sono autenticamente biografici, ad esempio, le grandi virtù evidenti fin dalla tenera infanzia e l'iniziale opposizione dei parenti alla radicalità della sua scelta. La narrazione di alcuni miracoli e prodigi rafforza la fama di santità, senza però far perdere di vista il fulcro della sua spiritualità: l'attaccamento alla croce di Cristo e la contemplazione orante della sua Passione. L'autore, infine, non dimentica di evidenziare, via via nel racconto, la rilevanza ecclesiale e sociale del suo operato, fino alla venerazione popolare di cui fu oggetto fin da subito dopo la morte; viene anche messo in luce il riconoscimento che ebbe da parte dei papi che la conobbero.
La Vita di san Sergio di Radonez costituisce un documento importante per identificare le radici non solo del monachesimo e della spiritualità orientali, ma anche della stessa identità culturale della Russia cristiana; ne è testimonianza il vivo amore del popolo russo per la singolare figura di san Sergio, passato indenne e finanche rafforzato durante il travagliato XX secolo.
Epifanio il Saggio, scrivendo la Vita del proprio maestro, ricompose materiale eterogeneo e attinse a fonti agiografiche diverse, certamente orientali e probabilmente – questa è l’ipotesi del curatore – anche occidentali, ravvisabili nella presenza di elementi affini alla tradizione legata alla vita di san Benedetto.
Il complesso intreccio di fonti, tuttavia, non riduce la percezione di una biografia vivace e decisamente ancorata nella vita reale del santo, raccontata dalla nascita fino alla morte.
La santità di Sergio emerge, infatti, attraverso diversi elementi: l’iniziale desiderio per la vita eremitica progressivamente evoluto verso la costituzione di una realtà cenobitica; il coinvolgimento in vicende politiche e l’interesse per la realtà sociale contemporanea; la profonda spiritualità e il percorso mistico, accompagnato da eventi miracolosi.
L’introduzione intende precisare la redazione della Vita, prima mettendone in luce le fonti e gli ambiti di circolazione del materiale agiografico ad essa connesso, poi individuando i tratti del monachesimo orientale,in cui essa è fortemente radicata. Infine, traccia una dettagliata analisi degli elementi propri della santità di Sergio, lasciandoli emergere dal racconto della spiritualità e della mistica del monaco: un temperamento deciso ma mite, poco propenso all’assunzione di ruoli di governo, anche all’interno dello stesso universo ecclesiastico e monastico, una pratica radicale della povertà monastica, una predilezione per la vita eremitica.
Tre appendici arricchiscono il quadro storico tracciato nell’introduzione: culto e iconografia di san Sergio; monasteri fondati da san Sergio; personaggi legati alla biografia di san Sergio.
L'autore
Epifanio il saggio, monaco russo, discepolo di san Sergio. All’inizio del XV secolo, fu lui a mettere mano all’eterogeneo materiale agiografico relativo al maestro, componendo un Encomio e la Vita, giunta a noi attraverso successivi rimaneggiamenti.
Il curatore
Adalberto Piovano, monaco benedettino, priore del monastero della ss. Trinità a Dumenza (VA), ha compiuto gli studi teologici all’Abbazia di Praglia, specializzandosi poi all’Istituto Orientale di Roma e ottenendo la licenza in Scienze Ecclesiastiche Orientali. Ha pubblicato numerosi contributi sul monachesimo
e sulla spiritualità russa, e ha curato circa 300 voci su santi russi nei due volumi Bibliotheca Sanctorum Orientalium, Roma (Città Nuova). Attualmente insegna Liturgia delle Chiese d’Oriente all’Istituto di Liturgia Pastorale Santa Giustina a Padova. Per la collana Letture cristiane del secondo millennio ha già pubblicato Monachesimo e mondo. Testimonianze di santità laica nella tradizione spirituale russa (2010).
Questi venticinque sermoni, insieme con i tre frammenti, completano l'opera del primo volume. Come dice il sottotitolo, abbiamo qui sermoni per le feste dei santi - dove in un commento alle Beatitudini Isacco traccia le linee guida del cammino ascetico -, della Vergine e per il tempo ordinario. Con uno stile dove teologia speculativa e lectio sapienziale collaborano a muovere mente e cuore del lettore, temi come il Corpo mistico, la Chiesa come "Cristo totale" che illumina, guarisce e accompagna l'umanità fragile nel suo cammino verso Dio, mitezza d'animo, misericordia e rigore ascetico, affascinano chi si accosta a questo speculativo di genio e pedagogo amorevole che è l'abate della Stella.
I testi sono organizzati attorno a sei temi principali, caratteristici della spiritualità filocalica: vi sono testi autobiografici, mistici, sulla preghiera (e questi sono ovviamente i più abbondanti), sulla vita spirituale, sul discernimento e sulla morte cristiana. L'introduzione del prof. Èemus, oltre a darci le coordinate per comprendere la personalità di Brjan?aninov e la storia della Filocalia, fa emergere ad uno ad uno gli aspetti che coinvolgono tutta la persona nella preghiera e nel suo andare a Dio: quindi la preghiera corporale, mentale e del cuore, perché la preghiera non è tanto un dovere morale, ma un "bisogno naturale" di ogni persona, è la via della realizzazione della persona chiamata al dialogo, a partecipare della vita intratinitaria di Dio. La Filocalia è ormai conosciuta anche nell'Occidente. Ma non è di facile lettura. Brjananinov è il maestro spirituale che sa attualizzarla per il nostro tempo perché ne traiamo frutto spirituale.? un modo per entrare nella spiritualità dei fratelli ortodossi per via "diretta", gustando la semplicità e il calore di una tradizione sorella che completa la nostra visuale occidentale. È un contributo al dialogo ecumenico.
Questo primo volume contiene i sermoni predicati da Isacco della Stella alla propria comunità monastica dalla Settuagesima alla Pentecoste, partendo dalla lezione scritturistica proposta dalla liturgia per quelle feste. Bouyer ha scritto di lui: "Ha il dono di uno stile agli antipodi rispetto a quello di san Bernardo, ma non meno splendido. Le sue visioni metafisiche o teologiche si esprimono in antitesi mirabilmente bilanciate, che hanno qualcosa di poetico. Oppure si lancia in vasti periodi armoniosamente punteggiati di immagini splendide, veri poemi in prosa. Attraverso tutto ciò appaiono impreviste espressioni di una umanità gustosa e di una familiarità inattesa".Il testo dei sermoni è preceduto da una Introduzione, piuttosto ampia, che situa Isacco nel suo contesto storico, ne fa emergere con puntuale analisi le caratteristiche, la sua sete di Dio e la grande intuizione spirituale, il suo essere radicale nelle esigenze della vita monastica e insieme ricco di dolcezza verso i suoi monaci.
È una scelta antologica di testi curata con l'obiettivo di offrire una visione abbastanza completa del pensiero e dello stile di Palamas. Per questo la curatrice ha preferito la scelta di opere brevi, ma complete. L'unica opera non completa contenuta in questa raccolta è la Lettera a Xene. Una accurata introduzione permette di entrare nel contesto culturale e politico in cui il grande teologo vive e opera; un contesto storico complesso che deve essere tenuto presente per superare luoghi comuni e pregiudizi. Un libro prezioso per i cultori della spiritualità cristiana orientale e un contributo importante al dialogo con le Chiese dell'Ortodossia.