Per Naipaul, nato a Trinidad da famiglia indiana, l'India è una ferita profonda, mai rimarginata, un luogo che rimescola tutto il suo essere. E nessuno dei vari libri che all'India ha dedicato lo testimonia come questo, vero itinerario nella caligine dove le sensazioni, gli incontri, le riflessioni si mescolano in un amalgama di cui Naipaul sembra possedere il segreto. E' un viaggio dolorante, ma qui, come ha scritto John Wain, "la sofferenza è diventata creativa invece che ottundente".
La vera storia di Heirich Harrer, l'alpinista austriaco evaso da un campo di concentramento inglese in India e rifugiatosi nel remoto Tibet, all'epoca vietato a tutti gli stranieri.
Le tante piccole storie della "gente dolce" del Nicaragua: vicende comuni, quotidiane, persino umili, sempre però capaci di illuminare aspetti inattesi di un paese alla deriva, dove "le pietre galleggiano e il sughero affonda". Piccole storie di bambini e guaritori, di contadini e soldati, di donne rassegnate o incrollabili, raccontate per brevi scene e dialoghi veloci, spesso con sincero divertimento. In filigrana compaiono dittatura, guerriglia, violenza in un viaggio compiuto con gli strumenti di un minuto e acuto realismo che porta verso una mentalità non estranea al magico, verso una gente capace di vivere con incanto e naturalezza anche le situazioni più paradossali o cruente.
Un'antologia letteraria, una guida alle idee, alle esperienze, alle crisi e alle memorie del popolo più affascinante e misterioso del Mediterraneo. Opere morali e sapienziali, testi politici e profetici, raccolte religiose e funerarie, astrologiche e oniromantiche, dialoghi filosofici, opere narrative e autobiografiche: dai giacimenti della cultura egizia Edda Bresciani ha scelto, tradotto e commentato una ricca silloge di scritti, dando spazio alle ricchezze della letteratura demotica e greco-egiziana, così spesso trascurata a favore di quella faraonica.
Quattro piani, il sottotetto, un cortile di fondo con la panetteria araba clandestina. Nei centosedici locali abitano più di seicento persone. Un mondo fetido, senza igiene né morale, pieno di topi, parolacce, sudore. E persone: operai, militari, arabi dall'eloquio contorto, venditori ambulanti, ladri, prostitute, sarte, portuali, gente di tutti i colori e di tutte la nazionalità. E Jorge Amado, con fantasia e con l'affetto che ha per la sua gente, anche in quel mondo senza morale né educazione, intreccia storie di sofferenza e di morte a vicende d'amore, di altruismo, di ingenuità e di fede.
Elsi e Mareili, le protagoniste dei due racconti che compongono questo libro, sono diversissime fra loro, ma accomunate da una segreta aristocrazia dell'anima. Elsi è una figura tragica, uno scudo purissimo opposto al fato avverso. Mareili è invece immersa in una natura amorevole, dove intesse lentamente la sua vita...
A New York, in un'afosa domenica di luglio, un uomo viene investito da un taxi e rimane gravemente ferito. Durante la lunga permanenza in ospedale, lottando tra la vita e la morte, scorrono davanti a lui le immagini di un passato doloroso e di un presente tormentato: l'incontro a Parigi con Kathleen, l'unico vero amore della sua vita; la terribile esperienza della guerra e del campo di concentramento; un viaggio su una nave in rotta verso il Sudamerica; la negazione della felicità e l'incapacità di vivere con serenità il presente per non tradire la memoria delle vittime dell'Olocausto. Sopravvissuto alla guerra ha cercato di cominciare a vivere, ma una parte di lui è morta: chiave della rinascita e ragione di speranza sarà l'amore di Kathleen.
Un anno scorre. Passeggiate, film, brevi partenze, viaggi vagheggiati e mai intrapresi, lo studio dell'ebraico. Gli uomini, cinque. Sfuggenti, incomprensibili, a volte sposati, tutti comunque con un'altra vita da vivere. L'io narrante, attraverso frammenti di dialoghi e brevi notazioni, racconta la storia di una donna insoddisfatta che cerca continuamente nei rapporti con gli altri la possibilità di una salvezza da tutto e, prima di tutto, da se stessa.
Il volume raccoglie gli articoli scritti nel 1954-55 dal venticinquenne Gabriel Garcia Marquez, allora redattore e opinionista del quotidiano della capitale colombiana "El Espectador". I testi rivelano, oltre alla passione per il cinema, un'affinità elettiva con il neorealismo italiano (in particolare con la coppia Zavattini-De Sica, nei confronti dei quali, presentando al pubblico colombiano "Ladri di biciclette", "Miracolo a Milano" e "Umberto D.", esprime una commossa ammirazione) e una spiccata antipatia per lo star system hollywoodiano. Vi sono inoltre vere e proprie inchieste su problemi sociali di scottante attualità, su sensazionali notizie di cronaca, su personaggi singolari.