Le poesie della Dickinson sono pervase dalla sua personalità schiva eppur dirompente: la vita, gli affetti, la natura, il pensiero ossessionante della morte e dell'abbandono sono descritti con forza viva e drammatica. La sua è una genialità così originale da mettere in discussione l'idea che ognuno di noi ha sulla natura del genio poetico. Sono qui raccolte tutte le poesie tradotte dalla poetessa Margherita Guidacci. Una traduzione che ha attraversato tutte le complesse vicende editoriali che hanno "riscritto" i versi della Dickinson e che hanno dato luogo a una stratificazione qui restituita al lettore italiano.
Il percorso poetico di Zanzotto, fondamentale nella poesia italiana degli ultimi cinquant'anni, ha saputo recuperare lingue, forme e culture più o meno defunte rivitalizzandole, come scrisse Fortini, in "un'oltranza informale, esorbitante, lacerante". "Filò", che ebbe inizialmente l'aspetto minore di un libro d'occasione, è in realtà la quintessenza, magari in una forma più cordiale rispetto ad altri libri, di questi elementi chiave della poesia di Zanzotto. Ciò che sembra ampiamente masticato dalla storia si riproietta in una forma sperimentale: passato e futuro si alleano per stanare il grumo oscuro e indifferenziato che abita sia l'inconscio soggettivo sia la sostanza panica del mondo. L'uso ampio del petèl, lingua infantile che ha la concretezza del parlato ma è anche piena di misteriosi richiami, porta la raccolta in questa direzione. Lo stesso felice sodalizio con Fellini è l'esito di una comune visione della storia e delle origini, il comune inseguimento di archetipi travestiti da fantasie private e viceversa. Riproporre questo piccolo grande libro a un anno dalla scomparsa del poeta vuole soprattutto essere un omaggio e insieme un invito a rileggere un autore tra i più affascinanti e vitali della poesia italiana. Con una lettera e cinque disegni di Federico Fellini. Prefazione di Giuliano Scabia.
Contenuto
Un diario in poesia scritto nell’arco di circa trent’anni (1980- 2012) sul tema degli angeli. Riconosciuti da molteplici esperienze religiose, non solo quella giudaico-cristiana, gli angeli fanno parte del sentimento comune, di quella religiosità primitiva che ancora è presente nella coscienza di molti. Ogni poesia è corredata da una suggestiva immagine di un angelo quasi a commento dei testi e a rendere più familiari queste creature che accompagnano, custodiscono e proteggono.
Destinatari
Tutti, genitori, educatori, catechisti.
Autore
MASSIMO CAMISASCA (Milano 1946), sacerdote e scrittore, membro del movimento ecclesiale Comunione e Liberazione, nel 1985 ha fondato la «Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo», di cui è superiore generale. È stato insegnante di filosofia nei licei e poi docente all’Università Cattolica di Milano e alla Pontificia Università Lateranense a Roma. Ha scritto numerosi saggi: con le Edizioni San Paolo la trilogia storica Comunione e liberazione (2001-2006), Don Giussani. La sua esperienza dell'uomo e di Dio (2009) e Padre. Ci saranno ancora sacerdoti nel futuro della Chiesa? (2010); con le Edizioni Messaggero Padova la Via Crucis (2011), Amare ancora (2011). MARIATERESA CARBONATO, pittrice, attualmente vive e lavora a Bareggio (Milano) con la famiglia. Visitare il sito www.mcarbonato.it
Il Pervigilium Veneris, un componimento adespoto e non datato in 93 settenari trocaici, descrive la veglia di una festa religiosa, che si terrà in Sicilia, a Ibla, in onore di Venere, la dea che promuove l'amore concorde e della quale si tessono gli elogi. Il carme si apre con l'esaltazione della primavera e dell'amore e il poeta, con soave abbandono, canta le gioie della primavera congiunte con le gioie dell'amore: il verso che proclama l'imminenza e l'universalità dell'amore, cras amet qui numquam amauit quique amauit cras amet, apre e sigilla il carme, scandendo anche le dieci strofe che segnano i tempi del rito e del mito; ma nella chiusa il poeta, con malinconica sensibilità, oppone alle immagini di amore totalizzante la propria condizione di persona esclusa, negata alle feste dell'amore e del canto, che non sa farsi rondine e recuperare la gioia del canto. Con sottile malinconia, che lo rende incredibilmente attuale, si chiede quando verrà per lui 'primavera', quando potrà anche lui porre fine al suo silenzio. Il carme, in cui si mescolano temi popolari ed erudizione letteraria, elementi linguistici del sermo vulgaris e preziosismi lessicali, è stato attribuito agli autori più diversi, da Catullo (I sec. a. C.) a Lussorio (VI sec. d. C.): forse nessuna opera, alla ricerca del suo autore, ha mai oscillato per sette secoli. Del Pervigilium Veneris si fornisce qui l'edizione critica con introduzione, traduzione e commento.
"...La poesia vera, autentica, densa di umori, accesa da verità e da suggestioni che si fanno senso del divenire non nasce, non può nascere come un fungo o come una distillazione di sole letture, ma nasce da una serie di componenti che macerano nell'anima e fanno poi fiorire la parola che potrà dire qualcosa di importante e di nuovo. Ecco, la poesia di Piera Mattei è il frutto di questa confluenza di incontri e di scontri, di lacerazioni e di intuizioni, di esperienze e di analisi che si fondono con ragioni universali per diventare postille di una condizione umana esemplare. Non vedo in giro molti esempi, oggi, di poesia che sappia partire dal proprio io per farsi portavoce di interessi globali senza perdere una briciola della propria identità. E la scommessa sta, credo, proprio in questo equilibrio espressivo e di tematiche che oscillano verticalmente e orizzontalmente dal mondo degli affetti a quello delle amicizie, dei libri, dei viaggi, del sociale, del pensiero. 'Le amiche sottomarine' è un libro in qualche modo stimma del percorso di Piera, che si confessa in un modo tutto speciale, che diventa affluente e fiume di una se stessa frantumata, dilatata, ricostruita e perfettamente deserto e folla insieme..." (Prefazione di Dante Maffìa)
"Il fico che cresce sulle rovine della fortezza, emblema e geroglìfico del nuovo libro di Claudio Damiani, ha i giorni contati. Verrà qualcuno a restaurare gli spalti del diroccato maniero aristocratico dove cresce, sradicando quella forma di vita abusiva, vita incurante della sua propria bellezza, capace di assentire al suo destino senza opporgli un'assurda resistenza. Dall'albero il poeta ricava l'insegnamento supremo: è possibile amare la vita senza avvelenarla con la paura della morte. È possibile, dunque, la felicità, quella pura e gratuita vibrazione dell'essere qui, dell'esserci ora, minuscolo filo saldamente intrecciato all'arazzo del cosmo? Come un saggio taoista, Damiani non si stanca mai di dipingere a rapidi colpi di pennello paesaggi nei quali gli uomini e le bestie, le piante e le pietre, le nuvole e le acque sono gli elementi solidali dello stesso prodigio, ovvero una sola materia senza più nome, disponibile a tutti gli esperimenti di un'alchimia interiore capace di trasformare in oro il fardello dell'impermanenza e l'angoscia del tempo che fugge. Oltre il piacere del testo, ai lettori di questo libro si offre una terapia sottile ed efficace come solo sanno essere i consigli di chi è capace di curare se stesso, e non smette mai di farlo." (Emanuele Trevi)
Questo libro nasce dal desiderio di far conoscere ai giovani lettori i versi più belli della tradizione poetica italiana. Donatella Bisutti raccoglie centotrenta poesie scelte tra i grandi autori dell'Ottocento: Leopardi, Carducci, Pascoli per arrivare ai più contemporanei Luzi, Sereni, Caproni passando da Gozzano, Saba, Ungaretti e moltissimi altri (sono in tutto cinquanta i poeti citati). Non un'antologia ma un "laboratorio di emozioni" che vengono fatte scaturire dalla lettura delle poesie raccolte dall'autrice non in ordine cronologico ma seguendo particolari tematiche. Ecco come la poesia trasforma le sensazioni in stati d'animo (La pioggia è con noi di Salvatore Quasimodo, I fiumi di Giuseppe Ungaretti). La poesia ci insegna ad ascoltare (La quiete dopo la tempesta di Giacomo Leopardi). La poesia imita i suoni della natura (La capinera di Giovanni Pascoli, La fontana malata di Aldo Palazzeschi). La poesia ha un colore (Sera di Vincenzo Cardarelli, L'Azzurro di Sibilla Aleramo). Il ritmo nella poesia fa parte di un significato (La preda di Giorgio Caproni). Fino alla poesia che ci mostra l'invisibile al di là del visibile (L'infinito di Giacomo Leopardi). Età di lettura: da 11 anni.
"Con le 25 liriche del volume 'Azzurro', il quinto di 'Cantar de mi amor', Renzo Piccoli rende al meglio la versatilità di temi che caratterizza la collana. Dalla visione di un mondo migliore in cui l'uomo è in armonia con la natura, agli slanci passionali verso l'illuminata che arriva lieve come ondina. Ma è nelle rievocazioni e nelle suggestioni notturne che il poeta raggiunge il vertice."
"Poesia e nient'altro" è la prima antologia in italiano interamente dedicata alla produzione lirica del poeta portoghese Rui Knopfli, nato in Mozambico nel 1932 e morto a Lisbona nel 1997. Una scelta paradigmatica di composizioni, da "O país dos outros" (1959) a "O monhé das Cobras" (1997), che traccia il suo originale percorso lirico, teso tra modelli europei e orizzonti africani, difficilmente inquadrabile entro i parametri delle correnti letterarie canoniche. L'antologia propone i grandi temi affrontati nell'intera produzione del poeta, in toni sempre controllati, densi, spesso sarcastici, e in uno stile sobrio e formalmente curato: la memoria, il tempo, i luoghi, i personaggi e i miti; la riflessione sul soggetto individuale e il soggetto collettivo, nonché sul fare poetico stesso.
"Il libro d'ore" ebbe, nella prima metà del Novecento, vastissima fortuna e fu la base della fama di Rilke presso i suoi contemporanei. Il testo racchiude tre serie di liriche che il poeta concepì come intensamente spirituali, nella ricerca di una religiosità radicata nell'incontro tra l'occidente e l'oriente cristiani, capace a propria volta di illuminare i nuovi scenari aperti dalla nascente civiltà industriale. L'incompiutezza di Dio, la sua condizione di esule in un mondo che pure gli appartiene, la necessità di aiutarlo donandogli nuovamente gli spazi dell'esistenza, la consapevolezza del proprio fremere interiore al cospetto dell'infinito silenzio di Dio e del rumore crescente della vita sociale, la dignità indiscutibile della sofferenza e della povertà sono motivi che Rilke affida alla voce di un giovane monaco russo pittore di icone, protagonista di una vicenda che dalla vita monastica porta al pellegrinaggio nella vastità della Russia e poi alla contemplazione della povertà e della morte.