L'opera di John Barton è uno studio del pensiero etico nell'Israele antico fra l'VIII e il II secolo a.C. La documentazione alla base della ricerca è costituita primariamente dalla Bibbia ebraica e dalla letteratura giudaica di età ellenistica sia rabbinica sia di lingua greca come anche dagli scritti di Qumran. Se nei lavori dedicati alla storia dell'etica la Bibbia di solito non compare, Barton mostra al contrario come nella letteratura espressa da Israele si possano incontrare stili diversi di pensiero etico e come il pensiero razionale sia molto più frequente di quanto perlopiù si pensi. Non è azzardato affermare che il divario fra il pensiero israelitico antico e la filosofia antica non è tanto profondo come solitamente si suppone. Dallo studio di Barton emerge come le fonti rivelino un pensiero profondo e articolato riguardo a questioni di etica, uno stile di pensiero che ancor oggi è stimolante e che regge il confronto con le concezioni dell'antichità classica e dei tempi moderni.
Il saggio di Bruce Malina e Jerome Neyrey tratta della concezione che le persone del Mediterraneo del primo secolo avevano le une delle altre, ossia del significato che a quei tempi e in quei luoghi si attribuiva alla persona umana. I significati sono l'anima e insieme il risultato del sistema sociale soggiacente agli scritti e al pubblico per il quale sono concepiti, e ciò vale pure per Paolo e le sue lettere. Alla rete di significati che fecero di Paolo un apostolo e un profeta gli autori dedicano un esame approfondito sia della letteratura neotestamentaria inerente a Paolo, sia della letteratura protocristiana che ebbe a occuparsene, sia anche dei trattati coevi di retorica e fisiognomica, altamente istruttivi per inquadrare fatti e valori della persona mediterranea antica. Ne risulta un'immagine di Paolo che acquista tutta la sua vitalità e la sua individualità non nella misura in cui egli si stacchi dall'ambiente circostante, ma al contrario per quanto vi è profondamente radicato: di questo ambiente Paolo condivide consapevolmente ogni dimensione religiosa, culturale e sociale.
Questa introduzione di John Pilch alla civiltà e alla cultura dell'Antico e del Nuovo Testamento in ogni sua manifestazione si propone come utile e agevole strumento di lavoro sia per insegnanti, parroci, animatori di gruppi biblici, sia per lettori comuni. Intento dell'opera è di consentire al lettore della Bibbia di colmare il divario che separa la mentalità odierna, in particolare occidentale, da quella dei tempi antichi attorno al bacino del Mediterraneo. In uno stile del tutto accessibile e di piacevole lettura, John Pilch guida con mano sicura attraverso i vari ambiti costitutivi della civiltà antica quali si riflettono nei testi biblici. Dal cosmo alla terra, dalle persone alla famiglia, dalla lingua al vissuto umano, da Dio agli svaghi e ai giochi, è tutto un mondo che prende vita nelle pagine di un autore che in quest'opera mette a frutto la sua profonda ed estesa conoscenza della ricerca biblica dell'ultimo cinquantennio, e insieme fornisce prospettive ine dite e argomentate, quanto talvolta sorprendenti, sui testi biblici e le civiltà che vi stanno dietro.
L'ultimo tomo dell'opera di Everett Ferguson espone la problematica del battesimo nel quinto secolo, abbracciando aree geografiche non poco disparate per lingua e tradizione. Iniziando con l'Egitto di Cirillo di Alessandria e il rito copto con le sue peculiarità, lo studio passa alla Siria di lingua greca (Teodoreto di Cirro) dopo avere esaminato vari autori di lingua siriaca e armena, e prima di affrontare la controversia messaliana e le usanze e diatribe battesimali fra Asia Minore, Costantinopoli, Ravenna e Roma. La parte preponderante del volume è occupata da Agostino di Ippona, al quale sono dedicati due capitoli, il primo al battesimo in Nord Africa e alla teologia battesimale agostiniana, il secondo alle controversie con donatisti e pelagiani. Un'intera sezione, con corposo apparato iconografico, illustra infine la documentazione archeologica, sia mediterranea, dalla Siria ai Balcani, dalla Turchia all'Italia, sia europea, dalla Francia alla Germania e all'Inghilterra. Completano l'opera indici ricchissimi dei tre tomi: dei passi, degli argomenti e degli autori.
Questo celebre studio è una critica radicale del quadro generale che di solito si fornisce dell'esegesi biblica protocristiana. Nelle pagine di Frances Young l'interpretazione della Bibbia nel cristianesimo delle origini è approfondita nel contesto del mondo greco e romano, con particolare riguardo alla disseminazione di libri e insegnamenti, al modo in cui i testi venivano recepiti e letti, alla funzione della letteratura nella costituzione non soltanto di una nuova cultura ma anche di un nuovo universo etico e morale. Per i cristiani delle prime generazioni l'adozione delle scritture giudaiche significava rivendicare davanti a ellenismo e giudaismo la dignità di nuovo Israele. E l'impresa era d'immane portata: nel complesso coinvolgeva istanze che oggi si tende a separare in studio critico, teologia, prassi e spiritualità, ma a quei tempi intento implicito ed esplicito dell'esegesi biblica era di formare la pratica e la fede del popolo cristiano, singolarmente e collettivamente. Dove sorgessero conflitti riguardo alla fede o alla pratica, la Bibbia si trovava al centro del dibattito, e il contributo più importante che questa fornì consistette nel provvedere una letteratura che dava forma al discorso cristiano e insieme ne nutriva l'immaginazione.
Sotto il titolo Da Gesù ai vangeli Helmut Koester non prende le mosse dal Gesù storico per poi mostrare come da esso si siano sviluppate le tradizioni evangeliche, bensì, al contrario, illustra come la complessità delle tradizioni su Gesù non consenta un accesso semplice né tantomeno immediato alla figura storica di Gesù. Individuare tradizioni specifiche attribuendole a Gesù di Nazaret si è rivelato un vicolo cieco. E ciò si mostra chiaramente nella letteratura più recente su Gesù: sia egli presentato come mago, filosofo cinico, seguace della dea Sapienza o profeta rivoluzionario, sempre è un Gesù interpretato secondo presupposti ermeneutici moderni. Da preconcetti del genere ci si può liberare soltanto mediante la ricostruzione di una traiettoria storica che contempli la totalità delle componenti sociali, politiche, religiose e teologiche di tutto il periodo studiato. All'interno di queste coordinate si muovono i lavori di Helmut Koester, il quale anche in questo volume dà prova della quantità di conoscenze e del lavoro di scavo che qualsiasi ricostruzione delle tradizioni di Gesù che si voglia quantomeno plausibile di necessità richiede.
A James D.G. Dunn si deve l'inizio di una nuova fase negli studi su Paolo, un nuovo modo di guardare al vangelo di Paolo e alla sua teologia: "la nuova prospettiva" su Paolo ha fornito intuizioni nuove e preziose riguardo alla teologia di Paolo e non cessa di contribuire a un'immagine più equilibrata della missione e della teologia del Saulo fariseo diventato Paolo apostolo cristiano. In questo volume sono raccolti tutti i principali lavori in cui negli anni Dunn è andato sviluppando la nuova prospettiva da cui considerare Paolo, preceduti da un esteso saggio di apertura in cui l'autore spiega come sia giunto alla nuova prospettiva e insieme controbatte alle critiche che gli sono state rivolte. Particolarmente avvincenti si rivelano in questo contesto i capitoli dedicati alla problematica di Paolo e della legge e insieme della giustificazione per fede, alla luce dei quali l'episodio della cosiddetta conversione di Paolo suscita ad esempio tutta una serie di interessanti domande.
Questa nuova edizione della celebre opera di Bruce M. Metzger, interamente rielaborata, si presenta come il manuale attualmente più aggiornato di introduzione alla critica del testo del Nuovo Testamento. Al rifacimento del classico di Metzger ha collaborato Bart D. Ehrman, noto anche in Italia per i suoi studi innovativi sul testo e la trasmissione degli scritti neotestamentari. L'opera di revisione ha riguardato sia aspetti di primo piano della ricerca sui manoscritti greci più antichi, sia problemi di metodo della critica del testo secondo i risultati della ricerca più recente. In particolare si sono presi in esame anche nuovi ambiti di interesse, ad esempio l'uso della tecnologia informatica per la raccolta e la valutazione dei testimoni testuali così come lo studio degli effetti che l'ambiente sociale e ideologico esercitò sull'attività e sull'opera degli amanuensi. Grazie alla soppressione di materiali che sono parsi marginali per i lettori di oggi, si è ricavato spazio per inserire indispensabili aggiornamenti bibliografici e informazioni più esaurienti sulla produzione e trascrizione dei libri nell'antichità e sulla storia della trasmissione del testo neotestamentario.
I capitoli di questo volume non ricalcano il percorso seguito dalla maggior parte delle introduzioni alla letteratura rabbinica, bensì mirano a rendere i testi e le pratiche testuali rabbiniche comprensibili nella loro funzione. A questo scopo la prima parte affronta le diverse condizioni ideologiche, sociali e politiche in cui la letteratura dei rabbi ha preso forma, approfondendone ad esempio la natura collettiva e collettivistica delle sue raccolte, o prendendovi in esame il rapporto fra oralità e uso dei testi. Una seconda e più estesa parte tratta delle diverse forme culturali e letterarie che fanno l’originalità del corpo rabbinico, affrontando questioni come l’ermeneutica rabbinica, il diritto e la letteratura giuridica nella concezione dei rabbi, la dimensione folclorica dei differenti testi. Un’ultima e terza sezione illustra la letteratura rabbinica come produzione che contribuisce con sollecitazioni sue proprie alla costituzione e anche alla critica della cultura dominante, dal modo di pensare l’io, l’altro e il diverso, a questioni di genere, al modo di concepire il passato e di praticarne la memoria, all’idea di razionalità che sottostà allo stile argomentativo dei rabbi.
La ricchezza di quest'opera sta nella grande varietà dei temi affrontati da uno studioso, Helmut Koester, che nella sua ormai più che cinquantennale carriera di esegeta si è distinto per aver praticato con successo ambiti di ricerca assai dissimili, come potrebbero esserlo l'archeologia e la critica del testo. Dedicato interamente a Paolo, questo volume affronta argomenti quanto mai interessanti, ad esempio quello della giustizia di Dio, del servo sofferente e del messia regale, dell'uomo divino, del culto dell'eroe e della corrispondente centralità di Roma per il mondo cristiano, e oggi anche estremamente scottanti, ad esempio quello della legge di natura, tema al quale è dedicato uno dei saggi più corposi e più avvincenti (e dell'autore è la voce physis nel Grande Lessico del Nuovo Testamento del Kittel). Ma ciò che fa l'originalità degli scritti di H. Koester è la capacità certo non comune di far agire nozioni, concetti, indirizzi architettonici, pratiche religiose, testi letterari ed epigrafici nell'ambiente vivo del mondo storico e culturale del Mediterraneo ellenistico, in particolare nelle regioni dell'Asia Minore che furono il fervido teatro dell'attività apostolica di Paolo. Helmut Koester è professore di teologia e di storia della chiesa all'Università di Harvard. Autore di voci fondamentali del Grande Lessico del Nuovo Testamento, ha pubblicato una celebre e fortunata Introduzione al Nuovo Testamento in due volumi, oltre ad opere dedicate alla letteratura protocristiana anche apocrifa. Tra i suoi lavori più recenti spiccano tre studi dedicati alle città di Paolo, Efeso in particolare, ma anche Pergamo.
La poetica della letteratura veterotestamentaria si concepisce come esposizione e approfondimento delle forme linguistiche ed espressive dei testi raccolti nella Bibbia ebraica. Intento degli studi poetologici di Klaus Seybold la Poetica dei Salmi è il primo di altri tre volumi dedicati rispettivamente alla poetica della letteratura narrativa, profetica e sapienziale è di introdurre alle manifestazioni della poetica soggiacente ai diversi generi letterari degli scritti veterotestamentari e alle funzioni che queste assolvono per il significato dei testi e la loro teologia, dalle forme di lamentazione alla diversità dei ritmi, dalle costellazioni sonore alla costruzione del verso, dalle sequenze lessicali alle figure di stile e alle strutture testuali. Nell'opera di K. Seybold i testi dei Salmi, debitamente tradotti e commentati, sono illustrati in tutti i loro aspetti testuali e letterari all'interno della lunga tradizione che ha condotto alla costituzione del salterio biblico.
Per quanto ardua si presenti l'impresa di una storia della lingua ebraica, l'opera di Saenz-Badillos fornisce un'immagine chiara della lingua nei suoi rapporti con la storia sociale e culturale delle popolazioni ebraiche, riuscendo al tempo stesso a essere una storia degli studi sulla storia dell'ebraico. Estendendosi dagli inizi dell'ebraico fino all'idioma odierno, questa "Storia della lingua ebraica" si rivolge a studiosi e studenti come pure a chi, pur non essendo ebraista, sia interessato alle vicende di una lingua che si è espressa nel grande monumento costituito dagli scritti poi raccolti sotto il nome di Bibbia, e che, dopo la fioritura medievale, ancor oggi continua a dar prova di grande vitalità. Rispetto alle edizioni che l'hanno preceduta, grazie a un'attenta revisione e a un aggiornamento puntuale l'edizione italiana si presenta come la versione aggiornata di uno dei contributi più riusciti alla storia dell'ebraico.
L'opera di Larry W. Hurtado (dell'Università di Edimburgo in Scozia), in due tomi, è uno studio approfondito del posto occupato da Gesù nella vita religiosa, nelle credenze e nel culto cristiani dalle origini del movimento cristiano fino al secondo secolo avanzato. Strumento imprescindibile per comprendere l'apparizione del cristianesimo nel contesto della storia delle religioni, per la prospettiva adottata la venerazione di Gesù come Dio nel cristianesimo più antico, erede del monoteismo ebraico e giudaico questo saggio ha cambiato radicalmente il quadro della discussione.
Intento dell'opera di J.D.G. Dunn è di fornire un'analisi integrata sia storica e teologica sia sociale e letteraria dei primi centovent'anni circa di cristianesimo (27-150 d.C.). Asse portante della trattazione è la nuova prospettiva in cui viene considerata la tradizione orale della missione di Gesù come viene ricordata dai primi seguaci, ed è questa prospettiva che consente all'autore di giungere a un'immagine spesso innovativa dei motivi principali della missione di Gesù, dal battesimo per mano di Giovanni Battista alla centralità del regno di Dio, alla chiamata alla sequela. La seconda parte di questo tomo è dedicata alla concezione che di Gesù avevano da una parte Gesù stesso, dall'altra i suoi ascoltatori, concezione che si esprime anche in epiteti e titoli non poco problematici: messia regale e sacerdotale, profeta e autore di atti straordinari, figlio di Dio e figlio dell'uomo.
Il primo volume dell'opera di James Dunn dedicata alle origini cristiane si fa apprezzare sia per la chiarezza che distingue i lavori dell'autore sia per la quantità di informazioni fornite riguardo alla storia e alle tendenze della ricerca su Gesù sia, non ultimo, per la novità della prospettiva adottata. Il titolo, La memoria di Gesù, mostra quale sia l'intento dell'opera: giungere a un'immagine chiara della tradizione di Gesù nella convinzione che gli evangelisti sinottici miravano a preservare la memoria di Gesù e a presentarla in modo che sia sempre possibile l'incontro con il Gesù nato in Galilea. In quest'ottica le tradizioni riguardanti Gesù sono esaminate in quanto tradizione orale, e gli aspetti di questa tradizione sono presentati per le caratteristiche loro proprie. Il primo tomo del volume primo si compone di due grandi parti dedicate al significato del Gesù storico per la fede e alle fonti scritte e orali che consentono di ricostruire il contesto in cui ebbe a operare il Gesù della storia.