The question about religion is one that stubbornly refuses to go away. Rather than getting rid of religion, the secularization of societies has brought in its wake a heightened sense of the plurality of its expressions.
In this book, Benedict Kanakappally offers a thoroughgoing analysis of the thought of Karl Jaspers, whose contribution to a general clarification of the contemporary religious problematics has often gone unnoticed. A phenomenological review of man's belief in the reality of transcendence in its essentially constitutive aspects would show why religious plurality represents a legitimate state of affairs in the world. Apart from clarifying the grounds for religious plurality, this book is an attempt to unearth some of the interfaith dialogical motifs which belatedly came to dominate Jaspers' thinking.
Under the somewhat curious notion of his `philosophical faith' what Jaspers ultimately understands is a philosophical framework capable of serving as platform for a communicative encounter between different faiths. The book should appeal to those who are interested in the religious thought of Jaspers as well as to those who are interested in the broader issue of interreligious dialogue.
Muovendo dall'analisi del rapporto tra storia ideale eterna e lingua eroica, che nella "Scienza Nuova" rinnova la tensione del "De antiquissima" tra infinito e finito, Vitiello mostra come Vico seppe vedere, dietro la storia spirituale dell'umanità, una più antica storia, naturale e sacra insieme, valendosi, nel narrarla, di tutte le risorse della sua straordinaria lingua barocca: la storia della nascita della "iconologia della mente" dal grido animale e dal terrore destato dal fulmine di Giove che apre il Ciclo e fa tremare la Terra. Legata profondamente alla tradizione platonica e neoplatonica, la genealogia vichiana della mente non solo anticipa molti temi della filosofia successiva, da Kant a Hegel, a Nicetzsche in particolare, e a Husserl e Heidegger, sino a certo naturalismo e biologismo contemporaneo, ma ne e, per molti versi, anche una critica "avant la lettre".
L'estetica è una disciplina essenzialmente moderna che si costituisce però come risposta a problemi le cui radici affondano nel terreno del pensiero antico e medievale. Questo libro traccia la storia dell'estetica da Kant a oggi, dal costituirsi di questa disciplina come disciplina filosofica fino all'attuale messa in questione del suo statuto, delineando il percorso attraverso cui si è giunti alla nozione moderna di estetica. Lo scopo è quello di soddisfare ogni esigenza di informazione e di obiettività storiografica, senza trascurare di mostrare anche il carattere problematico e aperto delle ricerche attualmente in corso.
Un volume che intende rappresentare un ulteriore passo in avanti nell'ambito della filosofia dell'interpretazione e del dialogo tra pensiero europeo e pensiero ispanoamericano. Lo scopo è quello di offrire al lettore una panoramica sul variegato arcipelago della riflessione ermeneutica tra Europa e America Latina. Gli Autori, studiosi di diversa nazionalità e di diversa formazione filosofica, dialogano da anni per individuare significative e inedite linee di indagine.
Il nichilismo, il relativismo e il materialismo, che caratterizzano il nostro tempo, ci hanno resi consapevoli della condizione di precarietà e di finitezza in cui noi tutti versiamo. Il dilagante edonismo, connesso alla società dei consumi, non riesce a vincere l'angoscia di un esistere che appare privo di senso. Affidandoci esclusivamente alla razionalità scientifica ci precludiamo la possibilità di un'effettiva ricostruzione dell'umano. Occorre il concorso di tutte le modalità della coscienza - dalla filosofia, alla religione, all'arte, alla pratica della comunicazione - al fine di elaborare un nuovo Umanesimo, rispondente alle spinte spesso drammaticamente contrastanti, che la complessità dell'attuale contesto storico comporta.
In questo volume sono raccolti alcuni studi critici che indagano, sia dal punto di vista storico, sia dal punto di vista teorico, differenti problemi i quali hanno conosciuto alcuni importanti approfondimenti nel corso del Novecento. Frutto dell'intenso lavoro posto in essere dai Seminari Salentini di Filosofia, sono presentati diversi sondaggi critici che spaziano dalle figure, poco studiate, di Francesco De Sarlo e di Piero Martinetti, all'analisi di alcuni aspetti problematici attivi nella riflessione di Antonio Banfi e di Giulio Preti, senza peraltro dimenticare né alcuni approfondimenti presenti nella ricerca inquieta dell'ultimo Croce, né il particolare significato civile della Resistenza italiana, qui documentato da una testimonianza di eccezione di un eroe come Giovanni Pesce. Chiude il volume una nutrita sezione espressamente consacrata alla rivista di filosofia e cultura "Il Protagora", fondata a Roma, nel 1959, da un pensatore - e partigiano - come Bruno Widmar.
Da cosa deriva l'identità di un oggetto determinato, cosa rende possibile le modalità della sua individuazione? Schelling e Fichte dibatterono lungamente su questo problema, che torna al centro del dibattito odierno, nelle scienze informatiche e giuridiche. Matteo Scurati ricostruisce l'evoluzione della discussione tra i due grandi filosofi tedeschi, osservando il problema alla luce del pensiero di un grande filosofo italiano contemporaneo, Emanuele Severino, e confrontandolo con le posizioni di Vincenzo Vitiello e Massimo Donà.
Andando dagli anni della formazione di Antonio Gramsci ai "Quaderni", l'autore ritrova le costanti intellettuali di scritti legati alla contingenza politica, ma retti da una prospettiva fìlosofica radicale, quella che è stata riassunta nell'espressione "filosofia della rivoluzione". In Gramsci si vuole comprendere "l'espressione culturalmente più significativa e politicamente più complessa del dramma rivoluzionario vissuto dall'intellettuale nel novecento. La vicenda spirituale del novecento, italiano ed europeo, attende ancora la compiuta catarsi del riconoscimento storico. Di tale riconoscimento lo studio di Gramsci, che di quella vicenda impersona il livello culturale più alto, si rivela a questo punto un passaggio essenziale" (dalla Premessa dell'autore).
Si inaugura una nuova storia del pensiero medievale fatta per figure, siano esse un autore, una scuola o un più complesso evento culturale. Una storia della teologia e della filosofia, così strettamente connesse nel Medioevo, che diviene una storia della cultura medievale. La collana - in sei volumi - è rivolta sia al lettore più avvertito che potrà così confrontarsi con vere sintesi interpretative, sia al lettore che, partendo digiuno, sarà aiutato dall'aver davanti delle ipotesi sintetiche per introdursi ad ogni figura. Il pensiero dell'Occidente mediavale dal XII al XN secolo produce una così vasta fioritura ed accelerazione di scuole, autori ed opere da costituire una stagione inesauribile per la storia del pensiero occidentale e dell'intera umanità. Così la storia del pensiero medievale è una storia di oltre mille anni, che recuperando i pensa tori tardo antichi, i Padri e le Scritture giunge alla scolastica e al pensiero sorto negli ordini mendicanti, all'ombra di cattedrali e Università. Il presente volume introduce alla conoscenza di una stagione determinante per la teologia e per la fliosofia: quella che va dal secolo X al secolo XII, quando sulla tradizione della fede cristiana viene a innestarsi - sotto lo stimolo di ingredienti culturali esterni - il bisogno dell'intellectus della stessa fede, con esiti in parte provvisori e transeunti e in parte fortemente consistenti, alcuni dei quali troveranno in seguito la loro piena maturità.