L'incontenibile racconto di un uomo la cui esistenza è stata devastata dalla presenza molto ingombrante del padre e dello zio: l'uomo piú odiato e il piú amato d'Australia. Tra strip club, ospedali psichiatrici, labirinti, triangoli amorosi, intrighi politici e azioni criminose, un "romanzo totale" di inesauribile comicità sulla follia degli uomini. Rinchiuso in una prigione modello, Jasper Dean ripercorre la sua strana esistenza e il suo rapporto esclusivo e claustrofobico con l'uomo piú odiato di tutta l'Australia: Martin Dean, suo padre. Filosofo nichilista, paranoico, ribelle, Martin schiaccia il figlio sotto un peso intollerabile: attraverso lui vuole vendicarsi di una vita vissuta all'ombra del fratello Terry, fuorilegge mitico e amatissimo dalle nuove generazioni di australiani. Jasper ricostruisce un'esistenza errabonda, tra l'Australia, Parigi e la Thailandia, in un tour de force che tocca le vette del comico e porta il lettore, attraverso una singolarissima saga familiare, negli abissi folli e meravigliosi della mente umana.
Medellin, 25 agosto 1987: Héctor Abad Gómez -medico, professore dell'Università e presidente del Comitato per i Diritti Umani - viene barbaramente trucidato per strada dagli squadroni della morte colombiani. È la fine annunciata di un uomo che aveva dedicato la propria vita alla difesa dell'uguaglianza sociale, ai diritti, all'istruzione e alla salute degli esclusi in un Paese stretto nella morsa di narcotrafficanti e di politici reazionari. Vent'anni dopo Héctor Abad, suo figlio - ormai affermato scrittore e giornalista -, decide di provare a raccontarne la vita, e contemporaneamente la propria infanzia e formazione, fino a quel terribile epilogo. Il risultato è un romanzo "bellissimo e commovente, e al tempo stesso la testimonianza di un reale impegno civile per la democrazia e la tolleranza", come ha scritto sulle pagine del "Pais" il filosofo Fernando Savater.
Una donna veglia un uomo disteso in un letto. L'uomo è privo di conoscenza, ha una pallottola in testa, gli ha sparato qualcuno per un futile motivo. In un paese che assomiglia all'Afghanistan, in un tempo che potrebbe anche essere oggi. La donna parla senza interruzione, come non ha mai fatto prima. Racconta al marito, finalmente presente e muto, molte storie che fanno la loro storia e quella del loro paese. Prima sussurra, poi grida, si adira, ha paura. Piange. E ancora sussurra, piano, dolcemente. Si prende cura dell'uomo e insieme lo rimprovera. Lo rimprovera di aver voluto essere un eroe, di aver preferito le armi e la guerra a sua moglie e alle figlie. Di non avere mai parole per lei. A poco a poco, escono dalla bocca della donna parole proibite, parole ribelli. Una finestra coperta da una tenda con uccelli migratori affaccia sul mondo esterno. Tutto intorno infuria la guerra. In un crescendo serrato la donna inizia a svelare al marito piccole furbizie e grandi colpe. Menzogne necessarie per non essere ripudiata con ignominia. Forse, un limite c'è anche per la sang-e sabur, la pietra di pazienza. Quella pietra che nella mitologia persiana si tiene accanto per confidarle tutto quello che non si può rivelare a nessun altro. Riversando su di lei i propri malesseri, sofferenze, dolori, miserie. La pietra ascolta, assorbe come una spugna, tutte le parole, tutti i segreti finché un bel giorno non esplode. E quel giorno saremo liberati.
Una quotidianità fanciulla, questa storia di una bimba curiosa come tutti, che cresce fra gli adulti, che memorizza parole e affetti dei grandi e li rivive nella sua solitudine. Ma comunica quella meraviglia della scoperta, del contatto pulito e fresco con le cose, il giardino, i fiori, l’aria, l’acqua, il mare, i corpi che sfuggono all’indaffarato quotidiano degli adulti.
La magistrale penna di Colette Nys-Mazure riesce a portare a galla lo spirito fanciullo che sonnecchia dentro ogni lettore.ottavo giorno non è un tempo, ed è tuttavia “il tempo” sempre tacitamente presente, necessario a vivere il senso di un frangente che è vita, la più fonda, la più vera. Parallelo al silenzio, contiene tutto l’ineffabile, ma insieme avvolge ogni parola, la sua anima, ogni evento, ogni passaggio. L’ottavo giorno è la fine, la consumazione, la trasfigurazione, e insieme il principio, l’origine, la bellezza e l’incanto, la pienezza e il vuoto che la fa risaltare.
Il caso, una coincidenza, il destino, la telepatia: difficile spiegare l'incontro fra un uomo e una donna che si rivedono, dopo trent'anni, nello stesso albergo affacciato sul fiordo dove si erano detti addio. Sempre che dare una spiegazione abbia un senso. Solrun e Steinn sono entrambi cinquantenni. Nonostante il passare degli anni e il fatto che oggi siano entrambi sposati e con figli, non hanno mai smesso di pensare l'uno all'altra. Dopo la sorpresa dell'incontro, danno vita a un fitto scambio di e-mail nel quale si raccontano, ripercorrendo l'episodio, inspiegabilmente velato di mistero, che aveva messo la parola fine al loro amore. Per ritrovarsi, come spesso accade, a scrivere due storie diverse della stessa passione condivisa. Chissà però se le due versioni sono davvero così differenti. Nel dialogo a distanza prendono corpo due visioni della vita inconciliabili: lui è un professore di Fisica, ateo e materialista, lei è un'umanista convinta che a governare i nostri destini siano forze superiori. Forse solo il finale del romanzo saprà dare finalmente un senso agli eventi.
Alla fine del primo millennio accaddero in Europa una serie di fatti che provocarono grandi cambiamenti. Il mistero è resistito per più di dieci secoli e oggigiorno è difficile descrivere quel periodo senza conoscere Silvestro II, il Papa mago. Per alcuni fu un visionario, un saggio e un erudito, per altri un fattucchiere e un negromante. In questo romanzo, Miguel Ruiz immerge il lettore in un'epoca appassionante, combinando una base storica ben documentata con una trama contemporanea, raccontando uno dei personaggi più affascinanti della storia. Un uomo più evoluto del suo tempo che è divenuto leggenda.
Folgoranti, crudi, esilaranti, questi venti racconti condensano in uno stile aspro ma rinfrescante come il limone i tanti sentieri oscuri dell'anima, intimi e contraddittori. Una miscela di situazioni quotidiane e fantastiche che scavano nelle emozioni più comuni con cui il lettore non può fare a meno d'identificarsi. Le accompagna un'ironia che si esprime in un sorriso benevolo, comprensivo, pieno di simpatia e pacatezza: il sorriso di chi si industria a mandar giù un limone senza fare smorfie. Manovrando i fili di vicende in principio insignificanti, con poche frasi Pàmies arriva diritto al dramma, all'inquietudine, all'assurdo. Come ha detto Enrique Vila-Matas, "alla fine ti accorgi che Pàmies ti ha venduto per breve quel che in realtà è un libro interminabile, infinito perché ti invoglia a rileggerlo mille volte".
IL LIBRO
Questo breve romanzo in forma di diario, opera estrema di quello che è senz’altro il maggiore scrittore brasiliano, può persino sconcertare a una prima lettura per la voluta semplicità dell’andamento narrativo e per l’apparente ingenuità con cui si sofferma su episodi e riflessioni prive di peso.
Poi però ci si accorge che, oltre il velo tenue delle situazioni e dei fatti (un’anziana coppia adotta due giovani che non tarderanno a innamorarsi l’uno dell’altra e a partire insieme per l’Europa), lo scrittore disegna un dramma e un contrasto senza tempo. Il dramma è quello della vecchiaia, del tempo che fugge e della morte che altrettanto rapidamente si avvicina; il contrasto è invece quello fra il diritto della gioventù di vivere e amare, separandosi allegramente da ciò che è estinto e caduco, e il desiderio dei vecchi di vedere confortato dal calore e dalla vitalità dei più giovani il proprio tramonto.
La trama leggera e quasi al limite dell’insignificanza, lo stile piano e di celata eleganza, rivelano a poco a poco, pagina dopo pagina, la sostanza di un autentico capolavoro.
L'AUTORE
Joaquim Maria Machado de Assis nacque nel 1839 a Rio de Janeiro e ivi morì nel 1908. Tre i romanzi più noti: Memórias Póstumas de Brás Cubas (1881), Quincas Borba (1891) e Dom Casmurro (1899). Può essere considerato uno dei più notevoli rappresentanti del cosiddetto «realismo» a cavallo tra il secolo XIX e XX, e senz’altro il più importante narratore della letteratura brasiliana. Le Edizioni Lindau hanno pubblicato: L’alienista e Galleria postuma e altri racconti.
È nata con un nome diverso, Juliet. In un paese diverso. E a cinque anni, quando la sua terra, il Vietnam, è precipitata nel baratro di una guerra sanguinosa e insensata, ha perso quasi tutto. Ha perso suo padre, vittima dei bombardamenti. Ha perso la sua amata sorellina, che una malattia si è portata via in poche ore. Ha perso l'infanzia. Ma Juliet è sopravvissuta. Alla fame, alle bombe, alla miseria, ai drammi quotidiani di un paese inesorabilmente cambiato dal conflitto prima e dal regime poi. Sola, con una madre inaridita dalla vita e dalle circostanze, è una bambina difficile, poco sviluppata a causa della malnutrizione e con un carattere ombroso e ribelle. Una bambina spaventata. Quando, cinque anni dopo, madre e figlia si imbarcano su un barcone di disperati, il loro viaggio della speranza diventa odissea, tempesta, dramma. Ma neanche quella sarà la fine. Perché dopo l'incubo del naufragio, dopo i tormenti del campo profughi, il miracolo che Juliet non aveva mai smesso di sperare diventa realtà. L'asilo politico, una vita tutta nuova. Anche se neppure l'America somiglia al paradiso...
Nel piccolo villaggio pakistano, frotte di bambini giocano a rincorrersi, spensierati come è giusto che siano i bambini. Iqbal li vede dal finestrino del furgone che lo sta riportando a casa, al tramonto. Un tempo quei giochi erano anche i suoi, prima che la sua famiglia lo cedesse a un fabbricante di tappeti per saldare un debito di dodici dollari contratto dal fratello maggiore per sposarsi. Sono trascorsi sei anni da quel giorno e da allora è uno schiavo, costretto a trascorrere le giornate in una stanza afosa, incatenato a un telaio senza staccare gli occhi dal lavoro, sottomesso a padroni violenti e senza scrupoli. Insieme a tanti bambini come lui.
Ma Iqbal è diverso, in lui c'è una scintilla che niente riesce a spegnere. Ha solo dieci anni ma la sua mente è attenta e vigile, il suo senso di giustizia innato.
Così, dopo un tentativo fallito e pagato a caro prezzo, riesce finalmente a fuggire. Ha un solo obiettivo in testa, un sogno: far sapere al mondo cosa succede in Pakistan, liberare tutti i bambini dalla schiavitù. E ridare loro quell’infanzia che hanno provato a rubargli.
Una storia intensa, commovente, impossibile da dimenticare.
A Marbella, celebre località turistica spagnola ma anche centro di traffici criminali, ci si può imbattere in tipi curiosi: un paparazzo argentino che vive nella casa dei nonni con un pappagallo, un gigante russo che non apre bocca ma legge nel pensiero, belle maliarde a caccia di ricconi da mungere. E ancora: un brillante avvocato di origini italiane con le mani in pasta in tutti gli affari cittadini, una domestica sudamericana e il marito che hanno vecchi conti in sospeso con lui, due ex poliziotti titolari di un'agenzia di investigazioni al suo servizio... Eppure, a ben guardare, nessuno di loro è quello che vuole apparire e, presi nella trama incalzante di questo noir, tutti finiranno per rivelare drammaticamente la loro vera identità, riservando al lettore più di una sorpresa. E la scia di cadaveri disseminati sulla Costa del Sol porta lontano e indietro nel tempo, nell'America latina delle dittature e degli squadroni della morte. Ma la sorpresa più atroce aspetta al varco Manuel Valero, agente di polizia impegnato in un'indagine sul riciclaggio di denaro della mafia russa: la corruzione non risparmierà nemmeno gli insospettabili...
"Vita! Storia. Civiltà. India. Lotta dell'uomo. Tutto!" Così, con questa spiccia definizione, Qurratulain Hyder, riassunse esemplarmente il contenuto della sua opera. La narrazione muove dal quarto secolo a.C., durante la stagione del monsone, quando le nubi sono gonfie di pioggia... Gautam Nilambar, studente dell'antica università della foresta di Shravasti, trova rifugio in una caverna e si imbatte in Hari Shankar, principe che desidera farsi monaco buddhista. Il principe è fratello di Champak, fanciulla affascinante e dall'intelletto acuto, di cui Gautam si innamora perdutamente. È l'inizio di una saga che spazia attraverso buona parte della storia dell'India, dagli antichi regni hindu ai sultanati musulmani del Medioevo, dalla sfarzosa epoca dei nababbi dell'Oudh al Raj britannico, fino al periodo dell'Indipendenza e ai primi anni della diaspora degli indiani in Occidente. Il fiume infuocato del tempo, con le sue correnti insondabili, unisce e separa i protagonisti: i personaggi ritornano in diverse epoche, e le loro vicende permettono di dipingere un quadro sorprendente della storia indiana e della ricchezza delle tante culture che coesistono nel Subcontinente. "Fiume di fuoco" è considerato uno dei romanzi più importanti della letteratura indiana del Novecento e, oltre ad aver avuto un immediato, vasto e duraturo successo di pubblico e critica, ancor prima di essere tradotto in inglese ha esercitato una grande influenza su molti scrittori indiani anglofoni.