
Quanti sono i significati della storia di Psiche, la bellissima fanciulla sposa dell'invisibile dio dell'amore, che perde l'amato contravvenendo al divieto di guardarlo, e poi lo riconquista superando le prove di un viaggio che la porta fino al regno degli Inferi? Il percorso iniziatico attraverso il quale l'eroina passa dall'amore narcisistico all'amore puro e generoso può simboleggiare il cammino dell'anima per raggiungere l'amore perfetto. Ma la violazione del divieto significa anche la scoperta, da parte della donna, delle nudità dell'uomo, dunque della natura sessuale dell'amore. La Fontaine intreccia maliziosamente vari motivi ereditati da una lunga tradizione in un testo a più livelli, misto di prosa e versi.
Isabell ha solo 15 anni quando le viene diagnosticato un cancro al polmone. Da subito decide di lottare contro la malattia, aiutata dall'amore incondizionato dei famigliari e degli amici. Il suo ultimo anno di vita è la testimonianza di uno straordinario coraggio, di un'immensa voglia di vivere, di una stupefacente capacità di non perdere mai la speranza, nonostante tutto, fino all'ultimo. Dieci anni dopo sua madre ha ricostruito la storia di quel terribile anno affiancando ai suoi commossi ricordi le pagine di diario e le lettere scritte da Isabell. Ne è nato un libro che è un vero e proprio inno alla vita.
Già quando Talleyrand viveva erano leggendari i suoi bons mots - una battuta sussurrata a un'amica con aria noncurante, uno strale lanciato a un avversario politico attraverso una tavola imbandita, una risposta piazzata al momento giusto per togliersi dai piedi un postulante -, destinati a riverberarsi di salotto in salotto e di corte in corte, fino ad assumere lo status di certe sentenze anonime che tutti ricordano ma di cui nessuno saprebbe indicare l'origine. Così accadde che nel 1829 Henri de Latouche, singolare poligrafo di cui spesso scorgiamo la sagoma dietro le quinte del Romanticismo francese, ebbe l'eccellente idea di raccoglierli e di pubblicarli in un delizioso libretto che la finzione letteraria vuole inviato da una misteriosa Madame de *** a un'altrettanto misteriosa Contessa di..., la quale risponderà a sua volta con un florilegio di motti e aneddoti folgoranti significativamente intitolato "Il rovescio della medaglia". Il libretto apparve mentre Talleyrand stava preparando il suo ultimo capolavoro: la sua uscita dalla scena del mondo. Mai riproposto in Francia dopo la prima edizione (che era già assai confidenziale), L'album perduto merita un posto accanto a quei preziosi "libri portatili" in cui lo spirito francese, da La Rochefoucauld a Chamfort, ha cristallizzato il meglio di sé, e al tempo stesso ci introduce al genio di uno dei rari esseri che, nel mondo moderno, hanno capito i segreti - fisici e metafisici - della politica e del potere.
La seconda guerra mondiale infuria per l'Europa e in Polonia la vita, già difficile per tutti, è per gli ebrei pressoché insopportabile. E Alex è, appunto, ebreo. Sua madre è scomparsa nel nulla e suo padre è stato prelevato dalle SS e fatto partire per una destinazione ignota. Rimasto solo Alex si è rifugiato in un edificio abbandonato, al numero 78 di Via degli Uccelli, e dalla sua isola segreta esce solo di notte, per procurarsi il cibo. Finché, un giorno, Alex ode delle voci: degli sconosciuti si sono introdotti nel palazzo. Il coraggio, l'eroismo perfino, non sono insoliti in tempo di guerra, ma Alex ha appena undici anni, e la sua è la storia di come la nuda forza di volontà riesca talvolta ad avere la meglio sulla crudeltà e l'ingiustizia.
Una grande storia di amore e morte e della perversione dell'occhio clinico che la osserva. Dall'interno di un tetro manicomio criminale vittoriano uno psichiatra comincia a esporre il caso clinico più perturbante della sua carriera: la passione tra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra, e Edgar Stark, artista detenuto per uxoricidio. Alla fine del libro ci si troverà a decidere se la "follia" che percorre il libro è solo nell'amour fou vissuto dai protagonisti o anche nell'occhio clinico che ce lo racconta.
Tre racconti di sottile indagine della psicologia femminile. Hélène, Ornella, Ulde sono personaggi intessuti dei ricordi dell'autrice, che si imprimono nella memoria del lettore recuperando la dimensione del tempo nella brace dei sentimenti. Un capolavoro che riconcilia con la letteratura (pp. 192).
Il racconto, che intreccia dati sociali e ambientali a temi magici e mitici della tradizione popolare, riflessi di antiche credenze religiose a un crescente fatalismo tragico, muove dalla decadenza morale e materiale di Friedrich Mergel che viene trascinato al male da uno zio dai tratti demoniaci. Ma esso va ben oltre la vicenda di miseria, di omertà e di furti dettati dal bisogno e dalle disparità sociali, per incentrarsi tutto sull'omicidio dell'ebreo Aaron, sulle motivazioni del gesto assassino, e soprattutto sulla condanna che, dopo ventotto anni, attende implacabile il colpevole nello stesso luogo del delitto. Ed è proprio l'albero, il grande faggio che dà il titolo al racconto, il simbolo forte del male e, insieme, della giustizia.
Constant racconta qui i primi vent'anni della propria vita: la nascita, l'educazione discontinua sotto la guida di un padre vedovo, sino alla fuga in Inghilterra. Il narratore non risparmia il sale dell'ironia neppure alla sua persona e ai suoi amori. Dal suo beffardo umorismo si salva solo l'amica di sempre, cui sono dirette le bellissime lettere dall'Inghilterra che completano il volume.