Li chiamano "rampage killer", dove rampage sta per una furia improvvisa, un'esplosione letale. Parliamo di assassini che uccidono più persone insieme, utilizzando armi da fuoco, esplosivi, incendi, ma anche veicoli lanciati contro vittime innocenti. Le stragi possono avvenire sul posto di lavoro, nelle scuole, nelle piazze e nei locali pubblici, per motivi religiosi, politici, razziali. E il filo conduttore è sempre uno: l'odio. Se in tutto il mondo il numero complessivo degli omicidi sembra diminuire, non accade così per gli hate crimes, delitti commessi contro persone discriminate in base all'appartenenza, vera o presunta, a un gruppo sociale. Ad alimentare l'odio e innescare la furia omicida sono i pregiudizi legati al sesso, all'etnia, alla lingua, alla nazionalità, all'aspetto fisico, alla religione, all'identità di genere, all'orientamento sessuale e alla presenza di disabilità. Gli autori alternano la ricostruzione di eventi drammatici e il profilo dei criminali responsabili a un'analisi dei meccanismi psicologici, culturali e sociali che ne hanno condizionato la comparsa e decretato il terribile successo. Non più serial killer. Sono loro i mostri del ventunesimo secolo, i rampage killer, gli assassini che in preda a un furore incontrollabile, compiono stragi con una frequenza mai vista.
La terza figlia di Serpe e Arcadio si chiama Birce, ed è nata storta. Ha una macchia sulla guancia sinistra e ogni tanto si perde via e dice e fa cose strane. Chi la vuole una così? Chi la prende anche solo come servetta di casa? E l'agosto del 1893 e per i due coniugi, lavoranti presso il rettorato del santuario di Lezzeno, poco sopra Bellano, è arrivata l'occasione giusta. Perché una devota, Giuditta Carvasana, venuta ad abitare da poco a villa Alba, è intenzionata a fare del bene, per esempio aiutare una giovane senza futuro. Per Birce non sarebbe cosa da poco, perché la vita non pare riservarle un destino felice. Come a quella povera fioraia di Torino massacrata per strada. Che a dire il vero, in quell'estate lontana, non è la prima vittima. I loro corpi sono a disposizione della sala anatomica dell'università torinese, dove il dottor Ottolenghi, assistente del noto alienista Cesare Lombroso, li analizza con cura, convinto che dalla medicina possa venire un aiuto alle indagini. Oltretutto, dalle tasche delle sventurate salta fuori un biglietto con incomprensibili segni matematici. Indicano un collegamento tra quelle morti? E nel mirino dell'omicida può essere finito lo stesso Lombroso, che già aveva ricevuto un analogo foglietto insidiosamente anonimo? Trovare la soluzione non è cosa per cui possa bastare il rigore della scienza. Forse, fantastica il Lombroso, lo spiritismo potrebbe dare un contributo. Per quanto a praticarlo siano persone fuori dall'ordinario.
"Se il Novecento è passato alla storia come il secolo dell'odio, il nuovo millennio si è aperto all'insegna di un'emozione ancor più primitiva: la rabbia. E la rabbia ad armare la mano di quegli uomini che non sopportano il rifiuto di una donna, a trasformare un mediocre studente nell'autore di una strage, a prendere un tizio qualunque, alla guida di un'auto, e mutarlo in una belva primordiale. Ma c'è una rabbia meno clamorosa e più subdola, capace di avvelenare la vita, in casa, sul lavoro, in coda agli sportelli." Piccola o grande che sia, la rabbia in sé è un fatto naturale, è l'ombra inseparabile della nostra quotidianità. È illusorio pensare di eliminarla, fondamentale invece è imparare a comprenderla, in noi stessi e negli altri, a interpretare il suo linguaggio, verbale e fisico, a distinguerla dalle tante altre emozioni che proviamo, per poterla gestire ed elaborare in modo costruttivo. È l'obiettivo di "È inutile che alzi la voce", in cui Massimo Picozzi, noto psichiatra e criminologo, e Catherine Vitinger, esperta di tecniche di difesa e di gestione del conflitto, si misurano con questo spinoso tema. La rabbia, se ben orientata, in certe situazioni ha una funzione positiva, vitale: può aiutarci a far valere i nostri diritti, a trasmettere con forza un messaggio educativo, a impartire istruzioni per fronteggiare prontamente un'emergenza. Esiste, al contrario, una rabbia cieca e folle, che può portare in un attimo a distruggere relazioni...
Trentun capitoli, dalle tecniche di sopralluogo ai settori legati alla patologia forense, dalle scienze in laboratorio alle indagini virtuali, per giungere al tema delicato della presentazione della prova scientifica nelle aule del tribunale. A comporre ciascun capitolo, un gruppo di specialisti il cui valore deriva non solo dall'attività di studio e ricerca, ma dall'esperienza maturata sul campo, nel corso di investigazioni importanti e delicate. Docenti universitari, magistrati e avvocati, tecnici della Polizia Scientifica, dei RIS, il reparto investigazioni scientifiche dell'arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza. Accompagnato da un ricco impianto iconografico, il testo descrive potenzialità e limiti delle differenti discipline, illustrandone teoria e prassi con rigore critico e un linguaggio volutamente scevro da esasperati tecnicismi, Scienze forensi si propone in tal modo come manuale di riferimento per i professionisti delle investigazioni, i criminologi, i medici-legali, i magistrati, gli avvocati e chiunque si occupi, per lavoro o interesse personale, del delicato rapporto tra la scienza e le indagini.
Dall'omicidio efferato all'assassinio seriale, dallo stupro all'attentato dinamitardo, dall'incendio doloso alla cattura di ostaggi. Come è possibile comprendere le motivazioni, le caratteristiche comportamentali e personologiche dei responsabili di questi crimini? Possiamo penetrare la logica delle loro azioni, il motore primo della perniciosa aggressività, lo stile e i rituali dei loro misfatti? Proprio di questo si occupa il criminal profiling: analizzando la scena del crimine nei suoi più piccoli dettagli, sulla scorta di studi epidemiologici e di conoscenze derivate dalla clinica, propone un identikit psicologico e comportamentale dell'aggressore, fornendo elementi utili alla sua identificazione ed alla cattura.
Sono davvero rari i casi in cui il pedofilo si mostra con il ghigno del lupo mannaro. Molto più spesso si presenta come un principe azzurro: un munifico dispensatore di doni, un seduttore gentile e affettuoso. Nella maggior parte dei casi è un membro della stessa famiglia del bambino, o una persona di fiducia. E' perciò più difficile da individuare e i danni psicologici che il bambino subisce sono molto più gravi che nel caso di una «semplice» violenza. Conoscere il profilo clinico e criminologico del pedofilo; essere in grado di ascoltare il bambino abusato; aggiornare il sistema legislativo: sono gli impegni che gli autori si assumono per affrontare il fenomeno devastante della pedofilia.
Erika e Omar, i fidanzatini di Sesto San Giovanni, le tre ragazze di Chiavenna e altre storie di piccoli omicidi. Un osservatorio privilegiato: quello dello psichiatra che ha condotto le perizie sui giovani coinvolti in questi casi che accetta di parlarne senza cedere a sensazionalismi, ma anche senza reticenze. Un percorso di ricerca sulle cause che conducono alla violenza giovanile, sui fattori di rischio, sui segnali di allarme. E, soprattutto, sulle possibilità di prevenzione e di recupero.