Un prezioso invito a riflettere sui significati autentici del Natale, secondo la prospettiva e la sensibilità di tre autori molto diversi fra loro.
Metz individua nel Natale una memoria liberatrice. Il rischio oggi è quello di una grave mistificazione del Natale: perdere il suo vero contenuto, la sua proposta sovversiva. Il ricordo critico interviene invece a sostenere le lotte per la libertà, la giustizia e la pace.
Il filo rosso della riflessione di Boros sul Natale è il desiderio di silenzio: il Dio che svela se stesso nell’uomo Gesù richiama a non disperdersi sulla superficie delle cose. Solo dal silenzio, esteriore e interiore, può scaturire la nostalgia del Mistero.
Infine Santucci piange su un Natale divenuto ostaggio dei bottegai, degli uffici turistici, degli allevatori di tacchini. E raccomanda di scorgervi, piuttosto, l’utopia della gioia: celebrando la gioia, esorcizzando i nostri Erode, il Natale del Verbo di Dio si svela allora come nascita dell’uomo.
Quella della fede cristiana non è una mistica “naturale”, senza un volto. È una mistica ben caratterizzata nel senso della giustizia e della solidarietà: una mistica “estroversa”, che cerca il volto dell’altro, che porta all’incontro con l’altro sofferente, l’altro infelice, l’altro vittima. Per alimentare una spiritualità responsabile, efficace, concreta.
Descrizione
«La fede cristiana è una fede che cerca la giustizia. Certamente, i cristiani sono sempre anche dei mistici, ma non sono esclusivamente mistici nel senso di una spirituale esperienza di sé, bensì nel senso di una spirituale esperienza di solidarietà. Sono prima di tutto “mistici con gli occhi aperti”. La loro mistica non è una mistica naturale senza volto. È, piuttosto, una mistica che cerca il volto, che porta prima di tutto all’incontro con gli altri che soffrono, all’incontro con la faccia degli infelici e delle vittime… Gli occhi aperti e vigili ordiscono in noi la rivolta contro l’assurdità di una sofferenza innocente ed ingiusta; essi destano in noi la fame e la sete di giustizia, della grande giustizia per tutti, e ci impediscono di orientarci esclusivamente all’interno dei minuscoli criteri del nostro mondo di meri bisogni» (J.B. Metz).
Un libro destinato a lasciare, anche in Italia, così com'è accaduto in tutti i Paesi in cui è stato pubblicato, un segno indelebile. Un dialogo serrato su temi che toccano il cuore della fede e il senso dell'essere Cristiani o Ebrei di fronte all'immane tragedia dell'olocausto. Perché Dio è rimasto in silenzio di fronte al dolore del popolo eletto? Perché lo stesso ha fatto la Chiesa? E se ad Auschwitz, a morire non fosse stato il popolo ebraico ma l'essenza stessa del cristianesimo? Un libro da leggere e meditare, una riflessione profonda e accorata sul senso della memoria e della sofferenza vissuta alla luce di Dio e con Dio.
Discorsi sul futuro del cristianesimo tenuti dall'autore in vari incontri, conferenze e sinodi.
Un sociologo, F.X. Kaufmann, e teologo, J. B. Metz, offrono una appassionata difesa della vitalita del cristianesimo.
Mistica e politica della sequela.
La storia della passione di Cristo nell'orizzonte della storia della passione del mondo, nella intensa meditazione di due grandi teologi.
Il volumetto rende testimonianza della speranza che e in noi