
L'Autobiografia di s. Ignazio di Loyola, nota anche come Il racconto del pellegrino, è un testo fondamentale della spiritualità ignaziana, e una risorsa indispensabile per conoscere la personalità del fondatore della Compagnia di Gesù. S. Ignazio era un uomo umile e riservato, che non amava parlare di se stesso. Se raccontò la storia della sua esperienza personale, fu solo perché la richiesta insistente di alcuni giovani confratelli gli fece comprendere che gli ascoltatori e i futuri lettori, intuendo il significato universale di quanto era a lui accaduto, avrebbero potuto trovare aiuto e orientamento per il loro cammino umano e spirituale.
Il volume presenta gli Atti del V Simposio organizzato dal Movimento Pro Sanctitate su un tema particolarmente coinvolgente della santita per le diverse vocazioni di vita dei fedeli.
In questo testo il lettore troverà la pratica devozionale dei Sette dolori di San Giuseppe. Spunti personali di riflessione, Salmi e invocazioni della devozione popolare, tracciano un itinerario meditativo sulle orme di San Giuseppe.
L'asino, la carrozza, il pero, la veste talare, la berretta, la bacchetta magica, l'orologio... La figura di don Bosco raccontata in prima persona dalle "cose" che hanno avuto a che fare con lui. Tante piccole storie che ricostruiscono l'avvincente avventura del grande santo piemontese: l'infanzia in campagna, gli studi per diventare prete, i primi esperimenti dell'Oratorio, la ricerca dei giovani sperduti nella città, tra le difficoltà e le incomprensioni ma anche nella consolazione di indirizzare al bene la vita di tanti ragazzi, con l'aiuto prezioso di mamma Margherita. Età di lettura: da 6 anni.
Il testo contiene gli atti della giornata di studio del 29 gennaio 2011, per il quarto centenario della canonizzazione di San Carlo Borromeo. Nel quarto centenario della canonizzazione di San Carlo Borromeo (1 novembre 1610), la famiglia francescana ha avvertito la necessità di offrire un proprio contributo alle diverse iniziative proposte a livello nazionale e locale. Gli Atti di quella giornata vengono pubblicati in questo volume per far luce un aspetto significativo dell'instancabile attività del grande Borromeo: le sue relazioni con il mondo dei religiosi e, in particolare, con le varie famiglie del Primo Ordine francescano.
Le fonti narrano che una notte del'anno 1216, San Francesco è immerso nella preghiera presso la Porziuncola, quando improvvisamente dilaga nella chiesina una vivissima luce ed egli vede sopra l'altare il Cristo e la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Essi gli chiedono allora che cosa desideri per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco è immediata: "Ti prego che tutti coloro che, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, ottengano ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe". "Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli dice il Signore - ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza". Francesco si presenta subito al pontefice Onorio III che lo ascolta con attenzione e dà la sua approvazione. Alla domanda: "Francesco, per quanti anni vuoi questa indulgenza?", il santo risponde: "Padre Santo, non domando anni, ma anime".
E felice, il 2 agosto 1216, insieme ai Vescovi dell'Umbria,annuncia al popolo convenuto alla Porziuncola: "Oggi voglio portarvi tutti in Paradiso!".
...se è bello guardare un campo di grano pieno di papaveri, guardarlo con gli occhi di Cristo... Chissà come li guardava Cristo, quando guardava i campi di grano e gli venivano in mente il mondo e tutti gli uomini come fossero un campo di spighe. Chissà come guardava le cose! Chissà come le cose stesse si sentivano tremare per lo sguardo che portava loro Cristo, per come guardava il bambino che giocava o quando guardava la foglia che cadeva...
Noi siamo fatti capaci di vivere così". Luigi Giussani
Si tratta di una raccolta ragionata di testi di Paolo VI sulla gioia, tema caro alla tradizione spirituale cristiana. La figura di Paolo VI, noto soprattutto come un Papa di grande spessore culturale, emerge in queste pagine come quella di un vero maestro spirituale, appassionato di Crsito e testimone della gioia del Vangelo.
Dalle gelide notti polacche a Nowa Huta, dove il vescovo Karol celebrava il Natale in una cappella perché la chiesa non era prevista dal piano regolatore del regime, fino alle messe in San Pietro, da papa, inginocchiato davanti alla statua del «dolce Bambino di Betlemme», Giovanni Paolo II ha sempre trovato in quella nascita, dentro la notte dell’uomo, «la luce del significato ritrovato di tutte le cose». Come ricorda con affetto e commozione il cardinal Dziwisz, suo segretario, «le feste di Natale erano per il papa le feste della famiglia, anche se lui stesso aveva perso presto la sua famiglia».
Karol Wojtyla, nato a Wadowice il 18 maggio 1920, venne ordinato sacerdote nel 1946 e nominato vescovo ausiliare di Cracovia nel 1946, quindi arcivescovo della stessa città nel 1964. Eletto papa il 16 ottobre 1978 con il nome di Giovanni Paolo II, ha mantenuto il suo ministero per 27 anni, fino al 2 aprile 2005, giorno della sua morte. Dal 28 giugno 2005 è ufficialmente aperta la causa di canonizzazione. Oltre ai documenti pubblicati come pontefice, tra i suoi libri si possono ricordare: Varcare la soglia della speranza (con Vittorio Messori, Mondadori 1994), Trittico romano (Bompiani 2003), Alzatevi, andiamo! (Mondadori 2004), Memoria e identità (Rizzoli 2005).