Qual'è il senso della storia? Che cosa rende possibile la formazione di un fine a tutti comune? Muovendo da una riflessione sulla storia, i tre testi husserliani del 1934 qui tradotti integralmente in prima traduzione mondiale, ambiscono a rispondere proprio a tali questioni, mostrando che la filosofia fenomenologica è in grado di elevare la mente umana verso ciò che sta alla base del nostro esserci e che ci accomuna. Se l'umanità comprende che solo in virtù di questo unico sostrato, vi è l'assoluta condizione di possibilità di tutte le interpretazioni e prese di posizione sul mondo, diviene allora possibile ipotizzare un'umanità consapevole e in armonia, che vive nella condivisione comunitaria di un medesimo senso che attraversa la storia.
Che cosa significa vedere degli oggetti in un'immagine o nella fantasia invece che percepirli come presenti in "carne e ossa"? In che cosa si distinguono essenzialmente le immagini e le fantasie dalle percezioni? Quale tipo di atti vengono compiuti nella fantasia? Questo libro - che contiene le celebri lezioni dedicate alla fantasia e alla coscienza d'immagine, tenute a Gottinga nel semestre invernale 1904/05, insieme a una selezione di manoscritti di ricerca che arrivano a coprire l'arco del successivo ventennio - offre al lettore italiano una viva e concreta testimonianza di come il padre della fenomenologia, Edmund Husserl, si sia confrontato a fondo con tali questioni, considerandole nevralgiche per l'intero progetto fenomenologico. In un momento in cui l'esigenza di ridefinire i confini fra realtà e irrealtà si fa sempre più inaggirabile e stringente, queste analisi costituiscono un decisivo contributo per affrontare con rigore concettuale il problema delle immagini nell'età contemporanea. Ripercorrere i sentieri qui tracciati da Husserl non ci dà solo l'opportunità di illuminare "regioni" della nostra esperienza assai spesso lasciate nell'ombra, ma ci permette anche di spingerci, al di là del presente, nel futuro dell"'immagine".
Tra il 1920 e il 1926 Husserl dedicò tre corsi universitari all'analisi dello strutturarsi passivo dell'esperienza, dunque a quelle sintesi che si costituiscono prima del volgersi attivo dell'io e prima della spontaneità. Le forme che ritroviamo nel pensiero e nel giudizio possono infatti essere rinvenute già sul terreno dell'esperienza antepredicativa. Pertanto, le categorie non vanno dedotte, ma legittimate mostrando i processi che, dal terreno dell'esperienza, conducono agli enunciati logico-predicativi. Su questa base può svilupparsi il tema della giustificazione della realtà del mondo esterno, che risulta credibile sin quanto la credenza è sostenuta da determinati decorsi di esperienza. Husserl ridefinisce qui anche il senso complessivo della sua impostazione filosofica. A partire dalla nozione di passività, di associazione e di affezione egli riformula il senso trascendentale della fenomenologia. Gli atti del soggetto non sono più atti che conferiscono un senso, ma una risposta al darsi dell'essere. Su questa base Husserl può sviluppare una complessiva teoria della coscienza, sviluppando prima una teoria della percezione e successivamente una teoria del ricordo e dell'inconscio, e dare così ragione dell'autocostituzione del soggetto, della sua vita stratificata e complessa ma non caotica, poiché governata da regole mancando le quali la vita soggettiva si dissolverebbe e niente più apparirebbe.
Scritta negli anni immediatamente precedenti la Seconda guerra mondiale ma apparsa postuma nel 1954, "La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale" è un'opera decisiva nella storia del pensiero occidentale, nata da un'urgenza profonda di Edmund Husserl: recuperare il senso più autentico della filosofia, in opposizione al rigido obiettivismo delle scienze di meri fatti, astratte dai soggetti, le quali, nelle sue parole, non possono che creare "meri uomini di fatto". Testo imprescindibile per chiunque voglia accostarsi alla fenomenologia, "La crisi delle scienze europee" è anche la testimonianza più lucida e profetica del pensiero di Husserl: negli anni trenta, il filosofo scriveva che "noi uomini del presente siamo di fronte al grave pericolo di soccombere nel diluvio scettico", e quel pericolo è oggi ancora più tangibile.
Sotto il titolo di "Storia critica delle idee" è proposto in traduzione italiana un ciclo unitario di lezioni tenute da Husserl al termine dell'anno 1923 presso l'Università di Freiburg. Ciò che lo rende prezioso e che ne fa anzi un caso unico nell'insieme della produzione di Husserl, è l'andamento storico-filosofico della riflessione. I temi fenomenologici vengono qui fatti emergere in una considerazione critica delle tappe fondamentali della storia della filosofia europea - da Platone e dalla filosofia greca in genere fino a Leibniz e a Kant attraverso Descartes e l'empirismo inglese. Questo orientamento storico agevola certamente la comprensione perché rende esplicita la portata critico-polemica di ciascuna problematica, radicandola solidamente all'interno di luoghi ben noti della riflessione filosofica che vengono sollecitati secondo nuove direzioni interpretative. Nello stesso tempo, valutazioni e giudizi sul passato filosofico si ribaltano sul modo di intendere la fenomenologia, suggerendo prospettive interpretative inusuali. Ciò vale in particolare per l'ampiezza del dibattito sull'empirismo inglese, che mostra un'incidenza, non solo come obiettivo polemico, ma anche sul piano della formazione delle tematiche fondamentali, spesso trascurata dalla critica corrente.
Introducción, traducción y notas de Jesús Adrián Escudero
Se recogen en este volumen las lecciones impartidas por Edmund Husserl en 1907, que suponen la primera exposición pública del sentido y de las implicaciones del nuevo método descubierto por el autor, la conocida «reducción fenomenológica», y permiten comprender el paso de la fenomenología descriptiva de Investigaciones lógicas (1900) a la fenomenología transcendental de Ideas I (1913).
Nos hallamos ante un texto que, por su importancia en el desarrollo del pensamiento husserliano y por su inusitada claridad conceptual y expositiva, ha sido traducido y reimpreso varias veces en diferentes idiomas.
"El mayor peligro de Europa es el cansancio." Lo decía el viejo hombre que durante toda su vida había luchado por recuperar lo que él entendía ser el genio europeo: la filosofía. ¿Sería capaz Europa de sobreponerse al desastre total -del que el fascismo era sólo un síntoma- sabiendo diagnosticar su mal para luego encontrar remedio? Él no cejó en el empeño, como atestiguan los escritos que aquí se ofrecen. La crisis de Europa era la crisis de la humanidad de Europa o, dicho en otras palabras, el conflicto entre las ciencias del espíritu y las de la naturaleza. Ambas habían nacido de la filosofía, pero el éxito de las últimas ha sido tal que han avasallado a las primeras. El resultado es que ya no saben por qué investigan ni para qué es su ciencia. Se ha traicionado al genio europeo y Husserl intenta reanimarle en "La filosofía en la crisis de la humanidad europea" y en "La filosofía como autorreflexión de la humanidad", que aquí presentamos. Ambos escritos se complementan con una introducción a su "Fenomenología trascendental" que él mismo escribió pensando en el gran público. El "olvido del mundo de la vida", por un lado, y el "recuerdo del fundamento humano de la ciencia", por otro, son dos conceptos geniales por donde no ha cesado de transitar, desde entonces, la reflexión filosófica. La introducción de este volumen ha corrido a cargo de Reyes Mate, autor de La razón de los vencidos y director del Instituto de Filosofía del CSIC.
Las investigaciones lógicas surgieron de los problemas que Husserl encontró en sus largos esfuerzos por «obtener una explicación filosófica de la matemática pura». Estos ensayos constituyen una nueva fundamentación de la lógica pura y de la teoría del conocimiento. El primer volumen incluye los prolegómenos a la lógica pura y las dos primeras investigaciones, tituladas «Expresión y significación» y «La unidad ideal de la especie y las teorías modernas de la abstracción». El segundo volumen contiene las otras cuatro: «Sobre la teoría de los todos y las partes», «La diferencia entre las significaciones independientes y no-independientes y la idea de la gramática pura», «Sobre las vivencias intencionales y sus contenidos» y «Elementos de un esclarecimiento fenomenológico del conocimiento».
Según Husserl, «nuestras meditaciones han llegado hasta el punto en que ya se ha hecho evidente el estilo necesario de una filosofía en cuanto filosofía fenomenológica trascendental; y, correlativamente, en lo que concierne al universo de lo que es real y posible para nosotros, el estilo de la única interpretación posible de su sentido, a saber, el idealismo fenomenológico trascendental. [...]» Meditaciones cartesianas es el resultado de unas conferencias que dio Husserl en París después de su jubilación en la cátedra de filosofía de Friburgo; es, por tanto, una obra de plena madurez. Insatisfecho, según su costumbre, del texto de las conferencias parisinas, Husserl se puso inmediatamente a refundirlo con la esperanza de hacer de él la obra por antonomasia de su pensamiento, empeño que, perseguido en muchas ocasiones a lo largo de su vida, tampoco consiguió del todo esta vez. Ello explica que hubiera optado por dejarlo inédito en vida y sólo se publicara entonces una insuficiente versión francesa. Con todo, se trata de una de sus obras más acabadas y que ha tenido mayor repercusión histórica en medio de la inmensa producción literaria de su autor.