
“Ritornare a Dio significa rispondergli”. Così si esprimeva Abraham Heschel in Dio alla ricerca dell’ uomo. Con quel libro egli ribaltava i termini del dialogo fra Dio e l’uomo. È Dio che si rivolge all’uomo, è sua la vera ricerca. Ma allora non c’è più spazio per una lettura antropologica della preghiera? Non possiamo essere altro che uditori silenziosi e adoranti di una Parola che ci precede? In questi inediti del grande scrittore ebreo, fondati nella tradizione di cui è interprete profondo e originale, viene sondato lo spazio della ricerca di Dio da parte dell’uomo, in un itinerario che ci porta a riscoprire la dignità delle parole umane. Parole che ci precedono o che sgorgano sempre nuove dal cuore di ciascuno. Parole-comandi, che indicano una possibilità di entrare in dialogo con Dio. Parole che emergono dal silenzio sotto forma di canto. Parole, in definitiva, che sono il dono più grande fattoci da Dio per uscire da noi stessi, e avviarci verso di lui, perché Dio desidera la preghiera dell’uomo.
Don Tonino Bello è passato come una meteora nel cielo della Chiesa italiana, stroncato da un male incurabile, esploso al ritorno da un viaggio a Lourdes, dove don Tonino aveva predicato un corso di esercizi spirituali a un gruppo di sacerdoti anziani e malati: si tratta di un dialogo appassionato intorno al tema che gli era più caro, quello di sentirsi "servi solleciti e lieti del popolo di Dio", ora recuperato dalla registrazione magnetica e pubblicata nel volume "Cirenei della gioia".
Le "cose ultime" sono quelle che avvengono al termine dell'esistenza umana e le conferiscono il sigillo della definitività. Nel lessico cristiano esse hanno i nomi di morte, purificazione, resurrezione, giudizio, eternità: parole fuori corso nella nostra cultura, muta sulle questioni 'ultime'. A queste parole il saggio di Guardini restituisce nitore singolare, evitando tecnicismi teologici o ingenui riferimenti materiali all'aldilà: nessuna descrizione di mondi atroci o beati, nessun uso terroristico delle realtà ultime. Piuttosto, risalta anche qui la capacità, esemplare in Guardini, di illuminare l'intelligenza e il cuore. Infatti, la sua riflessione riesce a connettere le "cose ultime" con l'esperienza storica e psicologica dell'uomo: il "non-ancora" ha un rapporto intrinseco con il "già". In ciò si riflette la visione cristiana del mondo, che intende la salvezza come il compimento di quanto nelle vicende umane germinalmente si realizza di buono, di vero, e di bello. Così, la lettura di queste pagine non suscita il senso di intimorita estraneazione normalmente evocato da tali tematiche. La sintesi di Guardini ha come cardine l'evento della resurrezione, contenuto originale della fede cristiana sulle "cose ultime": grazie ad essa, che già conosciamo in Gesù Cristo, l'uomo entra nell'eternità di Dio: "Mai come nel messaggio cristiano si attribuisce tanta grandezza all'uomo, nessun'altra dottrina prende tanto seriamente l'uomo, e mai come per mezzo di Cristo le cose create.
Se osservassimo il cielo stellato con l'ausilio di un telescopio e con la guida di un esperto astronomo ci invaderebbe un sentimentodi stupore. Affondare lo sguardo della mente in tutta la dimensione spazio-temporale dell'universo accompagnati da Pierre Teilhard de Chardin dona una sensazione altrettanto straordinaria. È un viaggio entusiasmante alla ricerca delle nostre più lontane origini, per individuare le tenui tracce che portano all'Uomo. E, soprattutto, per capire se l'intero moto evolutivo abbia una direzione privilegiata e miri a un ulteriore, fecondo sviluppo. Teilhard de Chardin prende in considerazione la totalità del fenomeno: non solo l'Uomo come espressione ultima della materia altamente organizzata, ma anche l'Uomo che mira a prolungare l'evoluzione nel «più essere» e nello spirituale. È una affascinante concezione unitaria dell'avventura umana inserita nell'avventura dell'universo: una visione altamente incoraggiante.
Ratzinger Joseph La figlia di Sion
Questo piccolo ma valido libro è il risultato di tre conferenze tenute dall’autore poco prima della sua nomina a cardinale di Monaco. Dopo la lunga crisi della devozione a Maria nella Chiesa, l’intento dell’autore è quello di mostrare che essa può avere fondamento e spazio nella teologia e nella vita spirituale dei cristiani.
Due linee direttive guidano l’opera di Ratzinger. In una prima riflessione egli porta il lettore a scoprire una teologia della donna nel Vecchio Testamento. E’ proprio attraverso le grandi figure di donne - Eva, Sara, Rachele, Anna, Ester e Giuditta - che prende concretezza la promessa del Messia. Ovviamente il Vecchio Testamento trova il compimento nel Nuovo, ma questo non vuol dire la dissoluzione della Scrittura, e se Cristo è il nuovo Adamo, Maria è la nuova Eva. La mariologia, conclude Ratzinger, ha un proprio spazio nella teologia e non deve essere considerata una imitazione, quasi un sottoprodotto della cristologia.
In una seconda riflessione l’autore esamina i principali dogmi mariani. In essi è visibile l’unità del vecchio e del nuovo popolo di Dio e, più profondamente, ancora, il mistero di creazione e alleanza. Questo permette ancora un altro passaggio: in Maria, conclude Ratzinger, il Creatore si rivela paradigmaticamente come il Dio che nella forza della sua grazia può suscitare la libera responsabilità dell’amore della sua creatura.
Rabbi Nachman, vissuto in Polonia tra il '700 e l'800, fu uno degli ultimi grandi rappresentanti della cultura chassidica, una corrente della mistica ebraica di tradizione antichissima. Un secolo più tardi, Martin Buber (1878-1965), uno dei maggiori studiosi di questa tradizione, ne ha raccolto le pagine più belle: leggende mistiche, fiabe simboliche, intrecci fantasiosi. Non limitandosi a tradurle, bensì riscrivendole e rielaborandole, mantenendone però intatto lo spirito originario.