Il volume è la testimonianza di un medico che ha dovuto affrontare innumerevoli sfide fin dall'inizio della carriera per preservare la propria integrità. L'autore rivela le umiliazioni subite in un sistema sanitario permeato da favoritismi e ingiustizie, alimentati da interessi e relazioni non sempre trasparenti. Queste difficoltà hanno continuato ad affliggerlo nel corso degli anni, sia durante il lavoro in ospedale sia nelle attività di consulenza giudiziaria, esperienze segnate da ripetute e gravi forme di intimidazione. Il racconto illustra i rapporti con valorosi magistrati che hanno sacrificato tutto nella lotta contro la criminalità organizzata. Inoltre, mette in luce la prepotenza di una parte del mondo sanitario, determinata a mantenere i privilegi e a ostacolare l'integrazione di una nuova generazione di professionisti che non si piega al sistema esistente. Alla fine, emerge la sensazione di solitudine di un individuo che, nonostante opportunità allettanti, è rimasto saldo nel difendere i suoi principi e la sua integrità.
Uno straordinario racconto scritto da un testimone diretto delle stragi del 1992. Ripercorrendo le idee-guida che Falcone e Borsellino hanno lasciato come testamento politico-culturale, il volume ne sottolinea l'attualità a 30 anni dalla morte dei magistrati. Un bilancio di ciò che in questi anni è avvenuto, di positivo e di deludente, nella storia dell'antimafia in Italia. La mafia come soggetto militare è in forte difficoltà; non altrettanto come soggetto politico, economico e culturale dal momento che i circa cinquemila affiliati a Cosa Nostra possono contare su un'ampia area di sostenitori e simpatizzanti per convenienza o per paura. La diagnosi, impietosa, si intreccia con alcune indicazioni terapeutiche affinché questa lunga battaglia per la giustizia e la democrazia possa essere finalmente vinta.
Questo libro è insieme la storia di vita di una donna divisa tra un marito mafioso e un figlio schierato radicalmente contro la mafia e un punto di svolta nel percorso che ha portato a fare giustizia di un delitto di mafia camuffato da attentato terroristico. Il racconto di Felicia è la rappresentazione di una tragedia quotidiana, in cui lo scontro tra padre e figlio, al di là del conflitto generazionale, diventa prologo di una guerra di liberazione, tanto più difficile e traumatica quanto più è legata a vincoli di sangue. Di questa guerra Felicia è protagonista e narratrice, acuta e instancabile, tenera e impietosa, e la sua volontà di tenere aperta la porta di casa, dopo la sua morte, è la predizione di una storia che continua.
Dal 1977 il Centro siciliano di documentazione, intitolato a Giuseppe Impastato nel 1980, quando era considerato da molti un terrorista e un suicida, conduce un intenso lavoro di analisi, ricerca e intervento nelle scuole e sul territorio. Una presenza feconda di risultati, dalla verità finalmente raggiunta per il delitto Impastato e per il depistaggio delle indagini, alle analisi che si sono dimostate tra le più adeguate a rappresentare la complessità delle mafie, al recupero della memoria di lotte e figure ignorate e dimenticate, al progetto del No Mafia Memorial che nel 2019 ha avviato la sua attività. Un bilancio positivo, nonostante le difficoltà quotidiane, particolarmente pesanti in un contesto come quello siciliano.
Peppino Impastato, assassinato a trent'anni dai mafiosi di Cinisi nel 1978, non era un "eroe solitario" in lotta contro le cosche: era un militante politico dell'estrema sinistra che aveva coagulato intorno a sé, nella Cinisi del capomafia Tano Badalamenti, un gruppo di giovani e di collaboratori che, in tempi e modi diversi, lo hanno affiancato sino alle ultime ore di vita, continuando dopo la battaglia per riabilitarne la memoria, contro il depistaggio delle indagini. Salvo Vitale, che ha condiviso il percorso politico e culturale di Peppino, ha raccolto, inquadrandoli nel loro momento storico, ricordi e testimonianze di alcuni compagni, ai quali la vicenda umana e politica del militante siciliano dell'Antimafia ha lasciato un segno indelebile.
Il cristianesimo è compatibile con il modo di pensare e di vivere dei mafiosi? Perché le chiese cristiane nel Meridione italiano albergano e nutrono questo male? Vescovi, preti, frati, suore, laici impegnati in associazioni cattoliche, membri di chiese derivate dalla Riforma protestante, movimenti evangelicali... talora praticano dolorose collusioni, talatra testimoniano coraggiosa contrapposizione, spesso - purtroppo - mostrano illusoria indifferenza. Per avere dei materiali scientificamente attendibili, sull'ultimo secolo e mezzo di queste alterne vicende, vengono qui proposti alcuni fra i testi più significativi, con particolare attenzione a eventi e personaggi degli ultimi decenni. Nella speranza che una ripresa convinta e coerente del messaggio originario di Gesù induca i credenti a spezzare ogni compromesso con il dominio mafioso.
Le interpretazioni sulla mafia sono state sviluppate in molti libri e nelle sentenze dei tribunali, quello che continua a difettare è la genesi delle cause. Ci vengono offerti ragionamenti irti di nomi, strategie, traffici internazionali, guerre fra cosche vincenti e perdenti, sempre dentro scenari recenti e con protagonisti feroci finché si vuole, il cui potere però non si spiega senza chiarire le circostanze che lo hanno reso possibile. Forse si teme che la strada da fare a ritroso nel tempo porti lontano, smarrendosi in contrade dove gli indizi diventano vaghi e i contrasti poco definiti. Ma tentare di ricostruire come il sistema mafioso si è radicato nel tempo lungo della storia, così duttile da mimetizzarsi e poi rispuntare esibendo nuove vitalità, serve a comprendere il nostro frastornato presente.
Si può testimoniare di un prete che la Chiesa cattolica proclama "beato" senza cedere alla retorica, alla falsificazione storica, al buonismo" interpretativo? I tre autori di questo libro ci provano: hanno conosciuto don Pino Puglisi (ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993) e hanno scritto di lui in diverse occasioni. Nella prima e nella quarta parte Francesco Palazzo ricostruisce i tre anni di don Puglisi a Brancaccio, con qualche cenno a quanto accaduto dopo. Traccia inoltre una storia recente, sino all'arrivo di don Pino, della parrocchia di S. Gaetano e del quartiere. Nella seconda parte Augusto Cavadi riflette sul significato teologico e filosofico di questo martirio evidenziando soprattutto come esso costituisca la spia eloquente di una comunità ecclesiale spesso indifferente. Nella terza parte Rosaria Cascio ricostruisce la metodologia pastorale di don Pino alla luce della sua formazione teologica e psicologica e delle diverse esperienze nel corso della sua generosa esistenza.
Il volume è impreziosito dalle testimonianze di don Francesco Michele Stabile e di Salvo Palazzolo.
Da scuole, associazioni e movimenti perviene - sempre più spesso - la richiesta di materiali e di suggerimenti metodologici per impostare in maniera critica e organica l'educazione antimafia e, più ampiamente, ad una cittadinanza attiva. Questo volume (che costituisce l'edizione rivista e aggiornata di un fortunato "Quaderno" edito nel 1994 dal Centro siciliano di documentazione "G. Impastato" di Palermo) si propone come risposta a tale richiesta. Saggi e interventi di Umberto Santino, Amelia Crisantino, Giovanni La Fiura e Augusto Cavadi sono raccolti e presentati in cinque sezioni: materiali di studio, contributi pedagogici, esperienze realizzate, testi legislativi in vigore, strumenti bibliografici per l'approfondimento.
Corredato da una preziosa testimonianza introduttiva di Rita Borsellino, il volume contiene una raccolta di scritti di Luca Tescaroli, pubblicati dall'edizione palermitana di "Repubblica" che consente di far rivivere una pagina di storia del nostro Paese attraverso la rievocazione di una serie di stragi, attentati ed omicidi. Delitti che hanno consentito a Cosa nostra di eliminare in Sicilia, nell'indifferenza della comunità nazionale, alti esponenti delle istituzioni regionali, vertici della Procura della Repubblica e dell'Ufficio Istruzione di Palermo, giudici d'appello, attivi esponenti delle forze dell'ordine, prestigiosi esponenti dei partiti politici, imprenditori, familiari di collaboratori di giustizia, vittime innocenti, donne, bambini, servitori dello Stato. Scritti che danno voce al ricordo di uomini e donne trucidati. Un tributo alla memoria di una mattanza che l'autore ha saputo attualizzare, con attente analisi dell'attuale fase di calo nella lotta al crimine organizzato ed inviti accorati a non dimenticare. Storie di mafia, di collusioni e di delegittimazioni bisognose di verità si intrecciano con vicende giudiziarie ed esperienze professionali del narratore, che consentono di riflettere sulla situazione odierna.