“Quando i giorni del Messia saranno vicini, in quel tempo il Libro dello Zohar sarà rivelato a tutti”
Lo Zohar (Libro dello Splendore) è una fonte senza tempo di saggezza ed è la base della letteratura kabbalistica. Fin dalla sua comparsa, circa duemila anni fa, esso è stato la fonte primaria, e spesso l’unica, usata dai kabbalisti. Per secoli la Kabbalah è rimasta nascosta al grande pubblico, che si riteneva non fosse pronto per riceverla. Tuttavia, la nostra generazione è stata designata dai kabbalisti come la prima pronta ad acquisirne i concetti. Scritto con un linguaggio unico e metaforico, lo Zohar arricchisce la nostra conoscenza della realtà ed espande la nostra visione del mondo, ma non va letto in modo classico. Dobbiamo riflettere pazientemente e ripetutamente su ogni frase, per cercare di penetrarne il pensiero, per estrarne tutte le sfumature. Anche se il testo ha un unico soggetto, la relazione con il Creatore, l’approccio ha varie angolature. Questo consente a ognuno di noi di trovare quella particolare frase o parola che ci aiuta a conoscere questa sapienza così profonda ed eterna. Il professor Michael Laitman prosegue la divulgazione della saggezza della Kabbalah, proponendo qui la sua traduzione e il commento a estratti dello Zohar e del Commentario di Rabbi Yehuda Ashlag. Il suo lavoro ha il grande merito di liberare lo studio dello Zohar da qualsiasi tentativo di ridurne il senso storico e spirituale profondo, e di restituirlo nella sua effettiva complessità.
Quando viviamo con passione, il tempo sembra trascorrere in un attimo, perché siamo totalmente immersi in una vita che ci appaga e ci nutre. Un risultato non facile da conseguire, poiché la nostra infanzia è costellata da mille aspettative - dei genitori, della scuola, del nostro ambiente - e, invece di ricevere il sostegno necessario per scoprire la nostra identità e ciò che ci fa stare bene, finiamo per reprimere la nostra individualità. Con la guida sapiente di Krishnananda e Amana, intraprenderemo un viaggio verso la consapevolezza e la lucidità necessarie per costruire una vita ricca di senso e di passione. Impareremo a correre dei rischi, a uscire dalla nostra zona di sicurezza, amando intimamente gli altri e noi stessi. Sapremo donare rispetto e accogliere le nostre paure e insicurezze con profonda comprensione, e creeremo, con l'aiuto della meditazione, uno spazio interiore di sostegno e di guarigione che ci consentirà di vivere con maggiore autenticità, equilibrio e amore.
A tutti noi capita di attraversare periodi in cui il mondo sembra crollarci addosso e cospirare contro la nostra serenità. Proprio in quei momenti, ci insegna Pema Chödrön, possiamo trovare la nostra natura più vera e, accettando i nostri limiti, rinascere come fenici dalle ceneri di ciò che credevamo di temere. «Quando ci manca la terra sotto i piedi e non riusciamo a trovare nulla a cui aggrapparci soffriamo molto. Potrebbe anche sembrare romantico come concetto, ma quando la verità ci inchioda, soffriamo eccome. Ci guardiamo allo specchio del bagno, ed eccoci lì, con i nostri brufoli, la nostra faccia che invecchia, la nostra mancanza di gentilezza, la nostra aggressività e la nostra timidezza - tutta quella roba lì. Ed è qui che entra in ballo la tenerezza. Quando tutto traballa e nulla funziona, potremmo renderci conto che siamo sull'orlo di qualcosa. Potremmo renderci conto di essere in un posto molto vulnerabile e tenero, e che la tenerezza può prendere direzioni diverse. Possiamo chiuderci e fare gli offesi, oppure possiamo cercare di sfiorare questa qualità che palpita. C'è senz'altro qualcosa di tenero e palpitante nel sentirsi mancare la terra sotto i piedi. È una specie di prova, di cui i guerrieri spirituali hanno bisogno per risvegliare i loro cuori. Talvolta è a causa della malattia o della morte che noi ci ritroviamo in questo posto.»
«Capire l'induismo» costituisce una succinta e accessibile introduzione a una delle grandi tradizioni religiose e culturali del mondo. Il libro è organizzato intorno a nove temi chiave: le origini e lo sviluppo storico, gli aspetti del divino, i testi sacri, le persone sacre, i principi etici, gli spazi sacri, il tempo sacro, la morte e l'aldilà, la società e la religione. Più specificamente, gli argomenti trattati in questo libro comprendono: i molti dei e le molte dee dell'induismo; i suoi rituali e le sue cerimonie; la sua architettura sacra; il concetto di "karma" e di rinascita.
Che cosa sappiamo degli stati liminali della nostra esistenza? Per esempio le fasi che precedono la nascita: è veramente impossibile ricordare qualcosa? E se invece fosse possibile rievocare i traumi che ci hanno accompagnato in questo processo? Stanislav Grof da quasi mezzo secolo si pone quest'ordine di domande sulla coscienza e di conseguenza rintraccia gli strumenti più adatti per scandagliarne i contorni. E sulla morte? Che cosa sappiamo veramente della morte? Come possono aiutarci i testi antichi di saggezza (il tibetano "Bardo Thödol", l'egiziano "Per Em Hru", l'azteco "Codex Borgia", il "Ceramic Codex" dei maya e il nostro "Ars Moriendi") e le pratiche sciamaniche ad accompagnarci positivamente in questo viaggio? Tante domande apparentemente senza risposta che però definiscono gli estremi teorici di una ricerca senza pari, per certi versi persino spregiudicata. Perché quando si tratta di porre una domanda "scomoda", lì c'è Grof. E in questo libro definisce una nuova cartografia della psiche emersa dalla sua ricerca cinquantennale sulla terapia psichedelica, la respirazione olotropica e le crisi psico-spirituali spontanee. Ma anche le aree di ricerca relative alla sopravvivenza della coscienza dopo la morte: esperienze di quasi-morte, karma e reincarnazione, e la comunicazione con coscienze disincarnate.
Accanto alle varie interpretazioni filosofiche di questo enigmatico classico esiste da sempre in Cina una tradizione oracolare che si rifà alle immagini sciamaniche del testo, rifuggendo da letture precostituite. Su tale base, il contenuto immaginale del libro acquista senso specifico nel dialogo con la domanda e la situazione del consultante, così come accade nell'interpretazione di un sogno. La polivalenza di significato dei caratteri e l'assenza di struttura grammaticale danno ai testi cinesi più antichi una fluidità di senso sconosciuta alle lingue occidentali, ragione per cui ogni traduzione è inevitabilmente una restrizione della loro ricchezza semantica. La presente traduzione dell'"I Ching" si serve di accorgimenti particolari per ovviare a questa limitazione: un'unica parola italiana restituisce ogni carattere cinese, evidenziandone un nucleo semantico; a essa però si affianca l'intera gamma dei significati del carattere, in modo tale che chiunque possa accedere all'intero spettro semantico che un lettore cinese coglie immediatamente.
Seguito incompiuto de «Il Profeta», capolavoro riconosciuto di Gibran, «Il giardino del Profeta» fu pubblicato postumo nel 1932. Gibran vi lavorò fino al giorno precedente la sua morte, avvenuta a New York il 10 aprile 1931. «Il giardino del Profeta» ha come argomento il rapporto tra l'uomo e la natura, ed esprime in particolare il desiderio che Gibran aveva di dissolversi e congiungersi in essa. Almustafà, l'eletto e l'amato, in cui Gibran adombra se stesso, ritorna alla propria terra natale (il Libano) dopo dodici anni di esilio nella città di Orfalese (New York). E come alla partenza, esaudendo le richieste del popolo, aveva pronunciato i sermoni sugli aspetti principali della vita dell'uomo, così al ritorno in patria egli si rivolge alla propria gente e ai nove che si sono eletti suoi discepoli: nel medesimo ruolo di chirurgo d'anime e con lo stesso tono del dispensiere di saggezza sociale, Almustafà-Gibran sermona ancora sulla vita e sul desiderio, sulle cose inanimate e sul tempo, su Dio e sull'esistenza. Prefazione di Maurizio Clementi.
Il mistero insondabile che accomuna tutti gli esseri umani è il dolore, l'abisso del non senso. Che cosa possiamo fare davanti a questo baratro? Con la sua saggezza, il Buddha ci insegna una via d'uscita. Il presente volume è un'antologia dei più importanti testi del buddhismo antico sul tema del dolore e sul modo per estinguerlo definitivamente. Il dolore, secondo il Buddha, permea sì completamente la vita degli esseri viventi, ma può essere superato. Il nucleo del suo insegnamento è proprio rappresentato da una sorta di "terapia" per l'uomo, al contempo pragmatica e contraria a ogni speculazione metafisica, in quanto queste non valgono nulla contro la sofferenza. L'unione di compassione e saggezza ci conduce alla consapevolezza che l'umanità intera è interdipendente, aiutandoci così a dissolvere le emozioni distruttive - la rabbia, l'aggressività - che ci trascinano nella rovina senza risolvere per nulla il dolore che ci attanaglia. L'insegnamento del Buddha rappresenta proprio una risposta umana al problema del dolore: ci si salva infatti solo a partire dalle proprie forze. Lo stesso Buddha è semplicemente un essere umano che si è affrancato con le sue risorse dalla condizione di sofferenza, per conseguire la liberazione.
Sia lo Zen sia l'arte della spada vantavano già tradizioni plurisecolari in Giappone, ma fu Takuan Soho a sancire la loro unione, tanto da influenzare in modo decisivo gli scritti dei maestri di spada suoi contemporanei e i praticanti dei secoli a venire. Takuan Soho ci ha lasciato svariate opere, fra cui i tre saggi che presentiamo qui: Fudochishinmyoroku, ovvero "La testimonianza segreta della saggezza immutabile", Reiroshu, "Il limpido tintinnio delle gemme", e Taiaki, "Il trattato della spada Taia". Il cuore dell'insegnamento di Takuan consiste nel rimuovere ogni genere di attaccamento, per conseguire l'illuminazione e lo stato di non mente. Per chi vi riesca, spada e corpo si muoveranno all'unisono, spontaneamente, esprimendo insieme la tecnica e lo spirito dell'arte. A un livello più profondo, lo scopo della non mente è quello di realizzare in ogni azione il Vuoto, la realtà suprema dello Zen. Perché un libro di un maestro zen sulla Via della spada, nel tempo, difficile, che stiamo vivendo? Perché coniugando Zen e Bushido, la Via dei samurai, il suo insegnamento ci invita a vivere lo splendore dell'esistenza e a essere padroni di noi stessi, a essere coraggiosi, a non cedere mai.
Il Tao Te Ching e il Chuang Tzu sono i due testi fondamentali del taoismo. Risalgono entrambi al quarto secolo a.C. e hanno avuto un'influenza profonda su tutta la cultura cinese. Ciascuno dei due in uno stile proprio, è, oltre che un testo filosofico, un capolavoro letterario. Alla poetica densità degli aforismi del Tao Te Ching, si contrappone l'esuberante gusto di narrare del Chuang Tzu. Gli strumenti prediletti del suo autore (o dei suoi autori, perché quasi certamente il libro è un collage di contributi diversi) sono lo humor, l'ironia, il paradosso, la provocazione. I suoi aneddoti mettono in scena personaggi storici e immaginari, animali e creature fantastiche, re ed eremiti, filosofi e criminali. Il linguaggio del Chuang Tzu è spesso enigmatico e aperto a molteplici interpretazioni. Questa traduzione si propone di fornire un efficace strumento per accedere alla ricchezza di sfumature e di risonanze dell'originale cinese. Non essendo pensabile per l'estensione del testo un'analisi parola per parola, il traduttore-curatore ha usato come costante riferimento quattro traduzioni classiche del Chuang Tzu. Nei passaggi più complessi ed enigmatici l'apparato delle note a piè di pagina consente di confrontare l'interpretazione del testo che qui viene proposta con una o più letture alternative. Il libro contiene inoltre una dettagliata introduzione e appendici storico-geografiche che collocano nel tempo e nello spazio gli innumerevoli personaggi e luoghi menzionati nel testo.
Le Tempeste, racconti ancora inediti in Italia e ora per la prima volta tradotti dall'arabo, occupano un posto importante nella produzione di Gibran. Precedenti di un anno l'uscita de Il Profeta, sono fondamentali per la comprensione dell'opera principale. Rispetto al Gibran più noto non mancano però le differenze. Anzitutto qui prevale una vena pessimistica. Emblematico a questo proposito l'apologo Il demonio, dove un sacerdote, venuto in soccorso di un ferito grave scopre che questi è appunto il demonio. L'aiuto prestato al più terribile dei nemici, l'impossibilità di fare diversamente, per Gibran significa riconoscere in modo spregiudicato il Male come ineluttabile, o meglio come volto nascosto e necessario del bene. Quella della "tempesta" è un'immagine per dire gli aspetti negativi del mondo, gli sconvolgimenti della natura e della vita interiore, da cui l'uomo uscirà con la riflessione e l'illuminazione. Ma non solo. Il suo significato è anche autobiografico, e rimanda alla presenza in Gibran di due anime, quella orientale e quella occidentale, ancora in conflitto e non in armonia come accadrà ne Il Profeta. Gli interrogativi che attraversano questi racconti troveranno nella figura del Profeta risposte sicure e rassicuranti, tutte positive. Per questa ragione Le Tempeste si pongono come lettura indispensabile per seguire la genesi del pensiero di Gibran.
"Capire l'Islam" costituisce una succinta e accessibile introduzione a una delle grandi tradizioni religiose e culturali del mondo. II libro è organizzato intorno a nove temi chiave: le origini e lo sviluppo storico, gli aspetti del divino, i testi sacri, le persone sacre, i principi etici, gli spazi sacri, il tempo sacro, la morte e l'aldilà, la società e la religione. Ciascuno di questi temi è arricchito con citazioni oppure con riassunti di testi storici, accompagnati da un commento d'autore che spiega il significato di ciascun testo o lo colloca nel suo contesto. Più specificamente, gli argomenti trattati in questo libro comprendono: il Profeta e i suoi insegnamenti; il Corano, lo "Hadith" e la "sharia"; la storia dell'impero islamico; le "madrasa" e il jihad; l'Islam sciita e sunnita; i "Cinque Pilastri"; l'arte e la religione; la Mecca, le moschee e i "mihrab"; gli angeli, i "jinn" e le figure oggetto di venerazione; il nazionalismo secolare e il revival dell'Islam.
Un testo pratico, con una parte introduttiva che spiega le proprietà e l'uso dei fiori di Bach, seguita da un'ampia sezione che raccoglie schede dettagliate per ciascun rimedio floreale, ognuna arricchita da una sezione dedicata all'impiego dei fiori di Bach con i bambini. Di particolare interesse e originalità è la sezione legata alla fisiognomica che permette l'individuazione del fiore di Bach più adatto a partire dall'osservazione dei caratteri somatici del soggetto. La struttura del volumetto lo rende adatto anche alla rapida consultazione da parte dei lettori più esperti. A cura della Scuola Italiana di Medicina Olistica.
Quasi tutti conoscono gli ologrammi, immagini tridimensionali proiettate nello spazio per mezzo di un laser. Ora, due grandi scienziati - David Böhm, fisico quantistico presso la University of London e Karl Pribram, neurofisiologo di Stanford, uno degli artefici della nostra attuale concezione del cervello suppongono che l'universo stesso sia organizzato come un ologramma, in cui ogni parte contiene il tutto. Questo nuovo modo di considerare l'universo dovrebbe chiarire non solo molti degli enigmi insoluti della fisica, ma anche quegli accadimenti misteriosi come la telepatia, le esperienze extracorporee e di premorte, i sogni "lucidi", e perfino le esperienze religiose e mistiche di unità cosmica e le guarigioni miracolose.
Con questo libro Osho apre la trilogia Unio Mystica, di cui sono già stati pubblicati "Scolpire l'immenso" e "Il velo impalpabile". La trilogia raccoglie i commenti di Osho a "Il giardino cintato della verità", opera del mistico sufi Hakim Sanai e classico del sufismo. La vicenda di Hakim Sanai, un poeta di corte vissuto nel XII secolo inizia come un romanzo storico: Sanai, al seguito del sultano persiano e del suo esercito, è in viaggio alla conquista dell'India. A un certo punto, passando nei pressi di un giardino, una musica eterea e un canto sublime li obbligano a fermarsi. Incontrano così un mistico sufi, noto come un ubriacone: Lai-Kur, di fatto un illuminato. Quell'incontro trasforma Sanai: una trasmissione immediata della fiamma della consapevolezza lo risveglia e lo spinge ad abbandonare il sultano e a viaggiare in solitudine, per assorbire quell'"avvento". Il frutto di quella elaborazione fu il poema di cui Osho commenta alcuni brani in queste pagine: l'Hadiqa, "Il giardino cintato della verità". Così Osho apre il suo commento: "Libri come questi non vengono scritti, nascono; non sono costruiti nella mente, dalla mente; vengono dall'aldilà. Sono un dono. Nascono misteriosamente, nello stesso modo in cui nasce un bambino o un uccello, oppure una rosa. Vengono a noi, sono doni". E come un dono, dal nulla scaturiscono le parole di Osho, che risvegliano la visione tra le righe, dimensione in cui Sanai si immerse nove secoli fa, permettendo anche a noi di risvegliarci.
Tutti sanno che lo yoga "si fa"; sono molti meno quelli che sanno che lo yoga è una disciplina di vita basata sul concetto di "unione". Le particolari posture dello yoga (chiamate "asana") attivano i punti focali di energia, i "chakra": anche questo si sa. Molto meno si sa che il rapporto fra posizioni o esercizi e il benessere che gli esercizi procurano fa parte di un "cammino" che è anche progetto morale e culturale. In questo libro vengono trattati 108 asana, che ipoteticamente potrebbero venir eseguiti in successione dal primo all'ultimo, come a formare una ghirlanda composta appunto di 108 grani. L'autrice ripercorre le posizioni yoga, descrivendone l'esecuzione, le proprietà, le controindicazioni e le implicazioni simboliche.
L'uomo, la donna e l'estasi: l'alchimia dell'incontro tra maschile e femminile. Osho ci guida nel percorso che attraversa la sessualità e l'amore, mostrandone le radici tanto antiche quanto di attuale importanza: dal semplice sesso al più complesso amore universale. "Sicuramente avrai visto l'immagine di Shiva: per metà è uomo e per l'altra metà è donna. Ogni uomo è per metà uomo e per l'altra metà donna; ogni donna è per metà donna e per l'altra metà uomo. E questo è inevitabile, perché metà del tuo essere proviene da tuo padre e l'altra metà proviene da tua madre. Tu sei l'incontro di entrambi. Quel che conta è l'orgasmo interiore, un incontro e un'unione interiori. Ma per raggiungere questa unione interiore tu devi trovare la donna esteriore che corrisponda a quella interiore, vibrante dentro di te, e hai bisogno che la donna interiore, latente nel tuo intimo, si risvegli. La donna esteriore è solo la via per giungere a quella interiore, e l'uomo esteriore è solo la via per giungere a quello interiore. E solo se riesci a comprendere questa verità può realizzarsi in te la 'unio mystica' essenziale. E quando accade, all'improvviso, ti proietti al di là dell'uomo e della donna, divieni un qualcosa che li supera entrambi: sei libero da entrambi e non sei più nessuno dei due."
Capire il buddhismo costituisce una succinta, autorevole e accessibile introduzione a una delle grandi tradizioni religiose e culturali del mondo. Il libro è organizzato intorno a nove temi chiave: le origini e lo sviluppo storico, gli aspetti del divino, i testi sacri, le persone sacre, i principi etici, gli spazi sacri, il tempo sacro, la morte e l'aldilà, la società e la religione. Ciascuno di questi temi è arricchito con citazioni oppure con riassunti di testi storici, accompagnati da un commento d'autore che spiega il significato di ciascun testo o lo colloca nel suo contesto.
Più specificamente, gli argomenti trattati in questo libro comprendono: le Quattro Nobili Verità; il Nobile Ottuplice Sentiero; le scritture mahayana e le opere tantriche; la Ruota della Vita; i buddha, i bodhisattva e i mandala; i concetti di arhant e siddha; i pellegrinaggi e i templi; le feste e i riti di passaggio.
"Quando elimini dall'amore la passione e l'attaccamento, quando il tuo amore è puro, innocente e senza forma, quando in amore dai e non chiedi, quando il tuo amore è solo dare, quando il tuo amore è un imperatore e non un mendicante, quando sei felice perché qualcuno ha accettato il tuo amore - non lo negozi e non chiedi niente in cambio - allora liberi l'uccello dell'amore e lo lasci volare nei cieli aperti. In questo caso rafforzi le sue ali e l'uccello dell'amore potrà intraprendere il suo viaggio verso l'infinito. L'amore ha fatto precipitare alcuni e ha elevato altri. Dipende tutto da cosa hai fatto del tuo amore. L'amore è una porta. Devi comprendere ancora alcune cose sulla mente femminile, dopo di che le parole di Sahajo saranno facili da capire. La prima cosa: l'espressione della mente femminile non è meditazione ma amore. La donna raggiunge la meditazione attraverso l'amore. Ha conosciuto la meditazione solo attraverso l'amore. È colma d'amore. Per lei il nome per meditazione è amore, preghiera." Il testo si basa sui Sutra dell'amore di Sahajo, una monaca illuminata del XVIII secolo.
Nel 1997 il giornalista indiano Mayank Chhaya fu autorizzato dal Dalai Lama accontare la sua vita e gli eventi di cui è stato protagonista. Chhaya ha condotto più una decina di interviste personali con il Dalai Lama a McLeod Ganj, nel nord Himalayano dell'India, sede del Governo tibetano in esilio. Da qui ha preso forma profilo, reso in tutta la sua complessità, una figura di grande interesse per milioni persone in tutto il mondo. L'autore presenta il Tibet e la tradizione buddista da cui è emerso il Dalai Lama, aiutando i lettori a comprendere il contesto cui si sono formati i suoi ideali, le sue convinzioni e la sua politica. Ne dipinge vita in esilio e i vari ruoli che il Dalai Lama dovuto assumere per i suoi seguaci. Getta luce sul complicato conflitto tra Cina e Tibet e offre una visione approfondita del malcontento dilagante tra i giovani tibetani, frustrati dall'approccio non-violento, che pure il Dalai Lama continua sostenere, all'occupazione cinese. Prospettiva equilibrata e informativa suI Dalai Lama e le sue opere, questa biografia racconta la vita di un uomo non comune e ne traccia la missione, offrendo uno sguardo avvincente sul modo in cui i fermenti in corso nel suo paese ne plasmeranno il futuro.