Una giornata di cultura politica in uno dei grandi luoghi-simbolo della politica. Una giornata dedicata ai cittadini. È questo, in estrema sintesi, il significato della manifestazione che si è svolta il 23 ottobre del 2009 a Palazzo Montecitorio. Per un giorno, la Camera dei deputati ha ospitato una rassegna dedicata alla saggistica politica. "Il volume della democrazia" ha offerto un denso programma di tavole rotonde, dibattiti e incontri con gli autori, insieme con un'esposizione delle principali novità editoriali e con un convegno dedicato all'evoluzione delle idee nel primo decennio del XXI secolo.
In breve
Questo non è l’ennesimo libro dedicato alle sorti contingenti della sinistra o della destra, all’analisi teorica dei loro mali, ai consigli (peraltro non richiesti) sugli oggetti e i metodi delle loro politiche, all’interrogativo se la prassi debba essere moderata o antagonista, istituzionale o radicale. Il discorso che qui si svolge non vuole distribuire patenti di ‘vera’ sinistra né di ‘vera’ destra, ma spiegare come e perché queste categorie politiche moderne continuano ad avere senso anche in uno scenario largamente postmoderno.
Indice
Premessa – 1. Una dicotomia obsoleta? – 2. Gli schemi delle teorie, e la complessità della storia - 3. L’origine della politica moderna, e le sue conseguenze – 4. L’età globale, e il caso italiano – 5. Sul presente, e sul futuro. – Conclusione provvisoria - Bibliografia essenziale
Attraversando la storia della moderna filosofia politica, come pure la storia del diritto pubblico e la storia politico-istituzionale tedesca, Carl Schmitt ha apportato alla cultura europea del Novecento un blocco di pensiero tra i più potenti e controversi. Questo volume ne offre una interpretazione complessiva soffermandosi sui concetti chiave di sovranità, decisione, eccezione, rappresentazione e - collocandola nella tradizione del pensiero politico e giuridico moderno e contemporaneo da Hobbes a Hegel, da Clausewitz a Nietzsche, a Heidegger, da Kelsen a Heller - definisce con chiarezza la posizione di Carl Schmitt all'interno del dibattito su liberalismo e democrazia, politica e tecnica, politica e guerra, secolarizzazione. Ciò che Galli restituisce con chiarezza al lettore è la complessità di un pensiero provocatorio nel quale coesistono grandezza e miseria, forza conoscitiva e tentazione autoritaria.
Carlo Galli insegna Storia delle dottrine politiche nell'Università di Bologna ed è direttore della rivista "Filosofia politica". Con il Mulino ha fra l'altro pubblicato: "Spazi politici. L'età moderna e l'età globale" (2001), "Multiculturalismo. Ideologie e sfide" (a cura di, 2006), "Lo sguardo di Giano. Saggi su Carl Schmitt" (2008) e "L'umanità multiculturale" (2009).
Carlo Galli torna ad occuparsi di Schmitt, circoscrivendo l'attenzione ad alcuni aspetti del suo universo intellettuale: le attitudini fondamentali di Schmitt verso lo Stato, la vasta gamma di significati che la nozione di "teologia politica" assume nel lungo svolgersi della sua riflessione, il confronto che lo impegna a più riprese con gli altri pensatori della politica (Machiavelli, Spinoza), la perdurante validità dei paradigmi schmittiani per la comprensione dell'età globale. Una approfondita analisi - quella contenuta in queste pagine - che illumina magistralmente uno dei più discussi protagonisti della cultura filosofica del Novecento, costantemente sospeso fra decostruzione e costruzione, tradizione e spregiudicatezza, prevedibilità e intuizione geniale, ideologia e dottrina, e tuttavia sempre capace di attingere alla struttura profonda della modernità.
Nel 2001 il Mulino ha pubblicato il "Manuale di storia del pensiero politico", curato da Carlo Galli, un'utile strumento per lo studio della riflessione politica dall'antichità ai giorni nostri. Per venire incontro alle esigenze della didattica e dello studio universitario, viene ora riproposta in volume autonomo, a cura dello stesso Galli, la parte dedicata al pensiero politico del Novecento: dalla crisi dell'ordine politico moderno alla trasformazione delle principali ideologie (nazionalismo, socialismo, liberalismo), dalla tragedia dei totalitarismi alla "rinascita" della democrazia nel secondo dopoguerra, dalla crisi dello Stato sociale ai processi di decolonizzazione e al neo-liberalismo, fino alle questioni poste dai processi di globalizzazione.
"Il presupposto di queste riflessioni è che l'11 settembre 2001 non sia stato consumato un "normale" attentato terroristico, che le azioni militari che ne sono seguite non siano state una "normale" rappresaglia, né una "normale" guerra, e che il fitto intreccio - la confusione - di categorie, di ambiti, di spazi che in questi fenomeni tuttora si manifesta tragga senso dall'orizzonte della globalizzazione, in cui essi si danno. E che quindi la catastrofe americana possa minacciare di cronicizzarsi, e segni se non l'inizio almeno la prima manifestazione in grande stile di una guerra di tipo nuovo, la guerra globale, che deve essere riconosciuta come una modalità della globalizzazione." (dalla Premessa dell'autore)