Un approccio antropologico e dialogico alla questione linguistica, testo di riferimento della riflessione filosofica di Lipps.
Il progetto di Lipps di inaugurare una logica dell’ermeneutica, condiviso con il filosofo tedesco Georg Misch (1878-1965), costituisce la sua eredità, un’intuizione per molti versi innovativa. Nel testo egli affronta la posizione di una questione filosofica del linguaggio di contro alla linguistica, alla filologia, alla logica formale e fa un richiamo a una ricerca che parta dalla parola proferita con la quale l’uomo interpreta e coglie – strutturando e dando senso – il mondo e se stesso. Il linguaggio è il luogo in cui l’uomo si risveglia all’esistenza venendo interpellato dall’altro, mette in comunicazione due esistenze, le cambia e cambia il rapporto che intrattengono col mondo circostante.
Senza responsabilità per gli altri non si può essere fratelli. Originale e suggestivo, il percorso de "La domanda di Caino" affronta nell'ordine male, perdono, fraternità. Il problema del Male restituisce centralità allo scandalo della sofferenza ingiustificata. Il tema del perdono mette a fuoco i paradossi del perdonare - possibile e impossibile, sperato e disperato - tra sfera privata e sfera pubblica. La questione della fraternità prende sul serio la domanda di Caino: non si è fratelli prima di essere responsabili. Il saggio di Franco Riva riflette su temi eterni e metafisici dell'umanità attraverso preziosi dialoghi letterari (Cervantes, Dostoevskij e la Bibbia) e filosofici (Arendt, Buber, Derrida, Jankélévitch, Jonas, Kierkegaard, Lévinas, Marcel, Ricoeur, Schmitt) con i grandi esponenti della storia del pensiero.
Aristotele è stato il maggiore testimone di quell'appassionato desiderio di conoscenza che egli, nelle prime righe della Metafisica, riconosce come una tensione comune a tutti gli uomini, come un segno precipuo della loro umanità. Di fronte al suo immenso sforzo di soddisfare questo desiderio, per sé e per la tradizione cui apparteniamo, è difficile non provare quell'emozione che accompagna sempre l'incontro con le grandi esperienze dell'intelligenza umana, e, nel nostro caso, con l'imponenza di un'impresa del pensiero che si stenta a concepire come dovuta al lavoro di un solo uomo. Questo libro si propone di introdurre il lettore nel laboratorio intellettuale in cui questa impresa è stata realizzata. Il suo scopo è di condurre a una comprensione critica dell'edificio di pensiero costruito da Aristotele, nella sua complessità, nel suo senso d'insieme, e anche nelle questioni che esso lascia aperte. «Incontrare Aristotele» significa dunque disporsi a un ascolto non pregiudicato e non «scolastico» della sua lezione: una lezione che è ancora in grado di parlarci e di suscitare consenso o dissenso, di non lasciarci indifferenti di fronte a quello che è stato uno dei maggiori sforzi filosofici di comprensione del mondo che la nostra tradizione ci abbia trasmesso.
A lungo la filosofia ci ha raccontato una storia deprimente. C'è un Io che, con il linguaggio e il pensiero, costruisce il mondo, dunque (se prendiamo sul serio questa favola), anche gli altri io, e, per assurdo che possa sembrare, lo stesso passato. La storia è deprimente perché questa posizione, che si pretende rivoluzionaria, di fatto è profondamente conservatrice: è la reazione pura, è la negazione di ogni evento. Ci insegna che nulla di nuovo potrà mai colpirci, come una minaccia o come una promessa, perché il mondo è tutto dentro di noi. Con un linguaggio creativo e con argomenti ironici e stringenti Ferraris ci racconta una storia diversa e davvero rivoluzionaria. La realtà, e il pensiero che la conosce, provengono dal mondo, attraverso processi ed esplosioni, urti, interazioni, resistenze e alterità che non cessano di sorprenderci. Dal Big Bang alle termiti, dal web alla responsabilità morale, quello che il mondo ci dà (ossia tutto quello che c'è) emerge indipendentemente dall'io e dalle sue claustrofilie.
Essere fedeli alla realtà delle cose, nel bene e nel male, implica un integrale amore per la verità e una totale gratitudine per il fatto stesso di essere nati. Una donna è fra i più grandi pensatori del Novecento. Per Hannah Arendt, la riflessione filosofica sull'esistenza è un pensiero secondo, vale a dire che esso deve essere secondo la realtà e venire dopo ciò che l'esperienza suggerisce agli uomini. Dallo stupore e non dal dubbio procede la conoscenza. L'esperienza chiarisce all'uomo la stoffa di cui è fatto e il senso delle sue aspirazioni. Questa raccolta di brani della pensatrice tedesca allieva di Heidegger. Un modo adeguato, anche per i non addetti ai lavori, per avvicinarsi a una delle voci più brillanti e contro corrente del pensiero contemporaneo.
Nel 1989, la realizzazione di un mondo senza guerre sembrava a portata di mano; oggi, oltre al terrorismo e ai conflitti locali, torna a incombere il pericolo di una terza guerra mondiale. Come spiegare tale parabola? Losurdo traccia una storia inedita e coinvolgente dell'idea di pace dalla rivoluzione francese ai giorni nostri. Da questo racconto, di cui sono protagonisti i grandi intellettuali (Kant, Fichte, Hegel, Constant, Comte, Spencer, Marx, Popper ecc.) e importanti uomini di Stato (Washington, Robespierre, Napoleone, Wilson, Lenin, Bush Sr. ecc.), emergono i problemi drammatici del nostro tempo: è possibile edificare un mondo senza guerre? Occorre affidarsi alla non violenza? Qual è il ruolo delle donne? La democrazia è una reale garanzia di pace o può essa stessa trasformarsi in ideologia della guerra? Riflettere sulle promesse, le delusioni, i colpi di scena della storia dell'idea di pace perpetua è essenziale non solo per comprendere il passato ma anche per ridare slancio alla lotta contro i crescenti pericoli di guerra.
Nelle poche e intense pagine del suo ultimo libro, il grande filosofo australiano David M. Armstrong, scomparso nel 2014, ci introduce nei segreti della metafisica contemporanea. Stati di cose, proprietà, leggi di natura, verità e fatti negativi, possibilità e necessità, classi, mente e tempo: tutti i principali temi di cui oggi si discute in metafisica sono trattati con la chiarezza e l'illuminante semplicità che erano caratteristiche dell'autore. Una vera e propria "metafisica sistematica", una delle poche oggi in circolazione, che in questa edizione italiana è tradotta e introdotta da Franca D'Agostini.
Prima edizione critica del testo originale tedesco e traduzione italiana di due corsi universitari tenuti da Schelling in un periodo decisivo del suo ultimo pensiero, quello dell'elaborazione del rapporto fra filosofia negativa e positiva (1839-1842). "Sui principi sommi" è la trascrizione di G. M. Mittermair d'un corso tenuto nel 1839 a Monaco di Baviera. Dopo un'accurata esposizione della dottrina dei principi sommi e un'originale filosofia della natura, presenta la prima formulazione del passaggio fra filosofia negativa e positiva. Il secondo è la trascrizione pubblicata da H.E.G. Paulus nel 1843 del primo corso svolto a Berlino, nel semestre 1841/42, dedicato alla Filosofia della rivelazione: una versione originaria e sintetica del testo delle "Opere complete", ricca di approfondimenti, con acute trattazioni di teoria delle potenze, storia della filosofia moderna, dottrina trinitaria, mitologie, misteri greci e rivelazione cristiana. Ad essa è premessa la Prima lezione di Berlino. Quale monografia introduttiva viene riproposto, in veste rinnovata, il lavoro di F. Tomatis: "Kenosis del logo. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling", con prefazione di X. Tilliette, il maggior studioso d'ogni tempo di Schelling. Dedicato all'ultima lunga, evolventesi e articolata fase della sua filosofia (1821-1854), riguarda in particolare il tema del passaggio fra filosofia negativa e positiva.
Il corso "Dell'essenza della libertà umana", tenuto a Friburgo nel 1930, è il primo esplicito confronto di Martin Heidegger con il tema della libertà. Essa viene posta in questione tanto nei termini di libertà negativa e libertà positiva quanto in quelli di libertà trascendentale e libertà pratica. Kant infatti è l'autore di riferimento, sebbene l'interrogazione sia diretta alla messa in luce del pensiero dell'essere, di cui la libertà si dimostra fondamento. Un'introduzione alla filosofia dunque come sguardo sull'intero di ciò che è, a partire dalla questione sulla libertà, ma ancor di più quale aggressione all'individuo che pone la questione, tale che lo costringe a decidere della propria essenza.
Le logiche modali costituiscono un'estensione della logica classica. Vengono impiegate per studiare gli enunciati e le inferenze in cui compaiono espressioni quali 'è necessario che' e 'è possibile che', dette appunto operatori modali. A partire dal lavoro di logici e filosofi quali Rudolf Carnap, Saul Kripke e David Lewis, questo libro offre un'introduzione chiara e completa alla disciplina.
"Nel corso delle feste Scire, un gruppo di donne, capeggiate da una di loro, Prassagora, particolarmente dotata di carisma e capace di pilotare un gruppo bene organizzato e proteso all'azione politico-assembleare, ha deciso di partecipare ai lavori dell'assemblea popolare. Naturalmente in quanto donne non potrebbero, perché la democrazia ateniese, come ogni società premoderna, è maschiocentrica. Perciò si travestono da uomini, con barbe, mantelli e sandali adeguati al ruolo." Questo libro ha al centro una commedia di Aristofane il commediografo, irriducibile a schemi preconcetti e a schieramenti partitici. La sua commedia, Le donne all'assemblea, ha di mira un progetto di riforma radicale della società che trova rispondenza con sorprendente puntualità nel nucleo più audace della Repubblica di Platone. Nella commedia, Aristofane ridicolizza l'idea che si possano mettere in comune le ricchezze e le relazioni sessuali; al contrario Platone ne fa l'oggetto di uno dei suoi dialoghi più importanti e influenti. È un conflitto paradigmatico sull'utopia, sulla possibile costruzione dell'uomo nuovo, sulla realizzabilità di un assetto sociale totalmente innovativo, fondato - secondo l'intuizione platonica - sulla proprietà collettiva, o meglio sulla negazione della proprietà, e sulla cancellazione dell'istituto familiare con tutto il suo carico di egoismi. Più in generale, su una palingenesi complessiva di cui l''uomo nuovo' è o dovrebbe essere il risultato.
Lettere filosofiche (o Lettere sugli Inglesi) sono il frutto della permanenza di Voltaire in Inghilterra. Furono pubblicate anonime a Londra nel 1733 e in Francia nel 1734. Si tratta di un libro polemico e per molti versi di propaganda ideologica, che intende mostrare i benefici effetti della libertà religiosa, politica, filosofica, scientifica e letteraria; nel contempo, contiene anche una satira della società francese a lui contemporanea, con la sua intolleranza, il suo dispotismo e i tanti privilegi e pregiudizi che la funestano. Questo libro singolare fu ben presto messo all'indice, ottenendo nondimeno un cospicuo successo di pubblico e una risonanza internazionale, anche in virtù delle straordinarie qualità della prosa voltairiana, sempre chiara, avvincente e spumeggiante.