Nelle alterne vicende dell'esistenza terrena, la percezione della bellezza costituisce per l'anima un'esperienza fondamentale per l'intensità e la qualità degli affetti e dei pensieri che suscita, e per i cammini e le prospettive che può in vario modo dischiudere. Per Plotino infatti la bellezza rappresenta un elemento imprescindibile di quello che possiamo chiamare il romanzo dell'anima: racconto drammatico e insieme meditazione filosofica che ha per oggetto la vita della psyché oscillante tra i due poli dell'intelligibile e della materia, fintanto che non si produca, nella folgorazione istantanea, il contatto ineffabile con il principio primo della realtà. Dal visibile all'invisibile, dal materiale all'immateriale, dalla dimensione dei corpi al regno della mente e del pensiero assoluti, dal dispiegamento del molteplice all'unità assoluta: questo è il viaggio iniziatico cui i trattati plotiniani qui raccolti (Il bello, Il bello intelligibile e Il bene e l'Uno) invitano il proprio lettore, questa è la traiettoria di una philosophia, di un "amore della sapienza" che, giorno dopo giorno, è esercizio e pratica di sé, impegno vitale e sforzo strenuo di accedere a un altro piano di coscienza e a una diversa forma di esistenza.
Fra le dottrine di Platone, l'immortalità dell'anima è sempre stata ritenuta centrale. Ma quale parte dell'anima è immortale, solo quella razionale? E se lo è in quanto affine alla realtà intelligibile, che è eterna e immateriale, perché si trova qui, nel mondo sensibile? Platone non sembra avere una posizione univoca. Questi problemi, cruciali nella storia del platonismo antico, vengono affrontati in modo nuovo da Plotino, nel III secolo della nostra era. Convinto che la corretta definizione di "anima" sia il punto di partenza per la loro soluzione, egli dedica un'ampia parte confutatoria all'emergentismo stoico e all'epifenomenismo, incarnato per lui dalla dottrina "pitagorica" dell'anima-armonia e dalla dottrina aristotelica dell'anima atto del corpo. Utilizzando tutta la letteratura di controversia della sua epoca - soprattutto Alessandro di Afrodisia e Plutarco -, egli affronta le concezioni dell'anima diverse da quella platonica sul loro stesso terreno, mirando a dimostrare che nessuna soddisfa le istanze per le quali era stata formulata. Solo il platonismo, inteso in un senso profondamente riformato, dà conto della vera natura dell'anima, compresa la quale si comprenderà che l'anima è immortale. Questo scritto fu tradotto in arabo nel IX secolo e fu incluso quasi per intero in un'opera, detta Teologia di Aristotele, destinata ad esercitare una grande influenza sulla filosofia arabo-musulmana. Attribuita cosi ad Aristotele, la dottrina dell'immortalità dell'anima divenne uno dei temi principali del pensiero filosofico in lingua araba, fino ad Avicenna ed oltre. In questo volume il trattato di Plotino, con testo greco, traduzione e commento, è seguito dall'edizione con traduzione e commento della sua versione araba.
Come vivere felici? Non c'è problema più sentito fra i Greci e non c'è filosofo che non abbia offerto la sua soluzione. Ma nessuno può raggiungere Plotino quanto a originalità e radicalità. Impegnandosi in un confronto serrato con la filosofia dei secoli precedenti (Epicuro, gli stoici), il trattato "Sulla felicità" offre una sintesi delle migliori soluzioni proposte dalle scuole greche e si avvia lungo una strada che molti altri avrebbero in seguito percorso, rivelando la linea di continuità che unisce la filosofia greca e il pensiero dei secoli successivi. Da Platone a Dante, da Aristotele a Spinoza e oltre, la filosofia ha l'ambizione di comprendere il senso ultimo delle cose, realizzando così la natura profonda di quell'animale razionale che è l'uomo. Perché è solo se sapremo appagare il nostro desiderio di conoscenza che potremo capire chi veramente siamo. Ed è solo capendo chi siamo, riscoprendo la nostra origine divina e il nostro legame con il tutto, che potremo finalmente trovare la strada che conduce alla felicità, una meta che solo l'ignoranza fa sembrare lontana.
La presente edizione delle "Enneadi" del filosofo greco Plotino (205-269 d.C.) è curata da Giovanni Reale. Il docente di filosofia all'Università cattolica di Milano, conosciuto soprattutto come studioso di Platone, ha firmato un ampio saggio introduttivo e il commento. La traduzione è opera del suo collaboratore Roberto Radice ed è condotta alla luce e in stretto contatto con il commento. Al testo tradotto si aggiunge il testo greco a fronte, indici e una bibliografia.
Le Enneadi contengono tutti gli scritti di Plotino ossia cinquantaquattro trattati, scritti fra il 254 e il 269, sistemati dal discepolo Porfirio in sei gruppi di nove trattati, donde il nome di Enneadi (dal greco ennea, che vuol dire appunto nove).
Plotino fu una specie di Platone redivivo, e rappresentò la rinascita di un pensatore di prima grandezza.