Quattro donne - una clarissa, una biblista, una psicoterapeuta e una pedagogista - indagano in questo libro il fenomeno dell'adultescenza e sollecitano l'esigenza di favorire il salto nell'adultità. L'obiettivo è proporre ai formatori e non solo uno strumento di studio e d'intervento, di osservazione e di progettazione, utile nei contesti pastorali ed educativi. Diana Papa prende in esame, sotto il profilo antropologico e spirituale, i fondamenti umani ed esistenziali - l'identità, il senso della vita, di appartenenza, la capacità relazionale - che, se riconosciuti, facilitano il salto dall'adolescenza all'adultità, favorendo l'unificazione della persona. Rosanna Virgili, partendo dal libro dei Proverbi e della Sapienza, tratteggia, attraverso alcuni personaggi biblici, l'adultescenza o la maturità. La loro esperienza offre al lettore uno specchio di ciò che da sempre può accadere, per leggere la propria storia attraverso la Scrittura. Antonella Fornaro traccia l'identikit psicologico dell'individuo adultescente e adulto; l'analisi di alcuni processi permette al lettore di leggere, confrontare e verificare il proprio vissuto con tale proposta. Antonia Scardicchio, con il suo intervento di carattere antropo-pedagogico, focalizza infine la riflessione intorno all'adultità, collocandola all'interno della domanda identitaria, intesa come domanda vocazionale che non si esaurisce una volta per tutte, ma chiede la cura costante della postura del pellegrino. Prefazione del cardinale Angelo De Donatis.
Rivolto a formatori e operatori vocazionali, questo libro suggerisce itinerari di discernimento in contesti formativi che richiedono di associare la maturazione spirituale e vocazionale ai processi di crescita psico-educativa. A cominciare dalla centralità dell'ascolto della voce di Dio, l'autore evidenzia come il compito educativo di ogni percorso di comprensione consista nell'integrare l'ideale vocazionale con la realtà psichico-affettiva della persona. In questa prospettiva, la consapevolezza delle risorse umane e l'attenzione alle competenze relazionali alimentano la capacità di scorgere i segni della «chiamata» attraverso un continuo atteggiamento di vigilanza e di consapevolezza sul significato vocazionale della propria esistenza. I nove capitoli del volume, organizzati come un percorso di verifica e di accompagnamento psicologico nella crescita della persona, servono a guidare il lettore in tale prospettiva. A partire da una concezione educativa della fede, il volume evidenzia gli aspetti propositivi delle crisi evolutive, che emergono soprattutto quando occorre prendere decisioni importanti che impegnano in un progetto di vita.
L'anoressia pone una questione etica, nella misura in cui espone il soggetto a dilemmi fra pulsioni di crescita e desiderio di perfezione, tra difesa della vita e ricerca d'emancipazione, tra un insaziabile bisogno di relazioni e la cura di un'autonomia narcisistica. Il rifiuto del cibo esprime l'incerta reazione adolescenziale alle sorprendenti esperienze della pubertà, in cui emergono possibilità promettenti e sviluppi minacciosi. Imbrigliato in una situazione-limite e assediato da rischiosi conflitti di senso, chi soffre di disturbi alimentari elabora una propria visione del mondo e insegue un ideale normativo, giustifica le proprie valutazioni morali e difende una certa immagine di bene e di salute. Il volume delinea l'organizzazione valoriale che ruota attorno alla paura di aumentare di peso, svolgendo una serie d'indagini preliminari: l'analisi delle opzioni morali veicolate indirettamente dalla psicoterapia e dalla psichiatria, le narrazioni mitiche che influiscono sulle cornici simboliche personali, l'esame di alcuni testi cinematografici sull'ambiguità semantica del pasto, le alternative concettuali ben note alla filosofia e alla teologia (i dualismi mente/corpo, norma/desiderio, ragione/passioni, sesso/genere). Attraverso e nonostante i sintomi, il soggetto tenta, in forme pericolose e aggressive, di prendersi cura di una sofferenza profonda, facendo di sé un'opera degna, in cui la dolente verità del corpo emaciato possa comunicare una nuova figura di bellezza. Il disturbo alimentare svela così la componente estetica dell'esperienza morale.
Educazione di genere e identità di genere sono espressioni che stanno entrando nell'uso comune. Ma di quale genere si parla? E come coinvolge l'identità della persona e l'educazione all'affettività? Quale significato può assumere in relazione alla sessualità umana? Si tratta di una scelta? Oggi la corrente culturale del gender contesta alcuni stereotipi sociali connessi con il genere maschile e femminile e sostiene la legittimità di altri generi, che rappresentano delle varianti e possono essere connessi a condizioni particolari dal punto di vista biologico o psicologico. Si afferma così una distinzione tra identità di genere e sesso biologico e si rivendica a ciascun individuo la scelta dell'identità di genere che vuole avere. Anche l'idea di orientamento sessuale si presta a ogni interpretazione soggettiva, tanto che il range si fa amplissimo e su Facebook si contano fino a 55 varianti diverse.
Approfondire la conoscenza d! sé e il rapporto con gli altri, osservare se stessi e le proprie reazioni di fronte alle situazioni della vita, elaborare le difficoltà e realizzare nuovi stili di comportamento. Questo volume suggerisce percorsi di crescita personale nel contesto del Counselling della Gestalt, il cui obiettivo è rendere le persone capaci di recuperare l'equilibrio perduto, utilizzando al massimo le potenzialità creative. Alla base della relazione counsellor-cliente vi sono l'autenticità e la spontaneità, qualità che si trasmettono per contagio nel contatto diretto.
Gli aspetti teorici vengono accompagnati da vere e proprie attività da svolgere da soli o in gruppo, finalizzate ad aiutare le persone a vivere e rappresentare il proprio sentire per acquisire maggiore consapevolezza, premessa indispensabile per il superamento di ogni nevrosi.
Margherita Biavati, psicologa, psicoterapeuta e counsellor, è direttrice dell'Istituto Gestalt Bologna e socio formatore e primo presidente.
I nuovi media, in particolare Internet e il cellulare, svolgono un ruolo importante nella vita dei giovani e aprono a un mondo di relazioni che offre opportunità di crescita senza precedenti. Un territorio affascinante, sconfinato e facilmente accessibile dove, tuttavia, possono trovare spazio anche contenuti e comportamenti potenzialmente dannosi. Se da un lato la rete dà spazio allo scambio, dall'altro rischia di divenire luogo della solitudine che relega in secondo piano la dimensione fisica, il dialogo verbale e non verbale, la trasmissione delle emozioni tipica dei veri rapporti interpersonali. Nascono al contempo nuovi fenomeni come il cyber bullismo, le molestie, le "droghe sonore", che sono frequenze scaricabili da Internet a basso costo capaci di agire sul cervello sollecitando l'attività cerebrale in modo simile alle sostanze stupefacenti. Oppure la diffusione di siti, blog e forum di persone accomunate dalla stessa ossessione per il cibo e colpite da anoressia o bulimia. Siamo di fronte a nuovi modi di apprendere: più per immagini che per concetti, più attenti al concreto che a ciò che sembra astratto, più per logiche binarie che razionali. Prefazione di Luca Pisano.
Il testo descrive in modo analitico le malattie di sette santi - l'apostolo Paolo, Francesco d'Assisi, Giovanni di Dio, Alfonso Maria de' Liguori, Camillo de Lellis, Teresa di Lisieux e Giovanni Calabria - e del beato John Henry Newman. In alcuni casi, soprattutto per le figure più recenti, vengono illustrate le diagnosi o le descrizioni della sintomatologia, mentre per le più remote sono presentate, sulla base della documentazione rinvenuta, le più probabili ipotesi diagnostiche. Il tutto senza indulgere in alcun modo al "dolorismo" di certa tradizione agiografica, ma evidenziando come la malattia possa essere stata evento determinante per le scelte esistenziali o compagna della vicenda biografica pur senza interferire nella dimensione della santità. Il volume offre inoltre un breve profilo "patografico" di circa cinquanta tra santi, beati e venerabili per i quali sono documentate una o più patologie significative e un glossario con i nomi delle malattie e dei termini medici utilizzati.
L’esperienza della malattia può riguardare la nostra vita e quella dei nostri cari. Possiamo fingere di non vedere, cercare di negare o passare oltre, come nella parabola del buon samaritano, ma essa bussa, prima o poi, richiamando la nostra attenzione.
Quando attraversiamo la sofferenza facciamo appello alla sensibilità che abbiamo maturato e a quella di chi ci vuole aiutare, ma a volte non è sufficiente e serve saperne in più. E poiché l’esperienza di chi è malato e di chi lo cura con professionalità e amore è attraversata dal filo verde della speranza, i contributi della psicologia possono risultare molto preziosi.
Lo psicologo non ha il compito di prescrivere ricette già pronte su cosa fare e su come farlo, ma ha la competenza per offrire conoscenze e indicazioni finalizzate a migliorare l’attenzione su ciò che facciamo, soprattutto quando vogliamo aiutare le persone che soffrono e accompagnare le loro attese.
Sommario
Premessa. I. Prima di tutto capire. Per meglio aiutare. II. La psicologia della salute. Allargare lo sguardo. III. La psicologia del malato. Malattie uguali, comportamenti diversi. IV. I bisogni del malato. La scala di Maslow. V. Difendersi dall’angoscia. Dinamiche inconsce. VI. Verità e speranza possono convivere.
VII. Decifrare i messaggi. Anche il malato ci studia. VIII. Fiducia e speranza. L’effetto placebo. IX. Affrontare la malattia. L’importanza del significato. X. Convivere con la malattia. Una nuova identità. XI. La prova del cancro. La psiconcologia. XII. Il bambino malato. Dalla fiducia nasce la speranza. XIII. L’esperienza della disabilità. La speranza del «dopo di noi». XIV. La resilienza. La forza di crescere nel dolore. XV. Quando l’anziano si ammala. L’incertezza del futuro. XVI. La famiglia del malato: un soggetto dimenticato. XVII. Un buon adattamento. L’importanza del sostegno sociale. XVIII. Quando il futuro si chiude. Rinegoziare la speranza. XIX. Accanto a chi muore. Attaccamento e separazione. XX. Riconciliarsi con la vita e con le persone care. XXI. Saper stare nella relazione. Empatia e coinvolgimento. XXII. Aiutare senza bruciarsi. Il rischio di burnout. XXIII. Vera e falsa speranza. Un difficile equilibrio. XXIV. Il lavoro del lutto. La consolazione della speranza. XXV. Guardare al futuro. Ottimismo e speranza. Conclusione. Il prossimo che non t’aspetti. Bibliografia.
Note sull'autore
Luciano Sandrin, sacerdote camilliano, è professore di Psicologia della salute e della malattia al Camillianum (Roma) e di Psicologia generale al Seraphicum. Presidente dell’Istituto internazionale di Teologia pastorale sanitaria, per EDB ha pubblicato Vivere il dolore e la speranza (2009), Aver cura di sé. Per aiutare senza burnout (con Nuria Calduch-Benages e Francesc Torralba Roselló, 2009) e Lo vide e non passò oltre. Temi di teologia pastorale (2015).
Benché la scienza clinica abbia fatto molta strada, si tende purtroppo ancora a dare spazio a una visione della cura che stigmatizza i comportamenti come giusti o sbagliati e le persone come sane o anormali. Questo approccio comporta precisi rischi rispetto agli obiettivi della maturazione e del discernimento, elementi essenziali per chi lavora con il disagio psicologico di preti e religiosi. Poiché individui diversi reagiscono in modo diverso a un particolare evento disfunzionale o stressante, è necessario rivolgere un'attenzione privilegiata all'esperienza concreta delle persone, alle loro relazioni e al modo in cui praticano l'attività pastorale. Il libro si propone di osservare i dati di realtà facendo riferimento a situazioni concrete esaurimenti emotivi, burnout, difficoltà sul piano affettivo - e guarda alla patologia e ai casi scomodi, strani e difficili con uno sguardo educativo concentrato sugli aspetti motivazionali della vocazione e sul discernimento in vista di scelte concrete di reale cambiamento. Presentazione di Giulio Albanese.
È l'età dei segreti e dei diari, dell'inquietudine e della tendenza a isolarsi, ma anche dell'euforia che fa sentire nuovi e coraggiosi. Il periodo delle "grandi migrazioni" chiamato adolescenza, ultima fase dell'età evolutiva tra la fanciullezza e l'età adulta, è una delle realtà più complesse da definire e da comprendere perché è stagione di tempesta e di cambiamento, di crescita e di maturazione, di sviluppo e di novità. Il volume fa luce sulle dinamiche psicologiche che portano preadolescenti e adolescenti a strutturare identità autonome, originali e ricche, e si sofferma sulle amicizie con il gruppo dei coetanei, luogo di transizione tra la comunità infantile e quella degli adulti capace di assolvere le funzioni di contenimento emotivo, confronto e ribalta per il debutto sociale. L'analisi approfondisce inoltre i rapporti personali di amicizia, spazi privilegiati dell'individualità nascente, e affronta le tematiche relative alle relazioni tra ragazze e tra ragazzi, evidenziando similitudini e differenze di genere. Prefazione di Marco Volante.
Secondo la Bibbia, l'omicidio commesso da Caino nasce da una collera repressa, sfociata in un gesto di violenza cieca. L'"ira funesta" accompagna l'esordio dell'Iliade e la guerra di Troia, il gesto tragico della Medea di Euripide e il furioso accanimento di Orlando quando scopre l'infedeltà di Angelica. Passione complessa e misteriosa che assale come un vento impetuoso, divampa come un fuoco divorante e si abbatte con la violenza di una tempesta, l'ira può essere causata dall'ingiustizia, dall'orgoglio, dal desiderio, dall'inganno, dall'umiliazione. Essa può raggiungere il confine della follia, ma è di solito una perturbazione dell'animo limitata nel tempo, che non si mantiene a lungo e pertanto si distingue dall'odio e dal risentimento. Poiché ha a che fare con le relazioni ed è rivelatrice della nostra vulnerabilità, l'ira consente di conoscere noi stessi e può anche essere un sentimento psicologicamente buono, in grado di fornire un'energia che la sola ragione non può suscitare. In passato, nella liturgia funebre, si cantava la sequenza del Dies irae, il giorno dell'ira di Dio, la "giusta ira" che non mira a distruggere, ma ad affermare e custodire l'irriducibile differenza tra il bene e il male.
Anche i più santi, come Davide, e i più sapienti, come Salomone, hanno ceduto alla suggestione della lussuria, la passione ardente, il fuoco divorante che getta nel disordine l'ambito della sessualità umana. Come la gola è legata all'istinto di vita, così la lussuria è collegata all'istinto di riproduzione, che permette la sopravvivenza e la continuazione del genere umano. La sessualità è però molto più complessa ed enigmatica poiché rinvia a quanto di più profondo, misterioso e vulnerabile c'è nella persona, coinvolgendo anche ciò che vi è di più vitale e caratteristico. Il vizio della lussuria scardina e deforma proprio la relazione tra sesso, eros e amore, designando un comportamento disordinato e sregolato, una distorsione e una deformazione del desiderio e del piacere. Le pulsioni erotiche esprimono una natura caotica che sommerge l'altro, il cui corpo viene usato strumentalmente, reso oggetto, frammentato. La lussuria rattrista più di quanto dia gioia, è un albero dai frutti amari che produce ripiegamento su di sé e disgusto. La sua distruttività, come già aveva osservato Tommaso d'Aquino, risiede in un esagerato amore di sé, nell'incapacità di amare e di ricevere amore.
Li si chiama avari, ma anche spilorci, taccagni, tirchi, gretti, perché attaccati al denaro e alla ricchezza. Sono ossessionati dall'accumulare, conservare e possedere denaro e cose solo per sé, ma poi si trattengono dall'usarli. Ponendo cuore e mente in cose materiali, smarriscono il fine della propria vita, rinunciano a libertà e dignità e vivono nella miseria per paura della miseria, cercando continuamente di rimuovere l'insicurezza di sé, il timore assillante per il futuro, l'incubo della morte. Compendio di tutti i peccati e antitesi del precetto evangelico di amare il prossimo, l'avarizia è vecchia quanto il mondo: dal mitologico Mida, condannato a mutare in oro tutto ciò che toccava, al feroce e ambiguo Arpagone di Molière, dal dickensiano Scrooge al fumettistico Zio Paperone, che nuota nel denaro e conta in continuazione i suoi dollari. Radicale antidoto all'avarizia è la conversione dei desideri, l'esercizio per ristabilire il primato dell'essere sull'avere, la lucida consapevolezza che la vita dell'uomo, come ricorda con intensa semplicità il Vangelo di Luca, non dipende da ciò che possiede.
Vizio difficile da descrivere, l'accidia è soprattutto incuria e indifferenza, scoraggiamento e disgusto, "male di vivere" e principio di disperazione. Essa si manifesta attraverso il languore inattivo, l'assenza di concentrazione, la lentezza nell'operare il bene, la noia generalizzata, la paura del vivere e del morire. Non è semplice pigrizia, ma debolezza dell'anima e assenza di attrazioni, anche se può manifestarsi come "fuoco inquietante" e umore euforico. Sentimento per sua natura oscuro, complesso, confuso e sfuggente, l'accidia è dunque capace di molteplici espressioni, talvolta opposte nella loro apparenza, ma unite dalla medesima radice: l'annebbiamento della gerarchia dei valori, che ricopre tutto di un manto grigio e omogeneo. Gli antichi la definivano "tentazione meridiana", poiché caratterizza soprattutto la metà della giornata, ma anche il mezzogiorno della vita, e in passato era considerata una malattia tipica della vita monastica. Oggi, al contrario, essa viene sempre più considerata come uno stato d'animo universale e moderno, innestato sulle ferite interiori, sull'indecisione e sulla mancanza di desiderio. Sull'incapacità di riaccendere uno sguardo svuotato e assente nella direzione della gioia e della letizia.
La superbia appare come espressione di un vasto insieme di vizi: orgoglio, tracotanza, boria esteriore, desiderio di abbassare gli altri per emergere, arbitrio. San Tommaso, sulla scia di sant'Agostino, la definisce "desiderio disordinato di eccellenza". Esiste, infatti, in ciascuno di noi il legittimo desiderio di realizzare pienamente se stesso. Si tratta di uno stimolo, potente e positivo, a cercare di dare il meglio nelle diverse situazioni. La forza seducente e il fascino della superbia consistono proprio nell'esaltare il desiderio naturale di eccellere, incentrando in modo assoluto l'attenzione su se stessi e oltrepassando la propria misura. Esistono rimedi? Innanzitutto favorire una sana autostima, virtù laica che si contrappone alla superbia ed è una qualità indispensabile per vivere, e poi trovare il modo di entrare nella complessità propria e altrui, affinando la capacità di ascoltare e la curiosità di capire se stessi e gli altri. La virtù opposta alla superbia è l'umiltà, che non va confusa con la ritrosia, la timidezza, la mediocrità, la vigliaccheria. L'umiltà, infatti, non comanda di esagerare i difetti né di negare le proprie doti né di fuggire tutti gli onori, ma ne reprime ogni ricerca esagerata e non giustificata per beneficiare dell'eccellenza in modo equilibrato.
L'ideologia del genere si è imposta negli ultimi decenni all'attenzione della società ampliando altri aspetti del moderno - il femminismo e i movimenti omosessuali - e mettendo in discussione il sistema educativo tradizionale, fondato sulla famiglia e su altre agenzie educative. Al centro del dibattito vi è il modo di pensare il rapporto tra natura e cultura, anzi la concezione stessa di natura, ritenuta irrilevante nella costruzione dell'individuo e della società. Tutto ciò solleva numerosi interrogativi. La sessualità può considerarsi un'opzione dell'individuo? Che cosa caratterizza la genitorialità e la famiglia? Come sono considerati i diritti dei minori nella teoria del Genere? Quali condizioni sono richieste per la costruzione dell'identità della persona? I contributi del volume si propongono di approfondire il rapporto tra natura e cultura cercando tra i due concetti un rapporto corretto e dinamico, capace di tener conto delle diverse dimensioni della persona umana nella sua individualità.
Un uovo con le zampe, un pollo arrosto, un maiale raffigurato con il coltello che lo sta affettando sono le delizie che si muovono, indisturbate e animate, nel Paese di cuccagna di Bruegel il Vecchio, un paradiso di polenta e di crostate, abitato da personaggi grassi e sguaiati. Se nutrirsi è un atto essenziale per la sopravvivenza, il desiderio eccessivo, disordinato e scomposto genera un vizio, quello della gola, nei confronti del quale si è di solito indulgenti, anche se i padri della Chiesa lo considerano la porta di tutti i pensieri malvagi e di tutte le passioni. Tenuto oggi sotto controllo da medici e dietisti, il piacere del cibo è considerato dalla saggezza biblica un dono di Dio e un segno della sua benedizione, purché gli eccessi della tavola non facciano dimenticare il dovere della carità nei confronti del prossimo, come ricorda la parabola evangelica del ricco epulone e del povero Lazzaro. Atto personale, ma anche sociale e politico, il mangiare, legato com'è all'oralità e al desiderio, investe pienamente la sfera affettiva. A tavola non si condividono solo le pietanze, ma si scambiano parole e discorsi, si nutrono le relazioni e si possono curare le ferite dell'anima che spesso si annidano proprio nel difficile rapporto con il cibo.
"Se l'invidia fosse una malattia, il mondo sarebbe un ospedale". La sapienza popolare, facendo ricorso a proverbi e adagi, ha ripetutamente descritto, beffeggiato e condannato una passione torva e rancorosa che genera soprattutto maldicenze, diffamazioni e calunnie. Figlia della superbia, l'invidia impedisce di essere contenti di ciò che si ha, si rallegra per il male altrui, si angustia e si rattrista per ciò che gli altri possiedono. È un vizio che non procura vantaggio o piacere a chi lo coltiva, ma genera un'acuta e costante sofferenza. Anche se c'è chi la considera il "carburante che fa girare il mondo", perché attiverebbe energie altrimenti sopite incoraggiando l'emulazione, l'invidia è un sentimento triste e infelice che macera e tormenta interiormente, isola dalla realtà e falsifica le relazioni. Vasta è la galleria dei "grandi invidiosi", a partire da Iago nell'Otello di Shakespeare e da Uriah Heep nel David Copperfleld di Dickens. Anche la Bibbia non ne è esente: Caino invidia Abele, Esaù invidia Giacobbe, Saul invidia Davide. E persino gli dèi, narrano Erodoto, Eschilo e Pindaro, talvolta soffrono d'invidia per certi mortali troppo felici.
Le statistiche su separazioni e divorzi evidenziano la fragilità della famiglia e dei suoi componenti. Tuttavia, anche se vivere insieme è difficile, ci si continua a sposare, affrontando delusioni e superando problemi complicati. La vita domestica può trasformarsi in conflitto, il dialogo tradursi in incomprensione, i contrasti emotivi sfociare in litigi e, nei casi più eclatanti, in drammi umani dagli esiti tragici, come purtroppo la cronaca segnala di continuo. Appartenere a un gruppo, una confessione religiosa o a una scuola psicoterapeutica non mette per forza al riparo. Il libro si rivolge a tutte le persone che si domandano perché le relazioni possono diventare difficili, che si chiedono come è possibile migliorare la vita di coppia e della famiglia, che non si arrendono di fronte alla conflittualità e intendono trasformare i dissapori in opportunità di cambiamento. La prima parte illustra tre approcci teorici che inquadrano le relazioni interpersonali, la seconda analizza le più comuni difficoltà della vita familiare e la terza si propone di offrire indicazioni pratiche per considerare la propria famiglia non un romantico castello o una prigione soffocante, ma un luogo in cui poter maturare e crescere.
L'approccio psicologico alla relazione con il sacro, proposto nel volume da studiosi che affiancano la ricerca scientifica al lavoro di aiuto terapeutico, inizia lentamente a essere adottato anche nella pratica delle parrocchie, dei seminari e di vari settori della vita ecclesiale. L'individualizzazione delle credenze, il pluralismo culturale e religioso, la possibilità di scegliere e modificare la confessione di appartenenza riconfigurano lo scenario mettendo in secondo piano l'obbedienza all'autorità tradizionale ed enfatizzando l'espressività e la creatività degli individui. Un'attenzione specifica viene rivolta alle emozioni, ai sentimenti, ai sogni, ai ricordi, al corpo, alla compassione, alle esperienze, al benessere personale, in un processo che rivaluta aspetti che la religiosità tradizionale sottovalutava o addirittura negava. I protagonisti del libro sono uomini e donne che, anche se hanno trovato un orizzonte di senso al quale aderire, devono continuamente riposizionarsi, in quanto l'umano non viene più definito in rapporto al sacro (il prete, la suora, l'animatore in relazione al ruolo), ma è il sacro (la funzione ministeriale, la vocazione) che viene ricompreso a partire dalla tutela delle esigenze del singolo. Prefazione di Giuseppe Giordan.
Perché il tema della morte suscita oggi tanto interesse? Si può definire per legge come e quando "staccare la spina"? Perché la figura dello zombie affascina l'immaginario? Si può comunicare con chi non c'è più? Che significato ha la risurrezione? A queste e a molte altre domande cerca di rispondere il volume, che attraverso un'indagine, talvolta ironica e dissacrante, si propone di affrontare la complessità dei problemi di ordine culturale, sociale, antropologico, etico, storico, medico e religioso che oggi si dibattono intorno al confine e all'orizzonte dell'umano. Un viaggio che procede dagli interrogativi antropologico-culturali alle grandi questioni etiche, da Halloween ai vampiri, dai decessi cruenti agli enigmi degli stati vegetativi, dal suicidio alle esperienze di "premorte".
L'universo delle relazioni con se stessi e con gli altri arricchisce o impoverisce le nostre vite? Dona senso o inaridisce? Guida alla libertà o rinchiude in prigioni invisibili? Il volume cerca risposte costruttive al crescente senso di disagio, di isolamento, di separazione dagli altri che affligge molte persone rivestendo le relazioni di passività. I cinque capitoli in cui si articola il testo prendono spunto dalla storia di san Francesco d'Assisi e del primo francescanesimo per approfondire temi che riguardano la sfera emotiva; esercizi di auto ascolto e schede di lavoro articolate in domande completano la riflessione. "Ci dimentichiamo che l'essere umano è un essere relazionale e non può prescindere dalla responsabilità verso l'altro", spiega l'autore. "Solo orientandoci al "noi" possiamo compiere l'io. Abbiamo bisogno di ridare vita a due termini: "innocente" e "ingenuo". Tornare come bambini non nella inconsapevolezza, ma nella capacità di accogliere e di stupirsi, di orientarci al positivo dopo avere tutto considerato, almeno per quanto ci è possibile. Abbiamo bisogno di assumere lo sguardo non di bambini dipendenti da tutto e da tutti, ma di adulti-bambini che sanno meravigliarsi, vedere oltre e godere la vita".
L'adolescenza è la fase più rivoluzionaria dell'esistenza perché segna il passaggio definitivo dall'infanzia alla vita adulta e produce cambiamenti radicali in tempi molto brevi. Genitori ed educatori sono in grado di accettare, capire e sostenere queste trasformazioni? E di distinguere la trasgressione come fase di sviluppo e scoperta di sé dai disagi e dalla sofferenza che contiene? Il libro si propone di descrivere e analizzare dal punto di vista educativo come gli adolescenti vivono la notte, come si divertono, quali forme di ribellione praticano, quali rischi corrono. La vita notturna come tempo di autorealizzazione rappresenta non solo una parte importante della cultura adolescenziale, ma anche una cassa di risonanza che consente di leggere in tempo reale i significati, il senso, le espressioni simboliche del legame tra valori, trasgressione, crescita, autodeterminazione. Vissuta come tempo di rottura rispetto alla quotidianità noiosa del giorno, la notte è per molti adolescenti uno spazio esistenziale di ricerca della dimensione di sé, della libertà, dell'autonomia e del protagonismo - talvolta dell'esibizionismo - che la realtà sociale diurna solitamente non offre.
Fin dalla prima infanzia tutto avviene sotto il segno dell'eccesso: una rigida organizzazione dei tempi dei figli, attese eccessive nei loro confronti, proiezioni sconsiderate, richieste di prestazioni esorbitanti. È sufficiente osservare i comportamenti dei genitori che assistono a una gara competitiva o a una performance pubblica per averne un riscontro immediato. Insostenibili sono anche le attese indotte dalla pubblicità e dalla scuola; le voci che provengono dall'esterno sono così forti e i ritmi così implacabili che adolescenti e giovani non hanno più tempo per sé, non riescono più ad ascoltarsi e a comprendere ciò che vivono. Lo scenario contemporaneo non offre però solo motivi di preoccupazione e di possibile impoverimento dell'esperienza umana. È anche un laboratorio dove si sperimentano nuove sensibilità, una palestra dove prendono forma e si rinforzano, in termini nuovi e impegnativi, i valori della persona. La nuova sensibilità verso la soggettività esige che ognuno possa disporre di spazi e tempi per se stesso. In famiglia è però possibile compiere la straordinaria esperienza di fare dei valori personali una causa comune. L'amore, infatti, instaura legami che, nella maturità affettiva, non soggiogano ma si adattano alla condizione della persona amata, in un continuo e incessante sforzo di incontro e di conoscenza dell'altro.
Il libro dà la voce a chi resta, perché molto è stato scritto su quanti volontariamente pongono fine alla propria esistenza, ma poco spazio è dedicato alla sofferenza di chi rimane dopo il suicidio di un familiare. I "sopravvissuti" parlano del loro viaggio nell'arcipelago del dolore. Ma parlano con l'intento di trovare risposte a domande sul senso della vita e della morte, sul senso del dolore e della sofferenza, per ridare speranza alle proprie giornate. Vedono il suicidio anche come un atto di aggressività contro di loro, come un ricatto affettivo e morale che li accompagnerà per tutta la vita, un atto che distrugge ruoli, sogni e progetti. Da questa mutilazione a volte ci si riprende, a volte si rimane "invalidi" per sempre, a volte si continua a vivere come morti non affrontando la perdita o modellando dolori e ricordi a seconda dei nuovi progetti di vita. Gli autori riportano i racconti dei sopravvissuti, affinché la loro esperienza si trasformi in testimonianza di vita, di speranza e di aiuto, non solo per chi si trova in una situazione come la loro, ma anche per chi pensa il suicidio come a una conclusione dell'esistenza. Hanno scelto storie vere - con alcune ulteriori esperienze nella nuova edizione - come esemplari di un itinerario psicologico che ha portato alla metamorfosi della sofferenza. Alla fine di ogni storia viene indicata la strategia interiore adottata dai superstiti per far fronte al dramma vissuto.
Dobbiamo rassegnarci all'idea che l'adolescenza sia un periodo turbolento? Certi comportamenti sono solo il risultato di una fase transitoria della crescita? Che cosa possiamo fare per aiutare i giovani ad affrontare in modo sereno i momenti più difficili?
Il testo, rivolto in particolare a genitori, insegnanti ed educatori, si propone di offrire alcune indicazioni pratiche per osservare le molte sfaccettature del comportamento dei ragazzi e un'analisi delle più frequenti forme di disagio che si verificano soprattutto nel periodo della scuola media e nei primi anni della scuola superiore.
Scegliere amicizie sbagliate, sentirsi inadeguati, non riuscire a raggiungere i propri traguardi, abbandonare la scuola, sono alcuni dei possibili rischi. Proprio per questo, evitando le scorciatoie della «psicologia del senso comune», si tratta di cogliere alcuni campanelli d'allarme e di interpretarli in modo corretto per non confondere ansia e depressione, abuso di videogiochi e uso di sostanze, timidezza e conseguenze del bullismo.
Sommario
Introduzione. Parte 1. Il comportamento questo sconosciuto. La scuola come lente d'ingrandimento. La psicologia del "senso comune". Quale classificazione per comprendere il disagio? Come e cosa osservare nel comportamento dei ragazzi. Il processo di osservazione. Pianificare l'osservazione. L'analisi funzionale. Parte 2. I segnali del disagio. Quando la famiglia non c'è più. Bullo, vittima e spettatori. È un bambino troppo timido e insicuro. Una crisi improvvisa: l'attacco di panico. È un casinista! Non sta fermo un attimo. È sempre triste. Cos'è successo? L'età della prima sbronza. Internet, pornografia online e videogiochi: i nuovi "amici del cuore"? Conclusioni.
Note sull'autore
Emanuele Palagi, laureato in Psicologia clinica, con specializzazione in Psicoterapia e master in Sessuologia clinica, è psicologo, psicoterapeuta e consulente sessuologo, titolo conseguito presso l'Università di Pisa. Scrive articoli divulgativi su vari periodici ed è comparso tra gli altri su Il Tirreno, La Nazione, Percorso Sanità. È presidente del comitato "Non la bevo" e dell'associazione culturale "Argomento Psicologia". È stato responsabile per il Comune di Viareggio dei progetti sul disagio giovanile e coordinatore della squadra dedicata all'assistenza psicologica delle vittime della tragedia ferroviaria del 29.6.2009. Per alcune aziende sanitarie locali si occupa di prevenzione e di percorsi per la prevenzione della ricaduta con alcolisti, cocainomani ed eroinomani. Fa parte dell'équipe dedicata al gioco d'azzardo problematico. Da anni realizza interventi di sensibilizzazione sul tema "alcool, giovani e disagio" e si occupa della formazione di operatori e insegnanti. È relatore in numerosi convegni e ha condotto la trasmissione divulgativa "Argomento Psicologia".
Quali dilemmi morali sollevano le neuroscienze? Quali provocazioni lanciano alle categorie filosofiche tradizionali? Si può ancora parlare di libertà decisionale e responsabilità personale se i moderni strumenti diagnostici documentano le influenze causali esercitate dal substrato encefalico e dal metabolismo corporeo? La risposta a queste domande esige non solo un'analisi dei concetti-guida che dominano le nuove ricerche, ma anche una diversa ricostruzione del rapporto fra i due mondi - mind e body, pensiero e cervello - cui si è di volta in volta attribuita una separazione, una sinergia funzionale, un'identificazione ontologica.
L'approccio del volume è di ordine narrativo. Mente e cervello sono rappresentati come personaggi in cerca di una trama che sveli i loro caratteri, la loro genesi e le condizioni del loro interagire. Il cinema, quale repertorio contemporaneo di miti, aiuta l'esplorazione. Le pellicole che il libro commenta anticipano intuizioni scientifiche, precedono interventi tecnologici, immaginano l'impatto antropologico delle nuove scoperte, invitano a riportare dati biologici e cifre speculative al mondo della vita, in cui intelletto ed emozioni, ideazioni spirituali e passioni corporee, scelte e affetti si intrecciano e si condizionano reciprocamente.
La mente è un'esistenza corporea che, anche attraverso il cervello, allestisce meccanismi di funzionamento psichico, i quali consentono al soggetto di pensare, raccontare e decidere di sé. L'indagine scientifica non esaurisce pertanto il discorso sulla libertà. Dotarsi di strumenti di lettura propri della critica d'arte e dell'estetica apre feconde prospettive sul delicato terreno di congiunzione in cui corpo e mente, cervello e libertà, scienza ed etica si scambiano le metafore.
Sommario
Introduzione. La bioetica e le neuroscienze. I. La neuroetica: i concetti e i miti soggiacenti. II. Le proprietà del cervello e i privilegi della mente. III. L'identità della persona e l'ambiguità del corpo. IV. Mind-body problem: dualismo, riduzionismo, funzionalismo, determinismo. V. Nozioni da ripensare: materia, sede, empatia. VI. L'emergere della libertà. VII. Estetica e narrazioni, in neurologia. Bibliografia. Filmografia. Indice dei nomi. Sigle bibliografiche.
Note sull'autore
Paolo Cattorini è professore ordinario di bioetica alla Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università degli studi dell'Insubria, Varese. Laureato in Medicina e Filosofia, specializzato in Psicologia clinica, ha svolto ricerche in Filosofia della medicina, Bioetica e Medical humanities ed è stato componente di commissioni etiche a livello nazionale e locale. Tra le sue pubblicazioni si segnalano: Bioetica e cinema. Racconti di malattia e dilemmi morali (F. Angeli, 2003); Bioetica. Metodo ed elementi di base per affrontare problemi clinici (Elsevier, 2011). Per EDB ha pubblicato La morale dei sogni. Lo statuto etico della psicoanalisi (1999); I Salmi della follia. Disturbi mentali e preghiere di liberazione (2003). La morte offesa. Espropriazione del morire ed etica della resistenza al male (22006); Un buon racconto. Etica, teologia, narrazione (2007); Estetica nell'etica. La forma di un'esistenza degna (2010).
Nella cultura odierna l'individuo si sente sempre più abbandonato a se stesso, incapace di ascoltare ed essere ascoltato: tale incapacità impedisce di osservare se stessi e gli altri con uno sguardo di accoglienza, rispetto e amore, senza il quale non è possibile costruire rapporti stabili e significativi. Unica via di uscita a questa situazione è imparare ad ascoltare in modo efficace. Proprio per questo l'autore parla di "ascolto costruttivo", in quanto relazione accogliente, non giudicante, propositiva. Pur derivando da numerose scuole psicologiche, le tecniche e le strategie indicate appaiono semplici e abbastanza immediate, il che non elimina l'impegno dell'"allenamento" per impadronirsene ed applicarle efficacemente. Il metodo dell'ascolto costruttivo può così risultare utile a chiunque, per le ragioni più varie, desideri migliorare il proprio stile comunicativo, in famiglia, a scuola, al lavoro, negli incontri. La nuova edizione si arricchisce di una nuova introduzione, di ulteriori esercizi e di un'appendice aggiornata con la nuova normativa.
Descrizione dell'opera
Quando un bambino deve elaborare il lutto per la perdita di una persona cara si trova di fronte a un compito più o meno arduo, che può essere portato avanti con successo o interferire con i processi di sviluppo determinando disturbi affettivi, cognitivi e/o comportamentali. In una cultura che tende a rimuovere il tema della morte, gli adulti hanno spesso timore di affrontarlo con i piccoli, con l'esito di non aiutare i bimbi a elaborare il trauma in maniera sana. L'autore accompagna i genitori a parlare coi propri figli, ad affrontare le loro domande e le loro angosce. E a divenire consapevoli che, per poter tentare con loro una qualche risposta, dovranno porre, anzitutto a se stessi, molte domande.
Nella prima parte del volume l'autore affronta, a partire dal famoso aforisma di Montaigne «Chi educherà gli uomini a morire li educherà a vivere», le problematiche dell'educazione alla morte indicando e illustrando le varie alternative.
Nella seconda analizza, con esempi clinici, la concezione scientifica - anzitutto psicologica - dell'educazione alla morte e la concezione religiosa della stessa educazione alla morte, soffermandosi soprattutto sulla concezione cristiana, senza trascurare ebraismo, islam, induismo e buddhismo.
Nella terza parte illustra la propria proposta di educazione alla morte, basandosi su ciò che la critica alle altre concezioni avrà evidenziato e sull'idea che la morte è destinata a sfuggire alle concettualizzazioni umane restando un "mistero" (desiderabile o indesiderabile), nell'intento di formulare un'indicazione educativa con un certo carattere di universalità.
Sommario
I. Si può educare alla vita senza educare alla morte? II. Percorsi educativi concreti delle due alternative. III. Varianti e limiti dell'educazione «fiabesca» e di quella «razionalistica»: verso una «nuova» educazione alla morte. IV. Una proposta di iniziazione alla morte e i suoi «insegnamenti» per chi educa. V. Esempi. Considerazioni conclusive.
Note sull'autore
FRANCESCO CAMPIONE, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Psicologia medica, insegna Psicologia clinica e psicodiagnostica alla Facoltà di Medicina dell'Università di Bologna. È direttore del master universitario in Tanatologia e Psicologia delle situazioni di crisi; ha fondato l'Istituto di Tanatologia e Medicina psicologica ed è tra i fondatori della IATS (International Association of Thanatology ans Suicidology) di cui è presidente. Dirige la Rivista Italiana di Tanatologia e ha pubblicato numerosi articoli e oltre quindici volumi. Tra le sue pubblicazioni più importanti ricordiamo: Perpatire: un nuovo verbo per un nuovo inizio (Armando, 2006); Ospitare il trauma: un modello di intervento nelle situazioni di crisi (Clueb, 2008); L'etica del morire e l'attualità: il caso Englaro, il caso Welby, il testamento biologico e l'eutanasia (Clueb, 2009); La buona morte: corso di formazione permanente sulla morte e il morire (Clueb-Apocrifi, 2010).
Presenti i delegati di 110 conferenze episcopali e dei superiori generali di oltre 30 ordini religiosi, la Chiesa torna ad affrontare la drammatica e penosa questione degli abusi sui minori commessi da esponenti del clero con un Simposio sui temi prioritari della tutela dei più vulnerabili e dell'assistenza alle vittime delle violenze. "Il Simposio - ha spiegato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana - non è una conferenza fine a se stessa, ma rappresenta un contributo specifico nell'ambito di un cammino in cui si prospetta una strategia". Da questo evento è arrivato infatti un input per aiutare i pastori della Chiesa ad affrontare nella pratica il dramma della violenza sui minori. Ad aprire i lavori è stato il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. William Levada, con una prolusione sul tema. Tra i relatori è intervenuta anche una delle vittime, la signora Marie Collins, che ha portato la propria personale testimonianza su come dare voce alle vittime delle violenze sessuali avvenute nell'ambito della Chiesa. Di particolare significato la Veglia penitenziale, presieduta dal card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi.
"Quante volte di fronte a un parroco o a un sacerdote che ha un comportamento scontroso, duro, attivista, irrefrenabile, ci sentiamo rispondere: "Che cosa vuoi farci, è così. E tuttavia è tanto bravo!"?" (dall'Introduzione). Il libro affronta il tema della formazione e della qualità dei rapporti interpersonali che riguardano quanti, come i preti e le suore, si impegnano in attività educative, sociali e culturali. Situazioni in cui l'attivismo, la dedizione e il coinvolgimento totale corrono il rischio di trasformare le parrocchie e le comunità in luoghi dove le gelosie, i rancori, le discussioni, gli scontri e i personalismi spesso hanno il sopravvento. Atteggiamenti negativi sia sul piano personale sia su quello comunitario, con l'immediato risultato di allontanare persone che potrebbero impegnarsi e contribuire a dare spessore alle molte iniziative. L'idea di fondo degli autori si riassume in poche parole: possono esserci delle relazioni conflittuali; occorre individuarle, ammetterle e imparare ad affrontarle, gestirle, risolverle. Il testo fornisce alcuni strumenti concreti per riconoscere quando si è in presenza di un problema relazionale e di problematiche socio-affettive che rischiano di tramutarsi in comportamenti negativi a scapito del bene comune. Presentazione del card. Carlo Maria Martini.
Nel procedere delle pagine che si fanno via via più coinvolgenti, il lettore finisce per identificarsi col protagonista della narrazione, il barbone alla ricerca della vita. Il suo è un viaggio interiore, che avanza dentro di sé e anche verso il Dio operante in lui.
«Ha ragione Gesù! Se non amo me stesso non riuscirò mai ad amare gli altri. Il nostro "barbone" lo esprime così: "La bontà è la capacità di stare con gli altri in modo gentile, dopo aver scoperto il piacere di vivere per se stessi". Oppure: "Le persone spesso vogliono cambiare, ma il vero cambiamento è accettare quello che si è"» (dalla Prefazione).
L'autore coniuga in modo armonico la propria competenza di psicoterapeuta con la visione cristiana della vita che lo anima, per aiutare ad aprire alla dimensione dell'amore, del dono di sé come unica via della completa realizzazione di se stessi e quindi della felicità.
Sommario
Prefazione (mons. G. Fiandino). Dodici racconti.
Note sull'autore
ANTONIO VENTRE è psicologo psicoterapeuta, responsabile del servizio di psicologia delle organizzazioni presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria Molinette S. Giovanni Battista di Torino. Docente di master universitari, si occupa di violenza di genere e di stalking. Collabora con il Volontariato Vincenziano ed è consulente del Telefono Rosa di Torino. Presso le EDB ha pubblicato: Il segreto della felicità. Per una psicoterapia del quotidiano (22004), La relazione d'aiuto. Alla ricerca della propria umanità (22005) e Vivere e interpretare la relazione (2008).
Descrizione dell'opera
In pochi decenni la ricerca nel campo del cervello e della psiche ha fatto enormi progressi. È quindi quanto mai opportuno che si faccia più serrato il dialogo tra le discipline e le prospettive coinvolte, rimaste ignare del lavoro e dei risultati altrui: le scienze umanistiche, le scienze naturali e la teologia. I contributi confluiti nel volume sono frutto del progetto «Neuroscienze e comportamento umano» della Facoltà teologica pugliese, che mira a comprendere l'uomo e la sua mente nella loro interezza, privilegiando gli interrogativi etici, la riflessione sul comportamento umano, sul funzionamento della coscienza, sulla libertà dell'atto umano.
Sommario
Introduzione. I traguardi delle neuroscienze e l'antropologia filosofica (J. Sanguineti). Filosofia della mente e neuroscienze (S. Spiri). Dalle neuroscienze alla neuroetica (A. Lavazza). Le neuroscienze e la libertà della persona (M. Signore). Riduzionismo e neuroscienze (R. Muci). Ricoeur e le neuroscienze (M. Indellicato). Questioni di bioetica e neuroscienze (V. Viva). Le neuroscienze e le nuove prospettive del diritto alla salute (L. Tafaro). La rivoluzione silenziosa della diagnostica cerebrale per immagini (A. Gini). Nuovi orizzonti della psicofarmacologia (V.A. Amodio).
Note sul curatore
LUIGI RENNA (1966), sacerdote della diocesi di Andria, docente di teologia morale presso la Facoltà teologica pugliese nell'Istituto teologico «Regina Apuliae» di Molfetta, ha diretto il progetto interdisciplinare «Neuroscienze e comportamento umano», realizzato con il contributo del Servizio nazionale per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose della Conferenza Episcopale Italiana.
Il dramma della pedofilia nella Chiesa è tale da molti punti di vista: da quello delle vittime, in primo luogo, ma anche da quello della Chiesa tutta. L'autore si addentra nella materia per aiutare a comprenderne le dinamiche, ma anche per prospettare vie da percorrere. Partendo da alcuni assunti di base relativi all'amore pastorale, come distintivo della missione del sacerdote, mette in evidenza l'importanza di una maturità affettiva equilibrata perché centrata sul modello dell'amore trinitario e su un servizio disinteressato alla gente. Successivamente passa al dramma delle diverse forme di amore distorto, nei presbiteri che vivono dipendenze affettive e sessuali. Mette in evidenza gli aspetti patologici di un amore malato e autoreferenziale, con i relativi comportamenti devianti inerenti alle diverse parafilie e dipendenze sessuali, per giungere a trattare il trauma degli abusi e il devastante effetto sulle vittime. Egli individua anche alcune possibili cause che caratterizzano l'ambito della pedofilia e la sua attinenza con il contesto di un amore pastorale deviato. A questo proposito sottolinea il senso del doppio tradimento che caratterizza la pedofilia nel contesto dei preti: tradimento della paternità spirituale e della paternità di adulto educante. Per questo fa riferimento ai recenti interventi del Magistero e di Benedetto XVI, così come ad alcuni studi effettuati nell'ambito del clero cattolico. Presentazione di Lucio Pinkus.
Descrizione dell'opera
L'uomo è un campo di battaglia ove entrano in gioco forze biofile e necrofile: egli vive una tensione fondamentale tra bene e male, tra vita e morte. Ciò che conta è da quale di questi due orientamenti si lascia dominare e guidare.
La bioetica si concepisce come un progetto di speranza per l'uomo, come amore per la vita e come una possibilità di realizzare una umanità migliore. Ma per attuare tale progettualità ha bisogno di conservare chiara la sua identità, di essere essa stessa umanizzata, di amare la vita per saper riconoscere il bene e non cedere a ideologie o interessi di parte. E il concetto di "vita" nella visione biblico-teologica è molto ampio, declinato in vita biologica-fisica-corporale, vita spirituale o personale, vita divina ed eterna.
Filo conduttore e tema ricorrente del volume è l'amore per la vita, che costituisce l'aspetto fondamentale della natura umana e conduce l'uomo verso il bene e la piena realizzazione. Nella convinzione che tale amore per la vita vada espresso sempre, in ogni genere di circostanza e soprattutto nelle situazioni-limite caratterizzate da precarietà e sofferenza.
Sommario
Prefazione. I. VALORE DELLA VITA E SUO ORIZZONTE. 1. Il valore della vita nel recente insegnamento della Chiesa. 2. Amare e servire la vita umana in ogni suo momento. 3. La vita come diritto fondamentale. II. BIOETICA E BIOFILÌA. 4. Per una bioetica più umana che ami la vita. 5. La donazione degli organi umani. Un'esigenza etica. III. Esperienza della sofferenza e amore per la vita. 6. Per una umanizzazione della sofferenza. 7. Per un'assistenza integrale della persona ammalata. 8. La professione infermieristica: considerazioni etico-deontologiche.
Note sull'autore
SALVATORE CIPRESSA (Copertino - LE, 1961), sacerdote della diocesi di Nardò-Gallipoli, ha conseguito il dottorato in teologia morale presso la Pontificia Accademia Alfonsiana e il diploma di specializzazione in bioetica presso la Pontificia Università Lateranense e l'Università Cattolica del Sacro Cuore in Roma. Fa parte del Consiglio di presidenza dell'Associazione Teologica Italiana per lo Studio della Morale (ATISM). Insegna teologia morale presso la Facoltà Teologica Pugliese. Oltre a numerosi articoli in riviste specializzate, ha pubblicato: Il fenomeno transessuale fra medicina e morale, Istituto Siciliano di Bioetica, Acireale (CT) 2001; Coscienza e identità sessuale, in L. Renna, Neuroscienze e comportamento umano, («Quaderni della Rivista di Scienze Religiose», 10), Vivere In, Roma 2006; Il valore della vita nel magistero recente, in R. Altobelli - S. Privitera, La casa della vita, S. Paolo, Roma 2006; Il Padre nostro preghiera da vivere, EDB, Bologna 2007; Transessualità, Cittadella, Assisi 2010; ha curato Celibato e sacerdozio, Città Nuova, Roma 2008; ha collaborato al Dizionario Teologico della Pace e al Nuovo Dizionario di Bioetica (2004).
Descrizione dell'opera
Entrare in classe o nella fossa dei leoni? Non vi è alcun dubbio che è in costante crescita la fatica di insegnanti di scuola ed educatori nel gestire le dinamiche relazionali con le nuove generazioni di bambini, adolescenti e ragazzi.
Spesso la sensazione, e non solo per quanti sono alle prime armi, è che il timone della lezione o dell'attività che si sta svolgendo non stia più saldamente nelle mani dell'adulto.
Talora è la disciplina a creare problema, addirittura con casi di bullismo o atteggiamenti e comportamenti non adeguati degli alunni; altre volte è invece la relazione tra il docente o l'educatore e i ragazzi a non essere efficace e soddisfacente.
Obiettivo del volume è aiutare l'insegnante e l'educatore che gestiscono un gruppo a far fronte alle situazioni di disagio e difficoltà, promuovendo e motivando alla relazione e all'apprendimento.
Tre le competenze coinvolte: Massimo Diana affronta la questione dal punto di vista teorico; Giuseppe Cursio interloquisce con l'insegnante/educatore, invitandolo a guardarsi allo specchio per mettere a fuoco problemi, paure e bisogni; Franca Feliziani Kannheiser propone un accompagnamento alle dinamiche di gruppo, per aiutare a gestire e promuovere relazioni più efficaci, mirate all'apprendimento o all'obiettivo del gruppo.
Sommario
Prefazione. Introduzione. I. Sul mestiere di educare (M. Diana). 1. Tra giustizia e dono. 2. Dalle competenze alla formazione. 3. L'educatore nel cinema. II. Il laboratorio della cura (G. Cursio). 1. Costruirsi persona: ascoltarsi per ascoltare. L'educatore e la cura di sé. 2. Il Laboratorio della Cura: orientamenti generali. III. Educare ovvero l'arte della tessitura (F. Feliziani Kannheiser). 1. Scendiamo in... campo. Il gruppo: un laboratorio di scrittura creativa. 2. Pensare per... gruppi. 3. L'educatore multiforme. 4. Le competenze comunicative dell'insegnante. 5. Riconoscersi - essere riconosciuto. 6. Dare voce alle emozioni. 7. Dall'io al noi. Il comportamento prosociale. 8. Il setting: una «rete di protezione». 9. Una rete per pescare: la motivazione. 10. Formare «unta testa ben fatta».
Note sugli autori
Gli autori, tutti con esperienza d'insegnamento nelle scuole superiori, esprimono diverse competenze:
Giuseppe Cursio, pedagogista e docente a Roma, è autore di No stress. Strumenti per la prevenzione del burnout degli Idr, SEI, Torino, 2007.
Massimo Diana, laureato in filosofia e scienze dell'educazione, è autore di diversi saggi. Tra gli ultimi: La saggezza delle fiabe, Edizioni Paoline, Milano 2010; Percorsi di umanizzazione. 1 Figure dell'amore, Moretti & Vitali, Bergamo 2010. Presso le EDB ha pubblicato: Ciclo di vita ed esperienza religiosa. Aspetti psicologici e psicodinamici (2004), Le forme della religiosità. Dinamiche e modelli psicologici della maturità religiosa (2006) e, con P. Ciotti, Psicologia e religione. Modelli problemi prospettive (2005).
Franca Feliziani Kannheiser, psicologa e docente di psicologia presso l'ISSR di Alessandria, collabora con diverse riviste di pedagogia e catechesi ed è autrice di libri di testo per l'IRC.
Descrizione dell'opera
Alla base della scelta vocazionale di quanti operano nel campo della pastorale c'è la disponibilità a essere-per-gli-altri, ad ascoltare e venire incontro alle esigenze della gente. Eppure, proprio questo atteggiamento di dedizione può diventare motivo di burnout, una sindrome particolare che esprime il pericolo di farsi completamente coinvolgere e sopraffare dalle richieste altrui.
In effetti, se da una parte l'attività pastorale prende spunto dalle profonde motivazioni vocazionali che la persona porta con sé, come risposta a una chiamata di Dio per il servizio ai fratelli, dall'altra questa stessa predisposizione potrebbe essere occasione di disadattamento, qualora non si tenga sufficientemente conto della propria natura umana e dei propri, anche a livello psico-fisiologico.
Valutare l'attività pastorale come una risposta responsabile al progetto di amore di Dio significa imparare a integrare lo zelo per le cose di Dio con la propria realtà umana e psicologica. L'approccio offerto dal volume mette a fuoco i problemi reali, il "superlavoro" che spesso soprattutto i preti non riescono adeguatamente a coniugare con l'attenzione a se stessi e alla propria vita spirituale.
L'autore pone inoltre in evidenza la necessità di una continua formazione, che non dissoci l'ambito religioso da quello psicologico, ovvero le proprie convinzioni e motivazioni vocazionali (a volte troppo idealistiche) dai vissuti emozionali e affettivi che, se non equilibrati, possono portare a situazioni di disadattamento e di stress.
Sommario
Presentazione (mons. B. Forte). Introduzione. 1. I mille volti dello stress. 2. Fattori psico-sociali dello stress nel contesto pastorale. 3. Sulle tracce del burnout pastorale. 4. Bruciati dallo zelo e dalla passione pastorale. 5. Le ragioni del cuore nella pastorale. 6. L'altro volto dell'altruismo nella missione sacerdotale. 7. Religiosità distorta e ricerca di senso nel burnout pastorale. 8. Prevenzione e cura nel burnout pastorale. Bibliografia.
Note sull'autore
Giuseppe Crea, missionario comboniano, psicologo e psicoterapeuta, è docente presso la Pontificia Università Salesiana, la Pontificia Università Urbaniana e presso l'Istituto di teologia della vita consacrata Claretianum. Lavora nel campo della formazione permanente, interessandosi particolarmente del problema delle dinamiche di gruppo nelle comunità religiose. Missionario in Uganda e nella Repubblica Democratica del Congo, con EDB ha pubblicato: I conflitti interpersonali nelle comunità e nei gruppi (22002); insieme a Fabrizio Mastrofini, Animare i gruppi e costruire la comunità (2004); Gli altri e la formazione di sé (2005); Diagnosi dei conflitti interpersonali nelle comunità e nei gruppi (22008); Patologia e speranza nella Vita Consacrata (2007); Vivere la comunione nelle comunità multietniche. Tracce di psicologia transculturale (2009).
Descrizione dell'opera
La metapsicologia riguarda i principi fondamentali sottostanti a qualunque psicologia. Poiché tali principi riguardano assunti di natura filosofico-antropologica, relativi all'idea di uomo, non può non esistere una metapsicologia cattolica.
La storia della psicologia moderna e del suo rapporto con il mondo cattolico ha conosciuto momenti di conflittualità, specie per questioni d'incompatibilità fra aspetti della metapsicologia cattolica e aspetti di metapsicologie fondanti altre scuole di pensiero, permeate di riduzionismo materialistico. Tuttavia, psicologia e teologia non hanno mai cessato di dialogare tra loro e oggi si rispettano reciprocamente. L'obiettivo da perseguire è quindi quello di promuovere un dialogo sempre maggiore fra cultura cattolica e psicologia. «Se la prima offre alla psicologia e allo psicologo una metapsicologia ragionevole per la quale poter optare o con la quale comunque commisurarsi, la psicologia continua a offrire alla cultura cattolica dati empirici e nuovi stimoli», di cui il teologo e l'educatore sono invitati a tenere conto, per una pastorale più attenta alle esigenze dei fedeli.
Il testo costituisce un'introduzione al problema della compatibilità fra metapsicologie che fanno capo rispettivamente alla teologia e alla psicoterapia, sposate sia dal terapeuta che dal paziente.
Sommario
Presentazione (mons. Andrea Manto). Introduzione. 1. Corpo, psiche e spirito. 2. Motivazione primaria, o Eros. 3. Il cuore. 4. Il cuore e la volontà. 5. La coscienza morale. 6. Condizionamenti e libertà. 7. I livelli profondi di condizionamento. 8. La sofferenza. 9. Le implicazioni del discorso metapsicologico. Conclusioni.
Note sugli autori
Daniele Mugnaini, psicologo dello sviluppo e dell'educazione, fa formazione, diagnosi e ricerca nell'ambito dei disturbi dell'apprendimento per l'Azienda ospedaliera Meyer e l'ASL fiorentina. È coordinatore delle attività riabilitative per la comunità terapeutica PAMAPI e referente per la Toscana dell'Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (AIPPC).
Stefano Lassi, psichiatra e psicoterapeuta, è responsabile specialista per l'Opera diocesana di assistenza a Firenze e docente di corsi post lauream presso l'Università di Firenze. È membro del consiglio direttivo della European Association for Mental Health in Intellectual Disability e della Società italiana per lo studio del ritardo mentale, nonché vice-presidente dell'Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (AIPPC) Toscana.
In epoca di globalizzazione, anche la vita consacrata sta sempre più diventando multiculturale e la convivenza tra persone di culture diverse non è più un fatto accidentale, ma una realtà che caratterizza il modo di essere dei religiosi e delle religiose.
Nell'esposizione dell'autore il tema della multiculturalità ha come punto di partenza la centralità della comune testimonianza fondata sull'unica Parola, che convoca i consacrati e le consacrate e li invia secondo il carisma specifico del proprio istituto. Di fronte a differenze molto marcate, come quelle culturali, ciò che riunisce i membri di una comunità non può essere infatti solo la buona volontà o l'affinità dei caratteri, ma deve essere lo stesso Vangelo.
Questa è l'unica via per riconoscersi come parte della medesima storia di salvezza, che si realizza nelle tante occasioni quotidiane in cui è possibile integrare le novità culturali dell'altro nell'unica missione.
Descrizione dell'opera
Il testo vuole essere un invito a soffermarsi sull’importanza di vivere il più possibile in armonia con se stessi e con gli altri. A partire dall’esperienza sul campo di carattere psico-pedagogico, l’autore riprende il meglio delle scuole psicologiche più diffuse per proporre una propria lettura dell’essere e del relazionarsi della persona.
Attraverso testimonianze personali arricchite da vicende di pazienti in terapia, offre al lettore piccoli spaccati di realtà quotidiana, perché diventino spunti e occasioni di riflessione. Le esperienze descritte sono autentiche e lo stesso lettore può certamente ritrovarcisi.
Sommario
Premessa (H. Bucar). Introduzione. Parte prima. 1. La famiglia. 2. Due storie emblematiche. 3. La quotidianità. Parte seconda. 4. L’angelo dei sogni. 5. Comprendere per vivere meglio. 6. Vivere in modo concreto. 7. Messaggi. Conclusione.
Note sull'autore
Antonio Ventre, psicologo psicoterapeuta, lavora nel servizio psichiatrico dell’ospedale Molinette di Torino. Docente presso alcune scuole, da molti anni collabora con i gruppi di volontari vincenziani del comprensorio di Torino. Presso le EDB ha pubblicato Il segreto della felicità. Per una psicoterapia del quotidiano (22004) e La relazione d’aiuto. Alla ricerca della propria umanità (22005).