
"Vengono qui presentati gli atti dell'incontro svolto presso l'Università Cattolica di Milano il 27 ottobre 2017, a conclusione di un'impresa editoriale iniziata oltre quarant'anni fa: la pubblicazione della serie dei volumi delle Fonti su Francesco d'Assisi (Fonti Francescane), su Chiara d'Assisi (Fonti Clariane), sui santi del primo secolo francescano (Fonti agiografiche), sulle fonti liturgiche (in due volumi) e, infine, sui testi giuridico-normativi delle prime generazioni francescane.
L'incontro aveva anche offerto l'occasione di rendere omaggio a Giovanni Miccoli, scomparso pochi mesi prima, il 28 marzo 2017. Nel libro sono state raccolte le testimonianze di Jacques Dalarun, Grado Giovanni Merlo, Luigi Pellegrini e Roberto Rusconi, oltre a un puntuale contributo di Maria Teresa Dolso sul fondamentale apporto del grande studioso triestino agli studi francescani.
La Lettera a un ministro di san Francesco d'Assisi, anche se scritta più di otto secoli fa, appare ancora oggi di una profondità sorprendente: il messaggio evangelico della misericordia viene declinato e applicato alla lettera, senza lasciar spazio a fraintendimenti.
Emerge così l'impegno rigoroso di Francesco per convincere i suoi frati a vivere le relazioni con gli altri lasciandosi guidare dalla logica del vangelo, sempre sorprendente e disarmante.
Francisco Martinez Fresneda, frate Minore spagnolo docente a Roma e presso l'Università di Murcia, grazie alla sua non comune competenza biblica, mette in evidenza la fittissima trama di rimandi al Nuovo Testamento che sta alla base delle parole di san Francesco, che si conferma anche in questo discepolo federe e ascoltatore attento di Gesù.
"Le riflessioni offerte da Domenico Paoletti, frate Minore conventuale, nelle pagine che seguono, sorprendono e coinvolgono per più ragioni", sostiene G.G. Merlo nella sua introduzione. In effetti attraverso queste semplici pagine veniamo ricondotti al cuore dell'esperienza cristiana di Francesco d'Assisi. La scoperta di un Dio che si fa "minore" condividendo la fragilità e la piccolezza umana, conduce Francesco a cogliere la minorità come "elemento costitutivo e specifico del suo carisma", una minorità che, come dice Papa Francesco, diventa "luogo di incontro e di comunione con Dio, con tutti gli uomini e le donne del creato".
Il testo dell'esorcismo di sant'Antonio che mostra il potere della Croce di Gesù nella lotta contro il Maligno (Prefazione di Mario Mingardi).
"Il presente volume IV/2 di questa edizione bilingue del De Servorum Dei beatificazione ed Beatorum canonizzazione riporta - come si evince dallo stesso numero del volume - la seconda sezione della prima parte del quarto volume originario dell'opera lambertiniana. Esso sarà seguito dal volume IV/3, che comprenderà l'intera seconda parte del quarto volume e sarà anche il nono e ultimo volume dell'opera, almeno per quanto riguarda il contenuto testuale. Come è stato programmato fin dall'inizio, l'intera presente impresa editoriale sarà conclusa con un decimo tomo, che sarà tutto dedicato agli indici, rispettivamente onomastico e analitico, necessario quest'ultimo per usufruire pienamente del ricchissimo contenuto di tutta l'opera". (Dalla Presentazione)
“Scrivere di San Tommaso d’Aquino è già una sfida da far tremare i polsi, figurarsi, poi, farlo rivolgendosi ad un pubblico di bambini. Eppure noi abbiamo osato intraprendere questa avventura pensando che, sfruttando una serie di passaggi quanto meno pittoreschi della vita di San Tommaso, avremmo potuto tentare di introdurre qualche piccolo lettore alla conoscenza di questo gigante della Chiesa e del pensiero occidentale. Alcuni episodi necessiteranno una qualche ricerca per essere compresi, ma non mancherà al bambino lettore l’aiuto di un papà o una mamma, un nonno o una nonna, uno zio o una zia, un fratello o una sorella maggiore, un catechista, un adulto, insomma, di buona volontà, per capire cosa volevamo raccontare. In definitiva questo è proprio uno degli scopi che ci siamo date nel realizzare questi libri: offrire uno strumento per catturare la reciproca attenzione dei bambini e degli adulti”.
Viviamo in un tempo di diffuso nichilismo che genera insicurezza esistenziale e paura. Ridotta a nulla, la persona si trova sballottata di qua e di là, in balia delle turbinose vicende della vita. La riduzione menzognera di tutto a gioco, ad arbitrario invito allo scetticismo e alla leggerezza morale, ha come ultima conseguenza l’imperdonabilità della colpa, dramma profondo di tanti uomini e donne. Fino alla depressione.
Ma c’è, dentro all’uomo, qualcosa che persiste. Proprio il deserto, il vuoto in cui tante volte ci troviamo, la consapevolezza che «non siamo più in un regime di cristianità» (Francesco), costituiscono la circostanza favorevole per «scoprire ciò che è essenziale per vivere» (Benedetto XVI). Da persona a persona, come è accaduto quando Giovanni e Andrea incontrarono Gesù e lo seguirono.
Ed è guardando quell’inizio che l’Autore, ponendosi alla scuola di don Luigi Giussani, delinea il metodo scelto da Dio per rivelare l’uomo a se stesso e renderlo protagonista della storia. In una società per la quale «la fede non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune» (Francesco), solo un incontro e uno sguardo umani sono in grado di destare un’attrattiva che avvince e risvegliare un interesse profondo per la propria vita.
Così Cristo, amato «in ogni cosa e sopra ogni cosa», cambia l’uomo e il mondo: è la vittoria dell’Essere sul nulla che fa fiorire una vera umanità.
Introduzione e conclusione di Julián Carrón
"L'amore delle anime" è un classico della spiritualità, nel quale sant'Alfonso ha voluto raccogliere con ordine «i passi delle divine Scritture circa l'amore che Gesù Cristo ci ha dimostrato nella sua morte», come egli stesso spiega. Per il Santo la passione di Gesù è l'incentivo più forte che deve muoverci ed infiammarci ad amare il nostro Salvatore, perché quanto egli ha patito l'ha patito per ciascuno di noi. Nella descrizione delle circostanze della Passione sant'Alfonso sottolinea le finezze dell'amore di Gesù e a commuoverlo maggiormente sono le sofferenze dello spirito e del cuore procurategli dal tradimento di Giuda, dal rinnegamento di Pietro, dall'abbandono dei discepoli, dall'ingratitudine e dall'indifferenza di molti... Ripercorrere e meditare la passione di Gesù con la guida di sant'Alfonso è molto utile per i cristiani di oggi: è infatti quanto mai urgente ritrovare il senso della propria vita nel dono di sé fino al sacrificio, nell'amare e soffrire per l'altro. Quest'opera preziosa aiuterà sulla via della santità chiunque la legga con attenzione e amore.
La collegialità episcopale fu un’estemporanea novità introdotta dal Concilio Vaticano II? La vita delle antiche Chiese africane rivela una collegialità certamente vissuta, anche se non fissata dottrinalmente. L’epistolario agostiniano racconta la vita sinodale africana tra il 390 e il 430: un racconto articolato cui non manca un’unitarietà, data proprio dal tema della collegialità. I vari aspetti di vita ecclesiale considerati in questo volume sono come rami frondosi di un albero, mentre la sinodalità-collegialità è il tronco che li tiene uniti.
Esortazione apostolica di Paolo VI, pubblicata a dieci anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, al termine dell'Anno Santo del 1975. La riflessione del Papa si dipana tra il significato, il contenuto, le vie, i destinatari e lo spirito dell'evangelizzazione. L'invito forte ad ogni uomo e donna, è quello di essere ministri del Vangelo con la propria vita, perché avendo ricevuto per primi la gioia del Cristo, la mettano in gioco per l'annuncio del Regno. "L'impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo animati dalla speranza, ma, parimenti, spesso travagliati dalla paura e dall'angoscia, è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta la comunità. Di qui il dovere di confermare i fratelli, che noi abbiamo ricevuto dal Signore con l'ufficio di Successore di Pietro, e che è per noi un «assillo quotidiano», un programma di vita e d'azione, e un impegno fondamentale del nostro pontificato; questo dovere ci sembra ancora più nobile e necessario allorché si tratta di incoraggiare i nostri fratelli nella missione di evangelizzatori, affinché, in questi tempi d'incertezza e di disordine, essi la compiano con amore, zelo e gioia sempre maggiori".
Un nuovo libro su Pietro e Paolo? Non esattamente. È piuttosto un mettere faccia a faccia i due apostoli: l'uno, Simon Pietro il galileo, chiamato da Gesù Kefàs, Cefa, cioè "Pietra", "Roccia", e l'altro, l'ebreo di Tarso di nome Saul, diventato poi Paolo, dal latino Paulus, cioè "piccolo". Le domande che ci poniamo sono queste: Pietro e Paolo si sono conosciuti? Si sono mai incontrati? E dove? Che cosa dicono l'uno dell'altro? E come vengono presentati insieme nelle prime fonti letterarie? È attendibile la tradizione secondo la quale tutti e due avrebbero subìto il martirio a Roma? I luoghi di culto, dove si ritiene siano conservate le loro tombe, o ciò che resta delle loro reliquie, - sotto la Basilica di San Pietro in Vaticano e nella Basilica di San Paolo fuori le mura - hanno una qualche garanzia di veridicità storica? Che cosa dire di quella storiografia che ha presentato i due apostoli come contrapposti corifei di due visioni antitetiche del cristianesimo, una giudaizzante e legalista (Pietro), e l'altra libera dalla Legge e universalistica (Paolo)? Questo studio non intende affrontare questioni che sono tra le più complesse e impegnative della Chiesa antica, ma solo ripercorrere i testi letterari che ricoprono quell'arco di tempo abbastanza lungo che va dalla "conversione" di Saulo/Paolo (33 ca d.C.) fino a Ireneo di Lione (200 ca), l'ultimo che poteva ancora dire di aver conosciuto un testimone dell'epoca apostolica. In questo modo l'autore intende dare il suo contributo alla conoscenza, sempre affascinante, del primo cristianesimo.
Scriveva Teresa di Gesù toccando con mano la sua esperienza di fondatrice e di scrittrice. Oggi molto o poco è cambiato? Teresa di Gesù si è dimostrata capace di un lavoro di decostruzione dell'immaginario patriarcale e ha dato vita ad una metafora: la maternalità. Una donna, ben lontana dalla fede e dall'istituzione ecclesiastica ed invece inserita profondamente e validamente nel mondo accademico a raggio mondiale, come Julia Kristeva, rigorosa intellettuale franco-bulgara, ha colto la luce dell'incisività della testimonianza teresiana e raccogliere le speranze, le disfatte, le grandi sfide che pulsano nell'animo femminile e chiedono di essere ascoltate e attuate. Può allora, rivolgendosi a tutti, esclamare: ...io sono convinta che i vostri testi possono e anche devono essere letti oggi e, perché no, nei secoli dei secoli. Il dono di Teresa non è racchiuso nell'ambito monastico ma si è dilatato e aperto ad ogni donna perché sa spendere la sua maternalità per ogni donna che l'avvicini, che l'ascolti.