L’uomo, nella propria storicità, dispiega la sua esistenza nella forma dell’abitare; la modalità originaria dell’umano va dunque ricercata in tale fenomeno, nel suo gioco spazio.temporale. Il presente lavoro cerca di rinvenire nel pensiero di Martin Heidegger i tratti delle fenomenologia dell'abitare, evitando di costringerli in un sistema. Il tentativo sarà dunque di porre in luce tale fenomeno in forma rapsodica: i suoi differenti aspetti - il rapporto con la terra, la comprensione con la spazialità, l'essere con gli altri nella verità e nell'amicizia, il luogo dei mortali e il luogo dei divini, la propria lingua come terra patria - verrano indagati separatamente, senza la pretesa di esaurirne di volta in volta l'evidenza.
Per rispondere a chi si domanda che senso ha leggere ancora la "Retorica" si potrebbe dire che essa si occupa di comunicazione o, più esattamente, di comunicazione persuasiva, argomenti che sono senza dubbio di grande attualità. Ma si direbbe soltanto un lato della verità, e certo non il più interessante: chi si accostasse alla "Retorica" sperando di trovarvi una ricetta per diventare un bravo comunicatore, un persuasore efficace, resterebbe senz'altro deluso. Questo percorre un'altra strada, forse più lunga e accidentata. Ciò che rende la "Retorica" ancora interessante è il fatto che essa ci consegna una visione originale dell'animale umano a partire da un aspetto apparentemente marginale: la sua capacità, sempre esposta al fallimento, di parlare per persuadere, se stesso innanzitutto, e gli altri. Attraverso l'indagine su "ciò che può risultare persuasivo" (è questo, in sintesi, l'argomento della Retorica) Aristotele mette a fuoco questioni ancora cruciali nel dibattito sulla natura umana.
Le immagini, diversamente da quanto di solito si pensa, hanno un proprio corpo. Questo fa sì che esse non rappresentino semplicemente lo schermo su cui proiettiamo desideri, sogni, ambizioni. Anche se ci appaiono spesso come una presenza immateriale che, più o meno discretamente, accompagna le nostre vite, le immagini hanno tuttavia una presenza dotata di un suo peso specifico. È così che esse incidono non solo sulla nostra percezione della realtà, ma anche sulle nostre singole esistenze. Portare l’attenzione sul corpo delle immagini significa ascoltare quanto di loro entra in noi, non semplicemente perché si offre allo sguardo, ma perché ci tocca.
La crisi dell'etica pubblica, nelle democrazie liberali, è sotto gli occhi di tutti. Il compromesso tra le grandi famiglie culturali e religiose, che per lunghi decenni ha temperato i loro dissensi ed offerto a tutte le parti in causa un orizzonte comune, si è da qualche tempo incrinato. Per quale ragione? Il libro individua, come chiave di lettura del fenomeno, il crescente attrito fra autenticità e solidarietà. Lo "spirito del tempo" oscilla, senza equilibrio, tra le loro rispettive ambizioni. Da un lato, esalta la gestione creativa dell'identità personale e celebra, come una nuova tappa sulla via dell'emancipazione, la "liquidità" e la "leggerezza" delle relazioni umane. Dall'altro, tesse le lodi dell'altruismo e raccomanda la sensibilità per il destino altrui come una fondamentale virtù civile. Questa situazione apre nuovi spiragli nel tormentato rapporto fra l'etica secolare e l'ethos cristiano. L'una ha sempre pensato che il solo contenuto razionalmente accessibile dell'altro fosse il comandamento dell'amore, il "vangelo della carità".
Il dibattito, oggi, tra laici e credenti - per usare ancora una terminologia "generalista" -, sembra più alimentato da interventi autorevoli, anche se, a volte, troppo ideologizzati. Questo libro, traendo spunto da tre modelli di laici per eccellenza - Croce, Sartre, Fromm - vuole inserirsi nel dibattito non con il solo obiettivo di un apporto critico, ma con il tentativo di individuare percorsi che, pur nella laicità, evitino le secche del laicismo. Da ciò il riferimento al rapporto pensiero-anima, relativismo-assolutismo, nonché alle prospettive escatologiche di una società umana fatta non più di bieca mediazione, ma di condivisione.
Sembra che l'Occidente si sia stancato di se stesso, di pensarsi come il luogo privilegiato in cui, nel modo migliore, si era realizzata l'avventura della razionalità. Dopo Popper, la riflessione sulla scienza sembra essere entrata in una crisi irreversibile, dando luogo ad una disseminazione di pratiche cognitive che hanno smarrito ogni trama unitaria.
Emanuele Severino affronta la filosofia morale, la "ragion pratica", e discute della "virtù" sollevando il velo dei luoghi comuni sulla buona fede, l'etica della tradizione, il matrimonio cattolico, la preghiera, la volontà di verità. Dalla corruzione pubblica alle marce contro i pedofili, dalle implicazioni del "Padre nostro" ai fondamenti dell'etica laica, dalle pratiche contraccettive ammesse dalla Chiesa all'indifferenza dei popoli ricchi per le sofferenze di quelli poveri, tutti argomenti noti ma visti per la prima volta da una prospettiva radicalmente nuova, quale è quella di Severino. Attraverso l'analisi e la critica del pensiero di giganti come Platone, Aristotele, Spinoza, Kant, Bergson, Nietzsche, si snoda un intenso percorso di riflessione sull'essenza e sulle contraddizioni della ragion pratica, che conduce allo smascheramento e alla presa di coscienza della "follia dell'Occidente".
Che rapporto c'è tra fondamentalismo, terrorismo e monoteismo? E possibile pretendere di giustificare guerre e terrorismo nel nome di Dio, cercando una legittimazione assoluta nelle parole delle Sacre Scritture? Esiste un pensiero alternativo all'attuale commistione teo-cons e neo-cons di fede e ragione, politica e religione? Il volume cerca di trovare una definizione plausibile del concetto di fondamentalismo religioso e di terrorismo, con un rapido sguardo alla tradizione teorica dei tre grandi monoteismi (ebraismo, cristianesimo e islamismo). Esaminando alcune pagine decisive del Vecchio e Nuovo Testamento e del Corano l'autore evidenzia il nucleo dottrinario di quella vera e propria Teologia del Terrore agita oggi nel conflitto tra Occidente e Islam. Ai fondamentalismi simmetrici e configgenti si contrappone la proposta di una nuova scepsi, che parte dalle riflessioni più recenti di Habermas e Derrida e si misura infine con il dibattito attuale su laicismo e relativismo, animato in Italia dalle discusse posizioni espresse dal papa.