Cosa fare del nostro cervello non è una domanda riservata ai filosofi, agli scienziati o ai politici, è una domanda che riguarda tutti e che dovrebbe permetterci di comprendere perché, nonostante esso sia plastico, libero, ci ritroviamo ancora e ovunque in "schiavitù", facendo del "nostro cervello" il servitore biologico dell'adattabilità, della polivalenza e della docilità imposte dalle nuove leggi dell'economia mondiale. La domanda che ci pone l'autrice in questo saggio è la seguente: come fare affinché la coscienza del cervello non coincida puramente e semplicemente con lo spirito del capitalismo?
L'autore, con uno stile essenziale, emozionante, divertente e provocatorio al tempo stesso, tocca molti temi cruciali di questo nostro vivere quotidiano messo in crisi dai falsi valori, dalla cultura dell'apparenza, dalle paure e dalle illusioni. Egli interagisce in modo confidenziale con il lettore esortandolo ad annotare le proprie riflessioni in appositi spazi e dando vita ad un testo con più piani di lettura, che non deve essere necessariamente letto dalla prima all'ultima pagina, ma sfogliato e gustato in modo diverso a seconda del proprio stato d'animo.
Ecco il dramma della libertà moderna: l'io senza il vero, il vero senza l'io. Un percorso filosofico attraverso i testi di F. De Vitoria, J.J.Rousseau, I. Kant, G.F.W. Hegel, J.S. Mill, C.S. Lewis, I. Berlin.
Vengono qui riproposti gli scritti metodologici di Mario Calderoni, che figurano nell'edizione completa delle sue opere del 1924 o in altre rare edizioni ormai lontane negli anni e sono, proprio per questo, di difficile reperibilità, nella certezza che chiunque si accingerà a leggerli avrà largamente agevolata la sua fatica dalla limpidezza dello stile e sarà sicuramente coinvolto in una sorta di complicità con l'autore per il fascino delle questioni accostate e discusse.
Il Proemio, per quanto si richiami alla tradizione filosofica nazionale, si inserisce all'interno del dibattito europeo sulla fondazione storicistica della conoscenza dell'agire umano. Opera maggiore di Castiglia, edita a Palermo nel 1841, essa costituisce il tentativo più fecondo di fondare l'enciclopedia delle scienze dell'umanità su basi non metafisiche e in autonomia dai paradigmi delle scienze della natura, attraverso l'adozione del metodo storico.
In questo libro Günther Anders, uno dei più significativi pensatori del Novecento, pone il lettore di fronte ad un'evidenza: con l'avanzamento della tecnica l'uomo sta mettendo in pericolo la sua esistenza. Anzi, lo ha già fatto attraverso i tragici avvenimenti delle guerre mondiali, della guerra in Vietnam e dello sgancio della bomba atomica. Se l'uomo, peccando di un ingenuo antropocentrismo, credeva di poter dominare la natura attraverso la tecnica, ora la situazione è rovesciata. Non è più l'uomo il soggetto della storia, bensì la tecnica. Quest'ultima è già oltre ciò che l'uomo potesse immaginare. L'essere umano ha i mezzi per autodistruggersi ed egli ha dato prova di poterlo fare senza rendersene conto. La denuncia di Anders è radicale e fa appello alla necessità di riflettere sulla situazione in cui si trova l'uomo nel mondo che egli stesso ha prodotto e nel tempo da lui definito come terza rivoluzione industriale. In questo tempo l'uomo è giunto ad una pericolosa scissione tra ciò che egli è in grado di produrre e le conseguenze ormai non più immaginabili della sua produzione.
Giovanissimo talento innamorato della filosofia classica (Carmelo Vigna), "pensatore a suo modo classico" (Mario Vegetti), "rondine di una nuova auspicabile primavera filosofica" (Costanzo Preve), Luca Grecchi lascia qui sullo sfondo i suoi consueti studi sulla filosofia greca antica e sull'umanesimo metafisico, per impegnarsi in un'opera di fantasia, di contenuto indubbiamente filosofico, ma che possiamo definire letteraria. Questo libro propone infatti un immaginario incontro fra Platone e Nietzsche, reso possibile dal terzo personaggio sulla scena: il tempo. L'incontro - che ha come tema di fondo, appunto, la ricerca del senso della esistenza umana - si svolge in cinque giorni. Platone e Nietzsche parlano di temi biografici, dell'amore, di metafisica, di politica e della morte. Un testo, dunque, che - pur se iscritto nel genere divertissement - sollecita a riflettere in modo appassionato sui contenuti eterni della condizione umana.
Testo in inglese.