PG - il protagonista - non ha mai pensato che la vita fosse una cosa seria e forse è per questo che ha sempre preferito il sorriso all'autocommiserazione. E adesso, alla soglia della vecchiaia, ragiona su quella forza quasi sovrannaturale capace di mettere in moto l'universo intero: la donna. E la donna si chiama Marie - giovane, lunghi capelli neri che incorniciano un volto da bambola, due tizzoni ardenti al posto delle pupille, la camminata aristocratica, seducente. Marie è volubile, colleziona amanti e capi firmati, per poi stufarsene il giorno dopo. Vive sempre in luoghi diversi (Argentina, NewYork,Venezia) e sempre trova qualcuno pronto a corteggiarla e a mantenerla. E come tanti uomini prima di lui, PG se ne innamora. Perdutamente. Inevitabilmente. Senza via di scampo. Comincia una lunga storia d'amore dove i ruoli dell'amante e dell'amata si alternano e si confondono, in un crescendo di patti, promesse, prove d'amore, silenzi, separazioni e focosi riavvicinamenti. PG insegue Marie, e Marie si fa inseguire, fino a quando le bugie e le verità diventano sfumature. Arrigo Cipriani "sfrutta" il modello della storia d'amore per giocare sui sentimenti e divagare leggermente sulle "cose della vita".
«Allora a mia mamma gli dici che c'ho sette. Ok? Promesso? Poi ti giuro che sette me lo merito davvero, anche otto... Va bene prof? Oh, buon Natale, eh! Viè qua, dai, fatte dà 'n bacetto!»
«La preside mi manda a chiamare l'ultimo giorno di marzo, mentre il sole e il cielo di un azzurro invadente promettono una primavera difficile, almeno lì, nelle classi; mi manda a chiamare dopo che ho consegnato i temi e assegnato i compiti per le vacanze, e ho visto i ragazzi infilare i libri di Pasolini e di Cassola, di Conrad e della Morante negli zaini con sopra scritto Lazio merda o Manila + Braian, dopo che ho sentito Sheila canticchiare De Andrè e non Gigi D'Alessio; mi manda a chiamare dopo che la bidella è passata per dire "via, si liberino i buoi!", e dall'espressione capisco subito che non mi dirà quel "brava" che mi aspetto».
Una trentenne che mai avrebbe pensato di fare l'insegnante, un professionale della periferia romana, adolescenti sentimentali, giovani fascisti, adulti iracondi, professori sull'orlo dell'abisso: tre trimestri nello sfascio della scuola italiana, in un libro che diverte e commuove allo stesso tempo.
La tragica morte di una donna viene sbrigativamente archiviata dalle autorità come omicidio per mano del bandito Dionigi Mariani che vive con i suoi uomini nei monti della Barbagia.
L'avvocato Bustianu è incaricato di chiarire questo mistero proprio dal bandito, che sembra fornirgli, anche se in maniera un po' ambigua, una pista da seguire. Nonostante sia riluttante ad accettare la proposta di Mariani, l'avvocato rimane tuttavia turbato da alcune cose che a mano a mano comincia a intravedere e decide cosí di continuare la sua indagine.
Bustianu deve però fare una scelta importante anche nella sua vita privata: vuole vivere alla luce del sole la sua storia d'amore con Clorinda Pattusi, e sa che questo gli costerà una rottura con la madre.
Una doppia battaglia, dunque, la sua: privata, contro la tradizione e i costumi famigliari; pubblica, contro una modernità che, per l'incapacità di rinnovare conservando quanto c'è di buono, sta distruggendo la sua terra e corrompendo le coscienze della sua gente.
Siamo nell'Ottocento, ma talvolta la storia si ripete.
Il sogno di Crimilde è rilettura di un antichissimo mito germanico accolto nei Nibelunghi, poema anonimo composto per le corti nobiliari tra xii e xiii secolo. La scrittrice si rifà alla tradizione del mondo germanico meridionale, in cui una Crimilde ingenua e innamorata, dopo l'uccisione del suo Sigfrido, per vendicare il perduto amore provoca la distruzione di due interi popoli. La presenza dell'incombente tragedia non toglie nulla al fascino del racconto, anzi lo accresce.
La seconda storia, I tre volti di Isotta, è un'interpretazione del più affascinante e misterioso poema del Medioevo europeo: il Tristano, composto da Gottfried von Strassburg all'inizio del xiii secolo e rimasto incompiuto. Le figure delle tre Isotte, la Bionda, la Madre e la Bianca Mano, erano già presenti, con i loro significati simbolici, nella tradizione celtica, e a quella versione precristiana si attiene la scrittrice, prendendo le distanze dalla sovrapposizione religiosa di Gottfried. Le contrastate vicende di Isotta la Bionda e dell'eroico Tristano si intrecciano con la sanguinosa contesa tra Cornovaglia e Irlanda, tra sfide, congiure, brevi giorni felici e inganni. Avvalendosi della libertà concessa ai narratori di miti celebri, la Mancinelli attribuisce un ruolo insolito e centrale a re Marke, e al suo rapporto con i due amanti infelici.
Due storie immortali che la medievista e appassionata affabulatrice rievoca con rigore e leggerezza aprendo vividi squarci sul colorato mondo cortese.
9 luglio 2006: Shakira ancheggia sulle tribune dello stadio di Berlino prima del fischio d’inizio della finale della Coppa del Mondo. Italia contro Francia: il Belpaese è incollato agli schermi televisivi. Quattro poliziotti di Reggio Emilia agiscono indisturbati: fanno irruzione in una fabbrica di cinesi clandestini per estorcere denaro, e poi s’infilano in un pub per costruirsi un alibi credibile con la complicità del gestore. Ma la notte di quella che, in città, definiscono la “polizia speciale” è appena iniziata. Il maresciallo della Guardia di Finanza Lorenzo Rollei conosce i loro loschi affari e li costringe a irrompere in un casolare, dove alcuni esponenti delle F.A.R.C. colombiane stanno sorvegliando un impressionante carico di cocaina.
È roba che brucia. Giorgio Garlini, il capo della squadra, se ne rende conto col primo colpo di pistola che annuncia la cruenta sparatoria: lui e i suoi ragazzi hanno appena superato il confine della loro etica criminale, uccidendo.
Inizia così, la loro discesa negli inferi. Inizia con l’Italia campione del mondo e i festeggiamenti in tutte le piazze. Inizia con quattro colombiani morti e le informative artefatte per giustificare gli omicidi. Per la squadra, superare quel confine significherà trovarsi coinvolta in un vortice di crimini devastanti, gestiti da una loggia segreta di cui fanno parte uomini delle istituzioni, dell’alta finanza e del crimine organizzato.
E arrivati a questo punto, sarà forse impossibile, per tutti loro, continuare a respirare.
1704. La pioggia che ha adombrato gli ultimi giorni è appena cessata e le nuvole si sono abbassate, pronte a cospargere di neve ogni angolo delle sue terre. Don Francesco Caracciolo, duca di Martina, non riesce a distogliere lo sguardo dal cielo, intento a pensare al proprio avvenire. Ha ereditato il titolo da poco più di un mese, ma gli ultimi anni di vita di suo padre gli risultano completamente oscuri. Quell’uomo di ferro che non aveva mai perso una battaglia era diventato come un bambino inerme nelle mani di Gaetano Faraone, il suo consigliere, un semplice sarto, indegno della considerazione di un nobile. Faraone aveva persino convinto suo padre ad allontanare da Martina lui, il figlio primogenito, e la moglie, relegandoli in un palazzo ai confini del ducato.
Solo ora, a Francesco è stata confidata la verità su quella storia. Secondo molti, Faraone era riuscito a controllare il suo padrone attraverso una malia, ottenuta grazie all’aiuto di una strega, una donna piegata al volere del demonio che aveva imbavagliato la mente del vecchio e che vorrebbe fare lo stesso con Francesco. Il duca non avrebbe mai creduto di doversi confrontare con quel mondo che ha sempre deriso e considerato un affare da menti semplici, irretite da amuleti e scongiuri. Ma la paura di cadere lui stesso in quella trappola oscura è troppo forte, e Francesco è pronto a tutto per conservare il potere e il controllo di sé, anche a far arrestare persone innocenti, accusate unicamente da voci e da prove inconsistenti.
Solo quando si sarà liberato di tutti i fantasmi del proprio passato, Francesco si renderà conto che i tempi stanno cambiando, che i fuochi delle streghe si stanno spegnendo e che una forza ben più tangibile vuole impossessarsi dei suoi domini e piegare la sua volontà. È la forza degli uomini che vogliono emanciparsi e ottenere, dopo secoli di soprusi, la libertà.
E non basteranno denaro e minacce per fermarla.
Il libro di rime più presente alla nostra tradizione poetica, il registro tormentato di una lunga fedeltà al nome amato di una donna, e insieme alla poesia. Il Canzoniere di Petrarca, "libro dei frammenti", costruito in quarantanni di meditazioni e memorie, è un grande studio poetico della coscienza umana, uno specchio della conoscenza di sé che si acquisisce col tempo, negli anni, fra dolore e speranza. Accompagnando un testo che si offre in forma ammodernata, con traduzione della fonetica antica in grafia moderna, questo nuovo commento mira a evidenziarne gli snodi argomentativi, l'articolazione dei pensieri, nonché la formazione di un immaginario largamente debitore al medioevo spirituale. Osservazioni originali suggeriscono soluzioni a problemi irrisolti, e offrono prospettive nuove di lettura del Canzoniere, il volume offre anche due saggi importanti sul Petrarca di Giosuè Carducci e Gianfranco Contini. Introduzione di Paolo Cherchi.
Alice Allevi è una giovane specializzanda in medicina legale. Ha ancora tanto da imparare e sa di essere un po’ distratta, spesso sbadata. Ma di una cosa è sicura: ama il suo lavoro. Anche se l’istituto in cui lo svolge è un vero e proprio santuario delle umiliazioni. E anche se i suoi superiori non la ritengono tagliata per quel mestiere. Alice resiste a tutto, incoraggiata dall’affetto delle amiche, dalla carica vitale della sua coinquilina giapponese, Yukino, e dal rapporto di stima, spesso non ricambiata, che la lega a Claudio, suo collega e superiore (e forse qualcosa in più). Fino all’omicidio. Per un medico legale, un sopralluogo sulla scena del crimine è routine, un omicidio è parte del lavoro quotidiano. Ma non questa volta.
Stavolta, quando Alice entra in quel lussuoso appartamento romano e vede il cadavere della ragazza disteso ai suoi piedi, la testa circondata da un’aureola di sangue, capisce che quello non sarà un caso come gli altri. Perché stavolta conosce la vittima.
Marcello Vinciguerra è un imprenditore agricolo di successo. La sua azienda, ereditata dal padre, è una tra le più importanti d’Italia. Ha una bella moglie, Ludovica, donna sofisticata e complessa, proprietaria di un negozio di arredamento e amante del lusso e del design, vive in una bella casa, conduce una vita – almeno in apparenza – piena di sicurezze. Una sera, però, un servizio televisivo dedicato a un potente boss della camorra fa riaffiorare nella sua memoria un ricordo dell’infanzia. E con il ricordo il dubbio. Quel boss era lo stesso uomo che lui e suo padre incontrarono, tanti anni prima, in mezzo a strani edifici a forma di cilindro? Chi era davvero suo padre? E quale ombra si nasconde nel passato della sua famiglia? L’inquieto affollarsi di queste domande spingono Marcello a una ricerca ossessiva della verità, che in una crescente spirale di avvenimenti – tra cui la scoperta di una misteriosa fotografia risalente ai primi anni Cinquanta e un breve viaggio in un’immaginaria cittadella camorrista – lo porterà a scontrarsi con un mondo inafferrabile e ambiguo, in cui tutti possono essere onesti o collusi, corrotti o corruttori.
Giorgio Nisini è nato a Viterbo nel 1974. Studioso di cinema e letteratura, insegna Sociologia della letteratura all'Università di Roma "La Sapienza”. Il suo primo romanzo, La demolizione del Mammut (Perrone, 2008), ha vinto il Premio Corrado Alvaro Opera Prima ed è arrivato tra i cinque finalisti del Premio Tondelli.
Otto monologhi al femminile. Una suora assatanata, una donna ansiosa e una donna in carriera, una vecchia bisbetica e una vecchia sognante, una giovane irrequieta, un'adolescente crudele e una donna-lupo. Un continuum di irose contumelie, invettive, spasmi amorosi, bamboleggiamenti, sproloqui, pomposo sentenziare, ammiccanti confidenze, vaneggiamenti sessuali, sussurri sognanti, impettite deliberazioni. Uno "spartito" di voci, un'opera unica, fra teatro e racconto. Una folgorazione. Tra un monologo e l'altro, sei poesie e due canzoni.
Quali sono le ventisette azioni dell’uomo civile? Lo scoprirete a Montelfo, il paese più magico e fantastico del mondo. In un romanzo di sfrenata comicità. Stefano Benni monta un grande circo di creature indimenticabili: il Nonno Stregone, Ispido Manidoro, Trincone Carogna, Sofronia e Rasputin, Archimede detto Archivio, Frida Fon, lo gnomo Kinotto, il beato Inclinato, Simona Bellosguardo, il gargaleone e il cinfalepro, Fen il Fenomeno, Piombino, Raffaele Raffica, Alice, don Pinpon e don Mela, Zito Zeppa, la Jole, Gino Saltasù, il sindaco Velluti, Ottavio Talpa, Bubba Bonazzi, Bum Bum Fattanza, Nestorino e Gandolino, Sibilio Settecanal, Tramutone, la Mannara, Giango, i fratelli Sgomberati, Bingo Caccola e Tamara Colibrì, Maria Sandokan, Adelmo il Cupo, Checca e Caco.
La società aristocratica romana vista attraverso gli occhi e le vicende di Andrea Sperelli, ricco, nobile e mondano, ma anche intellettuale di gusto e raffinato conoscitore delle arti, uno degli alter ego più riusciti della storia della nostra letteratura. Perché dietro Sperelli c’è il giovane D’Annunzio, percorso dalla malinconia, consapevole della fine di un mondo che sta per cedere il passo alla società di massa e ai suoi valori borghesi. Come quasi un secolo prima, agli albori della parabola risorgimentale, Jacopo Ortis aveva diffuso la sensibilità romantica in Italia, ora, alla chiusura di quella parabola, Andrea Sperelli si fa tramite della nuova tendenza della cultura europea, l’estetismo.