
La storia della marginalità e della devianza ha affascinato generazioni di studiosi. Ogni società viene capita in modo diverso se guardata dal punto di vista di chi ne è escluso. Questi appunti, che non hanno la pretesa di essere un corso sistematico, ripercorrono la storia delle idee sulla povertà, la devianza e l'esclusione sociale dalle radici giudaico-cristiane al pieno medioevo.
Qui lettere alle mamme, lettere sulle mamme. Qui, lettere alle mamme. Lettere a mamme di cui si coglie bene il ruolo, un non delegabile ruolo. Unico, tipico, espressione dell'amore di chi ha dato la vita ed ha fatto la scelta della vita. Della migliore vita possibile. Perciò si leggerà dei passi verso il moto, dentro il moto, con il moto. Con il movimento e con il gioco, due determinanti della vita di ogni uomo, chi più chi meno, chi molto chi poco, fortunati coloro che ebbero più movimento e più gioco, cioè più libertà, più creatività, più spontaneità, più opportunità di tutto; sfortunati - davvero, poiché ne soffriranno per il corso della vita - quelli che ne ebbero poco, quelli cui fu ostacolato, sottratto, vietato e proibito ed ebbero assai più di altri giorni bui in cui bisognava nascondersi, invece di uscire aperto a muoversi, a giocare. Come quelle di un profeta. Lettere di Gioachino. Gioachino Kratter, che è un maestro con la M grande nell'ambito dello studio e della ricerca sul movimento umano, può vantare anche una preziosa esperienza di paternità di due "bambine-ora-donne-ahi-come-è-passato-rapido-il-tempo!" e scrive lettere alle mamme: una prima è "lettera-pensiero alle mamme in divenire": lettera dell'attesa di un bambino e i moti dell'animo di chi aspetta e del corpo in divenire di chi è aspettato; sono importanti e vanno assecondati e custoditi i movimenti di chi si sposta verso la nascita; una seconda è "curiosità sulle bambine che si muovono nel nuovo ambiente (0-3 anni)" e contiene una miniera di informazioni e di suggerimenti e di stimoli a pensare e a fare. Anni importanti, gli 0-3: "...Nei primi tre anni di vita molto accade e il lasciar fare aiuta a strutturare il sé" dice Gioachino. Poi la lettera terza, a mo' di "proposta ai genitori delle giovani bambine che scelgono di non stare ferme per dovere (3-7 anni)", nella quale - tra mille altri aspetti - è capace di parlare mirabilmente del bosco e dell'acqua, ma non parla di favole o, meglio, parla della favola che è la vita se la sai condurre come si deve e se la sai indicare opportunamente a chi deve viverla e farla vivere ai giovanissimi e ai giovani. Anni in cui il movimento deve rappresentare uno strumento per sentire e per crescere e per sentirsi crescere: "ponti da superare, salite faticose, cime da raggiungere e soddisfazione di essere arrivate in alto, lassù, vicino o addirittura dentro le nuvole. Stancarsi e riposarsi...". Nella quarta lettera, Gioachino introduce l'argomento sport per la fascia di età che copre i 7-14 anni: "lo sport come campo di esperienza (ce) ed esplorazione del proprio limite individuale di velocità (Liv)". "care mamme - scrive Gioachino - siate presenti nel dialogo con le adolescenti, attente a tutte le componenti citate, favorite le attività del "fare e sperimentare" e considerate lo sport come eccezionale opportunità per uno sviluppo equilibrato della persona. Relegare la pratica del corpo in movimento in qualche ritaglio di tempo anziché farne un buon uso quotidiano, significa rallentare la crescita armonica delle giovani."
Chi è il bambino terribile? Che cosa può consentire di entrare in relazione con lui senza essere sopraffatti e di conseguenza sopraffarlo? Che cosa significa essere d'aiuto, in quanto insegnanti e educatori, di fronte a un bambino agitato, aggressivo, addirittura violento? Bernard Aucouturier, uno dei massimi teorici della psico-motricità si occupa qui dei disturbi di comportamento e delle difficoltà di apprendimento dei bambini difficili da gestire nell'ambito scolastico, che restano ai margini della scuola e faticano a raggiungere lo statuto di allievi. L'osservazione e un lungo lavoro con questi "bambini terribili" ha portato l'autore a proporre risposte educative e pedagogiche ispirate alla pratica psicomotoria e alle sue strategie di rassicurazione profonda tramite il corpo e il linguaggio. Una riflessione che si rivolge a tutte le figure educative che si occupano di infanzia, interrogandole sul senso profondo da attribuire alla scuola di domani.
La sua dote più preziosa di Bauman è quella di riuscire a penetrare la scorza del mondo sociale, che appare nella sua naturale ovvietà, per mostrarci significati difficili da cogliere proprio perché così quotidiani e evidenti. Nella società dei consumi della modernità liquida, lo sciame tende a sostituire il gruppo. Lo sciame non ha leader né gerarchie perché il consumo è un'attività solitaria, anche quando avviene in compagnia. La società dei consumatori aspira alla gratificazione dei desideri più di qualsiasi altra società del passato ma, paradossalmente, tale gratificazione deve rimanere una promessa e i bisogni non devono aver fine, perché la piena soddisfazione sfocerebbe nella stagnazione economica. Il contraltare dell'homo consumens è l'homo sacer, il povero che, per carenza di risorse, è stato estromesso dal gioco in quanto consumatore difettoso o "avariato". La miseria degli esclusi non è più considerata un'ingiustizia da sanare, ma il risultato di una colpa individuale: così, le prigioni si sostituiscono alle istituzioni del welfare. Il contributo che Bauman offre con questa analisi critica è quello di riproporre il tema dell'agire morale: un agire intrinsecamente libero, e quindi sempre a rischio di venir meno, ma che pure costituisce una caratteristica originaria dell'essere umano, alla base della sua socialità e, in ultima istanza, della sua sopravvivenza come specie.
"«Che cosa ci fa lieti?» è la domanda così personale e decisiva che si pone Giovanni Emidio Palaia. Una domanda che accompagna sempre la vita di ogni uomo, che appassiona i giovani, ma che diventa ricerca fino all'ultimo respiro. Palaia ha scritto queste pagine all'indomani del Sinodo dei giovani, voluto da Papa Francesco, che sempre ha messo in guardia i giovani dal cercare la felicità che delude, restando sul divano, nelle tante gioie offerte dal consumismo. È un piccolo contributo, che può aiutare il giovane ad interrogarsi su quello che è il desiderio più profondo che porta nel cuore: l'essere felice. In filigrana si intravvedono le domande che costituiscono l'ordito di tutta la pubblicazione: «È possibile essere felici ed essere nella gioia, nonostante le fatiche e le difficoltà? Quali sono le condizioni che permettono una vita lieta? Per rispondere a questi interrogativi l'autore parte dalla ricerca di felicità che abita il cuore di ogni uomo e, passando attraverso l'esperienza dell'Antico e del Nuovo Testamento, trova il centro della sua esposizione nel legame profondo tra felicità, libertà e amore. l'autore presenta i tratti di alcune figure cristiane di varie epoche, da San Francesco d'Assisi a San Martino De Porres, da Giorgio La Pira ai "santi della porta accanto", come Chiara Corbella, Niccolò Bizzarri o la propria mamma, tutti attenti a cogliere i segni dell'amore nella propria vita". (dalla Prefazione del Card. Matteo Maria Zuppi) "Questo libro di don Giovanni Emidio Palaia è un grande gesto d'amore, un autentico dono fraterno per tutti noi che lo stiamo sfogliando". (dall'Invito alla lettura di Beatrice Fazi)
"Se in un tormentato frangente della sua vita Luigi Pirandello fosse ricorso ad uno psicoanalista, quale tra le sue tante storie avrebbe potuto narrargli? E perché? Sicuramente 'Il fu Mattia Pascal', romanzo scritto nel periodo più disperato della sua esistenza e che, nell'immaginario incontro con lo psicoanalista, diventa la chiave per accedere al mondo interiore dell'autore. 'Il mancato suicidio di Luigi Pirandello' è un riuscito tentativo di coniugare il saggio con la finzione. Un componimento che grazie a una scrittura veloce, pur facendo ricorso a concetti che rimandano a Sigmund Freud, a Melania Klein e a Ignacio Matte Blanco, si concede solo parzialmente al linguaggio complesso della psicoanalisi. La scioltezza, la gradevolezza, la felice leggibilità di questo denso saggio sta nel fatto che Turno affronta il tema dello sdoppiamento, o della duplicità, procedendo sempre in modo scientificamente rigoroso ma con un'agile scrittura letteraria." (dalla prefazione di Fiorangela Oneroso)
Il 1/05/1947 Evelyn Francis McHale si gettò dall' 86° piano dell'Empire State Building di New York: l'impatto del corpo sull'automobile ne sfondò il tetto, frantumando i finestrini. Invece il corpo della donna, appena sgualcito, sembrava coricato in un sonno senza respiro in un'angelica compostezza. L'autrice si occupa delle condotte suicidarie che nascono da una "consapevolezza" e da una scelta che si inserisce in un processo che coinvolge la personalità nel suo complesso. Come scrive questo libro «ha la finalità di parlare di suicidio e della sua relazione con le esperienze distruttive, alcune delle quali finiranno per condizionare la creatività, diventando così un fattore protettivo alla vita umana». La sua riflessione è centrata sui processi psicodinamici e sulla terapia esistenziale, sottolineando come esista una continuità fra i dolori di ogni vita e quella quantità eccessiva che avvia il processo che può condurre alla tentazione, quanto non all'attuazione, di un comportamento suicidario. Il lettore si interrogherà sul senso della morte attraverso un profilo storico e artistico dei grandi geni arrivando a capire che il suicidio può diventare una scelta razionale.
Nei primi anni del XXI secolo Amitav Ghosh lavorava alla stesura de "Il paese delle maree", il romanzo che si svolge nelle Sun-darban, l'immenso arcipelago di isole che si stende fra il mare e le pianure del Bengala. Occupandosi della grande foresta di mangrovie che le ricopre, Ghosh scoprì che i mutamenti geologici che ciclicamente vi avvenivano - un argine poteva sparire nell'arco di una notte, trascinando con sé case e persone - stavano diventando qualcos'altro: un cambiamento irreversibile, il segno di un inarrestabile ritrarsi delle linee costiere e di una continua infiltrazione di acque saline su terre coltivate. Che un'intera area sotto il livello del mare come le Sundarban possa essere letteralmente cancellata dalla faccia della terra non è cosa da poco. Mostra che l'impatto accelerato del surriscaldamento globale è giunto ormai a minacciare l'esistenza stessa di numerose zone costiere della terra. La domanda, per Ghosh, nacque perciò spontanea. Come reagisce la cultura e, in modo particolare, la letteratura dinanzi a questo stato di cose? La risposta è contenuta in questo libro in cui l'autore della trilogia della «Ibis» ritorna con efficacia alla scrittura saggistica. La cultura è, per Ghosh, strettamente connessa con il mondo della produzione di merci. Ne induce i desideri, producendo l'immaginario che l'accompagna. Una veloce decappottabile - un prodotto per eccellenza dell'economia basata sui combustibili fossili - non ci attrae perché ne conosciamo minuziosamente la tecnologia, ma perché evoca l'immagine di una strada che guizza in un paesaggio incontaminato; pensiamo alla libertà e al vento nei capelli; a James Dean e Peter Fonda che sfrecciano verso l'orizzonte; a Jack Kerouac e a Vladimir Nabokov. Questa cultura, così intimamente legata alla storia del capitalismo, è stata capace di raccontare guerre e numerose crisi, ma rivela una singolare, irriducibile resistenza ad affrontare il cambiamento climatico. Quando il tema del cambiamento climatico appare, infatti, in una qualche pubblicazione, si tratta quasi sempre di saggistica. La rara e fugace comparsa di questo argomento in narrativa è sufficiente a relegare un romanzo o un racconto nel campo della fantascienza. Che cosa è in gioco in questa resistenza? Un fallimento immaginativo e culturale che sta al cuore della crisi climatica? Un occultamento della realtà nell'arte e nella letteratura contemporanee tale che «questa nostra epoca, così fiera della propria consapevolezza, verrà definita l'epoca della Grande Cecità»?
Cosa sta accadendo nella scuola? La preoccupazione dei docenti riguardo ai comportamenti degli alunni è congruente o eccessiva? Come uscire dalla solitudine che rischia di bloccare scelte e decisioni? A queste e altre domande il testo tenta di rispondere
Dopo la sconfitta del nazismo e del suo credo nella superiorità della razza ariana, nessuno oggi potrebbe definire il razzismo come una dottrina che si fonda sull'affermazione di una gerarchia tra le razze umane. Si tratta, allora, se si vuole combattere un fenomeno così diffuso, di pensare a una sua ridefinizione. E ciò comporta, contemporaneamente, la necessità di una ridefinizione dell'antirazzismo, il quale si trova di fronte alle nuove forme di razzismo dell'epoca postnazista: la persecuzione delle minoranze, la xenofobia anti-immigrati, le manifestazioni e le guerre etnonazionaliste.
Con questo secondo volume dei Quaderni dell'Accademia di Belle Arti di Macerata abbiamo voluto restituire - e il piu fedelmente possibile - i risultati degli incontri organizzati dal 18 al 21 marzo 2013 in occasione del Quarantennale dell'Accademia ed evidenziare dunque lo sforzo di fare ricerca, di unire gli spazi della tecnica con quelli della teoria (Paola Taddei). Con testi di Renato Barilli, Loretta Fabrizi, Pierfrancesco Giannangeli, Jannis Kounellis, Antonello Tolve e Angelo Trimarco.