Al termine del suo «viaggio» in Sicilia (1953), Mazzolari scrisse un reportage in cui si confronta con gli innumerevoli pregiudizi sul popolo siciliano. Cristallizzatisi in luoghi comuni, il parroco di Bozzolo prova a smontarli uno ad uno, ripercorrendo la storia dell'isola, descritta altrove come «uno scrigno senza chiave».
Il testo uscì il 15 maggio 1944, in piena II guerra mondiale. Nel personaggio evangelico della samaritana, Mazzolari riconosceva l'immagine dei tanti "lontani" assetati di giustizia e di amore a cui la Chiesa non sapeva far giungere la parola del Vangelo.
Le oltre trecento lettere raccolte in questo libro aiutano ad approfondire la profonda amicizia tra don Primo Mazzolari e don Guido Astori. Compagni di ordinazione, i due preti lombardi condividono l'esperienza di cappellani militari nella prima guerra mondiale, prima di occuparsi di alcune parrocchie della diocesi: Mazzolari a Cicognara e Bozzolo, nel mantovano, Astori a Bordolano, Casalbuttano e Cremona nella parrocchia di Sant'Agata. Il volume mette a tema l'amicizia presbiterale, uno degli aspetti più interessanti ma anche poco sondati della spiritualità sacerdotale. È un tassello in più per approfondire la figura di don Primo, soprattutto nella ferialità delle sue amicizie e del suo impegno pastorale in parrocchia. I testi d'archivio riportati in appendice consentono di rileggere le parole con le quali don Mazzolari parla dell'amico, presentandolo, nel 1934, alla parrocchia di Casalbuttano e, nel 1940, alla parrocchia cittadina di Sant'Agata, nonché di riscoprire il discorso pronunciato da don Astori al funerale di don Mazzolari, nell'aprile 1959. Postfazione di monsignor Gualtiero Sigismondi.
Dall'autunno del 1944 alla primavera del 1945 don Primo Mazzolari visse in clandestinità, rinchiuso in una stanza della propria canonica, nascosto dalle brigate nere che lo cercavano, convinte che egli fosse sui monti con i partigiani. Apparentemente segregato dal mondo, il parroco di Bozzolo mostra come sia possibile partecipare alle vicende umane in virtù di uno sguardo che non si lascia distrarre dalle parole altisonanti che risuonavano a quel tempo. Uno sguardo capace di fermarsi sulla quotidianità per restituirci tutto lo spessore dell'umanità perduta. Anche in questo scritto ritorna il tema dei "lontani", centrale nella prospettiva religiosa di don Primo, che tuttavia non si comprenderebbe senza la pregnanza delle immagini create dalla poetica mazzolariana. Bisogna lasciar parlare i lontani, ma perché ciò avvenga, bisogna, prima di tutto, saperli ascoltare.
L'opuscolo "I lontani" appartiene a una delle stagioni più feconde della riflessione di don Primo Mazzolari. È la seconda metà degli anni Trenta, quando si concentrano molte delle pagine del prete di Bozzolo dedicate alla Chiesa, al suo rapporto con il mondo e all'evangelizzazione. Dopo la bufera caduta su La più bella avventura, dove la figura del prodigo già lanciava il tema, e la condanna da parte del Sant'Uffizio (5 febbraio 1935), Mazzolari non si dà per vinto. Non è difficile immaginare che per lui sia in gioco un modello di Chiesa proprio a partire dallo sguardo sui lontani. È in questo contesto che trova luce il libretto, nato come articolo pubblicato sulla rivista Segni dei Tempi nel 1938 e poi divenuto un testo a sé, dedicato «alle anime sofferenti e audaci».
La missione di Ivrea, indetta da monsignor Paolo Rostagno, vescovo nella diocesi piemontese dal 1939 al 1959, si tenne dal 20 ottobre al 25 ottobre 1958. La predicazione, alla quale fu invitato don Primo Mazzolari, fu strutturata in due cicli: il primo, composto di tre meditazioni, ebbe come contesto il Teatro Giacosa e fu rivoto ai professionisti; il secondo, sempre articolato in tre serate, fu sviluppato per tutti nella cornice della Cattedrale dedicata a Maria Assunta. I temi delle sei meditazioni sono: Cristo «occupa» il pozzo (Sichem, strada obbligata); La sete di Cristo (Le nostre seti); Cristo acqua saliente (Chi beve di me non avrà più sete); A me non importa niente del Padre (I nostri rapporti con il Padre); Dov'è il Padre? (Dio sotto giudizio!); Chiesa casa del Padre (Cosa ne avete fatto della mia Chiesa?).
Descrizione
L’incessante confronto di don Primo Mazzolari con la Scrittura, e in particolare con il vangelo, si concentra facilmente intorno ad alcuni episodi e personaggi della narrazione biblica; personaggi ed episodi colti sia al primo grado narrativo, quello degli accadimenti reali o presentati come tali, sia al secondo grado, quello dei racconti messi in bocca ai personaggi reali. Ne è un chiaro esempio proprio Zaccheo, dove gli insistenti richiami alla parabola del figlio «perduto e ritrovato» vengono quasi a intessere il fondale su cui si svolge e si illumina l’episodio del capo dei pubblicani di Gerico.
Il libro, l’ultimo di don Mazzolari, terminato alcuni mesi prima della morte, inizia a vedere la luce su Adesso il 1° luglio 1959 e la pubblicazione, sia pure con alcune varianti rispetto al testo definitivo, prosegue a puntate fino al 15 dicembre; ma il volume edito da Rienzo Colla per i tipi de La Locusta nel marzo dell’anno seguente, e poi ristampato nel 1962 e nel 1967, non riproduce integralmente ciò che era apparso sul quindicinale mazzolariano, bensì un testo ridotto a meno della metà. Solo nel 1974 Zaccheo è finalmente riproposto dall’editore vicentino nella sua integrità, con una nota che attribuisce ancora la causa delle abbondanti amputazioni precedentemente subite all’intervento dell’autorità ecclesiastica.
Sommario
Introduzione. 1. Io, il «perduto». 2. Gerico. 3. Guarire la gioia. 4. Il nome e il mestiere. 5. Ricco e non satollo. 6. Chi era Gesù. 7. Un povero uomo. 8. Il nostro dramma. 9. Uno sguardo. 10. Colui che si ferma. 11. Salvezza e gioia. 12. I malcontenti. 13. Il torto di Gesù. 14. Una spina nel cuore. 15. Tutti siamo dei redenti. 16. I poveri. 17. Il volto del Signore. 18. La frode. 19. La salvezza. 20. Questa casa. 21. Colui che attende.
Note sull'autore
Don Primo Mazzolari (1890-1959), prete dal 1912, fu cappellano militare al tempo della prima guerra mondiale e trascorse la sua vita come parroco di Cicognara e di Bozzolo, due piccoli paesi in provincia di Mantova. I suoi scritti e le sue predicazioni lo imposero all’attenzione pubblica, ma attirarono su di lui anche molte misure disciplinari della gerarchia ecclesiastica. EDB ha in catalogo la sua opera completa.
Mario Gnocchi, già docente di lettere nei Licei, è membro del Comitato scientifico della Fondazione don Primo Mazzolari di Bozzolo e collaboratore della rivista Impegno. A lungo attivo nell'ecumenismo, è stato per otto anni presidente nazionale del Segretariato Attività Ecumeniche.
Perché non mi confesso? è un testo del 1931, di sole 31 paginette, «destinato alla gioventù studiosa e a quanti non hanno tempo, per le loro occupazioni, di approfondire le grandi verità religiose». Don Primo Mazzolari lo ha pensato e scritto in forma dialogica di domanda e risposta, interessante ancora oggi per la sua vivacità e sincerità, per la sua attualità. Già allora, nell'avvertenza, si soggiungeva che l'opuscoletto «farà del gran bene perché è scritto da chi conosce l'anima contemporanea, e sarà la più bella preparazione alla Pasqua…».
Sommario
Introduzione (G. Campanini). Nota editoriale. Perché non mi confesso? 1. In faccia alla confessione. 2. La confessione nel vangelo di Gesù e nella pratica della chiesa. 3. Dietro i passi del prodigo. 4. Le ombre dell’uomo. 5. Annessi. a. Note dal Diario. b. Un «lontano» si confessa. L’incontro con Agostino.
Note sull'autore
Giorgio Campanini, fra i maggiori studiosi del pensiero politico cattolico dell’Otto e del Novecento, ha insegnato Storia delle dottrine politiche all’Università di Parma ed è stato docente alla Pontificia Università Lateranense e alla Facoltà teologica di Lugano. Per EDB è autore di numerose pubblicazioni, tra cui La dottrina sociale della Chiesa: le acquisizioni e le nuove sfide (22009), La spiritualità familiare nell’Italia del ’900. Percorsi profili prospettive (2011) e Bene comune. Declino e riscoperta di un concetto (2014).
Don Primo Mazzolari (1890-1959), prete dal 1912, fu cappellano militare al tempo della prima guerra mondiale e trascorse la sua vita come parroco di Cicognara e di Bozzolo, due piccoli paesi in provincia di Mantova. I suoi scritti e le sue predicazioni lo imposero all’attenzione pubblica, ma attirarono su di lui anche molte misure disciplinari della gerarchia ecclesiastica. EDB ha in catalogo la sua opera completa.
Una raccolta di testi che sgorgano dal cuore – articoli di giornali, capitoli di libri – e che ruotano attorno al “mistero” pasquale, scritti in varie epoche della vita dal parroco di Bozzolo, recentemente indicato da Papa Francesco come “profeta” e testimone di una fede esemplare. Quella proposta da don Mazzolari è una “fede pasquale”, che vede nella Risurrezione il compimento della missione del Cristo Salvatore e che spalanca all'umanità prospettive di novità, di speranza, di futuro. Fra le pagine torna di frequente – dopo precedenti riflessioni del sacerdote-scrittore sulla via crucis, il calvario e il sepolcro – l’immagine della “primavera”, del rifiorire dell’intera umanità, redenta dal gesto d’amore, totale e incondizionato, del Crocifisso, che vince la morte e fa trionfare la vita piena.
sommario
Introduzione (G. Borsa). Nota editoriale. La Pasqua del contadino. Statio novissima et jucunda. Aria di Pasqua. Testimonianza pasquale. La notte che sa. L’ora desolata. Per tutti è Pasqua. Senza Pasqua non c’è primavera. Il fuoco sul sagrato. Pace a voi. Egli vi precede. È risorto. La nostra Pasqua. L’Ulivo e la Croce.
note sull'autore
Don Primo Mazzolari (1890-1959), prete dal 1912, fu cappellano militare al tempo della prima guerra mondiale e trascorse la sua vita come parroco di Cicognara e di Bozzolo, due piccoli paesi in provincia di Mantova. I suoi scritti e le sue predicazioni lo imposero all'attenzione pubblica, ma attirarono su di lui anche molte misure disciplinari della gerarchia ecclesiastica. EDB ha in catalogo la sua opera completa.
Don Primo Mazzolari ha raccolto in questo volume i commenti ai Vangeli domenicali di un intero anno liturgico. Si tratta di sapide omelie scritte nelle giornate turbinose della seconda guerra mondiale dal parroco di Bozzolo, una delle figure più limpide del clero italiano nella prima metà del '900. Le parole incandescenti dei commenti, sempre rigorosamente centrati sul Vangelo, pur «senza preoccupazioni esegetiche», rivelano una coscienza umana e cristiana che si espone, gravida di situazioni vissute e di possibilità aperte: l'angoscia e le tristezze del periodo, il crollo dei miti effimeri, la tiepidezza di tanti cristiani e insieme la speranza, la passione per l'uomo e l'intelligenza pastorale. Due parrocchie della bassa Lombardia, Cicognara, che lo ebbe parroco dal 1922 al 1932, e Bozzolo, dove don Primo completò e concluse nel 1959 la sua vicenda di prete e di uomo, costituirono il piccolo mondo nel quale egli visse la sua esperienza ecclesiale. Tuttavia le omelie attestano una straordinaria apertura verso orizzonti più ampi, nella convinzione che la parrocchia sia una piccola cellula che si inserisce nella grande famiglia della Chiesa universale, capace di abbracciare credenti e non credenti.
Oltre 300 lettere, molte delle quali pubblicate per la prima volta in questo libro, compongono il copioso epistolario tra don Primo Mazzolari e i vescovi della sua diocesi di Cremona: Geremia Bonomelli, Giovanni Cazzani e Danio Bolognini. Si tratta di un vero e proprio patrimonio di spiritualità, che permette di approfondire le diverse stagioni del ministero sacerdotale del parroco di Bozzolo e di mostrare il suo rapporto filiale con l'autorità ecclesiastica, senza nascondere incomprensioni e crisi. Anche i vescovi fanno emergere i loro diversi temperamenti e il loro differente approccio nei confronti di Mazzolari. L'epistolario è un utile tassello per approfondire la figura del parroco, ma anche per sondare la spiritualità cristiana come luogo di incarnazione e di decisioni, soprattutto in merito al tema tanto discusso dell'obbedienza. Le lettere mostrano la fatica della fedeltà al vangelo e rivelano schiettezza, apertura di cuore, fiducia, sostegno, dubbi, incoraggiamenti, condivisione, ragionevolezza. Un quadro di fede e di amore alla Chiesa tutt'altro che scontato.
In occasione di ciascun Natale la voce del parroco don Primo Mazzolari (1890-1959) si levava non solo nella forma della predicazione orale, propria del suo ministero presbiterale svolto prima a Cicognara e poi a Bozzolo (Mantova), ma pure nella forma scritta, affermatasi ben presto come naturale complemento del suo servizio e della sua attività. Sulle pagine di numerose testate che lo ospitavano come consueto collaboratore – L’Italia di Milano, L’Eco di Bergamo, Il Nuovo cittadino di Genova, dal 1949 il suo Adesso – si susseguivano con regolarità le sue meditazioni natalizie, frutto di una lettura non dotta ed erudita ma del personale accostamento del testo evangelico con la sua esperienza e il suo cuore.
Alcune di queste «elevazioni», come amava chiamarle don Primo, furono scelte da Rienzo Colla per una fortunata pubblicazione dal titolo Il Natale, La Locusta, Vicenza 1963, poi riedita più volte negli anni successivi. Altri titoli accostano la festività natalizia al nome del parroco lombardo, a indicare una consonanza profonda dei toni della sua predicazione con il senso della più intima e più amata delle feste cristiane.
Il testo che ora viene proposto non riproduce il volume del 1963. Pur mutuandone il titolo e le fonti – Adesso e le testate sopra ricordate – propone una diversa scelta, nell’intento di rendere ancora fruibile la parola ardente e innamorata di Primo Mazzolari. Attraverso la sua voce, nutrita di respiro e rimandi evangelici, si riassapora la domanda dell’uomo proteso nell’attesa di Dio; la meraviglia di un Dio che «prende dimora tra gli uomini»; la realtà di uno Spirito che «cammina» a dispetto di quanti lo vorrebbero imprigionare; la comunione fraterna che dà corpo e legittimità alla preghiera; la gioia di una promessa realizzata da incarnare nella quotidiana testimonianza.
La riflessione sulla parrocchia rurale si sviluppa in Mazzolari fin dagli inizi della sua personale esperienza di parroco... (e) si muove tra due poli di riferimento: da un lato gli aspetti della realtà parrocchiale nella sua sperimentata concretezza, dall'altro i sintomi e gli effetti che in essa si manifestano delle tensioni e trasformazioni in atto o in incubazione all'interno della più vasta comunità ecclesiale". Il volume ripropone per la prima volta integralmente e senza interpolazioni il testo della prima edizione dell'opera di don Primo Mazzolari, che era stata variamente rimaneggiata nelle edizioni successive con l'espunzione di alcuni capitoli, l'inserimento di altri e l'aggiunta delle note introduttive.L'introduzione ricostruisce il processo che ha portato alla pubblicazione del libro attraverso un quindicennio di riflessioni ideali e annotazioni autobiografiche sul tema della parrocchia rurale, sfociate anche in altre opere o preparazioni di opere contigue a Tra l'argine e il bosco.
La pubblicazione de La più bella avventura (1934) è all'origine della prima condanna ricevuta da don Mazzolari da parte del Sant'Offizio, che decretò il ritiro dal volume dal commercio e l'assoluto divieto di rieditarlo. Le recensioni positive ricevute in area protestante, nonché dal sacerdote Ernesto Buonaiuti - scomunicato nel 1926 per modernismo - non contribuirono certamente ad alleggerire i sospetti del Vaticano nei confronti di un'opera che, commentando la parabola del figliol prodigo, non invitava soltanto all'amore incondizionato verso il prossimo, ma richiamava con forza la Chiesa ad aprirsi ai 'lontani', a tutti coloro che venivano troppo sbrigativamente considerati estranei, se non addirittura nemici, rispetto alla comunità cristiana. Nel fermo convincimento che «niente è fuori della paternità di Dio», don Primo immagina una Chiesa aperta all'umanità e impegnata a preoccuparsi della conversione propria, prima ancora che di quella del mondo, venendo di fatto a centrare col suo scritto il nodo del rapporto tra cattolicesimo e modernità. Sia per i contenuti che per le reazioni suscitate, l'opera costituisce quindi una tra le più esemplari testimonianze della temperie spirituale e culturale che il cattolicesimo italiano ha attraversato tra le due guerre mondiali.Con questo settimo volume, la Fondazione Don Primo Mazzolari e le EDB proseguono nell'edizione critica delle opere di Mazzolari. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva di apertura.
Il volume è una ricostruzione biografica che fa ampio ricorso a brani originali di don Primo Mazzolari, spesso inediti: corrispondenza, appunti, manoscritti vari, tracce di discorsi e prediche, articoli a stampa. Poche sono le pagine di un vero e proprio diario: l'archivio di Bozzolo conserva infatti solo "pezzi" autografi che riguardano una settimana nel 1946 e poche pagine sparse per tutti gli anni seguenti, fino al 1953. Si inizia con il racconto della giornata bozzolese del 25 aprile 1945 per seguire gli avvenimenti del cruciale periodo fondativo della democrazia e della repubblica e si conclude con il 31 dicembre 1950, nel mezzo di aspre polemiche e di attacchi a don Primo e al suo giornale Adesso. I testi danno spazio al Mazzolari parroco, conferenziere su temi religiosi, amico e consigliere spirituale di innumerevoli persone, osservatore attento delle più diverse realtà (il carcere, l'esperienza di Nomadelfia, la condizione religiosa del popolo italiano, l'Anno Santo). Si resta colpiti dalla sua poliedrica attività, soprattutto se si considera che ogni notte, dopo una giornata faticosa, egli passava ancora del tempo per rispondere alle tantissime persone che si rivolgevano a lui per un consiglio, un conforto, un suggerimento. In diverse pagine di questo volume questo fatto emerge con chiarezza, insieme agli sfoghi "intimi" di un uomo convinto della sua missione, intelligente e colto, ma anche ipersensibile e fragile nella salute.
Nel suo "manifesto" pacifista, uscito in forma anonima nel 1955 per evitare provvedimenti ecclesiastici, don Primo Mazzolari condensa la sua tormentata riflessione sulla guerra, maturata nel fuoco dei drammi del Novecento. Il testo ebbe una forte risonanza nei più disparati contesti culturali e due anni dopo il "parroco d'Italia" pubblicò una seconda edizione, sempre in forma anonima, tenendo conto delle reazioni suscitate. Tu non uccidere viene proposto per la prima volta in edizione critica, secondo il testo originario del parroco di Bozzolo, con un ricco apparato di note che aiuta a contestualizzare i passaggi e a comprenderne le fonti d'ispirazione, dalla Bibbia al magistero, dalla teologia morale ai fatti di cronaca. Un'ampia introduzione del curatore ricostruisce puntualmente la genesi del testo, collocandolo nel percorso di ricerca della pace che ha accompagnato il mondo cattolico nel corso del "secolo breve". Nella prefazione alla seconda edizione Mazzolari scriveva: "A nostro modesto avviso, il mondo, oggi, è pronto a capire il linguaggio evangelico sulla pace: anzi, è il linguaggio che esso attende con desiderio persino irritato dalla lunga attesa".
Sul finire del 1945 don Primo Mazzolari pubblicò, a sua firma, ma fingendo di essere "Mamma Speranza", nove lettere, ciascuna delle quali indirizzata a una figura sociale ben precisa: una mamma, una sposa, un partigiano, un prete, un giovane, un magistrato, un giornalista, un industriale e un vecchio. In ogni lettera "Mamma Speranza" - che si presentava come sorella della Fede e della Carità - si rivolgeva a persone che avevano sofferto durante la guerra appena conclusa, evocando i drammi vissuti da milioni di italiani: la perdita di una persona amata, la durezza della vita partigiana, l'emarginazione dovuta a precedenti simpatie fasciste, le delusioni del dopoguerra, l'incapacità di confrontarsi con i problemi pastorali nuovi. Incarnandosi nelle situazioni concrete di queste donne e di questi uomini, Mazzolari indagava sottilmente sugli interrogativi cruciali dell'esistenza di quel tempo, ponendo tuttavia sul tavolo questioni di più vasta portata: la necessità di reagire al dolore, di assumere responsabilità pubbliche, di sfuggire i nuovi conformismi, di cogliere l'essenza della propria vocazione.
«Riguardo al libro di Mazzolari, mi hanno dato di lui informazioni così impressionanti, che non desidero pronunciare a riguardo della sua dottrina giudizio alcuno. Mi si dice che faccia parte d'un gruppo di modernisti». Queste allarmate e lapidarie parole inviate il 17 luglio 1943 dal cardinal Ildefonso Schuster al vescovo di Cremona Giovanni Cazzani pongono una pietra tombale sulla possibilità di pubblicare il saggio Della fede che don Primo aveva concluso nel marzo dello stesso anno, ma che potrà vedere la luce soltanto sulle pagine del quindicinale Adesso nel 1955.
Il vescovo Cazzani, in una lettera al parroco di Bozzolo rinvenuta di recente nell'Archivio Colla e pubblicata in appendice del volume, si mostra comprensibilmente preoccupato per le reazioni che il libro può suscitare sia nei lettori che negli occhiuti censori romani. Della fede, infatti, possiede all'ennesima potenza lo stigma mazzolariano della parola che comunica, quasi senza mediazioni, le urgenze dell'animo. Fin dalle prime pagine l'autore prende le distanze da un cristianesimo conformista, dalla «dimissione» dei propri principi in cambio di falsi privilegi - trasparente il rimando all'abbraccio «costoso» con il fascismo - e individua i possibili interlocutori nei «cercatori di ogni strada, i sofferenti d'ogni piano, le anime semplici d'ogni categoria, che si sono liberate dalle strutture libresche per rigustare il sapore di un discorso umano».
Sommario
Introduzione (M. Maraviglia). Nota alla presente edizione. Della fede. Humanus sermo. Humana plenitudo. Vox vitae. Il travaglio dell'uomo di fede. La grammatica della fede. Il mistero dell'incredulità. «Credi tu questo?». Lettera inedita del vescovo di Cremona Giovanni Cazzani (16 giugno 1943).
Note sull'autore
Primo Mazzolari (1890-1959), prete dal 1912, dopo essere stato cappellano militare al tempo della prima guerra mondiale, trascorse la sua vita come parroco di piccoli paesi di campagna. I suoi scritti e le sue predicazioni lo imposero all'attenzione pubblica, ma attirarono su di lui anche molte misure disciplinari della gerarchia. Don Primo si sforzò di vivere e di proporre il vangelo nella sua integralità, anticipando molte acquisizioni del concilio Vaticano II. Di grande rilievo furono le sue riflessioni sulla parrocchia, sui «lontani» e sui poveri, sulla pace e la giustizia sociale.
Note sulla curatrice
Mariangela Maraviglia (Pistoia), pubblicista e saggista, si è occupata di figure del cattolicesimo contemporaneo impegnate in ambito sociale e nel dialogo ecumenico. Membro del Comitato scientifico della Fondazione «Don Primo Mazzolari», al prete cremonese ha dedicato alcuni volumi: Chiesa e storia in «Adesso» (EDB, 1991); Primo Mazzolari. Nella storia del Novecento (Studium, 2000); Don Primo Mazzolari. Con Dio e con il mondo (Qiqajon, 2010). Ha inoltre curato il carteggio tra Maria di Campelloe Primo Mazzolari, L'ineffabile fraternità (1925-1959) (Qiqajon, 2007); con Marta Margotti, L'ecumenismo di don Primo Mazzolari (Marietti 1820, 2009) e l'edizione critica del volume di Primo Mazzolari Tempo di credere (EDB, 2010).
Mentre i carboni della guerra sono ancora incandescenti, don Primo Mazzolari scrive di getto pagine sulla tolleranza. Il libro è concluso nel marzo 1945. È frutto dei mesi di clandestinità, consumatisi dall'agosto 1944 all'aprile dell'anno successivo prima a Gambara, presso l'amico don Giovanni Barchi, e poi nel rifugio della canonica di Bozzolo. Don Primo soffre l'impotenza nella parola e nell'azione: per questo si ubriaca "di solitudine e di inchiostro". Costretto in esilio, si rifugia nella forza del pensiero. Scrive. Prega. Medita e riempie fogli. Gli fanno compagnia i libri, un platano a pochi metri dalla stanza e il cielo. Confessa: "Da qui, alzando gli occhi dal libro e spesso chiudendoli, ho seguito il declinare dell'estate, tutto l'autunno e tutto l'inverno". Scrivere e riflettere sulla tolleranza è gesto di resistenza alla solitudine umana cui Mazzolari non intende rinunciare. Per lui è questione di sopravvivenza personale, di respiro interiore, prima ancora che condivisione di idee con altri. Il libro nasce come esercizio ascetico. Questo semplice fatto induce il lettore ad accostarlo in silenzio, con atteggiamento meditativo: che cosa è tollerabile della propria umana solitudine? Come resistere a ciò che non è sopportabile? Che cosa portare con sé e su di sé delle vicende storiche in cui ci si trova?
Descrizione dell'opera
Nella vasta produzione di Mazzolari, La Via crucis del povero - apparsa nel 1939 e ripubblicata, con alcune integrazioni, nel 1953 - occupa un posto particolare perché da una parte riflette la prolungata meditazione del parroco di Bozzolo sulla Passione, dall'altra pone al centro della sua visione del cristianesimo il problema del povero e della povertà. Una celebrazione «tradizionale», per non dire un po' logorata dall'abitudine, viene riproposta in una prospettiva rinnovata, quella del povero, che è insieme Cristo e, dopo di lui, ogni uomo che viene in questo mondo. Don Primo riesce così a dare un senso nuovo a un'antica devozione popolare e a trasformare la celebrazione liturgica della Via crucis in un sofferto esame di coscienza di una comunità cristiana salutarmente inquietata dal dramma del Venerdì Santo.
Pochi testi, come queste belle e letterariamente suggestive pagine di Mazzolari, possono aiutare il credente a confrontarsi con il problema della povertà in tutte le sue forme, spirituali e materiali.
Sommario
Introduzione (G. Campanini). Nota editoriale. I. IL POVERO. Il povero di fronte agli uomini. Il povero di fronte a Cristo. Il povero di fronte ai cristiani. La sbarra. II. LA VIA CRUCIS DEL POVERO. Pio esercizio. Le stazioni. Stazione I. Gesù giudicato e condannato. Stazione II. Gesù caricato della croce. Stazione III. La caduta. Stazione IV. L'incontro. Stazione V. Il Cireneo. Stazione VI. La Veronica. Stazione VII. La seconda caduta. Stazione VIII. Il pianto delle donne. Stazione IX. La terza caduta. Stazione X. La spogliazione. Stazione XI. La crocifissione. Stazione XII. Il morente. Stazione XIII. La deposizione. Stazione XIV. La sepoltura. Statio novissima et jucunda.
Note sull'autore
PRIMO MAZZOLARI (1890-1959), prete dal 1912, dopo essere stato cappellano militare al tempo della prima guerra mondiale, trascorse la sua vita come parroco di piccoli paesi di campagna. I suoi scritti e le sue predicazioni lo imposero all'attenzione pubblica, ma attirarono su di lui anche molte misure disciplinari della gerarchia. Don Primo si sforzò di vivere e di proporre il vangelo nella sua integralità, anticipando molte acquisizioni del concilio Vaticano II. Di grande rilievo furono le sue riflessioni sulla parrocchia, sui «lontani» e sui poveri, sulla pace e la giustizia sociale.
Note sul curatore
GIORGIO CAMPANINI, già professore di storia delle dottrine politiche all'Università di Parma, ha successivamente svolto una serie di corsi presso la Pontificia Università Lateranense e la Facoltà teologica di Lugano. È considerato fra i più qualificati studiosi del pensiero politico cattolico dell'Ottocento e del Novecento. Ha approfondito in particolare le tematiche etiche e il rapporto fra pensiero cristiano e modernità. In questo suo percorso si è più volte incontrato con Mazzolari, cui ha dedicato varie ricerche e da ultimo Don Primo Mazzolari. Un uomo nella Chiesa, Morcelliana, Brescia 2011. Presso le EDB ha pubblicato numerosi studi, fra i quali: Il laico nella Chiesa e nel mondo (1999, II ed. aggiornata e ampliata 2004), La dottrina sociale della Chiesa: le acquisizioni e le nuove sfide (22009), La spiritualità familiare nell'Italia del '900. Percorsi profili prospettive (2011); e ha curato: G. Fregni, L'amore di Dio nella casa degli uomini. Scritti di spiritualità familiare (2009) e Benedetto XVI, Caritas in veritate. Linee guida per la lettura (2009).
Il volume presenta insieme due opere di Mazzolari: "Dietro la croce" e "Il segno dei chiodi". Pur essendo comparse originariamente come pubblicazioni diverse, a distanza di dodici anni l'una dall'altra, esse sono strettamente legate sia per il tema affrontato, sia perché la prima è confluita interamente nella seconda. Inoltre in entrambi i casi si tratta di raccolte di brevi testi apparsi in forma di articoli su settimanali cattolici. I testi sono un commento ai giorni della Settimana Santa, con i rispettivi contenuti evangelici e liturgici, dalla Domenica delle Palme alla Veglia pasquale. I grandi temi della passione, morte e risurrezione di Gesù ne costituiscono il nucleo centrale. Le due opere testimoniano la piena maturità - sacerdotale e letteraria - del parroco di Bozzolo
Don Mazzolari scrisse "Rivoluzione cristiana" tra la fine del 1943 e il 1944, con la speranza di pubblicarlo anonimo alla macchia, ma il suo disegno non poté realizzarsi, prima a causa degli arresti che gli inflisse la polizia tedesca, poi a motivo della condanna vaticana. Rimasto tra gli inediti conservati dalla sorella Giuseppina, fu dato alle stampe nel 1967 per i tipi dell'Editrice La Locusta di Vicenza, e poi riproposto da EDB nel 1995. L'edizione critica ne riproduce per la prima volta il testo originale, tranne che per l'ultima pagina, evidentemente smarrita, per la quale si seguono le edizioni già ricordate. Il fondamento teologico della riflessione mazzolariana sulla "rivoluzione cristiana" sta nella dinamica dell'Incarnazione: la rivoluzione cristiana è portata da Cristo Rivoluzionario e non c'è vera rivoluzione senza di lui. Per don Primo la prova cruciale della permanente vitalità del cristianesimo consiste proprio nel suo saper essere fermento rivoluzionario nella storia contemporanea. Con questo ulteriore volume, la Fondazione Don Primo Mazzolari e le EDB proseguono nell'edizione critica delle opere di Mazzolari. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva di apertura.
«Non sono del mestiere: mi occupo di politica quel tanto che è di dovere per un uomo che non accetta di lasciarsi ciecamente condurre»: al di là di quest'affermazione un po' ironica su di sé del dicembre 1945 e sebbene estraneo alla politica dal punto di vista della militanza, di certo Mazzolari non lo fu sotto il profilo della preoccupazione per il bene comune, dell'impegno nel realizzare una società più giusta, dell'appassionato amore per la libertà, della convinta appartenenza alla vita della città. Anzi, in tale prospettiva egli può essere a ragione considerato una delle voci più significative dell'Italia cattolica del Novecento.
L'accurato e impegnativo lavoro di Truffelli si propone di fornire uno strumento utile a delineare la presenza di don Primo nel confronto politico-culturale del proprio tempo. Attraverso una paziente raccolta di testi sparsi di un'opera vasta e insieme frammentaria, distribuita su un arco di tempo più che quarantennale, viene ricostruito un quadro sufficientemente ampio della prolungata e originale riflessione mazzolariana. Ne emerge un uomo pienamente calato nel confronto pubblico a lui contemporaneo, sempre proteso a portare il proprio contributo di pensiero ai processi politici in atto, riconducendoli, a suo modo di vedere, alle ragioni di fondo.
Accanto ai corposi volumi dei Discorsi, curati da P. Trionfini (2006) e degli Scritti sulla pace e sulla guerra, curati da G. Formigoni e M. De Giuseppe (2009), il volume viene a formare un trittico prezioso per l'ampiezza dei documenti, l'apparato di note e la cura dell'edizione critica.
Sommario
Prefazione (G. Campanini). Introduzione (M. Truffelli). Criteri editoriali. Tavola delle abbreviazioni. I. Dalla Grande Guerra alla crisi del fascismo (1916 - 1943). II. La rinascita della democrazia (25 aprile 1945 - 2 giugno 1946). III. Il periodo dell'Assemblea Costituente (giugno 1946 - dicembre 1947). IV. Il 1948. V. I primi anni di Adesso (gennaio 1949 - marzo 1951). VI. Dalla ripresa di Adesso alla morte (ottobre 1951 - aprile 1959). Indice delle riviste. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Don Primo Mazzolari (1890-1959), prete dal 1912, dopo essere stato cappellano militare al tempo della prima guerra mondiale, trascorse la sua vita come parroco di piccoli paesi di campagna. I suoi scritti e le sue predicazioni lo imposero all'attenzione pubblica, ma attirarono su di lui anche molte misure disciplinari della gerarchia. Don Primo si sforzò di vivere e di proporre il vangelo nella sua integralità, anticipando molte acquisizioni del concilio Vaticano II. Di grande rilievo furono le sue riflessioni sulla parrocchia, sui «lontani» e sui poveri, sulla pace e la giustizia sociale.
Note sul curatore
Matteo Truffelli è ricercatore di Storia delle dottrine politiche presso l'Università degli studi di Parma. Le sue ricerche sono indirizzate soprattutto allo studio delle culture politiche dell'Ottocento e del Novecento. Tra le sue pubblicazioni: L'ombra della politica. Saggio sulla storia del pensiero antipolitico, Rubbettino, Soveria Mannelli 2008; La "questione partito" dal fascismo alla Repubblica. Culture politiche nella transizione, Studium, Roma 2003.
Preti così raccoglie gli esercizi spirituali predicati da don Primo dal 14 al 17 dicembre 1937 ai seminaristi di Cremona, che si preparavano a ricevere gli ordini sacri, ed è frutto della trascrizione amanuense di alcuni dei partecipanti al corso. Nel descrivere il tipo di prete di cui la Chiesa ha bisogno - uomo delle relazioni, uomo santo, uomo dell'incarnazione e uomo del discernimento -, Mazzolari esprime la propria concezione ecclesiologica. L'attualità delle sue riflessioni consiste nella proposta di una figura di ministero profondamente incarnata nella storia: «In un'epoca di smarrimento, in una comunità ecclesiale chiamata a riscrivere lo stile del prete dentro un mondo in continuo cambiamento, l'insegnamento di Mazzolari è un invito a osare. Ciò che si continua a chiedere al prete è una profonda umanità e una capacità di parlare con la vita. [...] C'è bisogno di vocazioni che interpretino il proprio tempo e sappiano indicare prospettive di futuro» (dall'Introduzione).
Con questo nuovo volume, la Fondazione Don Primo Mazzolari e le EDB proseguono nell'edizione critica delle opere di Mazzolari. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva di apertura.
Sommario
Introduzione. Nota: criteri editoriali. Presentazione dell'edizione del 1980 (P. Piazza). Note di cronaca. Prefazione alla prima edizione (V. Dondeo). Presentazione della seconda edizione (P. Piazza). Conversazione a tutta la comunità del seminario. Visioni della vita sacerdotale. La preghiera sacerdotale di Gesù/I. Omnes quaerunt te… Per chi chiude gli occhi e il cuore. La preghiera sacerdotale di Gesù/II.
La preghiera sacerdotale di Gesù/III. Realtà che ci stanno dinanzi. Delle nostre impreparazioni all'apostolato. La preghiera sacerdotale di Gesù/IV. La preghiera sacerdotale di Gesù/V. Deficienze del sacerdote moderno. La preghiera sacerdotale di Gesù/VI.
Note sull'autore
Don Primo Mazzolari (1890-1959), prete dal 1912, dopo essere stato cappellano militare al tempo della prima guerra mondiale, trascorse la sua vita come parroco di piccoli paesi di campagna. I suoi scritti e le sue predicazioni lo imposero all'attenzione pubblica, ma attirarono su di lui anche molte misure disciplinari della gerarchia. Don Primo si sforzò di vivere e di proporre il vangelo nella sua integralità, anticipando molte acquisizioni del concilio Vaticano II. Di grande rilievo furono le sue riflessioni sulla parrocchia, sui «lontani» e sui poveri, sulla pace e la giustizia sociale.
Note sul curatore
Bruno Bignami, sacerdote della diocesi di Cremona, ha conseguito il dottorato in teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana. È docente presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Crema-Cremona-Lodi-Vigevano e presso l'ISSR di Crema-Cremona-Lodi. Attualmente è anche presidente della «Fondazione don Primo Mazzolari» di Bozzolo. Ha pubblicato Mazzolari e il travaglio della coscienza. Una testimonianza biografica, EDB, Bologna 2007.
Tempo di credere è una meditazione sull'episodio evangelico di Emmaus (Lc 24,13-35), condotta a termine da Mazzolari nella seconda metà del 1940, sequestrata per ordine del Ministero della cultura popolare nel marzo 1941 e poi diffusa in forma clandestina. La scelta non scontata di utilizzare come testo biblico di riferimento una traduzione curata dal pastore valdese G. Luzzi è solo uno degli aspetti che manifestano da parte di don Primo un'idea di Chiesa dallo sguardo aperto nei confronti dei diversi e dei lontani. Prendendo spunto dalle vicende relative alla passione, morte e risurrezione di Gesù, egli compone una riflessione che interseca con grande libertà contemplazione evangelica e problematica contemporanea. La pagina di Luca in cui Cristo si fa compagno di cammino, accostata al vissuto della Chiesa e del mondo, diventa per il cristiano un pressante invito a condividere con ogni uomo le contraddizioni della storia.
L'ultimo articolo scritto da don Mazzolari prima di morire si apriva con una sorta di invocazione: «Non siamo tranquilli sulla vicenda della pace» e ciò a dire quanto il tema gli stesse a cuore. Il volume, ottavo della serie delle edizioni critiche intraprese dalla Fondazione Don Primo Mazzolari e dalle EDB, raccoglie in ordine cronologico tutti gli scritti del parroco di Bozzolo sull'argomento.
Pur nel travaglio che il suo pensiero conosce nell'arco di quarant'anni, è possibile riscontrare una profonda continuità nell'ispirazione interiore di don Primo, sintetizzabile in particolare attorno a tre punti: una concezione della fede cristiana strettamente ancorata al Vangelo, che non si identificava quindi con nessuna scelta politica e nessuna costruzione intellettuale; una visione concreta e forte della patria, intesa come terra abitata da un popolo solidale e democraticamente rappresentato, che avrebbe dovuto essere una delle prime manifestazioni della forza unificante e liberante della fede; una lettura sempre più vigile e critica delle degenerazioni dei conflitti contemporanei, per il pervertimento dei valori più essenziali della convivenza. Così il suo giudizio, inizialmente aperto a una guerra che avesse come obiettivo la giustizia, poi rassegnato alla possibilità della guerra come «male talvolta necessario», si fa sempre più nettamente critico verso ogni guerra, addirittura quella difensiva, definitivamente identificata come antitesi dell'umanità.
Sommario
Introduzione.Don Primo Mazzolari dall'interventismo al pacifismo. Nota tecnica. Tavola delle abbreviazioni. I. La stagione dell'interventismo (1914-1918). II. Tra le due guerre: il fascismo e l'impresa etiopica (1919-1938). III. Il tempo della violenza: la seconda guerra mondiale (1939-1945). IV. Gli anni della guerra fredda (1946-1952). V. Verso la distensione: pace, sviluppo e non violenza (1953-1959). Indice dei nomi.
Note sull'autore
Don Primo Mazzolari (1890-1959), prete dal 1912, dopo essere stato cappellano militare al tempo della prima guerra mondiale, trascorse la sua vita come parroco di piccoli paesi di campagna. I suoi scritti e le sue predicazioni lo imposero all'attenzione pubblica, ma attirarono su di lui anche molte misure disciplinari della gerarchia. Don Primo si sforzò di vivere e di proporre il vangelo nella sua integralità, anticipando molte acquisizioni del concilio Vaticano II. Di grande rilievo furono le sue riflessioni sulla parrocchia, sui «lontani» e sui poveri, sulla pace e la giustizia sociale.
Note sui curatori
Guido Formigoni insegna Storia contemporanea presso la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. Ha studiato il profilo associativo, culturale e politico del cattolicesimo italiano nel '900; si occupa ora soprattutto delle relazioni tra politica interna e quadro internazionale in Italia durante la guerra fredda.
Massimo De Giuseppe, dottore di ricerca in Popoli, culture e confessioni religiose in età moderna e contemporanea, è assegnista di ricerca presso la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano e insegna Storia delle organizzazioni internazionali presso l'Ateneo di Bologna, sede di Ravenna. È autore di Giorgio La Pira. Un sindaco e le vie della pace, Milano 2001 e Messico 1900-1930. Stato, Chiesa e popoli indigeni, Brescia 2007. Ha curato la riedizione di G. La Pira, La nostra vocazione sociale, Roma 2004 e il libro Oscar Romero. Storia, memoria, attualità, Bologna 2006. I suoi studi sono incentrati sulla questione sociale in prospettiva internazionale, sul pacifismo nel Novecento e sull'America latina contemporanea.
Il testo si presenta come una piccola antologia, con un pensiero per ogni giorno dell'anno, che, mentre mette a disposizione un ricco patrimonio di saggezza cristiana, offre l'occasione per meglio approfondire la conoscenza della spiritualità di don Primo Mazzolari e di coglierne lo sforzo «nel faticoso ascendere verso Dio e nel non facile scendere, a braccia aperte, incontro agli uomini da lui sentiti e chiamati soltanto fratelli» (dall'Introduzione).
La raccolta è costruita in modo tale da concentrare temporalmente ciò che don Primo ha detto su uno specifico argomento. Così facendo, ogni mese viene proposto un tema attorno al quale incentrare la riflessione.
Sommario
50° Anniversario della morte di don Primo Mazzolari. Cenni biografici. Introduzione (M. R. Spingardi). Gennaio. A mensa con Dio (o della fede). Febbraio. Ribelli autorizzati (o della bontà). Marzo. L'arte dei folli (o dell'amore). Aprile. Sotto l'albero dei violenti (o del dolore). Maggio. Nell'officina degli inutili (o dell'umiltà). Giugno. Tempo di camminare (o della giustizia). Luglio. La tunica dalle maniche larghe (o della generosità). Agosto. In ferie… ma con Dio! (o della fiducia). Settembre. Trenta bacche sull'ulivo (o della pace). Ottobre. A scuola dagli "schedati" (o della testimonianza). Novembre. Naufragio della stanchezza (o della speranza). Dicembre. A cena con i senzatetto (o della solidarietà). Fonti bibliografiche.
Note sull'autore
Don Primo Mazzolari (1890-1959), prete dal 1912, dopo essere stato cappellano militare al tempo della prima guerra mondiale, trascorse la sua vita come parroco di piccoli paesi di campagna. I suoi scritti e le sue predicazioni lo imposero all'attenzione pubblica, ma attirarono su di lui anche molte misure disciplinari della gerarchia. Don Primo si sforzò di vivere e di proporre il vangelo nella sua integralità, anticipando molte acquisizioni del concilio Vaticano II. Di grande rilievo furono le sue riflessioni sulla parrocchia, sui «lontani» e sui poveri, sulla pace e la giustizia sociale.
Descrizione dell'opera
Mazzolari scrisse il romanzo La pieve sull’argine, dai tratti fortemente autobiografici, nel 1951: il nome del protagonista del racconto, don Stefano Bolli, è lo pseudonimo che don Primo utilizzava per firmare i suoi pezzi su Adesso. Da quelle pagine emerge il travaglio religioso e intellettuale di un uomo che visse gli eventi del primo conflitto mondiale come una tragedia personale e collettiva, e che uscì da quella esperienza profondamente mutato. La guerra era divenuta per lui occasione per una più generale riflessione sul significato della vita e della fede.
A partire dalla seconda edizione del romanzo (1966), vi fu aggiunto il capitolo inedito L’uomo di nessuno: si tratta di un testo che Mazzolari lasciò incompleto e dunque, soprattutto nelle ultime parti, risulta soltanto un abbozzo di stesura.
Con questo sesto volume, che segue Il compagno Cristo, i Discorsi, I preti sanno morire, Impegno con Cristo e Lettera alla parrocchia - La parrocchia, la Fondazione Don Primo Mazzolari e le EDB proseguono nell’edizione critica delle opere di Mazzolari. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva di apertura.
Sommario
Introduzione (D. Saresella). Presentazione (A. Bergamaschi). Nota. La pieve sull’argine. L’uomo di nessuno.
Note sull'autore
Primo Mazzolari (Boschetto [CR] 1890 - Cremona 1959) viene ordinato sacerdote nel 1912. Nel 1932 è nominato parroco di Bozzolo, luogo definitivamente legato al suo nome. Pacifista sensibile alla causa degli oppressi e alla prospettiva ecumenica, anticipò molte posizioni del Vaticano II dalle pagine del suo giornale Adesso e nei suoi libri. Agli scritti di don Primo Mazzolari le EDB hanno dedicato la ristampa integrale delle annate di Adesso e un’intera collana ormai esaurita, di cui sono stati da poco ristampati: Rivoluzione cristiana; Della fede - Della tolleranza - Della speranza; La parola che non passa; Lettere al mio parroco; La Via crucis del povero; Lettere ai familiari. Sono inoltre già state pubblicate le nuove edizioni ampliate e con inediti di Diario. I (1905-1915); Diario. II (1916-1926); Diario III/A (1927-1933); Diario III/B (1934-1937), Diario IV (1938-25 aprile 1945), nonché l’edizione critica de Il compagno Cristo (2003), dei Discorsi (2006), de I preti sanno morire (2007), di Impegno con Cristo (2007) e Lettera sulla parrocchia - La parrocchia (2008).
Note sulla curatrice
Daniela Saresella insegna storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano. Studiosa del mondo cattolico, ha pubblicato: Romolo Murri e il movimento socialista (1891-1907), Urbino 1994; Il modernismo, Milano 1995; Cattolicesimo italiano e sfida americana, Brescia 2001; Dal Concilio alla contestazione. Riviste cattoliche negli anni del cambiamento (1958-1968), Brescia 2005; ha inoltre curato il volume Spiritualità e utopia. La rivista «Coenobium» (1906-1919), Milano 2007.
Don Primo Mazzolari era prima di tutto parroco: pur affrontando molteplici argomenti, tutti i suoi scritti trasudano della preoccupazione di annunciare il Vangelo ai suoi parrocchiani. La parrocchia resterà sempre la ragione prima della sua esistenza: don Primo non cesserà di pensare che essa rappresenta la cellula indispensabile della Chiesa, il luogo privilegiato dell'annuncio cristiano, anche di fronte alla crisi di un certo modello di parrocchia, bisognoso di rinnovamento per il mutare dei tempi e dell'ecclesiologia. Il volume raccoglie due testi di don Mazzolari dedicati al tema: la Lettera sulla parrocchia. Invito alla discussione, pubblicata nel 1937 con lo pseudonimo di "un laico di Azione Cattolica", e La parrocchia, data alle stampe nel 1957, che, pur in un contesto storico ed ecclesiale completamente cambiato, mostra come la problematica fosse ancora al centro delle preoccupazioni del parroco di Bozzolo. Con questo quinto volume, che segue Il compagno Cristo, i Discorsi, I preti sanno morire e Impegno con Cristo, la Fondazione Don Primo Mazzolari e le EDB proseguono nell'edizione critica delle opere di Mazzolari. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva di apertura.
Descrizione dell'opera
Il volume, che si fa leggere d’un fiato, costituisce un’appassionata chiamata del parroco di Bozzolo al rinnovamento e alla coerenza evangelica dei cristiani e della Chiesa. Pur pubblicato oltre sessant’anni fa, quando il fascismo stava entrando negli ultimi mesi di vita, contiene in sé una forza sempre attuale e sono davvero tanti gli spunti e le frasi che evocano questioni dell’oggi.
Attraverso l’accavallarsi di temi, suggestioni, squarci di pensiero che si rincorrono, la pagine di don Mazzolari tracciano un percorso ben riconoscibile, che prende avvio dal disinteresse di molti verso la figura di Cristo e dalla necessità di fare i conti con la sua proposta. L’autore suggerisce quindi un’originale rilettura del Vangelo e in particolare delle beatitudini e fissa una serie di riflessioni sulla necessità di superare tutte le forme di ingiustizia. Don Primo prosegue poi segnalando la necessità di avere una Chiesa slegata dal potere politico e liberata da ogni tentazione di fariseismo, e ribadisce la responsabilità del singolo cristiano che, sul modello dei grandi santi del passato, deve saper prendere iniziative personali senza attendere il comando dell’autorità ecclesiastica.
Con questo quarto volume, che segue Il compagno Cristo, i Discorsi e I preti sanno morire, la Fondazione Don Primo Mazzolari e le EDB proseguono nell’edizione critica delle opere di Mazzolari. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva di apertura.
Sommario
Introduzione (G. Vecchio). Impegno con Cristo. Prima parte. 1. Il nostro impegno. 2. Impegno con Cristo. 3. Preliminari dell’impegno. Seconda parte. 1. Oggi leggo il Vangelo. 2. Oggi leggo le beatitudini. 3. Il tempo del cristiano. 4. Dove va il prodigo? 5. Avventurieri del nuovo o uomini nuovi? 6. Testimoni e profeti. 7. Mercenari e pastori. 8. O idolatri o cristiani. 9. Guai a me. 10. Ciò che non sarà perdonato. 11. Chiesa senza martiri o “martirio della moderazione”. Terza parte. 1. Impegno col Vivente. 2. Impegno di opere. 3. Impegno dell’intelligenza. 4. Un impegno d’amore. Appendice: Cristo in concreto.
Note sull'autore
Primo Mazzolari (Boschetto CR, 1890 - Cremona 1959) viene ordinato sacerdote nel 1912. Nel 1932 è nominato parroco di Bozzolo, luogo definitivamente legato al suo nome. Pacifista sensibile alla causa degli oppressi e alla prospettiva ecumenica, anticipò molte posizioni del Vaticano II dalle pagine del suo giornale Adesso e nei suoi libri. Agli scritti di don Primo Mazzolari le EDB hanno dedicato la ristampa integrale delle annate di Adesso e un’intera collana ormai esaurita, di cui sono stati da poco ristampati: Rivoluzione cristiana; Della fede - Della tolleranza - Della speranza; La parola che non passa; Lettere al mio parroco; La Via crucis del povero; Lettere ai familiari. Sono inoltre già state pubblicate le nuove edizioni ampliate e con inediti di Diario. I (1905-1915); Diario. II (1916-1926); Diario III/A (1927-1933); Diario III/B (1934-1937), Diario IV (1938-25 aprile 1945), nonché l’edizione critica de Il compagno Cristo (2003), dei Discorsi (2006) e de I preti sanno morire (2007).
Note sul curatore
Giorgio Vecchio insegna storia contemporanea all’Università degli studi di Parma. È presidente del comitato scientifico della Fondazione Don Primo Mazzolari.
Il volume, ultima fatica editoriale di don Mazzolari, costituisce un contributo allo sforzo di riconciliazione degli animi nei difficili giorni dell'immediato dopoguerra. Dopo l'uccisione a San Martino Piccolo di Correggio (RE) di don Umberto Pessina ad opera di partigiani comunisti, le iniziative per onorarne la memoria culminarono con l'erezione di una Via Crucis nei pressi del sacello che ne custodiva le spoglie, a ricordo dei molti preti uccisi. A don Primo venne affidato il compito di suggerire i "motivi di ispirazione per gli artisti" coinvolti nell'impresa. Il testo è organizzato nella forma di una meditazione ininterrotta che si snoda attraverso 14 capitoli, in cui si ripercorre un'ideale Via Crucis. Ogni stazione è costruita armonicamente con la stessa cadenza interna: dopo una breve introduzione che serve da ambientazione, segue una riflessione sulle diverse tappe che scandiscono la salita di Gesù al Calvario e insieme la "tormenta" dei "preti vittime", prima di chiudersi con una preghiera composta per l'occasione. Con questo terzo volume, che segue "Il compagno Cristo" e i "Discorsi", la Fondazione Don Primo Mazzolari e le EDB proseguono nell'edizione critica delle opere di Mazzolari. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva di apertura.
La Fondazione «Don Primo Mazzolari» di Bozzolo (CR) ha acquisito negli ultimi decenni diversi materiali autografi e inediti di don Mazzolari. Tra essi, brogliacci e agende nei quali il parroco di Bozzolo riversava se stesso: note di cronaca e schemi di conferenze o di omelie, impressioni sugli avvenimenti e appunti di letture, promemoria di colloqui o riflessioni. La catalogazione e l’esame di questi nuovi scritti permettono di presentare oggi il Diario di don Primo in modo più completo rispetto all’edizione pubblicata in 2 volumi nel 1974 e nel 1984. In questa nuova serie l’intero materiale è proposto in ordine cronologico e ogni tomo copre un decennio. Viene conservato il titolo Diario, come nelle precedenti edizioni, ma il lettore è avvertito che il termine deve essere inteso nel senso più ampio, dato che nella pubblicazione confluiscono appunti e note di ogni tipo, presenti negli archivi della Fondazione. Dunque non si tratta di seconda edizione, rispetto a quella del 1974/84, ma di edizione nuova che ingloba tutti gli scritti nel frattempo acquisiti dalla Fondazione. Dai quaderni e dagli appunti di ogni giorno emerge il ritratto feriale e più immediato di don Mazzolari.
Note sull'autore
Primo Mazzolari (Boschetto CR, 1890 - Cremona 1959) viene ordinato sacerdote nel 1912. Nel 1932 è nominato parroco di Bozzolo, luogo definitivamente legato al suo nome. Pacifista sensibile alla causa degli oppressi e alla prospettiva ecumenica, anticipò molte posizioni del Vaticano II dalle pagine del suo giornale Adesso e nei suoi libri. Agli scritti di don Primo Mazzolari le EDB hanno dedicato la ristampa integrale delle annate di Adesso e un’intera collana ormai esaurita, di cui sono stati da poco ristampati: Rivoluzione cristiana; Della fede - Della tolleranza - Della speranza; La parola che non passa; Lettere al mio parroco; La Via crucis del povero; Lettere ai familiari. Sono inoltre già state pubblicate le nuove edizioni ampliate e con inediti di: Diario. 1 (1905-1915) (1997), Diario. 2 (1916-1926) (1999), Diario 3/A (1927-1933) (2000) e Diario 3/B (1934-1937) (2000), nonché le edizioni critiche de Il compagno Cristo (a cura di G. Vecchio, 2003) e dei Discorsi (a cura di P. Trionfini, 2006).
La raccolta dei Discorsi viene proposta in un’edizione arricchita, riveduta e criticamente commentata. Essa costituisce un tassello prezioso per addentrarsi negli aspetti rimasti ‘sottotraccia’ della vicenda biografica del prete cremonese, nella misura in cui è l’espressione più diretta del suo ufficio sacerdotale, che lo vede chiamato a guidare la comunità parrocchiale, a presiedere le funzioni liturgiche, ad accompagnare i fedeli nella conoscenza della Scrittura, in un momento storico segnato da intrecci ancora profondi tra piano religioso e piano civile.
Il corpus documentario racchiude 129 testi pronunciati in un arco temporale che – con l’eccezione del saluto rivolto nel 1915 alla prima messa di un confratello bresciano – si dipana dal 1932, quando tenne l’omelia di ingresso a Bozzolo nelle due parrocchie riunificate, al 1959, quando, poche settimane prima di morire, fu chiamato a commentare il Vangelo dei lunedì di Pasqua davanti alla propria gente.
I Discorsi di don Primo costituiscono un testo prezioso per aprire nuovi squarci su una figura che visse in forme originali il travaglio di varie generazioni di presbiteri nella ricerca di modalità non dedotte semplicemente dal passato per incarnare il Vangelo nella storia: in ciò consiste l’attualità del loro messaggio.
Con questo secondo volume, che segue Il compagno Cristo, la Fondazione Don Primo Mazzolari e le EDB proseguono nell’edizione critica delle opere di Mazzolari. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva che apre ogni titolo.
Sommario
Introduzione. Natale. Tempo di Natale. Quaresima. Domenica delle Palme. Triduo pasquale. Pasqua. Tempo di Pasqua. Pentecoste, Santissima Trinità, Corpus Domini. Il 1° maggio. San Pietro. Feste mariane. Le feste dei santi. Alla frontiera dei due mondi. Il 4 novembre. La famiglia. Discorsi politici. I poveri. Discorsi per vari personaggi. Discorsi in varie circostanze. A Roncadello Po. La missione di Milano. La missione di Ivrea. Indici.
Note sul curatore
Paolo Trionfini, dottore di ricerca in storia del movimento sindacale, è professore a contratto di storia contemporanea all’Università di Parma. Autore di diversi saggi e articoli apparsi in opere collettanee e riviste specializzate, tra i suoi ultimi lavori ha curato, insieme a M. Guasco, il volume Don Zeno e Nomadelfia. Tra società civile e società religiosa, Brescia 2001; ha pubblicato con G. Vecchio e D. Saresella la monografia Storia dell’Italia contemporanea. Dalla seconda guerra mondiale al Duemila (Bologna 2002), suoi sono inoltre i profili L’«antifascismo cattolico» di Gioacchino Malavasi, Roma 2004, e Zeno Saltini. Il prete che costruì la città della fraternità universale, Milano 2004.
La Fondazione "Don Primo Mazzolari" di Bozzolo ha acquisito negli ultimi decenni diversi materiali autografi e inediti di don Mazzolari. Tra essi, "brogliacci" e agende nei quali don Primo riversava se stesso: note di cronaca e schemi di conferenze o di omelie, impressioni sugli avvenimenti e appunti di letture, promemoria di colloqui o riflessioni. La catalogazione e l’esame di questi nuovi scritti permettono di presentare oggi in modo più completo il Diario di don Primo, rispetto all’edizione pubblicata in 2 volumi nel 1974 e nel 1984. In questa serie di volumi l’intero materiale è proposto in ordine cronologico e ogni volume copre un decennio. Viene conservata la parola Diario, come nelle precedenti edizioni, ma il lettore è avvertito che il termine deve essere inteso nel senso più ampio, dato che nella pubblicazione confluiscono appunti e note di ogni tipo, presenti negli archivi della Fondazione. Dunque non di seconda edizione si tratta, rispetto a quella del 1974/84, ma di edizione nuova che ingloba tutti gli scritti nel frattempo acquisiti dalla Fondazione. Dai quaderni e dagli appunti di ogni giorno il ritratto feriale e più immediato di don Mazzolari.
Autore. Primo Mazzolari (Boschetto CR, 1890 - Cremona 1959) viene ordinato sacerdote nel 1912. Nel 1932 è nominato parroco di Bozzolo, luogo definitivamente legato al suo nome. Pacifista sensibile alla causa degli oppressi e alla prospettiva ecumenica, anticipò molte posizioni del Vaticano II dalle pagine del suo giornale Adesso e nei suoi libri. Agli scritti di don Primo Mazzolari le EDB hanno dedicato la ristampa integrale delle annate di Adesso e un’intera collana ormai esaurita, di cui sono stati da poco ristampati: Rivoluzione cristiana; Della fede - Della tolleranza - Della speranza; La parola che non passa; Lettere al mio parroco; La Via crucis del povero; Lettere ai familiari. Sono inoltre già state pubblicate le nuove edizioni ampliate e con inediti di Diario. I (1905-1915) e Diario. II (1916-1926).
La Fondazione "Don Primo Mazzolari" di Bozzolo ha acquisito negli ultimi decenni diversi materiali autografi e inediti di don Mazzolari. Tra essi, "brogliacci" e agende nei quali don Primo riversava se stesso: note di cronaca e schemi di conferenze o di omelie, impressioni sugli avvenimenti e appunti di letture, promemoria di colloqui o riflessioni. La catalogazione e l’esame di questi nuovi scritti permettono di presentare oggi in modo più completo il Diario di don Primo, rispetto all’edizione pubblicata in 2 volumi nel 1974 e nel 1984. In questa serie di volumi l’intero materiale è proposto in ordine cronologico e ogni volume copre un decennio. Viene conservata la parola Diario, come nelle precedenti edizioni, ma il lettore è avvertito che il termine deve essere inteso nel senso più ampio, dato che nella pubblicazione confluiscono appunti e note di ogni tipo, presenti negli archivi della Fondazione. Dunque non di seconda edizione si tratta, rispetto a quella del 1974/84, ma di edizione nuova che ingloba tutti gli scritti nel frattempo acquisiti dalla Fondazione. Dai quaderni e dagli appunti di ogni giorno il ritratto feriale e più immediato di don Mazzolari.
Autore. Primo Mazzolari (Boschetto CR, 1890 - Cremona 1959) viene ordinato sacerdote nel 1912. Nel 1932 è nominato parroco di Bozzolo, luogo definitivamente legato al suo nome. Pacifista sensibile alla causa degli oppressi e alla prospettiva ecumenica, anticipò molte posizioni del Vaticano II dalle pagine del suo giornale Adesso e nei suoi libri. Agli scritti di don Primo Mazzolari le EDB hanno dedicato la ristampa integrale delle annate di Adesso e un’intera collana ormai esaurita, di cui sono stati da poco ristampati: Rivoluzione cristiana; Della fede - Della tolleranza - Della speranza; La parola che non passa; Lettere al mio parroco; La Via crucis del povero; Lettere ai familiari. Sono inoltre già state pubblicate le nuove edizioni ampliate e con inediti di Diario. I (1905-1915) e Diario. II (1916-1926).
«Eccellenza, speravo di poterVi portare personalmente Il compagno Cristo, ma sono rimasto senza tempo. Il titolo forse non Vi piacerà: non piace molto neanche a me; ma per metterlo in certe mani ho creduto di ascoltare il suggerimento degli editori. Infatti parecchi comunisti ne furono già invogliati, è esca degli ultimi». Così il 18 marzo del 1946 don Mazzolari scriveva al proprio vescovo, mons. Cazzani, nel consegnargli un volume che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto titolarsi Il Vangelo del reduce. Egli ne iniziò la stesura nell’estate del 1942, pur nella consapevolezza che una tale opera avrebbe dovuto attendere la conclusione del conflitto per poter essere stampata. Di certo le ambiguità del titolo fornirono un ottimo alibi a quanti non volevano neppure confrontarsi con il pensiero dell’autore.
Lo sforzo di don Mazzolari consiste nella presentazione dell’essenza del messaggio evangelico ai giovani e agli uomini del 1945, ai ‘reduci’ da tutti i fronti della guerra: egli vuole mostrare la piena aderenza della proposta di Cristo alla loro condizione umana. Di fronte alle sofferenze patite dal reduce, il parroco di Bozzolo si impegna a fornire un’immagine di Gesù anzitutto come ‘liberatore’, echeggiando le idealità dei giorni successivi alla Liberazione politica, ma il suo messaggio si muove in un’ottica pienamente religiosa e ad un tempo capace di porre le premesse per l’edificazione di una società diversa.
Con questo volume la Fondazione Don Primo Mazzolari e le EDB danno inizio all’edizione critica delle opere di Mazzolari. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva che apre ogni titolo.
Note sull’autore
PRIMO MAZZOLARI (Boschetto CR, 1890 - Cremona 1959) viene ordinato sacerdote nel 1912. Nel 1932 è nominato parroco di Bozzolo, luogo definitivamente legato al suo nome. Pacifista sensibile alla causa degli oppressi e alla prospettiva ecumenica, anticipò molte posizioni del Vaticano II dalle pagine del suo giornale Adesso e nei suoi libri. Agli scritti di don Primo Mazzolari le EDB hanno dedicato la ristampa integrale delle annate di Adesso e un’intera collana ormai esaurita, di cui sono stati da poco ristampati: Rivoluzione cristiana; Della fede - Della tolleranza - Della speranza; La parola che non passa; Lettere al mio parroco; La Via crucis del povero; Lettere ai familiari. Sono inoltre già state pubblicate le nuove edizioni ampliate e con inediti di Diario. I (1905-1915), Diario. II (1916-1926), Diario III/A (1927-1933) e Diario III/B (1934-1937).
Pur mantenendo il termine di "Diario", la pubblicazione accoglie tutti i materiali acquisiti dalla Fondazione "Don Primo Mazzolari": brogliacci e agende, note di cronaca e schemi di conferenze o di omelie, impressioni sugli avvenimenti e appunti di letture, promemoria di colloqui o riflessioni sulle cose.
Primo Mazzolari entra in seminario nel 1902, a 12 anni, in un periodo di tensioni interne alla Chiesa. Il giovane seminarista, affascinato dalle Confessioni di S. Agostino dichiara di voler consacrare il suo diario allo studio di se stesso e del suo cuore. Si trovano così annotazioni intimistiche, ma c'è anche testimoninza di una costante partecipazione ai movimenti della cultura e della vita nazionale e internazionale. In questa nuova edizione, il curatore ha inserito ampi inediti trovati nell'archivio Mazzolari, in fase di riordino.
Chi scrive è un laico, magari dell'Azione Cattolica, o forse un semplice parrocchiano. Al suo parroco svela i dubbi e le richieste che i parrocchiani più insicuri o lontani nascondono. Tutti i discorsi dell'anonimo corrispondente sono in realtà quelli che don Mazzolari faceva a se stesso, esprimendo il fortissimo senso del proprio dovere ministeriale e dando voce al laico anticonformista che viveva in lui. Sono anche le critiche che muoveva da sacerdote alla sua chiesa, prima della guerra, sotto il fascismo: ancora oggi reputate valide, più ancora che nel contenuto, nello spirito di comunione appassionato e inflessibile che le anima.